Il giorno dopo, durante la sua pausa, andò nel piccolo bar vicino alla zona giorno, dove servivano la colazione. Il barista era in pausa, ma c’era qualcun altro.
Joridey era salito sul bancone e frugava gli scaffali alti della dispensa, in punta di piedi. Era in bilico.
"Joridey, cosa ci fai la sopra? Scendi, è pericoloso!"
Il bambino, spaventato, oscillò pericolosamente. “Cavolo! Mi hai fatto paura!”
“Scusa! Ma cosa combini?”
"Non riesco a raggiungere il barattolo della Nutella!"
"E non potevi chiedere a qualcuno? Oppure metterti una sedia... il bancone non è fatto per reggere il peso di una persona, anche se tu peserai 30 kg da bagnato"
"No, il cuoco non me ne dà, anzi la nasconde perché dice che ne mangio troppa. E con la sedia non arrivo lo stesso lassù in alto!"
"Hai fame?"
Lui assenti.
"Se la Nutella è inaccessibile magari troviamo un'altra merenda buona, che dici?"
"Ma io ho voglia di Nutella con le arachidi, è la mia merenda preferita! E non è inaccessibile, guarda, è proprio là dietro, dove stavo cercando. Non è che me la prenderesti tu? Pretty please?" E fece un sorriso tirato mentre sbatteva gli occhi.
Lei non riuscì a resistere a quel faccino.
"E va bene, ma ho bisogno della sedia anch'io, non è che sia molto più alta di te."
Charmant arrivò al bar mentre mangiavano entrambi un cucchiaio colmo di Nutella con sopra una generosa dose di arachidi salate.
Era come sempre perfetta, dall'abbigliamento al trucco, con i suoi capelli fluenti e luminosi.
"Oh, ciao. Ma cosa mangiate? Uh, Regina ora mi spiego perché sei grassa, quella roba devi lasciarla perdere, è veleno!"
E prese dal frigo una bottiglia di acqua aromatizzata a non so cosa.
Il bambino le disse: "Ma Regina non è grassa, solo non è magra come te"
"E temo che non lo sarò mai. Joridey ha ragione lei, avrò come minimo 4 kili in più. Ma ogni volta che provo a combattere contro i dolci, vincono loro. Che ci posso fare?" e fece l’occhiolino a Joridey, poi sbafò il resto del cucchiaio mentre Joridey rideva.
Charmant fece un sorrisino. "Contenta tu..." e lasciò il bar.
In realtà Regina non si era accorta che con tutto il daffare che aveva in nave si muoveva molto di più e mangiava meno, ed aveva già perso peso. Ma senza pesarsi e abituata com'era a vedersi grassa, non si rendeva conto che non aveva quasi più sovrappeso.
“Io non lo penso che sei grassa, Regina, tu sei molto carina!”
Regina sorrise e abbracciò il bambino. “E tu sei la mia persona preferita sulla nave!”
Mentre chiacchieravano passò Numa, tutta felice, ma appena vide Regina iniziò ad abbaiarle.
Joridey andò incontro alla cagnetta per calmarla, ma lei continuò ad abbaiare e a ringhiare, mettendosi però dietro il bambino.
Regina si alzò, prese qualcosa dalla tasca e si accovacciò davanti alla cagnetta. Le porse il contenuto di un sacchetto. Numa abbaiò ancora un po’ ma si avvicinò ad annusare.
Poi prese un pezzetto di wurstel che le porgeva Regina e lo ingoiò in un attimo. Subito dopo continuò a ringhiare.
“Buona, buona Numa, non ti piace? Ecco, prendine un altro!”
e le diede un altro pezzetto di wurstel. In poco tempo l’atteggiamento della cagnetta cambiò, e smise di ringhiare. Ora abbaiava solo per chiedere un altro pezzetto di wurstel.
“Ah, piccola opportunista, lo sapevo io che eri corruttibile!” sorrise Regina.
“Ha fatto pace con te, hai visto?” disse Joridey.
“Già, pare di sì. Ci speravo, anche al mio Mint piacciono tanto i wurstel, ne va pazzo!”
“Numa non ne mangia mai perché Quarin dice che le fanno male”
“Sstt… non dire a nessuno che glieli ho dati, tuo fratello ha ragione! Ma era un’emergenza, capisci? Non posso avere questa adorabile cagnetta come nemica. Per una volta non succederà niente.” e la accarezzò. Numa si fece coccolare, felice.
Quella giornata era cambiata decisamente in meglio.
Il pomeriggio cominciò il suo turno di pulizie.
Come al solito, la capocameriera Iris la mise sotto a lavorare. Era il turno di lucidare tutte le superfici di radica.
“Stai molto attenta agli inserti dorati, è oro vero e deve essere pulito con un prodotto diverso. Voglio che brilli tutto!”
“Accidenti, che spreco di soldi” mormorò lei. Ma Iris l’aveva sentita.
“Cosa dici? Spreco di soldi? Il Sultano ha dato lavoro a molti artigiani con queste opere! Ed è naturale che voglia il meglio!”
“Per carità, fa bene, dico solo che… ecco, magari i soldi si potrebbero spendere meglio.”
“Meglio come? La nave del Sultano è anche un biglietto da visita e deve mostrare quanto è ricco il paese! Tu parli così perché non hai idea di cosa significhi avere tutti i soldi che si vuole, se ce li avessi anche tu scommetto che vivresti nel lusso più sfrenato, molto più di questo che vedi! Io lo farei, non ho difficoltà ad ammetterlo! La tua è solo invidia mascherata da modestia! E poi cosa li hai a fare i soldi, se non li spendi?”
Regina si indispettì alle sue parole.
“Invidia? Proprio no. A me basta un tetto sulla testa, la salute e la pancia piena per essere felice, non ho bisogno di molto altro. Ma c’è chi muore di fame, ed al prezzo di un rubinetto d’oro si può sfamare un villaggio! Questa ostentazione di ricchezza dimostra disinteresse verso le persone veramente bisognose! Si potrebbero fare delle donazioni ai paesi poveri anziché… questo!” e indicò con le braccia tutto lo squisito arredamento.
“Buon pomeriggio, signore” si sentì dall’alto di una balaustra.
Le ragazze alzarono lo sguardo e videro il Sultano, con in braccio il cane.
Regina sentì il cuore affondare. Quanto aveva sentito il Sultano del loro discorso?
“Iris, vorrei scambiare due parole con Regina.” e rivolgendosi direttamente a lei aggiunse: “Quando avrete finito, ti attendo nella sala da the, d’accordo?”
“Sì, maestà.” disse lei, quasi senza fiato. Ormai aveva capito che aveva sentito tutto.
Il Sultano si allontanò.
Iris la guardò con un sorriso maligno.
“Sei fregata. Il Sultano non è tenero con chi lo giudica, aspettati il peggio!”
Lei rabbrividì. Come poteva apparire il suo discorsetto agli occhi del Sultano? Forse che lei lo riteneva viziato e vanitoso? O come minimo menefreghista nei confronti delle persone più sfortunate, poco generoso… invece con lei lo era stato, anzi era una delle pochissime persone che l’aveva trattata sempre bene e lo considerava un suo alleato… almeno finora. Forse si era giocata la permanenza sulla nave.
Iris la spronò: “Cosa aspetti? Vai subito, non fare attendere sua maestà! Il lavoro lo finirai dopo… se sarai ancora qui!” Rise.
Lei si trascinò verso la sala da the con gambe di cemento. ‘Al massimo che mi può fare? Mi licenzia, no? Ma non voglio essere licenziata…e non voglio che pensi che non ho rispetto per lui, è tutto il contrario...’ e con una muta preghiera entrò nella sala.