CAPITOLO VENTINOVESIMOUna domenica pomeriggio passeggiava con Hugh lungo la ferrovia. Ed ecco Erik Valborg che veniva verso di loro, vestito d’un vecchio abito da spiaggia, malinconico e solitario, battendo le rotaie con un bastone. Per un attimo, irragionevolmente, desiderò d’evitarlo, ma continuò ad andare avanti parlando con serenità di Dio la cui voce, secondo Hugh, faceva ronzare i fili del telegrafo. Erik la guardò, si raddrizzò. Si salutarono con un: — Come va? — Hugh, di’ buongiorno al signor Valborg. Oh, poveri noi... perduto un bottone! — si rammaricò Erik, inginocchiandosi. Carol trasalì, poi notò la forza con cui egli fece volare in aria il bambino. — Posso accompagnarla? — Sono stanca. Riposiamoci lì, su quei traversini. Poi devo correre, a casa. Sedettero su un mucchio

