Ero un vagabondo scanzonato e irresponsabile! Lo sapevo. I miei padrini più volte avevano cercato di salvarmi. Ma non volevo essere salvato da loro, per queste cercavo sempre i guai e i casini, trovavo sempre un modo per attirare la situazione su di me, con una canna di erba, di quella che mi sballava, o con una striscia di polvere. Ero incauto! A sedici anni dopo il baccarat avevo anche rischiato di entrare in gattabuia per spaccio! Solo perché mi avevano trovato cin un sacchetto di erba addosso! Poliziotti bastardi.
Lo zio Jean Jaques preoccupato per me, mi aveva mandato da Horacio Gonzales, ex marito di mamma e mio tutore, in Brasile dove al momento viveva e lavorava.
Arrivato in Brasile con aria beffarda ero stato catapultato in un mondo nuovo. Pensavo in Brasile di avere più libertà e anche di poter accedere più facilmente ad avere delle strisce o un po' di erba buona. Ma Horacio aveva deciso già per me. Anzitutto mi ricordò che ero ancora minorenne, per cui si faceva come comandava lui e sarei andato all'università. Mi andava bene, mi piaceva studiare, nonostante fossi propenso alla letteratura, accettai la sua richiesta facendo i test di ingresso e chiedendo di entrare alla facoltà di economia. Come seconda premura, lo zio Horacio decise anche di assegnarmi un mastino. Adriel João Suarez, studente esemplare e promessa del calcio a Rio de Janeiro, pelle mulatta, occhi grigi scuri, capelli ricci e neri e aria elegante, aveva un anno e mezzo più di me.
Ovunque sarebbe andato lui, ci sarei stato anche io.
"Mi farai controllare da lui."
Non lo ammise, ma ne ebbi la conferma quando ci trasferimmo a Sao Paolo e iniziammo l'università.
Adriel mi stava addosso ovunque andassi, non avevo soldi e non potevo farmi di droghe facilmente.
Anche con i nostri coinquilini furono avvertiti da Adriel.
"Ha sedici anni. Non stategli addosso e tenetelo lontano dalla cattiva strada." Disse ai tre che vivevano con noi.
Fortunatamente Blanca la pensò diversamente. Gli piacevo.
Cazzo sapevo di essere un bel ragazzo e nonostante la mia giovane età, le donne preferivano me agli uomini più maturi.
La mia pelle olivastra, i capelli neri, gli occhi grigio azzurri, il mento squadrato ed elegante. Tutto era completato da un fisico niente male, sia per costituzione che perché allenato. Adriel mi portava dietro con sé agli allenamenti senza pensare alla mia resistenza. Avrei dovuto ringrazialo, così facendo avevo messo su un po' di muscoli. A Blanca piacevo, infatti mi montava senza crearsi il problema se ero ancora minorenne per lei. Mi scopava e mi fotografava, prima, dopo e durante il sesso anche.
Fu grazie a lei che entrai nel mondo della moda. Le sue fotografie erano state notate da un'agenzia, non per la bravura di Blanca, ma per il soggetto usato. Fu grazie a lei in pratica se divenni un modello! Così negli anni universitari riuscii a trovare delle scorte di droga, tra un set fotografico e l'altro, quando Adriel non riusciva a controllarmi.
Tra me e lui si era creato un rapporto di odio e amore. Adriel infatti pretendeva che non mi drogassi, che mi trattassi bene e forse che mi amassi. Non me lo disse mai! Ma lo compresi nelle sue parole dopo la laurea di entrambi. Per quanto papà Horacio non mi dava disponibilità liquida, il mio lavoro di modello mi dava modo di guadagnare più di lui, avevo un'innato senso del denaro. Per cui investivo i soldi che guadagnavo, triplicandoli e anche divertendomi.
Aprii una mia agenzia, non di modelli, non ero stupido, sapevo che la bellezza prima o poi mi avrebbe abbandonato, proprio come era successo a mia madre.
Aprii un'agenzia come manager sportivo. Grazie ad Adriel c'ero dentro e lui fu il primo sportivo che seguii. Gli feci un contratto col Santos invidiabile, inoltre gli trovai degli sponsor tra i nomi più importanti degli articoli sportivi. Indossava scarpe e abbigliamento sportivo della Puma, intimo e jeans della Calvin Klein, che sponsorizzava anche come modello. Manipolavo il tempo libero del mio amico che mi chiedeva una sola cosa in cambio. Non drogarmi.