Capitolo 11

1282 Words
11 Lucas Trascorro la notte a coordinare la squadra di pulizia e a preparare la nostra partenza. Se c’è un lato positivo in questo disastro, è che presto torneremo a casa, e che presto riuscirò a dare la caccia a Yulia senza distrazioni. Prima, però, devo occuparmi della situazione qui. Comincio a preparare la colazione per Rosa, che non è uscita dalla sua camera questa mattina. In un primo momento, sono tentato di farle un panino, ma poi decido di provare a cimentarmi con una delle frittate che ho visto cucinare da Yulia. Mi ci vogliono due tentativi, ma riesco a produrre qualcosa di simile a una delle deliziose preparazioni di Yulia. Non ha neanche un cattivo sapore, mi accorgo, assaggiandone un boccone prima di mettere la metà della frittata su un piatto per Rosa. Tenendo il piatto con una mano, busso alla porta della camera di Rosa. Dopo qualche minuto, sento dei passi, e lei apre la porta. Indossa una lunga T-shirt senza forma, e con mio grande sollievo, i suoi occhi sono asciutti, anche se i lividi sul suo viso sembrano più evidenti. "Ciao" dico, con un sorriso forzato. "Ho preparato una frittata. Ne vuoi un po’?" La domestica sbatte le palpebre, sembrando sorpresa. "Oh. . . Certo, grazie." Prende il piatto e lo guarda. "Ha un ottimo aspetto, grazie, Lucas." "Prego." Studio le sue ferite, con lo stomaco in subbuglio a quella vista. "Come ti senti?" Arrossisce, e distoglie lo sguardo. "Sto bene." "Va bene." Vedo che non vuole compagnia, così dico: "Se hai bisogno di qualcosa, chiamami" e poi torno in cucina. Devo finire la mia colazione prima di affrontare il prossimo compito. Quando Esguerra esce di casa, è tutto pronto. "Ho portato qui il cugino" dico, quando il mio capo mette piede sul vialetto. "Ho pensato che forse non avresti avuto voglia di andare fino a Chicago oggi." "Fantastico." Gli occhi di Esguerra brillano cupamente. "Dov’è?" "In quel furgone laggiù." Indico il furgone nero che ho parcheggiato dietro gli alberi più lontani dai vicini di casa. Camminiamo insieme in quella direzione, ed Esguerra chiede: "Ci ha già dato qualche informazione?" "Ci ha dato i codici di accesso per il parcheggio e gli ascensori del palazzo del cugino" dice Lucas. "Non è stato difficile farlo parlare. Ho pensato di affidare il resto dell’interrogatorio a te, nel caso avessi voluto sentirlo di persona." "Hai pensato bene. Lo farò sicuramente." Avvicinandosi al furgone, Esguerra apre le portiere posteriori e scruta l’interno buio. So cosa sta vedendo: un adolescente magro, imbavagliato e con le caviglie legate ai polsi dietro la schiena. È il terzo uomo, quello che Nora ha steso ieri in discoteca. Un paio delle mie guardie hanno già fatto un ottimo lavoro con lui, e ora è pronto per Esguerra. Il mio capo non perde tempo. Salendo sul furgone, si gira e chiede: "Le pareti sono insonorizzate?" Annuisco. "Circa il novanta percento." Sento il tanfo del sudore e dell’urina all’interno del furgone, e capisco che quegli odori presto verranno sopraffatti dalla puzza del sangue. "Bene" dice Esguerra. "Dovrebbe essere sufficiente." Sbatte le portiere del furgone, chiudendosi dentro con il ragazzo, e un minuto dopo, il rumore delle urla e delle suppliche della sua vittima riempie l’aria. Li lascio soli, facendo sì che Esguerra si diverta, mentre leggo l’ultimo aggiornamento di Diego ed Eduardo. Hanno trovato il tabulato dell’aereo privato atterrato a Kiev, quindi Yulia ha sicuramente lasciato la Colombia. Inoltro le informazioni di Diego agli hacker, e quando Esguerra ha finito, avvolgo il corpo dell’adolescente in un foglio di plastica e comunico alla squadra di pulizia di entrare. Mezz’ora dopo, sto tornando a casa, quando il mio telefono vibra per un nuovo messaggio da parte di Esguerra. Nuovo sviluppo. Dobbiamo accelerare la partenza. La mia adrenalina raggiunge il culmine. Entrando in casa, incontro Esguerra nel corridoio. "Che cos’è successo?" "Frank, il nostro contatto della CIA, mi ha mandato un’e-mail" dice Esguerra, sistemandosi i capelli bagnati. Deve aver fatto una doccia per togliersi il sangue del ragazzo. "Ho appena saputo che un identikit di me, Nora e Rosa fatto da un artista sta circolando nell’ufficio dell’FBI locale. Il fratello che è scappato in quel SUV bianco deve avere un’ottima memoria visiva. Credo che i Sullivan non ci metteranno molto a scoprire chi siamo, e dopo quello che ho fatto all’altro fratello in discoteca e a suo cugino proprio ora. . ." Si ferma, ma non è necessario che continui. Esguerra ed io sappiamo che Patrick Sullivan cercherà di ucciderci. "Manderò Thomas a preparare l’aereo" dico. "Pensi che i genitori di Nora possano essere pronti per partire nella prossima ora?" "Devono essere pronti" dice Esguerra. "Voglio che loro e le donne siano lontani, prima che facciamo qualsiasi cosa." "Quante guardie dovremmo mandare sull’aereo con loro?" "Quattro, per ogni evenienza" dice Esguerra, dopo un momento di riflessione. "Le altre possono rimanere a far parte della nostra squadra d’assalto." "Va bene. Vado ad avvisare gli altri e ad assicurarmi che Rosa sia pronta per partire." Arriviamo a casa dei suoceri di Esguerra, con la nostra limousine seguita da sette SUV blindati che trasportano ventitré guardie. I vicini ci guardano sbalorditi, e provo un leggero divertimento al pensiero che i genitori di Nora dovranno spiegare questo ai loro vicini di casa. Sono sicuro che la brava gente di Oak Lawn abbia sentito le voci sul trafficante d’armi che è il marito di Nora, ma sentire e vedere sono due cose diverse. Com’era prevedibile, i genitori non sono ancora pronti, così Esguerra e sua moglie vanno a chiamarli. Rosa rimane in macchina, spiegando a Nora che non vuole farsi vedere. Quando siamo soli, mi giro e guardo Rosa dal divisorio della limousine. "Vuoi ascoltare un po’ di musica?" chiedo, ma lei scuote la testa. Non parla, guarda fuori dal finestrino, e sono certo che stia pensando a quello che è successo ieri. Non volendo distoglierla dai suoi pensieri, alzo il divisorio e ne approfitto per controllare l’aereo. Thomas mi assicura che è pronto per andare, così esamino le mie armi per la seconda volta—un M16 sul torace e una Glock 26 legata alla gamba. Mi piacerebbe essere ancora più armato, ma devo guidare. Fortunatamente, Esguerra ha un intero arsenale nella parte posteriore, sotto uno dei sedili. Spero che non ne avremo bisogno, ma in caso contrario siamo preparati. Una quarantina di minuti dopo, Esguerra esce di casa, con un’enorme valigia. È seguito dal padre di Nora con un’altra valigia, e, più dietro, vedo Nora e sua madre. Anche se c’è molto spazio nella parte posteriore, Rosa viene a sedersi nella parte anteriore con me, spiegando che vuole concedere più spazio a loro quattro. "Non ti dispiace, vero?" chiede, guardandomi, e le rivolgo un sorriso rassicurante. "No, accomodati pure." Alzo nuovamente il divisorio, che ci separa dall’abitacolo principale, e avvio la macchina. "Come stai?" "Bene." La sua voce è bassa, ma ferma. Non insisto, e proseguiamo in un confortevole silenzio per un po’ di tempo. È solo quando imbocchiamo una strada a due corsie che Rosa parla di nuovo. "Lucas" dice a bassa voce. "Vorrei chiederti un favore." Sorpreso, la guardo, prima di rivolgere nuovamente l’attenzione alla strada. "Di cosa si tratta?" "Se dovesse esserci la possibilità—" Le si incrina la voce. "Se li catturi, voglio esserci. Va bene? Voglio esserci." Non specifica, ma capisco. "Va bene" le prometto. "Farò in modo che tu possa veder fatta giustizia." "Grazie—" comincia a dire, ma in quel momento intravedo un movimento nello specchietto laterale, e il mio cuore salta un battito. Sulla strada stretta dietro i nostri SUV c’è un intero corteo di automobili, che ci stanno raggiungendo velocemente. Premo il pedale sul gas con una scarica di adrenalina. La limousine scatta in avanti, accelerando a un ritmo folle, e abbasso il divisorio per incrociare lo sguardo di Esguerra nello specchietto retrovisore. "C’è una coda" dico laconicamente. "Ci stanno alle calcagna, e ci attaccheranno con tutti i loro mezzi."
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