21. Il secondo bulbo La notte fu buona e il giorno che le seguì ancora migliore della notte. Nei giorni precedenti, la prigione era divenuta più pesante, più oscura, più deprimente; pesava tutta intera sul povero prigioniero. I suoi muri erano neri, la sua aria fredda, le sbarre erano così fitte da lasciar passare appena la luce. Ma quando Cornelius si risvegliò, un raggio del sole mattutino giocava tra le sbarre, dei piccioni fendevano l’aria con le ali distese, mentre altri tubavano, pieni d’amore, sul tetto vicino alla finestra ancora chiusa. Cornelius corse alla finestra e l’aprì: gli sembrò che la vita, la gioia, la libertà stessa, penetrassero nell’oscura cella insieme con quel raggio di sole. Fatto è che l’amore vi fioriva e faceva fiorire qualsiasi cosa intorno a lui, l’amore,

