Capitolo 2 l'incontro

3690 Words
Pov Enrico. Ore 22:00 Il locale è già pieno quando finalmente arriviamo. Come sempre Stefano si è fatto aspettare. Una vera prima donna. Stefano:" Ci prendiamo da bere?"  Stefano è il mio secondo migliore amico. Ma non meno importante di Gian. Ci siamo conosciuti, giocando insieme a calcio. Si è creato un legame. Anche se è molto diverso da noi. Più calmo e paziente. Rimane un pezzo importante della nostra amicizia. Gian:" Certo così intanto cerco chi mi farà compagnia stanotte. Tu come la vuoi stasera Enrico?  Bionda o bruna?" Ci avviciniamo al bancone. Mettendoci comodi, con lo sguardo sulla pista. Enrico:" Sinceramente mi sono scocciato dei soliti capelli da stringere.  Stasera voglio qualcosa di più colorato."  Mi fa godere da pazzi, stringere i capelli di una donna. Mentre mi fa godere. Mi dà un enorme piacere. E stasera voglio qualcosa di diverso. Qualcosa fuori dagli schemi. Gian:" O Enrico. Tu e le tue perversioni." Se la ride, passandomi il drink. Che accetto più che volentieri. Ho bisogno di carburante. Enrico:" Non siamo tutti come te. Che ti piace farti domare a letto." Lui sorride. Facendo gesti volgari, per sottolineare il suo discorso. Gian:" Se una donna non è una tigre a letto. E come scopare con una bambola gonfiabile. Anche se ancora, non ho trovato quella che mi farà tremare." Ti capisco. E ti do pienamente ragione. Anche io vorrei una donna, che a letto mi faccia tremare. Che mi domi. Ma non credo che una donna così, esisterà mai. Mentre bevo la mia birra. Due occhi dalla pista mi stanno guardando. Capelli viola e sguardo malizioso. L'unico mio dubbio è: Me la faccio nel bagno? O nella mia macchina? Faccio segno ai miei amici, che  ho trovato la mia preda. Loro capiscono subito, senza farmi domande, invitandomi a farmela. Come se lo avessi già fatto, amici miei. Mi incammino verso di lei. Come un predatore. Studiandola. È un mio difetto Amo avere il controllo. Sapere chi ho davanti. Ancora prima di toccarla. Ha le labbra rosse e appiccicose. Ho già detto che odio i rossetti? Li odio. Ha un bel corpo. Non è il massimo. Ma per una botta va bene. Si struscia con la schiena sul mi petto. Sento il suo profumo. Non poteva metterne di meno? Tra poco svengo. Le afferrò i fianchi spigolosi. Si sentono solo ossa. Si gira verso di me. Baciandomi il collo. Xx-:" Mi chiamo Selena." Mi sussuro con malizia, mordicchiandomi l'orecchio. Chi te l'ha chiesto? Tesoro è inutile dirlo. Domani l'avrò già scordato. Enrico:" Buono a sapersi." Non le do corda. Faccio lo stronzo. E lei cade ai miei piedi come tutte. Perché questa è la verità. Più sei bastardo e più loro te la danno. Le accarezzò il seno, mentre balliamo. Cerca di baciarmi, ma non ho voglia di avere la bocca sporca tutta la sera... La musica finisce. E lei non aspetta altro. Mi prende la mano, strusciandosi ancora su di me. Selena:" Vieni con me." Intanto parte la canzone "baciami". Di Briga. Io le faccio cenno di farmi strada. Già pronta a seguirla e dare un senso alla serata Quando sento un urlo, che attira la mia attenzione. Xx-:" Si, amo questa canzone." Mi fermo curioso. Deve essere qualche pazza, in vena di festeggiare. Le faccio segno di vederci dopo. Che ho da fare. Lei sbuffa, ma va via. Senza fare storie. Anche perché le sto già dando le spalle. Raggiungo i miei amici che si stanno godendo lo spettacolo. Facendo apprezzamenti e commenti volgari. Seguo il loro sguardo.  Cercando cosa abbia attirato tanta attenzione, e non solo dei miei amici. E la vedo. Cazzo che figa pazzesca. La sua bellezza ha toccato tutti nella sala. Che le fanno spazio per ballare. Come se fosse una cazzo di diva. E lo è. Si muove ondeggiando il suo corpo e facendo volare i suoi capelli lilla. Porta un top aderente bianco e degli short di jeans. Un abbigliamento semplice. Ma che mette in mostra il suo corpo. Impossibile da nascondere. Un seno molto generoso, che sobbalza ad ogni passo di danza. Mi ci lancerei per affogarci, in quelle bellissime collinette. I fianchi larghi e carnosi. Fianchi da stringere. Fino a lasciare il segno. Gambe lunghe, che bacerei. Centimetro per centimetro. Quando si gira scuote il culo. Trattengo il respiro, mentre il boxer diventa improvvisamente stretto. No, quello non è un culo. È una torta al cioccolato da mordere. Non è enorme ma abbondante. Il culo perfetto da toccare e stringere. Sento la mia mano formicolare dalla voglia di colpire quelle chiappe. La voglia di toccarla, leccarla, possedere tutta. Non è una donna. È una dannata dea. Enrico:" È lei che voglio."  Gian scoppia a ridere. Come se avessi appena detto una barzelletta. Gian:" Quella non te la darebbe nemmeno morta." Mi giro verso di lui. Che, con Stefano, non smettono di ridere. Enrico:" E tu che ne sai?"  Si blocca di colpo. Guardandomi con gli occhi sgranati. Gian:" Ma come? Non dirmi che non la riconosci?" Io nego con il capo. Possibile che me la sono fatta e non lo ricordo? Impossibile non potrei mai dimenticare quel corpo. Lui sembra ancora più divertito di prima. E inizia a innervosirmi davvero. Gian:" Cazzo non ci credo. Non ti dirò nulla amico. Mi godrò la tua faccia quando lo scoprirai da solo." O si è fatto una canna mentre ero via. O il mio amico è impazzito. Decido di lasciar perdere e tornare sulla dea, dai capelli lilla e il corpo mozzafiato È in piedi, su un tavolo con i suoi amici. E si sta scatenando. I suoi amici se non sbaglio li conosco. Vengono nella mia stessa scuola. Anche se li conosco solo di nomina. Uno dovrebbe essere "il gay". Mentre la ragazza dovrebbe essere la bastardina, quella senza padre. Ma cosa c'entrano loro con lei? Stona terribilmente vicino a loro. La guardo mentre il suo corpo è poesia, si muove leggera e scatenata. Selvaggia, anche se elegante. Una pantera. Il cavallo dei miei pantaloni grida pietà. Si ingrossa. Mentre lei si muove lenta e sensuale. Senza rendersi conto dell'effetto che fa. Ogni uomo nella stanza la sta guardando con desiderio. E questo in me crea possessione. Si abbassa lenta.  Incurvano la schiena. Mettendo in mostra quel culo. Sto sudando. Cazzo la visione di lei, che muove le labbra cantando la canzone. Mi fa impazzire. E fa vibrare il mio corpo. Vorrei esserci io tra quelle labbra.  Quando vedo che si stanno andando a sedere per bere.  Decido di andare da lei. Perché lei stanotte sarà mia. È inevitabile. Gian:" Buona fortuna amico." I miei amici ancora se la ridono. Cosa hanno da ridere tanto, io davvero non lo so. Sono davvero strani stasera. Ordino un cocktail delicato. Conoscendo le donne. Amano le cose dolci e rosa. Mi avvicino al tavolo. Con il mio solito passo, da uomo che sa cosa vuole e lo avrà. Appoggiando sicuro, il cocktail davanti a lei. Lei sorride e lo sposta dalla sua portata. Senza ne meno guardarmi. Xx:" Non mi piacciono le cose rosa. E appiccicose. Preferisco la mia birra. Quindi sparisci." Rimango un po' sorpreso e sconvolto. Non avevo mai visto una donna come lei, bere una birra. Osservo la sua bocca toccare il collo della birra. In modo sensuale. Illegale. Ingoio a vuoto. Ci fa apposta. E io sicuramente non mi tiro indietro. Enrico:" Allora dammi la possibilità di farmi perdonare. Perché non vieni a bere qualcosa con me?"  Sorride, le sue labbra sono gonfie e pulite. Ha solo un burrocacao addosso, che non nasconde il rossore naturale della sua bocca. Ha solo una linea di matita sugli occhi. Quegli occhi così azzurri. Ma non il solito azzurro. Parlo di quel azzurro scuro. Che ricorda il mare in tempesta. Così grandi da rinchiudere il mondo. Ha la tempesta nei suoi occhi. Xx:" Io al tuo posto. Prima di provarci con una ragazza. Mi pulirei prima i postumi, della scopata precedente." Che lingua tagliente. Mi fa eccitare da  morire. Prende un tovagliolo. Alzandosi piano, mettendo malizia in ogni suo movimento. Ora che è così vicina, noto che è alta quanto me. Le osservo i piedi, ha delle semplici scarpe da ginnastica  bianche. Niente tacchi appariscenti. Donna, sei una continua scoperta. Con la mano sicura, mi pulisce il collo.  E mi porge il tovagliolo sporco di rosetta di quella  Sara, Serena, o come cazzo si chiama. Si avvicina al mio orecchio e io mi intossico con il suo profumo. Semplice bagnoschiuma al frutti di bosco. Xx:" Non mi piacciono le cose di seconda mano. Io voglio solo la prima scelta." Si allontana ma io le afferrò la mano e la porto alle mie labbra. Lei freme. Non le sono indifferente.  Lo vedo nei suoi occhi agitati. Enrico:" Io sono il meglio. C'è la fila per una notte con me. Ma io voglio te." Bacio la sua pelle chiara e calda. Sorride e si morde il labbro. Mantenendo quell'aria sicura. Quel senso di sfida nel suo sguardo. Xx:" Ricordati che la fila si fa anche per il bagno. Tu non sei alla mia altezza." "Tu non sei alla mia altezza"   Questa frase mi rimbomba in testa. Come un tormentone. Ma non riesco a ricordare. Eppure, lo dice con un tale fuoco. Che sembra diretto proprio a me. Ai miei ricordi. Libera la mano, con disprezzo. E guarda i suoi amici, che se la ridono di nascosto. Xx:" Andiamo ragazzi. A sta festa fanno entrare cani e porci."  Gli amici annuiscono. In una uscita di scena, quasi da film. Immobile, pietrificato. Con la gola secca, la osservo mentre va via. Ci metto un paio di minuti, a riprendermi. Quando finalmente riesco a capire, cosa è successo. Corro verso l'uscita, facendo a gomitate per arrivarci. Ma una volta fuori, di lei non c'è traccia.  È scomparsa. Come se non ci fosse mai stata. Come se non mi avesse appena rifiutato. Mi sento furioso. Tiro un pugno alla porta del locale e torno dentro. Vado verso i miei amici. Che stanno ridendo di gusto. Gian:" Ti ha dato due di picche vero?"  Enrico:" Fan culo." Stefano mi mette una mano sulla spalla. Stefano:" Dai amico non te la prendere. Succede a tutti prima o poi." Gian mi porge la birra, e io ne prendo un lungo sorso. Sperando di mandare giù il nodo amaro in gola. Non ho mai visto una donna così. Selvaggia. Sicura di sé. Enrico:" Gian. Tu sai chi è vero? Dimmelo." Lui sbuffa, quasi annoiato. Gian:" Possibile che tu non la riconosca. Ok è cambiata molto. Ma quegli occhi sono sempre lì stessi. È Cristal. Cristal Leboi." Impossibile. La Cristal che conoscevo io, era paffutella con un corpo da bambina. Quella è una donna.  Poi ricordo la sua frase. "Tu non sei alla mia altezza." Quante volte le ho detto questa frase, per ferirla? Tante. Stefano:" Sei nella merda amico. Quella non te la dara mai." Forse è vero. Dopo tutto quello che le ho fatto, e impossibile che si faccia avvicinare da me  Ma questo, accende in me il senso di sfida. Quella euforia che mi da solo la caccia. Enrico:" Ci vuoi scommettere?"  Dico sicuro di me. Al contrario dei miei amici, che barbottano tra di loro. Gian:" O andiamo amico. Ti ha liquidato in 2 minuti. Cosa ti fa credere che te la dara?"  Non lo so. Forse la sua pelle. Che fremeva dalla voglia di essere toccata da me. Forse il fatto che non è nella mia indole arrendermi. Forse il fatto che la desiderò troppo, per lasciare stare. Enrico:" Scommetto la mia ducati. Che quella donna sarà mia." Stefano sbatte il bicchiere sul bancone. Agitato e incredulo. Stefano:" La tua ducati? Cazzo. Tu tieni di più a quella moto che alla tua vita. Io ci sto." Gian invece annuisce più tranquillo. Lui come me, sente l'adrenalina che gira nell'aria. Gian :" Anche io." Ci stringiamo la mano, per ufficializzare la scommessa. E torniamo a guardarci intorno. Ma in realtà, non ho più voglia di donne o alcol. Enrico:" Ora me ne vado. Non ho più voglia di stare qui. Ci vediamo domani." Loro annuiscono ed io vado senza dire altro. Salgo sulla mia dolce ducati. A tutta velocità verso casa. In cerca di sollievo. Ma quella donna ormai mi è entrata sotto pelle. Il suo sorriso malizioso. Il suo sguardo così carico di adrenalina. Cristal Leboi. Tu sarai mia... ___"""""_____""""____"""___"""____"" Pov Cristal. Cristal:"Andiamo ragazzi. A sta festa fanno entrare cani e porci."  Prendo la borsa e seguita dai miei amici, esco fuori. I miei amici non dicono nulla. Apparte ridacchiare, mentre mi seguono fino alla macchina. Una volta al sicuro, mi appoggio allo sportello. Il mio respiro è affannato. Il cuore pompa troppo sangue. E la mente lo maledice per essere così bello. Dio grazie di avermi dato la forza di affrontarlo. Anche se adesso le mie gambe sono molli. Per poco non crollo a terra, ora che l'adrenalina è scomparsa. Non resta che la tacchicardia. Dio che effetto. Quello stronzo ha ancora questo effetto su di me. Paolo:" State giù." Sussura, spingendoci. Ci nascondiamo dietro la macchina e lo vedo. In tutto il suo splendore. Il carnefice dei miei 3 anni passati. Il bulletto della scuola. Il ragazzo di cui sono sempre stata cotta. Forse soffro della sindrome di Stoccolma. Non lo so. Si guarda in torno. Mi sta cercando. Deluso tira un pugno alla porta, facendoci sobbalzare. Poi torna dentro. Ef io di nuovo respiro. Cosa che non ho fatto fino ad ora. Quando si è presentato al nostro tavolo. Il mio cuore è impazzito. E i miei polmoni hanno smesso di lavorare. Mentre la mia bocca rispondeva acida. La mia mente registrava ogni dettaglio di lui. I capelli scuri spettinati. E sicuramente morbidi al tatto.. I suoi occhi grigi come il mio vizio. Le sue guancie toccata da una lieve barba. Che lo rende più uomo di come lo ricordavo. Quelle labbra sottili e carnose. Un fisico mediterraneo. Coperto da una camicia bianca. E un Jens scuro. Cristo è un dio Greco. Non ha niente di mortale. Respiro affannosamente. Mentre ricordo il suo profumo di muschio. Così da uomo. Così da lui. E quando mi ha toccato. Il mio corpo mi ha tradito. E lui l'ha capito. Lo so dal suo sorriso soddisfatto.  E lì, quando il cuore a ceduto, ho capito. Io amo ancora quel bastardo. Che mi ha reso tre anni di inferno... Sono un caso disperato, lo ammetto. Paolo:" Sarà meglio andare. Prima che il toro torni." Marti annuisce. Mentre io sono ancora in fase di recupero. Marti:" Mia mamma è a lavoro. Quindi potete dormire da me." Paolo:" Va bene. Guido io. Cri non mi sembra nello stato migliore." Marti annuisce e mi sprona a salire in macchina. Come se non avessi più una volontà mia. L'incontro con Enrico. Mi ha riportato indietro nel tempo. Facendomi sentire quella ragazzina bruttina, insicura. E pazza di lui. (*_*)(*_*)(*_*)(*_*)(*_*)(*_*) Arrivati a casa di Marti.  Regna il silenzio. Lo stesso che c'era durante il viaggio in macchina. Mi fumo una sigaretta, mentre i miei amici. Con in mano una birra, mi osservano. In silenzio. Questi sono i veri amici. Quelli che se li chiami in piena notte dicendogli. "Ho ucciso un uomo."  Non ti chiedono perché o come. Ma ti dicono  "Bene dove lo seppeliamo?" Paolo mi guarda dolce. Posandomi una mano sul ginocchio. Paolo:" Ne parliamo?"  Annuisco. Ormai non si scappa più. Marti:" O grazie a Dio. Perché io te lo devo dire. L'hai ridotto a uno straccio cazzo. Sei stata stupefacente. Hai visto la sua faccia? Avrei voluto fargli na foto. Prima era tutto  "O come sono figo" Dopo era. "O come sono coglione" E poi..." Paolo gli tappa la bocca con la mano. Fermando il suo monologo. Anche se molto divertente. Paolo:" Marti. Respira e fai una pausa. Qui la cosa è grave." Gli leva la mano, lasciandola con una espressione confusa. Marti:" Che intendi..."  Marti mi guarda mentre io verso una lacrima. Di tristezza. Di amore non corrisposto. Di amore solo a metà. Marti:" O merda." Si lascia cadere sul divano guardandomi. Non ho bisogno di parlare. Lei mi legge dentro. Sa già cosa sento, senza ne meno parlare. Marti:" Tu lo ami ancora. Cazzo sei nella merda ragazza." Io non rispondo. Sospiro. Quando lo visto in quel locale. Il mio mondo è crollato  Con tutte le mie sicurezze. Pensavo che mi avrebbe detto qualcosa. E invece non mi ha riconosciuta. L'ho capito dal suo sguardo. Lo sguardo che usa sulle sue nuove prede. Lo so. Glielo visto fare, mille volte. Ogni insulto, che mi gridava adosso. Non era niente in confronto, a quando lo vedevo a caccia. E mentre penso a lui guardando fuori. Con Marti che da i numeri. E Paolo che cerca di calmarla. Ho una sola certezza. Non ho mai smesso di amarlo. ____****____***____****____**** Sabato sera è finito così. Insieme sul divano. Con molte birre e molte battute. Per cercare di farmi pensare ad altro. Stamattina mi sono svegliata con Marti attaccata, tipo polipo. L'emicrania post molte birre, mi sta uccidendo. Ho bisogno di una aspirina. Scivolo via dalle grinfie di medusa, e vado in cucina. Faccio piano per non svegliare Paolo. Ma è decisamente inutile. Paolo è qui che beve il suo caffè. Paolo:" Buon giorno piccola." Mi guarda con dolcezza. Mentre Marti è fuoco e divertimento. Lui è calma e bontà. Il mix perfetto per una amicizia a tre. Cristal:" Buon giorno. Per così dire. Non penso sarà un BUON giorno." Mi siedo davanti a lui, versandomi dell'acqua. Mentre lui mi porge l'aspirina. Paolo:" Parlane Cri. Ti prometto che ti sentirai meglio." Sbuffo, bevendo in un sorso questa schifezza. Senza la quale, non potrei affrontare la giornata. Cristal:" Non c'è molto da dire. Quando l'ho visto ieri sera. Ho capito che lo amo ancora. Mi è servito un anno per farlo uscire. Lui ci ha messo una manciata di minuti per rientrare. Nel mio cuore." Spingo via il bicchiere. L'amaro in bocca, non è dovuto solo all'aspirina. Paolo:" Ora come pensi di comportarti con lui?" Cristal:" Lo eviterò. È l'unico modo." Non potrei sopportare di vederlo ancora. Il mio cuore non reggerebbe. Paolo:" Non penso che ti lascerà in pace tanto facilmente.  Ho visto il suo sguardo. Diceva "sei mia"." Sottolinea l'ultima parte facendo le virgolette con le dita. E so cosa intende. Enrico non si arrende davanti a un no. Cristal:" Non posso fare altro. Lui sì è diplomato l'anno scorso. Quindi non lo vedrò a scuola. E ne meno fuori." Lui gira il cucchiaio nella tazzina, nervoso. Senza guardarmi negli occhi. Paolo:" In realtà..." No ti prego. Paolo dimmi che non è vero. Ma lui sospira, rispondendo ai miei dubbi silenziosi. Cristal:" Cazzo è stato bocciato. Sarà nella nostra stessa classe. Cazzo ora si che sono nella merda." Mi avvicino alla finestra, e mi accendo una sigaretta. Ci mancava solo questo. Ora mi sento davvero na merda. Lo vedrò ogni giorno. Ricomincerà a torturarmi. A sbriciolare il mio cuore. Sbatto il piede a terra nervosa. In un vizioso tic, che avevo perso un anno fa. Paolo:" Calmati Cri. Troveremo una soluzione." Sorrido, ma non è un sorriso. È più una smorfia. Perché una soluzione non c'è. Cristal:" Be buona fortuna. Se la trovi fammelo sapere. Io adesso devo andare. Devo andare in officina a pulire. C'è un disastro. E lunedì devo cominciare a lavorare." Butto via la sigaretta ancora a metà. In un gesto nervoso e sbrigativo. Per poi iniziare a recuperare la mia roba. Paolo:" Tu inizia ad andare. Io sveglio la stronzetta di sopra. E ti raggiungiamo. Tanto oggi non abbiamo un cazzo da fare." Lo saluto, uscendo fuori casa. Cri:" Va bene. Allora ci vediamo dopo." Il sole promette una giornata lunga e faticosa. E lo sarà. Oggi non ho tempo di pensare a lui. Devo pensare alla mia officina. Devo tornare alla mia vita. Lui è un capitolo chiuso. Non gli permetterò di rovinarmi di nuovo la vita. Ho sudato per essere quel che sono. Ho lottato per me stessa. E lui non mi distruggerà ancora. _____*****____*****____****____ Pov Enrico Domenica ore 15:30 Sono sdraiato sul letto e penso a lei. Come ho fatto stanotte. Senza mai distogliere i miei pensieri. Sento bussare. E sbuffo, capendo che la pace è finita. Enrico:" Avanti." Il mio amico entra tranquillo. Osservandomi per capire, quanto sono messo male. Gian:" Ei amico. Tutto bene? È da ieri che non ti fai sentire." Si siede vicino a me. Invitandomi a mettermi seduto. A prepararmi al suo interogatorio. Enrico:" Si scusami. Sono stato pensieroso." Gian:" Pensi a lei vero? Quella ragazza ti ha fottuto il cervello." Con le sue parole vuole dire molto altro. È impazzito per caso? Mi fa gli occhi a cuoricini. Insinuando chissà quale sentimento, che io sicuramente non proverò mai. Tanto mano per una ragazza, come Cristal. Enrico:" Non so cosa tu intenda dire. Ma sei fuori strada. Quella ragazza mi ha rifiutato. Quindi io devo averla. È una questione di principio." Lui si porta un dito sotto il mento. Facendo finta di pensarci su. Gian:" Ci credi davvero alle stronzate che dici?"  Lo guardo con rimprovero. Facendogli capire di chiudere qui il discorso. Perché è così stupido, da farmi innervosire. Gian:" Va bene non ti incazzare. Hai già un piano?" Sorrido.  Ghigno quasi sadico. Enrico:" La conquisterò. È pur sempre una donna. E loro cedono sempre al romanticismo. Dopo che l'avrò avuta. La lascerò. Semplice e veloce." Lui mi guarda contrariato. Negando con il capo. Gian:" È un gioco pericoloso amico. Lei non è come le altre. Ti potresti bruciare." Ma che glie è preso oggi? Non lo mai sentito dire cazzate di questa portata. Enrico:" Stai blaterando amico. Tutte le donne sono uguali. Lei non è diversa dalle altre. È solo la novità." Lui annuisce, poco convinto. Pronto ad appoggiarmi comunque. Non mi interessa di quello che dice. Non mi interessa ne meno di lei. Anche se, non riesco a togliermela dalla testa. Sento il bisogno di vederla. E domani la vedrò. Domani non potrai scapparmi. Piccola e dolce Cristal 
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