Lentamente scesi dal letto e aprii la porta per ascoltare. Era in gioco il mio futuro e speravo papà convincesse mamma a farmi andare alla scuola di cucina.
"Non puoi contrariarli in presenza di Isaak, non deve andare in quella scuola." Disse mamma.
"Non sta a te decidere, è la sua vita e per quando non possa piacerti deve decidere lui. Perché vuoi farlo vivere col rimpianto di non fare ciò che vuole? Parliamo del suo futuro, è una scelta importante."
"Sai cosa significa andare alla scuola di cucina?" "Niente." Le rispose papà. "Se non assecondare la sua passione. Sai meglio di me che da adulti i problemi faranno diventare la sua vita grigia, perché vuoi togliergli questa gioia."
"Sei stato tu a rendere la vita grigia Sean. Se non mi avessi lasciata..." disse mamma. Al che elaborai, mamma e papà si erano lasciati?
"Sei stata tu con i tuoi atteggiamenti possessivi convulsivi a portarmi a questo. Mi obblighi a mentire a Drake e Tom. Tu menti alle tue amiche anziché dire loro che siamo separati, non firmi le carte del divorzio per mero egoismo."
"Non puoi dare la colpa di tutto a me. Se Tom sapesse della separazione ci porterebbe via Isaak, non aspetta altro."
"Ho raccontato tutto a Tom. Sa che la madre non gli ha mai scritto, ne mai lo ha cercato. Con queste premesse non ti toglierebbe mai suo figlio. Sai che avrebbe potuto farlo, ma..."
"Ma lo ha chiuso in un collegio. Possiamo vederlo solo in presenza di Sapphire."
"Il padre ha voluto che crescesse con i fratelli e ha fatto bene. Guardalo, ogni volta che siamo con loro Raziel è felice." Disse papà.
"Isaak, si chiama Isaak." Urlò mamma.
"È il nome che noi gli abbiamo dato. Si chiama Raziel Molly, inoltre ricorda che è sapphire la sua vera madre affidataria. Non dimenticarlo mai, ringrazia invece la tua amica, che non ti ha mai tolto nostro figlio, e sii sincera con lei. Digli che il nostro matrimonio è una falsa." Disse papà. "Me ne vado, ci vediamo al lavoro."
"Sean... Sean ti prego...." Lo chiamò la mamma. Sicuramente voleva che papà restasse. Pregavo affinché lui accettasse questa sua richiesta. Erano ancora in tempo per salvare il loro matrimonio. "Sean..."
"Dimmi Molly!" Sospirò papà.
"Non dire a nessuno della scuola. Sicuramente è un capriccio, a Isaak passerà questo momento." Disse mamma. Non lo aveva trattenuto.
"Non posso, lo dirò al padre. Tranquilla, non sarà un lavoro da chef a riavvicinare figlio e madre." Rispose invece papà andando via.
La porta si chiuse. Ero sconvolto... la zia Saffi era mia madre affidataria? Mamma non mi aveva mai partorito? Chi diamine era mia madre?
Sentii dei passi venire verso la mia stanza. Corsi veloce nel letto mettendomi sotto le lenzuola a occhi chiusi.
Dopo un po' la porta si spalancò. Mamma entrò sedendosi sul mio lettino e iniziando a carezzarmi i capelli.
"Nessuno ti porterà via da me Isaak."
Raziel! Pensai tra me e me. Mi chiamavo Raziel, come uno degli arcangeli, proprio come Gabriel e sua sorella Micaela. E io ero figlio dell'uomo dagli occhi grigi come il cielo in tempesta che diventavano argentati quando era felice. I figli del mio papà avevano tutti nomi di angeli, inoltre zia Saffi era splendida. Mi aveva sempre trattato bene e con lei ero sempre stato bene.
Perché mamma non capiva che avevo bisogno di essere trattato da adulto e che dovevo fare le mie scelte. Perché non mi avevano mai detto che ero stato adottato? Perché non da loro, ma da zia Saffi? E perché papà mi aveva abbandonato? E la mia madre naturale? Conoscevano anche lei. Papà aveva detto che non mi scriveva mai e non si informava? Perché i miei genitori mi avevano abbandonato così?
Ero sicuro che sarei stato felice se non mi avessero abbandonato. Con mamma e papà ero felice, perché non esserlo con loro che erano i miei genitori naturali?
Perché era forse una bugia? Non ero felice con mamma e papà. Avevo voluto un fratello e non me lo avevano dato, al contrario. Mi avevano tenuto lontano da tutti. Se non fossi andato al collegio non avrei mai conosciuto Gabriel, peggio non avrei mai conosciuto Chamael, il fratello che mi ero scelto da solo anche se non avevamo alcun legame.
Era stato mio padre naturale a volere il collegio, lui mi aveva dato ciò che volevo, non un fratello. Lui mi aveva dato tanti amici fraterni. Mi aveva donato mesi e anni di felicità e se mamma insisteva su ciò che voleva, quegli anni mi sarebbero stati tolti.
Attesi settembre con trepidazione. Volevo tornare a scuola e finire con quella falsa. Papà tornava a casa ogni sera per cena, ma io sapevo che poi andava via. Al mattino non c'era, mamma lo giustificava dicendo che era al lavoro. Eppure sapevo che semplicemente viveva a casa sua. Assecondarli era stancante.
Ripresa la scuola tira un respiro di sollievo. Ero tornato alla mia vita, a quella che amavo con Chamael, Giaele, Gellert e Joel.
Trascorsero i mesi, i professori ci invitarono a seguire dei corsi di orientamento, ma io li seguivo come un'automa. A Natale quando fui costretto a tornare a casa rimisi la maschera.
Andammo a casa di zia Saffi e li affrontai Tom. "Parlano di lui..." dissi.
"L’altro?" Chiese Tom.
"L'altro. Loro non me lo dicono, ma è palese che quando si prendono decisioni su cui non concordano ci sia di mezzo un altro. So vedermi allo specchio e sono abbastanza sveglio." Gli rivelai.
"Vieni." Mi disse Tom, ci alzammo e lo seguii.
"Sono etero."
"Anche io." Mi disse afferrandomi con il braccio per il collo e portandomi in bagno. Ci affacciammo. Eravamo simili, colori a parte, lo sapevo.
"Oh cazzo!" Dissi sarcastico. "Mi rifiuto. Non è così che volevo un fratello e l'ho richiesto tanti anni fa, prima della pubertà." Affermai. “Lo hai conosciuto?" Gli chiesi.
"Chi?"
"L'altro ovvio." Dissi.
"Forse." Rispose. "Perché io i tuoi occhi già li ho visti da qualche parte."
"Bene. Digli di non farsi vedere, io ho già i miei genitori e che non intervenga nella mia vita. Se i miei genitori non vogliono che frequento la scuola culinaria, non lo farò." Decisi.
"Sicuramente se c'è di mezzo lui sarebbe la migliore scuola in assoluto." Mi disse.
"Vorrebbe che frequentassi il Westminster Kingsway college.” Quello era ciò di cui mi aveva informato papà. Anche se era stato lui a dire che voleva facessi questo percorso. “Quindi prima devo diplomarmi, poi andare lì."
Tom tirò un fischio di stupore. Sapevo che era una buona scuola, ma non volevo che una mia decisione rompesse definitivamente il rapporto tra i miei genitori.