3.

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3. Così cominciò per Silvia Roncella la scuola di grandezza: maestro in capo, il marito; supplente coadiutrice, Ely Faciolli. Vi si sottomise con ammirevole rassegnazione. Ella aveva sempre rifuggito dal guardarsi dentro, nell'anima. Qualche rara volta che ci s'era provata per un istante, aveva avuto quasi paura d'impazzire. Entrare in sé voleva dire per lei spogliar l'anima di tutte le finzioni abituali e veder la vita in una nudità arida, spaventevole. Come vedere quella cara e buona signora EIy Faciolli senza più il parrucchino biondo, senza cipria e nuda. Dio, no, povera signora Ely! Ed era poi quella la verità? No, neppur quella. La verità: uno specchio che per sé non vede, e in cui ciascuno mira sé stesso, com'egli però si crede, qual'egli s'immagina che sia. Orbene, ella aveva orro

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