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Fuori dal branco (b**m)

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Blurb

Il matrimonio di Harry Pierce, capo dei lupi britannici, è durato il tempo di uno sbadiglio... anche perché nella sua vita è entrata una nuova persona, l’eccentrica vampira Lady Susanna Erskine. Sulla carta due caratteri forti come i loro non dovrebbero legare, ma il vero problema non sembra questo. Le interferenze del branco di Londra, tradizionalista e chiuso, diventano sempre più insistenti, e nel momento peggiore. Harry sta trattando con il consiglio dei vampiri un trattato di non aggressione sul quale ha lavorato duramente e che renderebbe la vita di tutti più sicura, ma senza l’appoggio della sua stessa gente la situazione rischia di diventare esplosiva...

"Pierce la guidò fino agli elegantissimi bagni del City of London Club. Non quelli subito accanto alla sala, ma quelli in fondo al corridoio. Aprì la porta e la lasciò passare per prima.

Era tutto molto curato. Pavimenti di marmo e sanitari lucidi, bordati d’ottone.

Harry richiuse la porta dietro di loro e ruotò il nottolino della serratura.

«Se provi a mordermi, ti sbrano» le disse, con un sorriso. Lo disse sfilandosi la giacca, che poi appese all’apposito appendiabiti di ottone.

«Quanta sicurezza» commentò lei.

Pierce si slacciò la cravatta.

Appese anche quella. Si chinò su di lei, appoggiandosi con un gomito alla porta. «Naa... probabilmente puoi anche bermi» sorrise, baciandola sulle labbra. Il bacio si fece più profondo, quasi rabbioso. Lady Susanna lo prese per la nuca e lo tirò verso di sé.

«Intanto fammi vedere se sei all’altezza delle recensioni» sogghignò, stringendogli una spalla.

«Non ne farei una questione di rating» disse lui, in tono molto civile. Mentre si dimostrava così civile a parole, la sollevava per le natiche e la attaccava alla porta. Lei gli circondò la vita con le gambe, in modo che Harry riuscisse a tirarle su la gonna del vestito.

Si chiese come avrebbe risolto la questione se lei avesse indossato dei collant (il solo pensiero la faceva rabbrividire di orrore). Un secondo più tardi ebbe la risposta, quando i suoi slip volarono in un angolo, dopo che Harry glieli aveva strappati di dosso.

«Lady Susanna» sorrise, riprendendola dietro alle cosce, «in nome della diplomazia interspecie credo di aver bisogno almeno di un gesto di assenso».

«È molto deludente» rispose lei. «Una volta i lupi ti fottevano con il preciso scopo di sbranarti subito dopo. Per noi ragazze era un momento magico»."

CONTIENE SCENE ESPLICITE - CONSIGLIATO A UN PUBBLICO ADULTO

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1. Se quella sera un essere umano avesse visto la Main Room del City of London Club, a Bishopgate, probabilmente non sarebbe rimasto stupito. Le circa centocinquanta persone che si stavano accomodando sulle poltroncine della sala conferenze erano per lo più ben vestite e parlavano in un tono di voce educatamente basso. Quell’essere umano non avrebbe notato, forse, che una parte degli intervenuti aveva gli occhi brillanti come quelli di alcuni predatori e che i movimenti di tutti erano fluidi, aggraziati, fin troppo eleganti. Se li avesse sentiti parlare, si sarebbe di certo accorto che alcuni chiacchieravano in una lingua straniera, ma difficilmente avrebbe potuto rendersi conto che alcune di quelle lingue erano morte da secoli. Se un essere umano, in quella sera di gennaio, fosse entrato nella Main Room dell’antico e venerabile City of London Club e avesse assistito all’inizio della Prima Conferenza per l’Integrazione Interspecie, organizzata dalla Società Britannica per il Progresso Evolutivo, forse sarebbe stato preso da una strana inquietudine, difficile da spiegare. Un’inquietudine, si sarebbe detto, irragionevole. Ma nessun essere umano entrò in quella sala, dato che la Società Britannica ecc., pur avendo pagato i servizi del club in moneta sonante, non aveva richiesto la presenza degli stuart, né che fosse servito un rinfresco. E, in un certo senso, fu un bene che nessun essere umano assistesse alla riunione di quelle persone educate e ben vestite che tuttavia non gradivano né la presenza degli stuart, né un rinfresco. Fu un bene perché, se un essere umano fosse entrato, probabilmente sarebbe stato il rinfresco. +++ Lady Susanna Erskine, nel corso dei suoi quasi cinquecento anni aveva cambiato nome un numero sorprendente di volte. Più volte di quanto fosse necessario, secondo alcuni. Cambiava nome quando il precedente le veniva a noia e per questo nessuno o quasi sapeva da dove arrivasse veramente. Quella sera indossava un vestito bianco e nero degli anni ’30, completato da un piccolo turbante dal quale spuntava un ricciolo bianco sulla fronte. Dato che dimostrava sì e no trentacinque anni, era piuttosto ovvio che i suoi capelli non fossero bianchi per l’età, ma per una sua precisa scelta. Quando gliela presentarono, Harry Pierce pensò che fosse piuttosto eccentrica, ma che con quel visino levigato e perfetto, quelle labbra rosse a forma di cuore e quegli occhi verdi da gatta potesse permettersi di essere eccentrica finché voleva. «Molto gentile da parte tua, Harry Pierce» sorrise lei, leggermente beffarda, dandogli la mano con il dorso verso l’alto. Pierce non fece una grinza. Chinò appena la testa, accennando un baciamano, e le sorrise di rimando. «Tutto considerato, più che gentile lo considererei distinto». Detto questo, passò a stringere la mano a qualcun altro. Lady Susanna non si offese. Era senza dubbio dovere di Pierce dimostrarsi affabile con il maggior numero possibile di vampiri, prima di aprire i lavori. Si prese qualche altro secondo per osservarlo. L’aveva già visto un paio di volte, in passato, ma sempre da lontano, durante uno dei consigli in cui era stato ospite. Era un uomo snello, dai capelli folti e argentati, sulla cinquantina. Il suo viso era angoloso e leggermente asimmetrico, ma l’effetto complessivo era piuttosto attraente. Inoltre, indossava un gessato blu tagliato su misura davanti alla cui sobria eleganza persino Lady Susanna doveva inchinarsi. Il leader dei clan britannici continuò a scambiare convenevoli con questo e con quello ancora per qualche minuto, prima di cercare con lo sguardo Adrian Kelemen, capo del consiglio dei vampiri, e inarcare le sopracciglia. Adrian annuì. Si incontrarono davanti al palco. Adrian sogghignò, stringendogli un braccio. «Per fortuna la tua signora non ti legge nel pensiero, Harry». L’altro sbuffò. «La mia signora sta diventando la mia ex-signora. Pensavo che lo sapessi». «Naa. Sarah è sempre stranamente riservata, sul tuo conto. Bene... cominciamo?». Harry annuì e fece un cenno a un grosso vampiro apparentemente sulla trentina. Come sempre, Adrian trovò vagamente irritante il modo in cui il capo dei lupi prendeva naturalmente il controllo delle situazioni. Il vampiro salì sul palco e diede un paio di colpetti al microfono. «Signore, signori... benvenuti. Vi prego di prendere posto. Stiamo per cominciare». Chi non si era ancora seduto si affrettò a trovare una poltroncina. Adrian osservò la platea. Le fila dei vampiri notabili erano piuttosto nutrite. C’era tutto il consiglio, naturalmente, e diversi anziani. C’era Tyr, l’antichissimo albino, vestito da schifo come al solito. Sarah, la compagna di Adrian, stava chiacchierando sottovoce con Madeline Arker, forse la più giovane dei bevitori di sangue presenti. Il suo creatore era seduto proprio accanto a Lady Susanna e stava ridendo sottovoce. Non conosceva abbastanza i clan dei lupi per dire con esattezza se anche tra loro la risposta era stata positiva, ma Harry era relativamente soddisfatto, quindi probabilmente andava tutto bene. «Diamo il benvenuto a Adrian Kelemen, o Coleman, capo del consiglio dei vampiri britannici e a Harry Pierce, suo omologo per i clan dei lupi» disse il grosso vampiro, facendo un passo di lato. Adrian salì sul palco, seguito da Harry, e si appoggiò al leggio con un gomito. «Benvenuti a tutti» sorrise. «Odio le lunghe spiegazioni, ma ascolterò attentamente i relatori, lo prometto. Noi tutti lo faremo. È un’occasione storica». Si voltò verso Harry. «Dico: è un’occasione storica e siamo tutti vestiti. Visto che è evidente quale può essere il mio ruolo in un’occasione storica in cui siamo tutti vestiti, lascerò parlare Pierce il Mediatore». Ci fu qualche risata. Harry si limitò a sorridere, bonario. «Grazie, Adrian. Cercherò di essere breve, per lasciare spazio agli interventi. Da domani sera io, lui e gli altri rappresentati designati ci siederemo attorno a un tavolo per stipulare un trattato formale di non aggressione. Non è stato facile arrivare a questo punto e probabilmente non ci saremmo mai riusciti, se non si fosse creata una situazione particolare, durante la quale ci è stato bruscamente ricordato qualcosa che avremmo già dovuto sapere, ma che per un motivo o per l’altro abbiamo dimenticato per... bah, per gli ultimi due o tre millenni». Il suo sguardo color ghiaccio sembrò trafiggere la platea. «Il mondo è degli esseri umani». Ci fu qualche mormorio e Harry aspettò pazientemente che nella sala tornasse il silenzio. «Il mondo non è nostro. L’innovazione tecnologica, le teorie scientifiche, sociali, persino finanziarie, l’arte, la guerra su vasta scala, la medicina, la filosofia... niente di tutto questo è roba nostra. Ditemi il nome di un vampiro che ha vinto il premio Nobel. Nominatemi il primo lupo mai andato nello spazio». Una breve pausa. «No, Laika non era dei nostri». Ci furono diverse risate. «Parlatemi di una grande opera teatrale scritta da un vampiro, ricordatemi quale invenzione tecnologica è opera di un lupo... Perché nessun vampiro ha mai firmato un capolavoro letterario? E noi lupi... nemmeno un piccolo riconoscimento sportivo?». Aprì leggermente le mani, inarcando le sopracciglia. «Lo sapete? Dentro di voi... lo sapete, no?». Sospirò. «La verità è che negli ultimi millenni siamo stati molto impegnati a scannarci a vicenda. Con buone ragioni, eh. Con buone ragioni». Si staccò dal palco, portandosi dietro il microfono. «Ci siamo combattuti per motivi solidissimi: il controllo del territorio, il controllo delle risorse. Nel frattempo il mondo – che non ci appartiene, abbiamo detto – è andato avanti. Gli esseri umani hanno costruito cose che noi abbiamo imparato a usare e hanno cambiato per sempre il nostro habitat. E ora... dopo qualche millennio... ci rendiamo conto che quei validissimi motivi non ci sono più. Noi lupi non ci nutriamo più degli esseri umani. Non siamo più in competizione con i vampiri per le risorse alimentari. E nessuno di noi può vantare il controllo territoriale su una qualsiasi area. Neppure considerando la metratura del giardino di Adrian». Di nuovo, ci fu qualche risata. «Abbiamo cambiato le nostre leggi e le nostre consuetudini per adattarci al mondo degli esseri umani, perché nessuno di noi vuole vivere in una cazzo di grotta... no, anzi, perché nessuno di noi vuole vivere senza il suo cazzo di smartphone. È almeno un secolo che la nostra faida millenaria non ha più alcun senso, ma, ancora una volta, è stato necessario l’intervento degli esseri umani perché ce ne rendessimo conto. Quando ci hanno attaccati – e possono attaccarci, questo è il loro mondo – ci hanno dimostrato che non potevamo più permetterci folkloristiche guerre di razza. Guardatevi attorno». Indicò la sala. «Per i vampiri è sempre più difficile tenersi al passo con i tempi, perché la tecnologia è sempre più veloce. Per i lupi è sempre più difficile non perdere l’identità, perché molte delle nostre tradizioni si sono svuotate di significato. Secondo alcuni, nonostante tutto, è indispensabile continuare a essere nemici. Avere un nemico chiaro e facile da individuare è rassicurante. La tracciabilità dei movimenti finanziari sta rendendo la mia vita un inferno, ma se posso scannare un lupo prima di andare a letto va tutto bene. Se devo correre dietro a un taxi mi viene il fiatone, ma se posso azzannare un vampiro non è più un problema. Per come la vedo io, continuare a pensarla così è un auto-inganno. Il mondo degli esseri umani ha sempre cercato di eliminare ogni diversità, ogni deviazione dalla norma, ma in questo secolo rischia di riuscirci. E, signori, noi siamo la diversità. Noi siamo la deviazione dalla norma». Si guardò attorno. La sala ora era incredibilmente silenziosa. «Forse è il caso che ci sediamo attorno a un tavolo e iniziamo a pensare a come non essere spazzati via». +++ «Che discorso, eh?» sorrise Lady Susanna, applaudendo educatamente. Pierce stava scendendo dal palco con passo elastico, per andarsi poi a sedere in prima fila accanto a Adrian. «Sa parlare» ammise Diomedes. «Sa anche spaccare qualche culo, all’occorrenza, ma la cosa in cui è più bravo in assoluto è farti pensare che dargli retta sia proprio una grande idea». Il sorriso dell’altra si accentuò, beffardo. «Un vero alpha dog. Be’, ne ha l’odore». «È irritante, lo so» concesse Diomedes. «È convinto di essere il padrone della baracca – indipendentemente da dove si trova – e di solito lo diventa poco dopo. Se almeno fosse un cafoncello sarebbe più sopportabile. Invece ha questa patina di distinzione, di educazione, questa falsa modestia, questo essere ragionevole e moderno... Io penso che Madre Natura si sia resa conto del problema e l’abbia reso sterile perché non corressimo il rischio di trovarcene uno tra i piedi a ogni generazione». Lady Susanna inarcò le sopracciglia, che al contrario dei capelli erano nere e sottili. «Veramente mi risulta che abbia un figlio». Diomedes sospirò. «Be’, sì, Madre Natura ci ha provato, ma nemmeno lei può essere completamente infallibile». «Storia complicata, tra l’altro» commentò l’altra, mentre sul palco inziava a parlare uno dei vampiri. «Abbastanza complicata, sì. Ovviamente conosci Sarah?». L’altra annuì. «La compagna di Adrian, sì. So che è stata lei a dare un figlio a Pierce, prima di rinascere. E so anche che il bambino è... particolare». «Già. Non ho capito se i lupi lo considerino un lupo, anche se si trasforma e tutto. Beve sangue». «Me l’hanno detto. E la lupa bionda che è con lui...» Diomedes le rivolse un sorriso sornione. «Vuoi assaggiare il vecchio Pierce?». Lady Susanna si strinse appena nelle spalle. «I lupi sono nutrienti. Però sono anche possessivi, quindi non vorrei creare un incidente diplomatico, proprio mentre stiamo per discutere il trattato di non aggressione e tutto». «Non so» disse Diomedes, accarezzandosi il mento. «Credo che Pierce non sia il classico lupo monogamo e bigotto. Be’, che non sia bigotto è una certezza, dato che ha avuto un figlio da Sarah e Sarah... mh. Diciamo che lei e Adrian si sono trovati». L’altra rise sottovoce. «Sono stata a letto con lui, una volta». Diomedes le rivolse uno sguardo impassibile. «Tutti sono stati a letto con lui, almeno una volta». +++ «Una volta mi sono fatto torturare il cazzo, da lei. È stata bravissima» stava dicendo Adrian, in quello stesso momento, con espressione frivola. «Sembra irresistibile» borbottò Harry. «Be’, ha un suo perché. Magari non tutti i giorni... bah, lo sai che mi annoio facilmente». Adrian riportò lo sguardo sul vampiro che stava parlando e lo ascoltò per qualche minuto. Colse il succo dell’intervento e memorizzò un paio di frasi citabili, poi tornò a voltarsi verso Harry. «È una professionista, eh? Si fa pagare, per farti male. Ma per qualche motivo non ti vedo un granché nel ruolo di suo cliente». «Sarà forse perché non vedo nessuna attrattiva nel farmi torturare il cazzo? Voglio dire, non è un modo di dire, o...» «No, no» confermò Adrian. «Per questo non mi sembri il suo tipo». L’altro si tirò indietro i capelli, pensieroso, e Adrian rise. «Oh, quale modestia!». Harry gli scoccò uno sguardo irritato. «Se non vuoi sentirti uno sfigato, smettila di leggere nei miei pensieri». Adrian ridacchiò, per niente offeso. «Be’, dammi qualche dettaglio biografico, no?» aggiunse l’altro. «Non posso aiutarti più di tanto. Dovrebbe essere sul mezzo millennio. Dicono che sia nata in Italia, ma nessuno ne è davvero sicuro. Nell’ultimo secolo ha vissuto in Giappone, ma alla fine si è rotta ed è tornata a Londra, dove ha aperto un club sado-maso. Un bel posticino, eh? Piuttosto chic. Si chiama After Dark. È abbastanza amica di Diomedes. Il quale non se la porta a letto – nemmeno per sbaglio. È un po’ come se fossero colleghi... hanno un interesse comune per il dolore. D’altronde, chi non ha qualche interesse?».

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