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1689 Words
«Giusto. Il mio sono i fondi fiduciari, il tuo sono le perversioni sessuali. Il suo è solo questo? Dolore?». Adrian mosse mollemente una mano nell’aria. «Anche un altro. Un gusto particolare in fatto di cibo». «Sì?». «Rabbia. Le piace bere umani arrabbiati. O anche lupi, per quel che ne so». «Decisamente non sembra fatta per me» concluse Harry. +++ «Flemmatico, quindi» considerò Lady Susanna, accarezzandosi il mento. «Speravo di meglio. Di solito i lupi sono... be’, lupi. Scopano duro e si accendono in fretta». «Ora mi stai chiedendo troppo» disse Diomedes, con un mezzo sorriso. «Non lo conosco così bene. Anche se credo che il capitolo “Sarah” sia una referenza positiva. Ma considera che ha a sua disposizione praticamente tutta la figa del mondo». Lady Susanna valutò l’informazione. Conosceva piuttosto bene le usanze dei lupi, perché per secoli erano stati uno dei suoi snack preferiti. I lupi erano estremamente sensibili allo status. Se un lupo non aveva un compagno di vita, era automaticamente disponibile per il suo capobranco. Il lupo o la lupa in cima alla catena di comando aveva a disposizione tutte le primizie del suo branco... e scopare i propri sottoposti era considerato un segno di disponibilità. Harry Pierce era a capo di tutti i clan di lupi della Gran Bretagna. «Non mi starai paragonando a una qualsiasi cagnetta in calore» ribatté, fredda. Diomedes sorrise. «Non oserei mai. Mi limitavo a ricordarti un dato di fatto». «Mh, non sembra fatto per me» concluse lei. +++ Entrambi rimasero di quest’opinione per le due ore successive. Due ore in cui diversi relatori esposero il loro punto di vista sul trattato che si sarebbe iniziato a discutere la sera successiva, spesso in modo piuttosto verboso. Harry sembrava convinto che i gusti di Lady Susanna fossero un po’ troppo b**m per lui, mentre Lady Susanna pensava di aver bisogno di un esemplare un po’ meno addomesticato. «Vieni con me» le disse Harry Pierce, durante il primo intervallo. Lady Susanna socchiuse gli occhi, cercando di capire che cosa avesse in mente l’altro. Che, per inciso, aveva attraversato tranquillamente la sala, andando dritto da lei. Purtroppo, la mente di Harry Pierce in quel momento era del tutto schermata. «Sì?» disse. Lui si voltò e la precedette fuori dalla sala. Lady Susanna lo seguì più che altro per curiosità. Che cosa volesse Pierce poteva immaginarlo anche senza leggergli nel pensiero, quello che la incuriosiva era il modo. Pierce la guidò fino agli elegantissimi bagni del City of London Club. Non quelli subito accanto alla sala, ma quelli in fondo al corridoio. Aprì la porta e la lasciò passare per prima. Era tutto molto curato. Pavimenti di marmo e sanitari lucidi, bordati d’ottone. Harry richiuse la porta dietro di loro e ruotò il nottolino della serratura. «Se provi a mordermi, ti sbrano» le disse, con un sorriso. Lo disse sfilandosi la giacca, che poi appese all’apposito appendiabiti di ottone. «Quanta sicurezza» commentò lei. Pierce si slacciò la cravatta. Appese anche quella. Si chinò su di lei, appoggiandosi con un gomito alla porta. «Naa... probabilmente puoi anche bermi» sorrise, baciandola sulle labbra. Il bacio si fece più profondo, quasi rabbioso. Lady Susanna lo prese per la nuca e lo tirò verso di sé. «Intanto fammi vedere se sei all’altezza delle recensioni» sogghignò, stringendogli una spalla. «Non ne farei una questione di rating» disse lui, in tono molto civile. Mentre si dimostrava così civile a parole, la solleveva per le natiche e la attaccava alla porta. Lei gli circondò la vita con le gambe, in modo che Harry riuscisse a tirarle su la gonna del vestito. Si chiese come avrebbe risolto la questione se lei avesse indossato dei collant (il solo pensiero la faceva rabbrividire di orrore). Un secondo più tardi ebbe la risposta, quando i suoi slip volarono in un angolo, dopo che Harry glieli aveva strappati di dosso. «Lady Susanna» sorrise, riprendendola dietro alle cosce, «in nome della diplomazia interspecie credo di aver bisogno almeno di un gesto di assenso». «È molto deludente» rispose lei. «Una volta i lupi ti fottevano con il preciso scopo di sbranarti subito dopo. Per noi ragazze era un momento magico». Harry rise e si slacciò i pantaloni. «Guarda che provocarmi è piuttosto difficile. Sono un politico». Subito dopo le entrò dentro, schiacciandola contro la porta e piantandole le dita nella carne morbida del sedere, segno che la mancanza di un suo assenso formale non lo preoccupava poi molto. Susanna gli infilò le mani sotto alla camicia e gli graffiò la schiena, giusto per dargli quell’incentivo in più a non essere gentile. Harry la incastrò letteralmente in un angolo, facendosi largo dentro di lei da un’angolazione che le fece sentire ogni grammo di sé. Mollò una delle sue natiche per stringerle un seno al di sopra del vestito e si chinò su di lei per baciarle il collo. Susanna doveva ammettere che era incisivo. Così incisivo, in effetti, che iniziò a gemere sottovoce. In quanto a Harry, un ciuffo argentato gli penzolava sulla fronte sudata e a ogni affondo emetteva un suono basso, simile a un ringhio. Susanna gli strinse meglio le cosce attorno ai fianchi, contraendo i muscoli pelvici in modo dale da farlo gemere a sua volta. Harry accelerò ancora, infilzandola e martellandola. Susanna ammise che era praticamente la fine del mondo. Si contrasse tutta attorno a lui, sospirando. «Sfondami, tesoro. O almeno impegnati un po’ di più» gli mormorò in un orecchio. Harry la prese dietro a un ginocchio, facendole sollevare ancora di più quella gamba e costringendola a mettere a terra l’altro piede. A quel punto, tenendola aperta fin quasi a romperla, le rientrò dentro. Fu una specie di impalamento. Harry le fece sentire tutta la lunghezza del suo uccello (sulla quale Susanna non aveva alcun reclamo da fare) penetrandola quasi di lato. Susanna sentì la propria fichetta che si contraeva disperatamente, in fiamme, mentre il piacere le pulsava dentro. Harry le strinse di nuovo un seno al di sopra del vestito, senza fermarsi un istante. Di nuovo, Susanna gli graffiò la schiena. Trovò la sua giugulare e lo morse. Harry accelerò, divaricandole ancora di più le gambe. Susanna pensò confusamente che fosse una delle scopate più eccitanti che avesse mai fatto. Gli strizzò le natiche, tirandolo dentro di lei, mentre il suo sangue ricco e salato, di lupo, le scivolava sulla lingua. Harry ringhiò più forte e lei iniziò a mugolare come una ragazzina, con la fica in fiamme e il piacere che le saettava dentro. Poco dopo si rese conto che lui stava venendo. Piuttosto gentilmente, spostò una mano per stringerle il clitoride. Che era già piuttosto sensibile per via di tutto lo sfregamento a cui era stato sottoposto. Susanna staccò le labbra dal suo collo, lo leccò per chiudere le ferite dei propri denti ed emise un lungo gemito musicale e ansimante, iniziando a venire a sua volta. Continuò per un pezzo, mentre anche Harry finiva. Lui le baciò di nuovo le labbra, mentre entrambi si fermavano. Un gran bel bacio, lungo e intimo. Poi si allontanò e si appoggiò con la schiena a una parete del bagno. Si tirò su i pantaloni, ci infilò dentro i lembi della camicia e se li allacciò. Si riavviò i capelli con le dita, sempre senza smettere di guardarla. «Spero che tu possa soprassedere sul mancato sbranamento» le disse, con un lieve sorriso. Susanna si aggiustò la gonna e la blusa del vestito. Si guardò allo specchio e diede un colpetto al piccolo turbante che aveva in testa e che era scivolato da una parte. «Posso soprassedere» confermò. «Anche perché, per quanto fosse una tradizione affascinante, rendeva automaticamente il tuo partner un partner usa-e-getta». Pescò i suoi slip dall’angolo in cui erano caduti e li osservò con espressione critica. «Mentre è chiaro che tu hai delle potenzialità... anche se ben poco rispetto per la biancheria intima di lusso» aggiunse, sospirando e buttando gli slip a brandelli nel water. Harry rise sottovoce. Si staccò dal muro contro il quale aveva ripreso fiato e andò al lavandino, si sciacquò la faccia e si asciugò con una delle salviette del club. «Che cosa porti, la seconda?» chiese. «Coppa B?». Lady Susanna recuperò la propria borsetta. «Coppa A» corresse, prendendo il rossetto. Quello che aveva era long-lasting e no-transfer, ma doveva comunque essere ritoccato. Lo fece usando lo specchio sopra al lavandino. Mentre lo faceva, Harry si riannodò la cravatta e si aggiustò i capelli con le dita. «Bene, me lo ricorderò» disse, chinandosi a baciarla di nuovo. La guardò con quei suoi occhi chiarissimi, quasi argentei, pensieroso. «Dice Adrian che sei una dominatrice» aggiunse. «Forse non ho capito che cosa vuol dire». «A me, invece, hanno detto che non sei il classico lupo monogamo e fedele. Probabilmente neanch’io ho capito che cosa significhi». Lui si infilò la giacca e prese un porta-biglietti dalla tasca interna. Le lasciò in mano uno dei suoi biglietti da visita. «Significa che se mi chiamerai mi farà piacere» spiegò. +++ «Anne ti ammazzerà» gli sussurrò Sarah, sedendosi accanto a lui al posto di Adrian. Adrian stava parlando in tono affabile con una grossa matrona, capobranco di qualche posto del sud dell’Inghilterra. «Anne non mi ammazzerà» disse Harry, aggiustandosi i polsini della camicia. «E tu dovresti farti gli affaracci tuoi». «Sono la tua consulente sentimentale ufficiale» protestò Sarah. L’altro le rivolse un’occhiata divertita. «Credevo che avessimo ormai chiarito che è il contrario. Anche perché la tua vita sentimentale di solito è molto più eccitante e sfaccettata della mia». Sbuffò e fece un gesto vago con una mano. «Non potrà accusarmi di non averci provato. Ci ho provato, lo sai. L’ho addirittura sposata». Sarah gli rivolse un sorriso sarcastico. «Sì, tipo tre mesi fa». «Renderà il divorzio più indolore». L’altra scosse la testa. «Sei davvero incredibile. E ti sei imboscato in un bagno con una vampira. Davanti ai suoi occhi. Persino io mi vergognerei un pochino». «No, tu l’avresti invitata a partecipare. Ma io non sono te, Sarah. E quella vampira è decisamente... mh». «Tanto leggo nei tuoi pensieri» gli ricordò lei. Harry le rivolse un sorriso indisponente. «Bene, quindi non si capisce perché tu debba asfissiarmi per avere i particolari. Dai, lascia il suo posto a Adrian, stiamo per ricominciare». Sarah lasciò perdere. Se il padre di suo figlio non voleva sbottonarsi di solito era un po’ difficile convincerlo a farlo. Tornò al suo posto accanto a Madeline e ascoltò anche qualche passaggio dei noiosissimi interventi sul palco. Che poi erano tutti piuttosto simili: vampiri e lupi dovevano cooperare per il bene comune. In quanto ad Anne, a fine serata tornò a casa insieme a suo marito. Quando lui si sfilò la giacca non commentò le piccole macchie di sangue che aveva sul retro della camicia. Quando si sfilò la camicia non commentò i graffi che aveva sulla schiena. Gli chiese solo se stessero divorziando e lui le rispose di sì.
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