1 - Raziel Isaak
RAZIEL
Ero sicuro di essere un bravo bambino. Sin da piccolo la mamma aveva avuto la tendenza a proteggermi sempre da tutto.
Le mie giornate scorrevano tra casa e uffici, dove mamma e papà lavoravano insieme. Quando c'era un cliente importare mamma mi portava in ludoteca, dove giocavano tanti bambini. Erano i momenti preferiti della mia infanzia, all'epoca avevo avuto dai tre ai quattro anni. Quando mamma proprio non poteva tenermi con sé, mi portava alla ludoteca e qui trovavo un mondo di bambini con cui poter giocare. Era divertentissimo, non c'erano solo fogli e matite colorate con cui giocare, ma anche scivoli e vasche piene di palline colorate. Purtroppo non potevo andarci sempre e mamma veniva a prendermi sempre troppo presto, per portami di nuovo a casa o peggio in ufficio. Non mi piaceva l'ufficio, era grigio e non potevo fiatare altrimenti disturbavo. A casa almeno potevo correre e parlare, non urlare a mamma non piaceva che urlassi. Però le volevo bene! Era la mia mamma e la amavo, anche se ricordo avrei voluto che mi desse modo di giocare con i miei compagni.
Mamma e papà spesso discutevano, sempre per me, sentivo che dovevano mandarmi all'asilo. Era l'età giusta, diceva papà.
Ma non potevano mandarmi e mamma confermava che potevo stare con lei per sempre.
Anche perché lei mi stava insegnando le cose che mi avrebbero fatto fare all'asilo. Sapevo infatti scrivere il mio nome e non solo. Conoscevo tutte le lettere e potevo scrivere la mia prima lettera a babbo Natale.
Gli avrei chiesto un fratellino. Così non sarei rimasto più solo. Alla ludoteca i bambini cambiavano sempre e non riuscivo ad avere un amico. All'epoca non capivo perché avevo questa esigenza. Solo più da grande avrei capito l'importanza che un amico e un fratello avrebbe avuto nella mia vita.
A quattro anni quindi ciò che volevo era un sogno. Un bambino che poteva stare con me sempre e che non mi facesse sentire triste. Mamma non voleva che corressi troppo altrimenti sudavo e mi veniva la tosse e non andava bene. Se cadevo si preoccupava per me, non potevo sbucciarmi il ginocchio, altrimenti non avrei corso più. Dove poi? Solo il sabato e la domenica mi portavano al parco, potevo giocare con gli altri bimbi quando andavamo a trovare i nonni però. I genitori di papà vivevano in un cottage in un paesino poco distante da Edimburgo. I genitori di mamma invece erano a Londra, una città più grigia dell'ufficio di mamma e papà. Lì come in ufficio non si correrà e non si urlava, i nonni soffrivano di una cosa chiamata emicrania se avrei urlato. Dai nonni in Scozia era diverso, c'era sempre da collere e giocare con i cugini. Ma dopo i miei tre anni non c'eravamo andati più e anche di questo all'epoca non capivo il perché.
Quando ebbi quattro anni, le mie mattine trascorrevano almeno per un ora alla ludoteca. I bambini erano piccoli, non c'era nessuno della mia età, iniziai anche qui solo a leggere e scrivere.
Avevo capito che se univi le lettere che avevo imparato potevo scrivere la lettera per babbo Natale. E la scrissi.
-CAROBABONATALECIAOSONOUNBAMBINOBRAVOVOREIPERNATALEUNFRATELINO.- Era una lettera scritta benissimo, quando sarei tornato in ufficio l' avrei fatta vedere a mamma e papà.
"Signorina Susy. Posso giocare agli scivoli?" Chiesi alla maestra.
"Da bravo Isaak, lascia giocare i più piccoli." Ma anche io ero piccolo, sospirai, e mi stavo stancano a non far niente.
"Isaak!" Mi sentii chiamare. Era la segretaria di mamma e papà. "Sono venuta a prendere i bambini per conto dei McMillan."
Ero sorpreso, per la prima volta mamma non era ventura a prendermi.
Misi il giubbotto e il capello e quando fui pronto lasciai la ludoteca. Incredibile stavo passeggiando con un'altra persona. Summer mi comprò anche delle caldarroste durante il cammino. Era stupendo, quando arrivammo agli uffici mi prese il sacchetto, lo nascoste in borsa e mi pulì la bocca. "Segreto. Ok?" Mi chiese.
Gli sorrisi birichino. "Croce sul cuore." Promisi salendo in ufficio.
La porta era chiusa, corsi verso di essa e presi a bussare con insistenza. Una signora alta dai capelli rossi mi aprì. Chi era?
Di corsa entrai in stanza senza sentire ciò che diceva la signora. C'era gente, ma io notai mamma e papà che era in ginocchio. Un nuovo gioco.
"Mamma! Mammina perché non sei venuta a scuola? Papi perché sei in ginocchio? State giocando?"
Mamma mi strinse forte tra le braccia.
"Isaak ciao. Vieni a salutarmi?" Mi sentii chiamare.
Mi voltai lentamente. Un uomo gigante dall'aria buona e gli occhi scuri come il cielo quando pioveva. Erano bellissimi, però.
"Non si parla agli estranei. Vero mamma?" Dissi rivolgendomi alla mamma.
Il signore ci guardò ma parlò con mia madre. "Dovresti dire al bambino che noi tutti non siamo estranei." Non erano estranei? Cercavo di sentire ma il signore parlava piano e non capivo. Il signore parlava di fratello? Aveva visto la mia lettera di babbo natale..
Loro continuavano a parlare ma non capivo. Il signore parlava a bassa voce. Mamma invece urlava con quell'altra signora. che
"È nostro figlio!Non sta scritto da nessuna parte che dovevamo fartelo conoscere." Urlò mamma.
Allora il signore voleva conoscermi. Lui non urlava, però era arrabbiato e faceva piangere la mamma.
Papà anche gli parlava, ma non urlava come la mamma e il signore continuava a dire: mio figlio, mio figlio...
Si mise in ginocchio e potetti rivedere i suoi occhi bellissimi. "Ciao Raziel... posso parlarti un attimo in privato?" Chiese dolcemente al bambino.
Volevo accettare, ma mamma piangeva, mi nascosi dietro le sue gambe. "Io sono Isaak. Vattene. Sei cattivo! Fai piangere la mamma." Urlai.
"La tua mamma non sta bene... Isaak." Mi dissee. "Per questo piange."
"Vattene! Andate via... brutti! Siete brutti e cattivi." Urlai, non volevo che mamma stesse male erano quelle quattro persone che la facevano star male.
"Ok Isaak se è questo che vuoi. Non ti toccherò." Mi disse tirandosi su. Il signore era obbediente come me.
"Resterò qui ad Edimburgo, fino a quando Raziel non partirà per il collegio a Monaco." Disse.
Collegio? Cos'era un collegio? Mi chiesi mentre continuavano a parlare tra di loro.
Mamma riprese a urlare. Ero triste, non volevo che la mamma soffrisse, questo succedeva perché non eravamo più soli.
"Manderemo il bambino al collegio." Intervenne papà.
"Non puoi dargliela vinta Sean." Si lamentò mamma.
"Faremo come dici tu.. Niente da discutere Molly. Abbiamo sbagliato, Thomas ci sta dando un'occasione per tutto, anche per continuare a stare con il bambino." Disse papà.
"Non possono portarcelo via Sean." Pianse mamma.
"Non ce lo stanno portando via. Facciamo come ci ha consigliato Thomas, mandiamo Isaak al collegio e adottiamo un altro bambino."
Un altro fratellino, si.
"Non è così facile... Sean." Pianse Molly.
"Questa volta non posso aiutarvi. Adesso vi lascio andare, ma resterò qui in Scozia fino alla partenza di Raziel." Disse il signore cattivo
"Isaak! Si chiama Isaak." Urlò mamma e io annuii, ero Isaak McMillan.
"Questa cosa anche è da aggiustare.. Non esiste nessun Isaak McMillan...." Disse il signore biondo. Era un bugiardo, esistevo, ero lì.
"Andremo all'anagrafe. Aggiungerò al suo nome anche Isaak, mentre gli daremo cognome, Keller M. ...ma quella dopo Natale."
Non capii cosa dicevano, però Natale quell'anno lo passammo a Londra con un'amica di mamma e con altri due bambini, Thomas e Joel. Erano proprio due fratelli, lo volevo anche io un fratello.
Dopo Natale partii proprio con loro due. Andai a stare in un grande castello di Monaco e lì scoprii che c'erano tanti bambini. Mamma e papà non c'erano più, ma anche Thomas e Joel erano senza la loro mamma e sembravano così felici li. Eravamo in gruppi diversi noi tre, anche se Joel mi veniva a chiamare sempre per farmi conoscere il suo amico Gellert.
Ma non andava bene. Volevo un amico mio, anche se Gellert e anche Gabriel erano bravi bambini. Loro erano gli amici di Thomas e Joel, non miei.
Sarebbe arrivato qualcuno, la mia classe a differenza di quella di Joel ancora non era piena.
Da quell'anno le cose cambiarono. Restavo a Monaco quasi sempre.
A Pasqua la mamma di Thomas e Joel co raggiungeva con mamma e papà, c'era anche la famiglia di Gellert.
Le due signore avevano due bimbe nella pancia e mamma invece no. Volevo un fratellino ma niente.
L'estate anche andammo in vacanza con gli amici di mamma e papà. La signora Ebony anche aveva un bimbo nella pancia. Tutti tranne mamma.
Continuò così per un po'. Alla fine mi arresi, per mamma e papà andava bene che io stessi solo. Il collegio era bello, mi piaceva.
Potevo giocare tanto, con tutti i bambini. Urlavo, facevo qualsiasi sport volevo e Jerome il cuoco del collegio ogni volta che mi vedeva a preparami un panino in cucina mi invitava a cucinare con lui.