Premessa

435 Words
Premessa Chiunque può essere buono in campagna. Non ci sono tentazioni. Anche il grande Oscar Wilde andrebbe corretto in questa massima, che ricalca quasi perfettamente l’ambiente contadino, ma non troppo. Trovo ci sia un concetto inesatto di fondo e fuorviante: il pericolo è ovunque e dovunque, intorno a noi e dentro di noi. Vedete, la follia stagna nei posti più impensabili e inverosimili, anche nelle realtà bucoliche e serene tra le colline più piccole del mondo. Ne sono testimone. Mi chiamo Tommaso Verdi. Sono professore di educazione fisica in una scuola superiore di Rieti e come seconda mansione faccio il personal trainer in una palestra non lontana da casa mia – ma non immaginatemi con un fisico mascolino e tutto muscoli, vi sbagliereste. Abito in un appartamento non lontano dal centro e mi avvalgo dell’unica compagnia del mio cane Billy, di due anni, un Golden Retriever. Questo, in breve, prima dell’ultima estate trascorsa. Lo dico perché sarà difficile per me non dividere in due i prossimi anni della mia vita, tracciare una linea delimitando un “prima” e un “dopo”. Lo dico, perché non so proprio cosa mi riserverà il futuro. L’ultima estate, già. Non mi aspettavo di ritornare dove sono nato e dove ho trascorso l’infanzia e sotto sotto non accorgermi quasi di essermi allontanato da Orsara per vent’anni. Orsara Bormida. È il posto in cui ho visto la luce, letteralmente, e vi ho passato i miei anni da adolescente (bellissimi direi, anche se ora molto frammentari e confusi), fin quando un giorno le cose sono rapidamente cambiate. Credo sia tutto avvenuto per via dell’improvvisa scomparsa di mio fratello maggiore, quando avevo sette anni. Ho salutato Orsara e il Piemonte. Sono cresciuto e diventato un uomo da un’altra parte, lontano, a Rieti. Gli anni sono trascorsi fin troppo velocemente e mi sono ritrovato, un giorno, a dover piangere la morte dei miei genitori, uno dopo l’altro, a chiedermi chi ero, a farmi altre domande. Infine di nuovo eccomi di ritorno. Come un cerchio non troppo regolare. Non aggiungo altro, avrò modo di farlo più avanti. Questa che state per leggere è la mia storia. La scrivo d’un fiato – sarà come riavvolgere un nastro ancora lucido di ricordi – cercando di convincere me stesso che niente di tutto ciò che è avvenuto nell’ultimo mese è successo sul serio, ma è forse possibile rinnegare quello che l’occhio vede e le orecchie sentono? Non esigo che alla fine mi crediate; basti solo sapere che porto nel cuore e nel fisico tutte le conseguenze di quello che è accaduto. Ora lo scopriremo insieme.
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