15 - AZRAEL JEAN

1056 Words
Me lo disse appena laureati, mi portò a casa della sua famiglia. La sua bellissima famiglia, con un padre e una madre amorevoli, due sorelle e due fratelli. Mi si strinse il cuore, mi faceva male vedere che esistevano realmente le famiglie unite e amorevoli. "Li vedi tutti loro?" Mi chiese Adriel. Annuii. "Ebbene, se vuoi essere il mio manager c'è questa regola. Niente droga, perché la mia immagine sarà legata a te. Se ti droghi io finisco nei casini e la mia carriera verrebbe rovinata. Lo vedi mio padre?" Chiese. "È un brav'uomo." Sussurrai malinconico. Era un vero padre. "Ebbene! Sto cercando di realizzare il suo sogno. Campione del Brasile e campione del mondo." Affermò. "Tu lo sai Ezra. Mi sto laureando in medicina perché ho un sogno, voglio diventare un medico. Ma voglio anche esaudire il sogno di mio padre, per questo sono João Suarez, per lui. Quindi ti prego, se non ti ami abbastanza e non vuoi avere cura di te. Fallo almeno per me! Non fotterti la vita con quella roba." Mi chiese. "Come farai a dividerti tra medicina e calcio poi? Sei un'ipocrita pretenzioso se pensi di poterlo fare." Gli dissi cinico. Lui sospirò. "Mi laureo con il mio nome completo: Adriel João Keller Suarez. Adriel sarà il medico, si dedicherà alla ricerca per un bel po di tempo. Lavorerà come consulente nella squadra così imparerà ancora fino a quando João non avrà realizzato i sogni di mio padre." Mi disse. "È così importante per te?" Gli chiesi. "Mio padre ha una bomba a orologeria in corpo Ezra. Ha avuto il cancro e nonostante riescano sempre a ripulirlo con interventi e chemioterapie, non riusciamo mai a rilassarci completamente. È debole! Per cui voglio esaudire il suo sogno prima che ci lasci completamente." Mi rivelò. "Sta morendo?" Chiesi dispiaciuto. "Non ancora e spero che il tumore non torni. È anche vero che ho studiato medicina e so che non posso illudermi." Affermò. "Sono bravo in ciò che faccio Adriel, permettimi di essere il tuo manager. Ti farò arrivare ai mondiali e ancora di più, ti farò realizzare il sogno di tuo padre." Gli dissi commosso. "Giurami che non ti drogherai e sarai il mio manager, il mio amico e un figlio per i miei genitori. Mia madre adora mio fratello Daniel, proprio come i suoi figli. Lo stesso farà per te." Mi disse. "H-Hai un altro fratello?" Chiesi. Annuii. "Non di mamma, ma sempre di mio padre, si." Mi rispose, quindi anche la famiglia di Adriel non era perfetta, tuttavia... "Corinna anche è stata adottata. Noi, non lasciamo nessuno indietro." ...Tuttavia era famiglia. Pensai sorridendo ad Adriel. "Giuro non mi vedrai mai con una canna in mano o con una striscia." Gli dissi. Ce la potevo fare! Una famiglia vera in cambio di una vita allo sbando in preda della droga, l'avrei sempre accettata. Le parole di Adriel mi avevano dato una speranza. Non si doveva per forza di cose essere una famiglia perfetta per essere accettati e amati. Si doveva semplicemente accettare le persone come erano e io volevo entrarci nella sua famiglia. Così divenni il suo manager e lui fu il mio primo cliente e quello che mi portava più soldi. Ci laureammo insieme, ma io decisi di continuare a studiare. Avevo avuto l'occasione per tornare a Parigi. Mi avevano offerto un contratto per uno stilista francese, tornato a casa sarei potuto tornare al mio primo amore, la letteratura. Avrei fatto domanda alla Sorbonne e avrei ricominciato con piacere a studiare. Adriel anche mi dava soddisfazioni, lui era un campione innato! Poi era bello, sexy e aveva dei valori. Portò parecchie vittorie al Santos, si faceva notare. Non sempre si faceva intervistare, se lo t era per promuovere degli eventi sociali importanti. Parlò una volta della squadra di suo padre crianças de rua, ricordando che Pedro era stato un giocatore e che adesso raccoglieva i ragazzi delle favelas di Rio e insegnava loro a giocare a calcio per avere integrità e una cultura. Una seconda volta sostenne le adozioni, lui aveva una sorella adottata. Nonostante avesse una sorella e due gemelli naturali, i suoi genitori avevano voluto dare una famiglia a chi ne aveva bisogno. Alla premiazione come miglior cannoniere dell'anno, ci presentò un giorno tutti, me compreso e non Daniel che avevo conosciuto, come la sua bella famiglia allargata. João Suarez era ammirato e amato da tutti. Dove c'era il bello, c'era anche il cattivo tempo. E come era amato dai suoi fans, João era anche preso di mira dagli arrampicatori sociali. Riuscivo a tenerlo lontano da quasi tutti, fino a quando uno di questi non lo danneggiò proprio dall'interno della società calcistica. Guadalupe uno dei fisioterapisti della società lo aveva infatti sedotto e adesso era incinta. Proprio in vista delle convocazioni alla nazionale per i mondiali. Volevo aiutare Adriel ma liberarsene prima della mia partenza. “Le dirò di abortire!” Mi disse nervoso. “Aspetta.” Gli dissi. “Se i nostri sospetti sono veri, potrebbe metterti in cattiva luce con i media. Adesso che c'è in ballo la nazionale ci andrei piano. Aspettiamo le convocazioni e il primo ritiro. Poi le chiediamo l'aborto. Sono sicuro che un assegno proficuo la farà ragionare." Proposi. "Poi?" Chiese lui. "Tranquillo, la sistemo prima del mio rientro a Parigi." Mi dissi sicuro, avrei chiamato Daniel. Gli avrei chiesto un contratto di non divulgazione. “Nel frattempo ti lascio Juan come procuratore. Vedrai che saprà gestire i tuoi affari in mia assenza.” Gli dissi. Avevo costruito un mio piccolo impero in quei tre anni e non avrei permesso al mio nuovo obbiettivo di togliermi tutto. Ero abbastanza scaltro da sapermi muovere e cercare persone fidate che lavoravano per me. "Quando tornerai?" Mi chiese Adriel improvvisamente. "Fra tre anni! Voglio laurearmi in letteratura." Risposi prendendo una liquirizia e masticandola. In presenza di Adriel non potevo neanche fumare una classica sigaretta "Non andavi per un sevizio fotografico di Pierre Chateau?" Chiese. "Ne approfitto! A Parigi non avrò più l'influenza del vecchio e farò ciò che mi piace." Disse. "Cazzo fu lui a mettermi un libro in mano a dieci anni. Se non mi avesse fatto appassionare alla letteratura, avrei deciso diversamente." Dissi divertito. "Che dire. In bocca al lupo!" Mi disse complice. “Avrò successo, come sempre.” Dissi nello stesso tono.
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD