V - Quarterback vs Running back

3504 Words
V - Quarterback vs Running back “Ehi ragazzi” commentò il Girdo affacciandosi alla sala da discoteca “avevamo detto di lasciare le brutte a Mike, ma stasera ce n’è di carine per tutti!” “Che coglione che sei!” disse Luca scuotendo la testa. “Occhio a quelle occupate, non fate casini e buona fortuna!” Il Girdo si buttò nella mischia, Sugo e Rusti lo seguirono e la ressa li inghiottì. Luca, invece, rimase immobile, titubante: controllò attentamente in giro sperando di scongiurare la presenza di Federica, ma era impossibile riuscirci, a causa delle luci attenuate e della confusione. Indugiò a lungo in quel tentativo, fino a quando il suo interesse non fu catalizzato da un elemento diverso. C’era una zona dove la gente ballava più affollata, un centro di gravità dello spazio, come se la maggior parte delle persone fossero magneticamente attratte da quel polo. Notò una ragazza appariscente, alta, con la carnagione scura, ma non era lei a generare quell’atmosfera particolare. Sul momento gli ricordò qualcuno, provò a evocare dal fondo della memoria chi fosse e dove avesse potuto incontrarla, ma nella confusione generale l’immagine sfumata che aveva nella mente svanì come un fuoco fatuo. Mentre rinunciava a recuperare quell’informazione, Luca intravide la ragazza vestita di rosso al centro di tutto quel movimento. Le spalline le disegnavano il corpo perfettamente, prolungandosi leggermente sulle braccia con una piccola frangia. Quell’appoggio, così lieve, metteva in risalto uno sguardo fiero e la postura eretta. La scollatura non era molto pronunciata, seguiva discretamente il seno e si stringeva in vita, grazie a due spicchi obliqui di tessuto più brillante, che partivano da dietro la schiena e giungevano di lato. Se fosse stata una ballerina, avresti detto che le cuciture indicavano il punto in cui prenderla per sollevarla in volo. Da lì, l’abito scendeva sui fianchi allargandosi ampiamente sulle gambe fin sopra il ginocchio. Luca la osservò fino a che lei non si fermò per riprendere fiato. Gli amici che la circondavano la trattavano con cura, le sorridevano, scambiavano con lei qualche parola o qualche gesto scherzoso e avevano volti puliti e gentili. Improvvisamente, lei sparì dalla sua visuale per ricomparire a uno dei tavoli intenta a un brindisi. Fu allora che Luca la riconobbe: Alice. Il trucco marcato e i capelli sciolti l’avevano ingannato, ma adesso – osservandola meglio nonostante la luce soffusa del locale – riusciva a scorgere il piccolo neo sulla guancia sotto l’occhio destro e persino a distinguere quel vago accenno di lentiggini che l’aveva incantato. I capelli neri, lunghi, le cadevano davanti alle spalle, lucidi sotto le variazioni cromatiche dei fari, che la facevano risplendere, nell’insieme, come un rubino. Sembrava assorbire l’energia positiva che la circondava e disegnava lo spazio con la sua presenza. Preso da un’ansia esteriormente non visibile, ma interiormente scomposta, Luca continuò a seguirla da quella posizione, spostandosi lievemente solo per recuperare ogni volta la visuale migliore su di lei. Non era l’unico a guardarla e notò che in molti le rivolgevano attenzioni. Si ingelosì… Chissà con che diritto, poi?! Provò a escogitare varie scuse per forare la barriera delle persone che la circondavano, ma si immaginò di essere, in sequenza, una marea contro una diga, un folle contro delle guardie del corpo, un ladro di fronte a una porta blindata. Gli tornò in mente anche il rifiuto di Alice allo stadio… non avrebbe voluto ripetere una scena imbarazzante sotto gli occhi di tutti… Il tempo passava, il Girdo, Sugo e Rusti non si vedevano, Mike non l’aveva ancora raggiunto: era la sua occasione. Non gli sarebbe più capitato di incontrarla per caso, ma era paralizzato. Il cuore accelerò; cercando di trovare la forza per andare da lei si passò una mano sulla testa. Di nuovo, lì vicino, vide la ragazza mulatta, col fisico da atleta, e finalmente si ricordò di averla vista allontanarsi quando era andato incontro ad Alice allo stadio. Perché si è allontanata, quella volta? Aveva voluto lasciarli soli? Figurati! Però magari stavolta lo avrebbe aiutato… Potrei chiederle di presentarmela... Si infilò nella pista deciso a raggiungere l’amica di Alice. Mike e Marika erano seduti al bar da almeno mezz’ora. Marika sorseggiava lentamente il suo drink e ci stava palesemente provando, Mike si era fatto un altro moijto e una vodka alla pesca, e aveva già deciso che quella sera ci sarebbe stato. “Andiamo a ballare?” Si alzò e la prese per mano. Lei non aspettava altro. Mike però si bloccò: “Un momento” disse. La tirò verso il bancone del bar, si fece dare un’altra birra e si spostarono nell’altra sala, non prima di offrirsi in posa, abbracciati, ai fotografi della discoteca. Marika mise le braccia attorno al collo di Mike, avvicinandosi a lui senza nascondere le proprie intenzioni. Mike un po’ le dava corda, un po’ la teneva sulle spine. Quella sera era soltanto lui a guidare il gioco, il quarterback, e tutti sarebbero dipesi dalla sua regia. Era ora che anche Luca capisse che senza di lui non ci sarebbe mai stato nessuno ad andare in meta... Cazzo! Marika lo baciò. Nel momento in cui le loro bocche si toccarono, Mike ebbe un momento di lucidità e si staccò istintivamente, senza dire niente. Marika parve scocciata e provò di nuovo a baciarlo, strusciando le tette contro di lui, ma il gusto rancido di alcool della bocca di Mike le fece schifo. Lui faceva fatica a rimanere concentrato, si sentiva leggero, euforico. Incurante della reazione di Marika, le mise una mano dietro la testa e la schiacciò contro di sé, fino a sentire il sapore sintetico del suo lucidalabbra. Quando finirono, decisero di non riprovarci, non subito. Non ci fu bisogno di dirselo. Non era stato bello, non era stato “l’incastro giusto”. Per deviare l’imbarazzo, Marika colse l’occasione di trovarsi poco distante da Allyson: “Vieni, ti faccio conoscere la festeggiata… Ally, ti presento Mike.” “Piacere!” disse lei allegra. Mike la squadrò da cima a fondo, senza educazione. “Il piacere è mio!” esclamò, stritolandole la mano. Annebbiato dall’alcool, non pensò nemmeno di farle gli auguri. Allyson guardò malissimo Marika, la quale tentò di giustificarsi: “Gioca con mio fratello, è il quarterback...” Fortunatamente, Allyson fu subito invitata da alcuni amici a ballare, così ebbe la scusa per andarsene senza degnare Mike di un saluto e facendo un segno di disappunto alla sua amica. “Potevi evitare di squadrarla in quel modo!” disse Marika. “È lei che si fa guardare, cazzo, vestita tutta di rosso!” “Non è carino provarci con me e sbavare per lei, sai?!” “Sei tu che ci stai provando!” la sfotté Mike, ormai senza freni. “Vaffanculo!” “Dimmi che non ti è piaciuto...” “Vuoi che te lo dica? Mi ha fatto schifo! Baci di merda!” In quell’istante, Mike notò che Luca stava parlando con una ragazza di quelle che non passano inosservate, che si distingueva dalle altre per il colore scuro della sua pelle. Lei sorrideva e scuoteva la testa. Pareva che si conoscessero. E quella chi è? Di nuovo la nube tossica di un Luca vincente gli offuscò i pensieri, bloccò per un braccio Marika, che si stava allontanando, e la trascinò con sé. “Lasciami, mi fai male!” tentò di dirgli Marika, spaventata. “Stasera si fa come dico io” disse Mike. Spinse Marika esattamente in mezzo tra Luca e l’altra ragazza e spostò quest’ultima di peso, occupando il suo posto. “Scusa” le disse con sarcasmo, poi si rivolse a Luca come se lei non esistesse più: “Ehi Luca, ti presento la sorella del vecchio Steve!” Christine stava per reagire, ma appena si rese conto che Luca e Mike si conoscevano disse ad alta voce: “Col cavolo che ti do il suo numero, idiota!” poi girò i tacchi e si dileguò. “Il numero di chi?” chiese Mike annebbiato. “Che cazzo ti è saltato in mente?” rispose Luca. Provò a seguire Christine, ma Mike gli sbarrò la strada: “Ah, lascia perdere quella…” gracchiò. “Mike, stavo parlando, cosa ti è preso?” Mike alzò la voce: “Hai capito cosa ti ho detto? È la sorella di Steve…” disse indicando Marika. Lei sembrava remissiva, ma in realtà stava solo assaporando la sua vendetta. “Quello che gioca con noi?” domandò Luca confuso. “Esatto! Marika, ti presento Luca, è a lui che dobbiamo le vittorie dei Rockets!” e fece una specie di inchino che pareva proprio una presa per il culo. La nemesi di Marika era pronta, servita su un piatto d’argento: “Certo, ti conosco ovviamente” disse rivolta a Luca. Gli strinse la mano e gli diede un bacio plateale sulla guancia, aggiungendo: “Complimenti, un vero piacere conoscerti personalmente.” Poi si voltò verso Mike: “Tutti conoscono Luca, è il migliore della squadra. Da quando c’è lui si vince tutto. Il vero perno del team!” Luca era rimasto interdetto. “Piacere mio…” balbettò “come hai detto che ti chiami?” “Marika” disse lei seduttiva. “Adesso vi lascio, devo assolutamente andare a bere qualcosa… Ciao Luca!” Mike era infuriato. Sembrava che volesse andare dietro a Marika, ma Luca glielo impedì: “Cosa diavolo stai combinando, Mike? Smettila di bere e lascia in pace quella ragazza.” “Chi cazzo sei tu per dirmi cosa devo fare?! Non rompere i coglioni e lasciami stare!” Mosse qualche passo, barcollando e appoggiandosi a uno dei tavoli, sotto gli occhi di un gruppo di ragazzi perplessi. “Quella stronza…” disse. Poi impugnò una bottiglia di spumante e continuò a voce alta: “Ehi, Luca, hai capito? Ti conoscono tutti!” Luca fece un cenno alle persone del tavolo, chiedendo un po’ di comprensione, Mike bevve a collo dalla bottiglia e urlò: “Brindiamo al grande campione!” ma nessuno se lo fumò. “Ehi, avete sentito?” disse rivolgendosi a quelli vicini: “Brindiamo al grande campione, ho detto!” Subito dopo ebbe ancora un cambiamento repentino, ingurgitò un altro sorso di vino e mise un braccio attorno al collo di Luca come se dovesse confidargli un segreto: “Hai visto che figa la tipa rossa? Altro che la cinna di prima...” “C’è qualche problema qui?” chiesero minacciosi due buttafuori. “No no, grazie, è tutto a posto, ci penso io!” si affrettò a rispondere Luca. “Ci pensi tu un cazzo!” reagì Mike. “Adesso vado dalla tipa rossa e me la faccio, così si capisce chi è che conta, qui!” Luca si irrigidì, lo prese per la maglia e gli parlò guardandolo negli occhi: “Cazzo Mike, per stasera hai fatto abbastanza il coglione. Adesso basta! Non fare casini, ok?!” La tensione aveva fatto salire l’adrenalina a entrambi, cosicché Mike riuscì a parlare con un barlume di lucidità, anche se i suoi comportamenti rimanevano aggressivi e sconnessi. “Oh oh, il fighetto della squadra è geloso! E perché mai dovrei darti retta? Sei il suo ragazzo per caso? State insieme e io non lo sapevo? No, vero?! Si dà il caso che io la conosca, invece!” “Anch’io la conosco, idiota! È quella di cui ti ho parlato dopo le gare. Si chiama Alice...” “Vedi che spari delle cazzate?! Si chiama Allyson. Allyson! Non Alice… che cazzo vuoi da me? Me lo dici? Vuoi comandare anche qui? Sono io il capitano della squadra!” gli urlò in faccia. “Io! Hai capito? Stai al tuo posto, cinno!” Dicendo così, lo spinse violentemente. Luca fu colto di sorpresa e dovette spostarsi di un paio di metri per mantenere l’equilibrio. Mike si fece immediatamente strada a cucci e spintoni tra la gente in pista, arrivò da Allyson e la girò verso di sé tirandola da dietro. “Ehi, tu… Allyson, vero? Ecco, l’avete sentito tutti?” urlò. “Si chiama Allyson!” La gente lo guardava scioccata, sembrava un pazzo. Marika era seduta al tavolo con degli amici, dove il Girdo aveva appena iniziato ad attaccare bottone con una ragazza. Si erano avvicinati anche Sugo e Rusti, subito prima che il gruppo avesse incominciato a preoccuparsi per Allyson, e il Girdo ne approfittò per infamare Mike e fare il figo: “Tranquilla… è uno che conosco. È un coglione! Adesso ci pensiamo noi… Come hai detto che ti chiami?” “Sara” rispose lei. “Ok Sara, vado a riportare la calma e torno. Non scappare eh? Sugo, Rusti!” Fece un cenno indicando Mike con la testa, e gli altri due lo seguirono. Allyson, arrabbiata e per niente intimorita, sfidò Mike guardandolo negli occhi: “Ancora tu? Lasciami in pace, ok?!” “E perché? Non vuoi venire a bere qualcosa con me?” “Non ho nessuna intenzione di farlo!” “Porca puttana, Mike, lasciala stare!” gridò Luca afferrando Mike per le spalle e trovandosi, così, vicinissimo ad Allyson, senza sapere se l’avesse riconosciuto. “Allyson o Alice?” le chiese. Nel caos generale, lei non capì, mentre Luca, distratto, beccò una gomitata da Mike, che si divincolò in malo modo. “Allora potremmo ballare un po’ insieme” insistette Mike, strattonando Allyson verso di sé. Lei si oppose con entrambe le braccia e provò a spingere con tutta la forza che aveva, ma non ottenne alcun risultato. “Smettila! Chi cazzo sei tu?!” urlò. In quel medesimo istante accaddero molte cose insieme. Alcuni degli amici di Allyson, tra cui Gabriele e Marco, presero di forza Mike e lo staccarono da lei. Prima che chiunque se ne potesse rendere conto, Mike tirò un pugno verso Gabriele, colpendolo solo di striscio. Luca, furioso, aveva fatto cenno agli altri tre e si era avventato su Mike, prima che scoppiasse la rissa. Cinturò Mike da dietro e, con l’aiuto dei suoi amici, riuscì abbastanza agevolmente a bloccarlo. Nel frattempo, giunsero anche gli uomini della sicurezza, ma Luca riuscì a dileguarsi un attimo prima che intervenissero a cacciare fuori Mike e gli altri senza complimenti. Appena la situazione fu di nuovo tranquilla, andò da Allyson, notando che i suoi amici erano scattati, pronti a reagire a qualunque mossa avesse fatto. “Volevo scusarmi” disse. “Scusa, spero che non ti abbiamo rovinato la festa. Scusate tutti!” Aveva il fiatone e il cuore andava a mille, ma non per la rissa. “Allyson, vero? Non Alice. Io sono Luca.” “Allyson” annuì lei, confusa. Poi le venne da sorridere e abbassò gli occhi. “Beh, buon compleanno!” disse lui indietreggiando. Sparì tra la folla, ricomparve salendo i gradini della pista e scomparve definitivamente imboccando il corridoio di uscita. Fuori Mike stava imprecando. Un attimo dopo, calata l’adrenalina, si poggiò contro un cassonetto della spazzatura e vomitò. “Merda, Mike, che coglione!” disse Sugo. “Che schifo!” gli fece eco Rusti. Dopo pochi passi, Mike si accasciò ancora reggendosi a una colonna del portico, e vomitò di nuovo. Dovettero darsi il cambio a coppie per trascinarlo verso le macchine. Con quel peso morto sulle spalle, la strada sembrò interminabile. “Lo sapevo che ’sto idiota ci rovinava la serata!” disse il Girdo arrabbiato. “Quella tipa, Sara, sono sicuro che ci sarebbe stata!” “Chi era pure?” chiese Rusti. “Quella coi cappelli rossi ricci...” “Girdo, quella non te le dava neanche se la drogavi!” lo sfotté Sugo. “Per me, comunque, era meglio la mulatta” commentò Rusti. “E te Luca? Chi è che guardavi, che sei rimasto imbambolato mezz’ora…” disse il Girdo. “Io… no, niente, controllavo che non ci fosse Federica...” “Ma se avevi la bava alla bocca!?” “Beh, Marika, la sorella di Steve, non è niente male...” Mentiva. Non voleva finire in pasto ai suoi amici. “Marika? Non l’ho notata.” “Allora dev’essere veramente un cesso!” disse Sugo. “No no, è carina” intervenne Rusti. “Era lì nello stesso gruppetto… Ho fatto appena in tempo a chiederle il nome...” “Sì, è carina…” continuò Luca, mentre visualizzava il volto di Allyson. Era riuscito a parlare a Christine, ma non aveva ottenuto il numero che voleva... “Se te lo do, mi ammazza. Chiedilo a lei!” gli aveva detto. Era sicuro che alla fine avrebbe ceduto, se non fosse arrivato Mike a rompere. Dopo, però, tutto aveva preso una piega inaspettatamente positiva: Marika sarebbe stata un ottimo aggancio; in più, aveva scoperto anche il vero nome di Allyson. Non sarebbe stato difficile trovare il modo di contattarla di nuovo. Improvvisamente si sentì invadere da un senso di euforia e divenne addirittura… felice. “Beh, in fondo è stata una gran serata, non trovate?” disse. “Ma sei scemo?” rispose il Girdo. “Io ho bevuto e adesso mi tocca guidare la macchina del cretino per riportarlo a casa…” poi si rivolse a Mike: “Se mi ritirano la patente, ti rendo invalido, idiota!” Mike non lo sentì nemmeno, la sua testa era completamente spenta. “Tranquillo, Girdo, avrà la sua punizione. Mi sa che domani il coach sarà lievemente incazzato” disse Luca. “Ci credo! Secondo me, domani, Mike non lancia neanche una nocciolina!” scherzò Rusti. Nel frattempo arrivarono alla macchina. L’intero giro della città costò a Luca quasi un paio di ore, tra andare da Mike, mascherare le cose a sua madre, e accompagnare gli altri tre. Appena rientrato in casa, senza neanche spogliarsi, accese il computer. Sulla Home di f*******: cercò: Christine Riconobbe la prima dell’elenco e le chiese l’amicizia. Fu ancora più facile con Marika, perché di lei sapeva anche il cognome. Poi, timoroso, scrisse: Allyson Uscirono vari nomi. Facilmente individuò la sua Allyson: Guglielmi, appuntò mentalmente. Entrò nella sua pagina, ma le restrizioni della privacy erano attive: Se conosci Allyson inviale una richiesta di amicizia. A questo punto, però, si fermò. Non gli sembrava il tipo di ragazza che concede l’amicizia così alla leggera. Per quel giorno, il bottino era stato abbondante oltre ogni previsione, perciò scrisse solo un post sulla sua bacheca: E ogni volta sei tu che sali dalle acque.3 Tra le amiche di Allyson, non si era fatto altro che parlare di quel gran figo che era stato così carino da tornare indietro e chiedere scusa. Christine aveva svelato, allora, che il tipo ne voleva da Allyson, raccontando l’episodio dello stadio e mandando le ragazze in delirio. Gli amici maschi l’avevano presa in giro, senza nascondere di essere gelosi, e la punizione era stata di farla bere parecchio, con la scusa di un brindisi sempre diverso dall’altro. Poi Allyson aveva aperto il regalo che le avevano fatto tutti insieme, su iniziativa del gruppo scout: un teleobiettivo da sogno, l’ultimo modello dei semiprofessionali Canon. Allyson uscì dal locale stremata. Roberto e Bethany, i suoi genitori, l’aspettavano sulla loro nuova Giulietta, poco lontano dall’Hobby One. Erano quasi le tre del mattino, ma avevano deciso di andare a prenderla insieme, perché volevano partecipare, in qualche modo, alla sua festa di compleanno. Oltre a lei, dovevano portare a casa anche Sara e Christine. Appena entrata in macchina, Allyson si tolse le scarpe. Le stava salendo un gran mal di testa, ma fortunatamente aveva una bottiglia d’acqua nella borsetta e una riserva di Moment per le necessità, a cui decise di attingere nonostante tutto l’alcool che aveva bevuto. “Papi, mami, grazie del regalo” disse. “È stata una serata magnifica!” I suoi genitori, però, proprio non ci stavano a lasciarla in pace e la incalzarono di domande, ma lei era sfinita. Furono le amiche a riferire della serata, dell’incidente con Mike e della cavalleria di Luca. La mamma, che all’inizio si era preoccupata, ora sembrava eccitata, mentre suo marito le prese in giro per il loro strano modo di fare colpo sui ragazzi. Accompagnarono prima Christine, poi Sara. La famiglia di Allyson viveva in una bella villetta sulle prime colline di Bologna, all’inizio della salita che portava al grande parco di Monte Donato, appena fuori dalla città. Il cancello di casa si aprì automaticamente, ma Roberto parcheggiò nel cortiletto, diversamente dal solito. Allyson era troppo stanca per chiedersi il perché, aprì la portiera e scese dall’auto a piedi nudi. Nel frattempo, anche suo padre era sceso. Si avvicinò alla moglie, l’abbracciò e insieme le dissero: “Auguri, tesoro!” In quel momento la porta del garage cominciò ad aprirsi. Allyson fissò stupefatta i suoi genitori mentre le facevano per l’ennesima volta gli auguri, senza capire il perché. Ma non si erano stancati, ancora?! Aveva solo voglia di buttarsi sul letto e l’effetto dell’alcool le annebbiava la mente e i pensieri. Improvvisamente, si trovò di nuovo investita dalla luce dei fari, tanto che dovette strizzare gli occhi e non riuscì subito a distinguere i contorni di ciò che si stava materializzando. Per prime, riconobbe le pinze dei freni e la forcella, perché riflettevano una luce dorata più calda e brillante. Poi osservò le ruote scure con il motore nudo nel mezzo. La lieve inclinazione del manubrio permetteva di distinguere bene l’inconfondibile doppio faro anteriore. La parte del serbatoio era bianca e sul fianco Allyson lesse a chiare lettere, quasi senza crederci: Triumph; la zona posteriore, invece, non si vedeva benissimo, ma era sicura che ci fosse scritto: Street Triple. A uno degli specchietti era appeso un casco, anch’esso bianco, sul cui retro si poteva scorgere la parola “Ally” scritta con lo stile di un graffito in colori d’oro e d’argento. I suoi genitori la osservarono divertiti, provando a immaginare cosa le stesse passando per la testa. Era bello vederla così, leggermente di traverso davanti al suo regalo, con un abito elegante e i piedi nudi. Sembrava una di quelle bambole con cui giocano le bimbe, che sono sempre vestite bene, ma non hanno mai le scarpe ai piedi. Con loro grande sorpresa, però, invece di andare di corsa verso la moto, Allyson si diresse nuovamente verso di loro, muovendo i passi lentamente, indicando dietro le sue spalle col pollice e biascicando: “È... è per me?” “Ebbene sì” confermò suo padre. Lei si voltò verso la moto, paralizzata. “Volevamo farti una sorpresa, ma tu ce lo impedisci sempre…” disse sua madre. “Ma mi avevate già regalato la festa!” rispose Allyson incredula. “Appunto! Quella ce l’hai chiesta tu, ma volevamo qualcosa che non ti aspettassi per niente!” “Non sai che fatica mantenere il segreto in questi giorni! Allora ti piace?” proseguì suo padre entusiasta. “Dai tuoi accenni ci sembrava la tua preferita, vero?” “Papà, mamma... è un sogno! Non posso crederci! Grazie!” corse loro incontro e li abbracciò. “È stupenda!” sussurrò mentre stringeva sua madre e si faceva stringere da suo padre. “Non me l’aspettavo proprio!” “Vieni, te la illustro.” Suo padre le spiegò le caratteristiche principali e gli accessori. “Infine qui c’è il piccolo lunotto sopra i fari, che rende il muso infinitamente più bello e, come sai, l’abs è di serie, così non ti schianti. A proposito, è già depotenziata per te.” “Ed è già assicurata, così domani, se vuoi, puoi provarla... Ma mi devi promettere che sarai prudentissima e che non mi farai stare in pensiero!” concluse Bethany. “Certo ma’: ti scrivo un messaggino ogni cinque minuti, anche mentre guido, ok? Così stai tranquilla!” Poi fece una pausa. “Se avessi le forze farei un giro adesso.” Prese il casco e se lo mise, le andava alla perfezione. La mamma la guardò orgogliosa: “Sei bella anche col casco.” Frastornata e felice, esaltata per il regalo e prosciugata di ogni energia residua, Allyson raggiunse la sua camera, trascinandosi su per le scale. Si struccò alla buona e fece la doccia il più velocemente possibile. Prese sonno istantaneamente, ma gli ultimi pensieri si spensero come un led con un po’ di ritardo e l’immagine di Luca cominciò a fare capolino nei suoi sogni notturni.
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD