CAPITOLO VENTIQUATTRESIMOTutto quel mese d’estate Carol fu ipersensibile a proposito di Kennicott. Ricordava una quantità di cose grottesche: la comica disperazione che l’aveva assalita nell’accorgersi che un tempo egli masticava tabacco; la sera in cui aveva cercato di fargli una lettura di poesia; cose che sembravano svanite senza traccia e senza conseguenza. Ogni volta tornava a ripetersi che egli era stato eroicamente paziente nel desiderio di arruolarsi. Cercava di rifarsi offrendogli un’affettuosa condiscendenza in molte piccole cose. Sorrideva indulgente pensando al piacere che provava a occuparsi della casa; alla sua forza e alla sua abilità nello stringere i cardini d’una persiana; alla fanciullesca fiducia con cui correva da lei a farsi a consolare se aveva trovato un po’ di rugg

