13 - ADRIEL JOÃO

1231 Words
Mio figlio Pedro nacque il luglio di quell’anno. Lo trovai perfetto e la sua nascita unì tutta la mia famiglia. Anche i gemelli lo trovarono irresistibile, tranne quando piangeva di notte ovviamente. “Pedro è stupendo.” Mi disse mamma quando fummo soli. “Posso perdonarti di avere sposato quella ragazza e aver messo su famiglia così presto.” Mi disse mamma. Sospirai. “Sappi che anche a me non piace Guadalupe.” Le rivelai. “Mi ha incastrato con il bambino, ho fatto tutto in sordina perché Ezra doveva preparare un contratto di non divulgazione e per proteggere me e il bambino.” “Non stavate insieme?” Chiese mamma. “Solo un avventura. Guadalupe era una delle assistenti del fisioterapista.” Rivelai. “Lo dicevo che non mi piace.” Disse mamma. “Neanche a me! Ma è la mamma di Pedro e me la farò andare bene.” Dissi. “Darai un fratellino a Pedro?” Mi chiese mamma. Sospirai. “Non penso proprio! Guadalupe già non vuole più lavorare e come vedi è insofferente a Pedro. Dovrei riprendere gli allenamenti col Santos anche, ma Ezra mi ha detto che mi sta promuovendo a Parigi.” Rivelai. “Gli hai detto del desiderio di tuo padre?” Chiese mamma sorpresa. “Assolutamente no! Penso Ezra lo abbia fatto per sé stesso. La vita da modello non lo appaga come quella di procuratore e imprenditore.” Affermai. “Accetterai la proposta?” Chiese mamma. “Dipende anche dal Santos. Potrebbero non volermi lasciare andare, al momento sono ancora sotto contratto con loro.” Speravo infatti che la mia squadra non accettasse nessuna proposta all’ estero, anche questo dipendeva probabilmente dalle cifre che offrivano per il mio contratto. “Tu mi raccomando, tieni d’occhio Guadalupe in mia assenza.” Il campionato riprese e con esso anche le partite, trascorrevo le mie giornate tra Sao Paolo, Rio e i paesi dove andavamo in trasferta. Poi a Natale arrivò la notizia. Il Santos mi aveva ceduto al Paris Saint Germain per una cifra esorbitante. Entro stato richiesto in Europa ancor prima che iniziasse il mondiale. Ero titubante dal volere accettare. Papà stava ancora facendo le chemio per pulirsi dal vecchio tumore, Pedro era piccolo e sicuramente se avessi portato Guadalupe a Parigi se ne sarebbe fregata di nostro figlio. Purtroppo mio padre come tutti coloro che seguivano il calcio, seppe del mio rilascio al Paris Saint Germain prima che potessi parlane con mamma. “In Europa. Andrai in Europa.” Esultò papà felice per me. “Non lo so papà. Pedro è ancora piccolo, ha pochi mesi.” Dissi. “Penseremo noi a lui. Sono bravo con i bambini.” Disse papà. “E quando crescono il problema.” Sussurrò cinico Sachiel. Il suo commento mi fece capire che papà ancora non aveva provveduto a creare un legame più solido con i gemelli. Purtroppo non avevo più controllo su di loro. A casa sembrava avessero accettato la mia partenza molto prima di me. Così a gennaio partii per Parigi. Andai a vivere a casa di Ezra. Un bilocale a Montmatre dove a quanto pareva era vissuto con sua madre fino a sedici anni. Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più ampio e curato. Il professor Gonzales era sempre stato estremamente attento con Ezra che mi stupii di quel degrado. “Tua sorella?” Chiesi al mio amico. “Lei non vive qui da anni.” Mi informò. “Vive con…” ipotizzai non menzionando sua madre di cui raramente parlava. “Mia sorella vive in un convento. Vorrebbe prendere i voti, ha iniziato il noviziato per diventare suora.” Mi informò. Ne rimasi sorpreso. Non perché non potesse, ma conoscendo Ezra che si concedeva a donne e uomini, l’idea di una sorella religiosa e devota a Dio mi sembrava strana. “Capisco. Ma cercherò lo stesso di non darti disturbo. Il tempo che mi inserisco e prendo un mio appartamento.” Dissi. “Non dirlo neanche. Staremo qui insieme, poi se per te è piccola questa casa basta che me lo dici e ne cerchiamo un’altra.” Mi disse “È di tua proprietà?” Chiesi non spiegandomi perché Ezra vivesse in un appartamento così costretto. “Papà e lo zio Jaques pagano ancora l’affitto. Ma non ci appartiene.” Mi rispose con le spalle indossate nella testa. “Cercheremo una casa più grande, così quando Michelle tornerà a casa avrà una stanza.” Mi disse. “Non sentirti costretto Ezra.” Gli dissi. “Non sono costretto. Resto qui per inerzia, fino al tuo arrivo avevo il letto sparso di libri per via del poco spazio.” “Quindi hai iniziato l’università.” Dissi. “Sì! Mi hanno accettato alla Sorbonne e ho iniziato i primi esami.”Disse. “Ti piace ciò che fai?” Chiesi. “Molto. È più soddisfacente di un servizio fotografico.” Affermò. “Comunque rinfrescati e riposati. Questa sera andremo a trovare lo zio Jaques e conoscerai anche Michelle.” “La novizia!” Dissi sorpreso. “Non sorprenderti.” Mi disse. Così sempre più curioso andai a riposarmi nell’unica stanza che c’era nell’appartamento. Quando mi svegliai ero abbastanza riposato elettrizzato all’idea di visitare Parigi. Era la mia prima volta in Europa, fino ad allora ero stato in giro per il Brasile e in Sud America, ultimamente avevo fatto dei viaggi lampo per le qualificazioni ai mondiali. Ma mai mi ero fermato in un luogo per poterlo visitare. Montmartre era molto caotica, i giovani si riservavano nelle strade e c’era una popolazione multi etnica. Mi sentii a casa. Lo zio di Ezra inoltre sembrava vivere proprio in quella zona. Arrivammo in un palazzo a due piani, noi ci fermammo al piano terra. Attendemmo che ci aprissero e una volta dentro mi guardai intorno. Questa volta eravamo in una casa pulita e ordinata. “Lui è Lucien, il compagno dello zio Jaques.” Mi informò indicandomi l’uomo di colore che ci faceva strada. Entrammo in una grande stanza piena di divani, tele di quadri astratti, cavalletti e tempere. Due persone, un uomo e una donna, erano sedute su uno dei divani a chiacchierare. “Se non si trova il certificato sarà difficile per me iniziare il noviziato.” Diceva la donna. “Intanto ti ho procurato il certificato di nascita. Lucian ha delle conoscenze, mal che vada se non sei stata battezzata, potrai sempre farlo.” Rispondeva l’altro. “Mal che vada adesso saresti anche più consapevole.” Intervenne Lucien annunciando la nostra presenza. “È arrivato Ezra.” I due si voltarono verso di noi. Erano entrambi biondi, lei aveva gli occhi azzurri più chiedi di quelli di Ezra, era giovane e il viso a cuore era perfetto. L’uomo aveva invece il viso squadrato segnato dall’età. Occhi castani, naso all’insù e capelli biondi e mossi spruzzati di un po’ di grigio. I due ci guardarono, anche se il famoso zio Jaques era concentrato su di me. Stupito non lasciava il mio viso. “Dio Azrael. Siete due gocce d’acqua. Sembri più fratello a lui che a me.” Affermò la ragazza. “Non dire sciocchezze Michelle. Lui è solo il mio amico João Suarez.” Rispose Ezra afferrandomi per il collo. “È casuale la nostra somiglianza.” “T-tu…” balbettò Jaques. “Sei figlio di Thomas.” Disse lasciandomi scioccato. Come faceva a saperlo?
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