Chapter 4

2048 Words
4 La Barbie stronza con gli artigli «Ti dispiace spiegarmi che cos'è successo laggiù?», chiede Vi, indicando con la testa il punto in cui la mia goffaggine e Jasper si sono incontrati. «Non so di cosa parli», le rispondo giocherellando con l'ombrellino rosa di un cocktail alla fragola che ho ordinato alla cieca. «Oh, ti prego! È stato così imbarazzante che mi sarei scavata una fossa». Vi è seduta sullo sgabello e ondeggia le gambe felice, inconsapevole del fatto che sono letteralmente allibita da quello che è successo tra me e Jasper. Cos'è stato? Ruoto la testa a destra e a sinistra con una lieve sensazione di mal di testa. Prima che io possa farmi altre domande, le luci si abbassano e la folla esulta. Sul palco entrano impettiti tre tizi molto sicuri di sé, che vanno dritti agli strumenti come fossero armi di distruzione di massa. Lucas è il batterista, e lo vedo fare un cenno a Vi, che gli risponde con un sorriso adorante. I miei occhi cadono su un bel tipo stile surfista, coi capelli lunghi e biondi, pantaloncini corti e una maglietta bianca, che prende una chitarra rossa fiammante e se la mette in spalla. Alla destra del palco, un altro, che sembra appena sceso dalla passerella di una sfilata di moda, prende il basso. Lucas dà il via con un colpo di batteria e gli altri due si uniscono con i loro strumenti. La folla esulta coi bicchieri in mano, rendendo onore alla musica fortissima che attacca aggressiva. Trattengo il fiato insieme ad altre ragazze che attendono trepidanti l'arrivo di Jasper. Senza neanche bisogno di guardare il palco, capisco che sta entrando dalle urla che si alzano. Non voglio guardare, e all'improvviso l'ombrellino rosa diventa tutto il mio universo. Vi mi dà un calcio e indica il palco col capo. Okay, guardo, anche se dovrei non farlo, perché non sarò mai più la stessa dopo aver visto Jasper infuocarsi sotto le luci e diventare ancora più arrapante. Si fa ombra sugli occhi con le mani, sorridente, alla ricerca dei suoi fan, e si vede che sul palco si sente a casa. Piego la testa da una parte per vederlo bene, e a momenti cado dallo sgabello per lo spettacolo che si presenta ai miei occhi. Indossa una camicia blu a maniche corte aperta su una maglietta bianca stretta, comodi jeans neri strappati che gli scendono sotto l'anca e un paio di anfibi consumati. Nonostante il look sia semplice è un cazzo di figo da paura, e sotto le luci riesco a vedere perfettamente i suoi muscoli scolpiti. Jasper è magro, con tutti i muscoli al posto giusto. E lo so che sotto quella maglietta stretta si cela un fisico curato e ben definito. Non è altissimo, forse un metro e ottanta, ma sul palco sembra un gigante e lo sa, a giudicare dal sorrisetto compiaciuto. Finalmente, si aggrappa al microfono come fosse il suo salvagente e intona la sua prima nota. Oh, che meraviglia. Non è solo strafico, ma ha pure talento, il ragazzo. I suoi avambracci muscolosi sono tesi mentre suona la chitarra, e all'improvviso butto fuori il fiato che non sapevo di star trattenendo. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso, è semplicemente incantevole. Vi sa tutte le canzoni e canta a squarciagola. La guardo, felice per la sua felicità. Non vede che Lucas, e forse ha ragione, potrebbe essere davvero quello giusto. Persa nei pensieri, mentre fisso il palco, incrocio lo sguardo di Jasper. Sta cantando un pezzo intenso su sogni infranti e bugie, e mi fissa profondamente. Mi guardo alle spalle, perché non può guardare me. Mi rigiro e colgo il suo sorrisetto mentre si scompiglia i ricci spettinati che gli vanno da tutte le parti. Sta guardando proprio me, e divento viola dalla vergogna. Vi nota lo scambio tra di noi e mi dà un calcio sotto il tavolo per attirare la mia attenzione. Mi giro e nel frastuono leggo il suo labiale. "Oh Madonna!", dice con gli occhi spalancati. Roteo gli occhi per minimizzare, ma dentro mi sto dicendo anch'io la stessa cosa. *** Il concerto è una figata e i ragazzi sono davvero bravi. Una volta finito, aspettiamo che Lucas ci raggiunga. In programma c'è un DJ set fino alle cinque del mattino, ma è l'una e il mio cervello è già sfinito. Non dormo da quel che pare una vita, però non mi sento stanca. Mi domando perché, e Stupidi Occhi Azzurri sbuca tra i pensieri. Ah, ecco perché. Lo sa che sono qui, sa che ho lasciato Singapore. Ma, cara la mia Ava, non gli frega niente, lo sai. Non gli è mai fregato niente. Con astio, mi strofino la faccia. Ho bisogno di aria. Scendo di scatto dallo sgabello e dico a Vi che esco un attimo. Di sicuro capisce il perché dalla mia espressione truce. L'aria fresca mi colpisce il viso e mi sento meglio. È come un ceffone in faccia, ma ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a togliere questa angoscia. Schivo un gruppetto di ragazze ubriache e giro per attraversare la strada, quando vedo un parchetto poco lontano. Voglio solo sedermi e fare mente locale sullo stato pietoso della mia vita. La sensazione di essere a casa è travolgente, e mi rende felice come non mi sentivo da un pezzo. C'è qualcosa che mi manca, però, e lo so che cos'è, anzi chi è. Assorta nei pensieri mi siedo e noto con la coda dell'occhio una nuvola di fumo. Sobbalzo impaurita, col terrore che qualche molestatore squilibrato mi abbia seguita. I lampioni, però, illuminano una figura familiare. È Jasper, che viene fuori da dietro l'albero con lo sguardo preoccupato dalla mia reazione, togliendosi il cappuccio. «Scusa, non volevo spaventarti». Guardandolo di sottecchi, faccio un mezzo sorriso. È bello come prima, e d'un tratto penso… mi avrà seguita? In segreto, le mie budella si riempiono di farfalle esultanti, ma dal mio cuore non arriva alcuna risposta. Sono così arida dentro, dopo la rottura con Harper? Mi ha davvero rovinata per sempre? «Ehi, tutto bene?», mi chiede con dolcezza. Se solo potessi rispondere a questa domanda con sincerità. «Non proprio, ma sopravvivrò. Come si dice, "quel che non uccide, fortifica", no?». Ma che cazzo sto dicendo? Odio le frasi fatte. Jasper annuisce e fa un tiro di sigaretta, mentre io mi sento una perfetta idiota seduta lì con lui impalato di fronte a me. «Puoi sederti, se vuoi. Il mio malumore non è contagioso». Ridacchia mentre spegne la sigaretta e si siede lasciando uno spazio tra di noi. Mi giro per guardarlo, ripiegando una gamba sotto al ginocchio. Sotto la luce del lampione i suoi occhi sono travolgenti. Non solo sono di un blu profondissimo, ma sono così grandi che gli danno un'aria innocente, da cerbiatto. Stiamo lì a fissarci intensamente, ma senza l'imbarazzo di prima. C'è qualcosa in lui di molto profondo, e mi ritrovo a sporgermi sempre più avanti per bearmi della sua presenza. Si schiarisce la voce. «Vi ha detto che vivevi a Singapore. Com'è? Ti piaceva lì?» Alzo le spalle, perché anche la sola parola 'Singapore' fa un male cane. «Mah, niente di che. Il cibo è buono, il che fa proprio al caso mio, visto che prima di partire mi stavo diplomando in arte culinaria». Jasper annuisce guardandomi da vicino, impaziente di sentire il resto. «La gente è molto cordiale, tutti molto rispettosi gli uni degli altri. Certo, è stato un bel cambiamento da Los Angeles, dove non sai di chi ti puoi fidare». Anche la parola fiducia mi fa venire da vomitare. Jasper ridacchia, e il suono del suo risolino mi eccita all'istante. «Sì, capisco. Cosa facevi lì?». «Lavoravo come archivista, o meglio, ero la schiava dell'ufficio». Sorrido in modo davvero sincero, per la prima volta. Sono già fiera di me per riuscire a mettere insieme una frase di senso compiuto. Mi piace parlare con Jasper, è un buon ascoltatore e la sua presenza mi calma. I miei occhi non riescono a staccarsi da lui e noto una cicatrice proprio sopra il sopracciglio destro, di quelle lasciate dai piercing. L'arco del labbro superiore è un cuore perfetto, e il labbro inferiore è squisitamente carnoso. L'unica imperfezione è una piccola cicatrice all'angolo sinistro, che rende la sua bocca ancora più attraente. Mi stupisco di quanto sia liscia e devo frenare l'impulso malsano di toccargliela. «Dimmi di te, invece», chiedo, stupita di riuscire a dire qualcosa di sensato dopo che l'ho appena denudato nella mia testa. Fa spallucce, guardando dritto davanti a sé, immerso nei pensieri. Dopo un po' si gira e mi guarda con la testa leggermente piegata. Sembra un po' perplesso, come se stesse cercando di risolvere un puzzle, e quel puzzle mi sa tanto che sono io. Assurdo, visto che conosco quest'uomo da cinque secondi! Cioè, non ha senso la strana chimica che c'è fra di noi, no? Risvegliandomi dal mio torpore mentale, dice: «Sono nato e cresciuto a Chicago e ho un fratello più grande che ha trentun anni. Non ci vediamo spesso, però, lui vive in Texas. Mia madre è ancora a Chicago e si è risposata tipo due anni fa, più o meno», fa un respiro profondo e aggiunge a bassa voce: «Mio padre è morto l'anno scorso in un incendio in casa». Mi si ferma il respiro in gola. Perdere un genitore è una cosa terribile. Sto per dire qualcosa, ma Jasper scuote la testa e continua senza ritornare su ciò che ha appena detto. «La musica è la mia vita, quindi…». Prima che possa finire la frase, qualcuno urla dall'altra parte della strada. «Jasper! Sei qui? Jasper?». Entrambi ci giriamo verso la voce che ha appena preso d'assalto i nostri timpani, e vedo una sventola bionda che si agita verso di lui. La percepisco subito come una minaccia, senza sapere perché. È alta più o meno un metro e settantacinque, e ha i capelli biondi più setosi che abbia mai visto. Le scendono sulla schiena fin quasi alla vita e, mentre corre verso di noi, cerco di ignorare i suoi attributi prosperosi che rimbalzano a ogni passo. Sia chiaro, una con un fisico così magro e due seni cosi enormi significa solo una cosa: sono finte! I jeans neri attillati e il top smanicato turchese la fasciano alla perfezione, e mentre si avvicina sento Jasper irrigidirsi. Incuriosita dalla sua reazione, guardo prima l’una e poi l'altro. «Jasper, mi dispiace, sono in ritardo. Ho lavorato fino a tardi e c'era un traffico assurdo per arrivare qui, ma eccomi, ce l'ho fatta», dichiara allargando le braccia, come se avesse appena svelato la soluzione a un enigma. «Tranquilla, Indie, so che se riesci vieni», risponde Jasper pacato, schiarendosi la gola. Indie? Si chiama davvero così, questa? Indie mi guarda, poi guarda Jasper e poi di nuovo me, e l'odio fra di noi è istantaneo. Alza con sospetto un sopracciglio scolpito, e in modo scortese mi piazza la mano davanti al muso senza dire una parola. Non sono certa di cosa vuole che ci faccia. Vuole che gliela stringa, che le batta un cinque o che giochiamo alla filastrocca? Do un'occhiata al suo arto come fosse un oggetto infetto e mi ritiro appena. Ma chi cazzo si presenta così, schiaffandoti una mano davanti alla faccia senza dire una parola e aspettandosi una stretta? La gente è fuori di testa. «Non credo di aver capito bene cosa vuoi che faccia con la tua mano, ma potresti gentilmente togliermela da sotto il naso, che invade il mio spazio personale?». Mi rivolge uno sguardo irritato e io continuo. «La gente normale non va in giro agitando i propri artigli davanti agli altri. Le persone civili di solito usano il linguaggio per presentarsi e salutare. Ma non credo tu faccia parte di questa categoria». Wow… Ciao, Barbie stronza con gli artigli! Grande Ava, e da dove cazzo mi è venuta questa? Indie apre la bocca per dire qualcosa, ma la mia insolenza gratuita deve averla fatta davvero arrabbiare, perché gira il bel culo e se ne va fissandomi con odio. Ops, l'ho fatta proprio incazzare, la principessa di plastica e silicone. Poi mi ricordo che Jasper è seduto di fianco a me mentre i miei modi si sono presi la libertà di insultare una perfetta sconosciuta. Non importa quanto Indie possa essere irritante, questo non mi dà comunque il diritto di essere scortese, anche se questa sgualdrinella maleducata lo merita. Okay, ora basta, Ava. Mi rimprovero in silenzio. Poi mi domando chi sia questa qui per Jasper. Ho davvero appena insultato una sua amica o magari la sua ragazza? Mi giro verso di lui senza sapere cosa aspettarmi. Per fortuna, ridacchia sotto i baffi e si morde il labbro per camuffarlo. Ava VS Barbie stronza con gli artigli: 1-0.
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD