18 - Patricia

1183 Words
Lo fissai contrariata. “Ehi…” “Io ho passato l’esame.” Affermò divertito. E cazzo! Sapeva anche scherzare, così all’improvviso era una botta al cuore. “Ok ragazzi.” Intervenne Isabella. “Visto come stanno le cose dopodomani passa Patty a prendere le verdure. “ Non la compresi, forse le aveva dato fastidio qualcosa. Decisi che le avrei parlato dopo il servizio e il pranzo. Ero piena di cose da fare e a differenza loro essendo pasticciera non ero organizzata con i tempi tra un piatto e l’altro. Così dopo che il brodo fu pronto andai alla lezione sulle materie prime, dopodiché mi riservai in cucina. “Ehi O’Malley.” Mi salutò Andreas. “Martinez!” “Ho preso le birre che mi hai chiesto, sono tutte in frigo.” Mi informò. “Bene grazie, vado a prendere alcune che mi servono.” Dissi indossando la cuffia per i capelli. “Birre?!” Chiese Raziel. Gli sorrisi divertita. “Certo, con me si berrà birra non vino. “ Affermai. Così tra una preparazione per il servizio e l’altra, quando fu ora iniziai a preparare il mio pranzo. Per prima cosa frissi il pane di patate e l’anguilla e l’adagiai su un letto di spinaci lessati, così da far partire l’antipasto. Entrando in sala venni accolta dal rettore James con sua moglie, dal signor Lewis e dal mio madre Keelin Yang. Salutai tutti spiegando il mio piatto e dissi ai miei ospiti che quel giorno la birra sarebbe stato il loro accompagnamento. Dopo l’entré servii il mio stufato irlandese, il profumo era ottimo e quando lo portai a tavola compresi che era apprezzato da tutti. Raziel mi aveva indicato i tempi da usare tra un piatto e l’altro così andai abbastanza rilassata. Servii lo stufato col mio soda bread tagliato a fette sottili come accompagnamento. Poi tornai in cucina per controllare i paties ripieni di prosciutto anziché salsiccia e purea di patate speziata. Erano pronto e cotti al punto giusto la sfoglia era ben dotata. Li sfornai e li feci riposare cinque minuti prima di mettere l’ hamburger sfogliato nei piatti. Comprendevo che era un impiattamento grezzo il mio. Ma non ero una chef e quello non era un piatto da sala. Lo portai ai miei ospiti e nel servire ricordai loro di soffiare poiché era caldo. In ultimo memore di mantenere il menù sulla stessa linea avevo preparato gli scones. Ne feci di tre tipi, sbizzarrendomi con le farciture. Sul primo ci misi una crema chantilly con fragole di bosco. Sul secondo invece ci misi una creams al caffè dolce amara, con scaglie di cioccolata, infine il terzo scones che era ripieno di uvetta lo farcii di crema mascarpone. Finalmente era finita e potevo rilassarmi. Nel bene e nel male avevo presentato il mio menù e comunque sarebbe andata meglio di niente. Uscii portando sul mio carrellino tutti e dodici i piatti, più il mio. Finalmente potevo mangiare senza essere preda dell’ansia. Durante la preparazione avevo infatti mangiato solo un triangolino di pane alle patate per darmi forza. “Eccoci qui! Per la chiusura del pranzo ho preparato degli scones con tre tipi di farce diverse. Buona fine.” Dissi servendo il dessert. Il mio maestro mi applaudì passando i piatti ai suoi compagni di tavolo. Un sorriso sornione in viso. “Noto che hai tenuto all’oscuro tutti sul tuo talento.” Disse Keelin. “Non so di cosa parla maestro. Tutti sanno che sono pasticciera.” “Ma nessuno a parte chef Keller sa che hai una larga conoscenza sulla preparazione del pane. Infatti siamo stati gli unici a fiondarci su di esso ogni volta che arrivavano le portate.” “Oh… non pensavo fosse importante. Siamo arrivati qui con un ruolo tutto e il mio non è quello di panettiera.” Dissi intanto che mi sentii afferrare per le spalle. “Non userò questo tuo talento nella nostra cucina.” Disse Raziel prendendo i dessert e passandoli a Maia. “Il tuo menù è stato ottimo, ogni piatto aveva il giusto accompagnamento e la birra stava bene con tutto.” Ammise iniziando a mangiare uno scones al caffè. Probabilmente era uno dei suoi ingredienti preferiti. “Uhm… ottimo.” “Ha ragione chef Keller. I tuoi piatti avevano un buon equilibrio tra di loro.” Riferì il rettore. “Oggi ci hai portato un po’ di Irlanda e te ne siamo grati.” Affermò. “Hai usato la birra anche per cucinare oltre che per accompagnare. Giusto?” Chiese Lewis. “Lo stufato era aromatizzato con la Guinness. Anche le verdure le ho cotte accompagnate con la birra.” Ammisi. “Come da tradizione. Ottimo chef O’Malley, complimenti.” “Dovremmo farti cucinare più spesso O’Malley.” Disse Kim gustandosi i suoi scones. Mi morsi il labbro per trattenere una cattiva risposta. Ma avvertii Raziel darmi una leggera pacca. “Tocca a te!” Mi disse. “I nostri ospiti sono curiosi di conoscere chi sarà il nostro prossimo chef personale.” Lo fissai. Mi portai un ricciolo dietro l’orecchio e annuii. “Spero che di cinese tu non abbia solo il nome chef Kim Yang. Sei stato scelto come nostro prossimo chef” Dissi puntandogli il dito contro. Da quel giorno le cose cambiarono. Già al mattino successivo all’uscita dal forno trovai ad aspettarmi chef Raziel Keller. Non sapevo cosa aspettarmi dalla sua visita. Ma divenne una consuetudine trovarmelo in attesa ogni mattina. Io avevo preso anche l’abitudine di prendere del pane per la nostra cucina quando uscivo. Ovviamente come mi precisò Raziel dopo le prima volta, tutto ciò che prendevo doveva essere tracciato e fatturato alla scuola. Anche lui era lì con una qualsiasi spesa già fatta e io lo seguivo fino alla scuola. Erano, capii, dei nostri momenti in intimità senza che ci fossero gli altri nostri colleghi a disturbarci. Durante il tratto chiacchieravamo di qualsiasi cosa ci passasse per la testa. Infine, poco prima che iniziassero le vacanze di Natale, nel modo del tutto naturale, io e Raziel ci scambiammo il nostro primo bacio. Quel bacio ebbe il sapore di una promessa. Durante le vacanze invernali saremo dovuti partire per le destinazioni che ci avevano assegnato per gli stage e ci saremmo separati prima della partenza. Io sarei tornata a Belfast dalla mia famiglia con Cassie. Lui invece sarebbe stato con la sua numerosa famiglia di cui mi aveva approssimativamente parlato, poi prima di capodanno sarebbe partito. “Quando tornerò a gennaio mi piacerebbe che cominciassimo qualcosa insieme io e te. Non come cuochi, ma come partner.” Mi disse sfiorandomi l’ultima volta le labbra. Mi piaceva il suo tocco e sentivo che non avrei potuto più farne a meno. “Mi piace l’idea di iniziare qualcosa con te Raziel… no Raz o Razy.” Lui mi fissò. “Chiamami col mio secondo nome, Isaak. Sono più a mio agio, soprattutto con gli altri in cucina.” “Niente Raz quindi!” Dissi nascondendo la delusione, mi piaceva il suo nome e come suonava. “Potrai chiamarmi così quando saremo solo noi due.” Mi promise.
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