02. THAT BOY (once again)

1765 Words
Era nuovamente "quel ragazzo". Ossia, il nuovo arrivato, quello che viene squadrato da tutti in corridoio, quello che sembra un bimbo indifeso agli occhi dei professori, quello senza amici eccetera, eccetera, eccetera. Per farla breve, il nuovo gossip che occupava le vite vuote di alcuni studenti. Triste? Oh, parecchio. Era l'ora di pranzo e come da copione, William stava fissando quella poltiglia verde che doveva essere purè con patate e spinaci, la sua fettina ben cotta (che era semplicemente bruciata) e il succo biologico. Una cosa buona su tre. Si sarebbe comprato il pranzo da quel momento fino alla fine dell'anno, ma prima doveva trovarsi un lavoro per riuscire a mantenere le varie spese. Per fortuna, tra i mille amori di sua madre, c'era Fabian. Era un messicano di cui Nadine si era invaghita nel loro soggiorno in Messico. L'uomo era davvero fantastico, e lasciò sua madre solo quando scoprì che si iniettava di tutto e riusciva a buttare giù parecchie bottiglie di superalcolici. Il tutto all'oscuro del suo "fidanzato", dato che per sfortuna di William, non erano mai arrivati alla fase della convivenza. Nonostante questo, Fabian si era affezionato parecchio a William, e un po' per pena un po' perché in un certo senso gli voleva bene, ogni mese gli inviava un assegno per aiutarlo. Era l'unico che William continuava a sentire. Si scambiavano messaggi e ogni tanto Fabian lo chiamava. Era carino avere una sorta di "amico" su cui contare. William ne era felice, anche se molto spesso l'uomo cercava di dissuaderlo dallo stare dietro la madre. Eppure, falliva di continuo. William aveva un cuore troppo grande per pensare solo a sé stesso e Fabian non voleva intervenire e ferirlo. Ne avevano parlato, del fatto che avrebbe potuto vivere in qualche casa-famiglia o simili, ma non ne voleva sapere, e nonostante Fabian gli volesse bene non se la sentiva di prendersi una responsabilità grande come quella di avere un figlio, soprattutto col lavoro che lo portava spesso fuori città. Si guardò intorno alla ricerca di un tavolo libero e storse la bocca quando non ne trovò neanche uno. Optò per sedersi ad un tavolo abbastanza spazioso occupato solo da due ragazzi. Fece appena in tempo a sedersi che uno dei due lo guardò assottigliando gli occhi azzurri e portando una mano tra i capelli biondi, come se avesse bisogno di scompigliarseli per pensare correttamente. Possibile. Ognuno aveva le sue fisse o abitudini, non lo giudicava. «Ci sono! Lui è il ragazzo nuovo, Kyle!» Probabilmente quella di ignorare il soggetto della frase e parlare con i propri amici/amiche/fidanzate era un vizio di quella scuola. Anche Edward poche ore prima aveva fatto lo stesso. Oppure era spaventoso e le persone non volevano guardarlo in faccia mentre parlavano di lui. Troppe seghe mentali, davvero troppe. «Oh sì! Quello basso?» ribatté il castano dagli occhi scuri accanto a lui. William aprì la bocca per ribattere, offeso. Se c'era una cosa che odiava era essere definito basso. Era nella media, per l'amor di dio. «Non sono basso.» li interruppe, «E ragazzi, sono qui, vi sento.» aggiunse, giusto per farglielo notare, prima di aprire il succo e fare un piccolo sorso sospirando soddisfatto quando costatò che non facesse schifo. Una gioia. «Se tu sei alto io sono un gigante.» replicò il biondo davanti a lui. L'amico sembrò trattenere una risata, dal modo in cui gli tremò il labbro, prima di scoppiare a ridere e indicare il biondino che lo guardava con sguardo omicida. «Tu, un gigante? Stai esagerando ora!» lo sfotté senza troppa vergogna, facendo ridere anche William. Il biondino tirò uno schiaffetto sulla nuca del castano accanto a lui, prima di sporgersi e afferrare la mano libera di William stringendola in modo goffo e buffo, «Luke Wickson, al tuo servizio, ragazzo alto.» lo prese in giro. William alzò gli occhi al cielo e strinse la mano, presentandosi per quella che gli parve la centesima volta in un giorno. L'altro ragazzo fece lo stesso gesto dell'amico, presentandosi come Kyle Jackson. I due sembravano simpatici e alla mano, tanto che a William venne in mente la strana idea di poter diventare loro amico. Patetico. Classico sogno irrealizzabile nel suo caso. «Vi lascio per due minuti soli e importunate il ragazzo nuovo?» Ovviamente, era nuovamente "quel ragazzo". Si voltò alla ricerca del nuovo arrivato e questi gli sorrise sedendosi accanto a Kyle e porgendogli la mano, «James Moore, presidente del comitato studentesco.» si presentò, ampliando il sorriso a tal punto che William credette si sarebbe spaccato la mascella. Fortunatamente non successe. «William Spencer, quello nuovo.» si presentò, ancora, prendendosi in giro da solo e lasciando la presa sulla mano per finire il suo succo. Che razza di pranzo era quello? Si ripromise di cercare un lavoro (con paga possibilmente alta) entro quella sera, o sarebbe morto avvelenato da quella poltiglia. Notò che i tre ragazzi davanti a lui avessero dei sacchetti, e stessero appunto mangiando da questi. Ovviamente. «Allora, new entry, da dove vieni?» chiese Luke, mordendo il panino colmo di talmente tante cose che William non osò domandare cosa contenesse. Kyle aveva lo stesso panino, erano inquietanti. James un'insalata mista. Beh, meglio della cosa nel suo piatto. «Sono nato in Inghilterra, ma mi sono trasferito qui dall’Italia.» spiegò, alzando le spalle. Luke alzò un sopracciglio interessato e come la peggiore delle pettegole si sporse avanti, chiedendo implicitamente di approfondire l'argomento. Kyle gli diede un colpetto alla spalla e il biondo gli colpì a sua volta la mano con poca grazia, mentre James li guardava con un'espressione che la diceva lunga su quanto conoscesse quei due pazzi. «A mia madre piace viaggiare.» disse, tenendosi sul vago e guardando il piatto. «Hai mangiato la vera pizza? Tipo, quella italiana al 101%?» chiese il biondino, sembrando incredulo e geloso al tempo stesso. William annuì appena, guardandolo confuso e dopo uno sbuffo, Luke sembrò essere soddisfatto e si tirò indietro sbuffando, nuovamente e sonoramente in direzione di un tavolo. William si voltò, proprio mentre «Lukey, non c'è bisogno di deprimersi così.» lo consolò James, dandogli una pacca sulla spalla. Il biondino fece una smorfia e annuì mogio. «Quello è il gruppo dei popolari?» chiese, scherzosamente William, indicando con un movimento della testa un tavolo poco lontano da loro. Era in America, d'accordo, ma non si aspettava di certo che fosse seriamente come nelle serie tv. «Esatto.» rispose Kyle, scompigliando i capelli a Luke, cercando di farlo stare meglio, «Edward Adams, Chris Dalton, Astrid Brown, Brandon Parker e la sua ragazza Eva Steward.» aggiunse poi, indicando discretamente i componenti del gruppo a William, che riconobbe immediatamente il ragazzo di poche ore prima, riccio e alto. I volti degli altri componenti gli erano completamente sconosciuti. «La ragazza del riccio non fa parte del gruppo?» chiese, distrattamente, ripensando alla moretta con cui il ragazzo si stava dando da fare contro il suo armadietto. Che tecnicamente non era suo. Ma lui pensava lo fosse, poco prima. «Edward non ha la ragazza. Lo conosci, per caso?» spiegò James, guardando William con interesse. Il castano alzò le spalle evitando la domanda. Per chissà quale motivo preferiva che l'episodio irrilevante di quella mattina non fosse oggetto di discussione del tavolo a cui era seduto. Non sembrava che Luke, James e Kyle apprezzassero molto il tavolo a cui erano seduti i ragazzi che William doveva seriamente smettere di fissare. Ma ovviamente si voltò come un fulmine verso il proprio piatto solo quando lo sguardo del riccio incontrò il suo facendolo imbarazzare a morte. «Loro sono i "popolari" della situazione, qui? Sul serio? Non sembrano pericolosi o cose simili.» osservò William, guardando i tre davanti a lui che si scambiarono sguardi veloci come se stessero intraprendendo una conversazione muta tra loro. William era quasi sicuro che le sue pupille lo stessero per mandare a fanculo per quanto veloce le spostava dall'uno all'altro cercando di capirci qualcosa. «Non sono propriamente pericolosi, se con pericolo intendi morte, omicidi, cose simili?» cominciò Luke, facendo sembrare quella che doveva essere un'affermazione più una domanda. Kyle sembrò notare il tentennare dell'amico (dovuto di certo alla sua cotta colossale per Astrid) quindi prese parola per lui che sembrava non riuscire a ragionare lucidamente, «Ma sono pericolosi in campo personale. Hanno rovinato reputazioni con uno schiocco di dita, cancellato sorrisi e portato gente alla disperazione cambiando scuola. Se non sei con loro sulla punta di quella che sembra una piramide sociale, non sei nessuno. Spesso manco ci rivolgono la parola se ci scontriamo per sbaglio nei corridoi. Scusarsi? Sia mai.» concluse, dando delle pacche consolatorie sulla spalla del biondo che grugnì tristemente e concluse di mangiare. William alzò lo sguardo dal suo piatto, improvvisamente più interessato, «In che senso "rovinato"?» chiese, non capendo a fondo ciò che Kyle stava dicendo. James si fece scuro in volto, «Sono semplicemente degli stronzi, William, d'accordo? Non devi fidarti di loro, fine.» disse con voce fredda, tono che non gli si addiceva per niente. William annuì appena, capendo che non fosse il caso di prolungare il discorso e si alzò, salvato in un certo senso dalla campanella, salutando i tre e tornando al suo armadietto, fermando i suoi passi non appena notò Edward intendo a cercare qualcosa dentro il suo. Lo guardò per qualche secondo, indeciso sull'ignorarlo come consigliatogli dai tre di poco prima, salutarlo almeno per educazione oppure far finta di nulla e aspettare che l'altro facesse il primo passo portandolo a scegliere in base a quello. Non ci fu bisogno di scegliere. «Sai che fissare qualcuno è maleducazione, cucciolo smarrito?» lo prese in giro il riccio, utilizzando il soprannome di poche ore prima. William storse la bocca facendo una smorfia disgustata, prima di aprire il suo armadietto, «Non ti stavo fissando.» negò l'evidenza aprendo il suo armadietto. Sentì lo sguardo di Edward puntato su di lui, precisamente sul suo culo e chiuse con nervosismo l'armadietto dopo aver preso il libro della sua prossima ora: storia. «William.» lo chiamò ancora il riccio, proprio mentre si stava voltando per andare in classe. William si rivolse verso di lui stringendo il libro al petto e lo guardò aspettando che dicesse qualcosa di sensato. «Potremmo vederci qualche volta.» propose il riccio, lasciandolo di stucco per qualche secondo di troppo. «Magari, si certo.» balbettò, schiarendosi la voce e voltandosi nuovamente, allontanandosi e sentendosi man mano più leggero e in grado di respirare in modo corretto. Possibile che fosse appena entrato a scuola e già dovesse farsi filmini mentali o stare attento alle persone con cui parlava? Dannazione, sarebbe mai potuto stare tranquillo per un solo giorno? Era molto chiedere un giorno di pace? Evidentemente si.
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