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i segreti dell’orinatoio
All’incirca a metà del viaggio, nei pressi di Piacenza, Maicol Cammarata segnala con la freccia l’intenzione di svoltare all’autogrill. Per tornare alla base, su a Torino, mancano ancora un paio d’ore. Una sosta è necessaria per iniettarsi una dose di caffeina che lo tenga in carreggiata, sgrondarsi la vescica dai liquidi stagnanti, ed evadere la corrispondenza elettronica accumulata nei duecentocinquanta chilometri trascorsi alla guida, quando i segnali acustici delle notifiche lo hanno avvertito delle novità in arrivo.
Dalla trasferta romagnola Maicol si sta portando a casa una cronaca risibile: il torneo di tennis dei calciatori, un compleanno vip in una nota discoteca, un paio di eventi benefici frequentati da vecchie glorie dello sport e nuovi coglioni televisivi. Ma questa è pur sempre l’estate di un anno dispari, e anche nelle estati degli anni dispari occorre foraggiare le edicole di ciò di cui va ghiotto il bestiame.
Maicol smonta dalla sua Golf e si sgranchisce gambe, schiena e collo nella breve camminata che dal parcheggio lo conduce al gran bazar igienico-commercial-ristorativo dell’area di servizio.
Una volta entrato, ordina e beve un orrendo caffè macchiato. Quindi caracolla lungo le corsie della merce esposta, fra dolciumi impacchettati in plastificazioni sgargianti e insaccati rilucenti di grasso, prima di impantanarsi davanti agli scaffali dei libri più venduti.
Tra i best seller sovracopertinati in bella mostra gli ammicca un volto familiare. Quello di Alex Rambaldi.
Il faccione del centravanti sorride marpione sulla copertina della sua autobiografia, mentre a torso nudo abbraccia un pallone, stagliandosi su un compatto sfondo a tinta azzurro Nazionale.
I segreti del bomber, spicca in giallo il titolo.
Storia della mia vita, chiosa in bianco il sottotitolo.
Duecento paginette scarse di merda cristallina, anche se Maicol non ha avuto lo stomaco di sorbirsele tutte quante. Un’accozzaglia brossurata a filo di refe di aneddoti scialbi e ritratti fotografici patinati, che il lettore senziente non si scomoda a valutare neppure come succedaneo della carta igienica, mentre invece i sostenitori più fedeli non esistano ad accaparrarsi per sé e per gli amici.
Ecco quindi Maicol prelevare dallo scaffale una copia della biografia del campione e dirigersi con urgenza verso la toilette degli uomini.
Ecco quindi Maicol collocare il volume intitolato I segreti del bomber e sottotitolato Storia della mia vita all’interno dell’orinatoio fetido pendente dal muro.
Ecco quindi Maicol svuotarsi le trippe contro il suddetto volume, sparando un robusto getto paglierino dritto in faccia al bell’Alex Rambaldi e a tutto ciò che rappresenta. E chi vorrà, potrà fare lo stesso dopo di lui, visto che il libro non viene spostato da lì, promosso da merda cristallina a utile bersaglio per esercitare la mira.
Terminato il pit stop al vespasiano con annessa recensione letteraria, Maicol torna alla sua auto, recupera il tablet dal portaoggetti e passa in rassegna le news in arrivo.
E-mail di lavoro, di lavoro e poi ancora di lavoro.
Nessuno che lo inviti mai a una camminata in collina, a una gita al lago, a una grigliata in giardino. Tanto meglio, si convince. La vita privata l’hanno inventata per chi sa stare in compagnia. Per chi ha interessi da alimentare e affetti da preservare. Diversamente, la vita privata è solo un fastidio. Quando si prova ad averne una, diventa un’ulteriore fonte di frustrazione.
E-mail di lavoro, quindi.
Gli anni dispari, quindi.
Tette & Mignotte, quindi.
Maicol apre i messaggi in arrivo in ordine cronologico, senza però farsi allettare da nulla di appetitoso. Finché non clicca sull’e-mail proveniente da una delle agenzie fotografiche con cui collabora il giornale. Come responsabile dell’inserto Sport & Vacanze si aspetta di trovare qualche immagine stuzzicante per ravvivare la prossima edizione.
In effetti qualcosa di decente c’è, considera Maicol sfogliando gli allegati freschi di giornata. Il centrocampista giallorosso e la moglie modella spaparanzati su una bianca spiaggia sarda. Il difensore nerazzurro e la compagna showgirl a passeggio fra le palme di Miami. Il portiere biancoceleste e la fidanzata fashion blogger in equilibrio sulla passerella di una barchetta attraccata al porto di Capri. Cartoline di benessere ed edonismo attraverso le quali Maicol esplora paesaggi mediterranei oppure esotici, ambientazioni spensierate di sorrisi rilassati, fisici scolpiti ed effusioni soft.
Negli scatti inviati dall’agenzia abbondano gli ambienti marini, ma non vengono comunque trascurati gli scenari montani: seduto sul sedile di una seggiovia sospesa tra rocce e ghiaccio, Maicol riconosce Vincenzo Sarti, l’allenatore del Bologna. Il tecnico emergente, l’uomo del momento. Colui capace di portare la sua squadra dalla zona retrocessione alla Zona Euro in meno di tre anni.
Il primo: Sarti subentra a campionato in corso, ereditando l’ultimo posto in classifica e riuscendo a conquistare la salvezza all’ultima giornata. Il secondo: continuità di rendimento e gioco spumeggiante permettono alla squadra di rimanere stabilmente nella parte sinistra della classifica. Il terzo: una stagione sempre al vertice viene premiata da una insperata qualificazione europea. Unica macchia per Sarti, quel deferimento alla Commissione disciplinare nazionale da parte del procuratore federale “per avere espresso pubblicamente, con dichiarazioni riportate sui principali quotidiani sportivi, giudizi lesivi al prestigio e alla reputazione di una società tesserata”, recitava il comunicato stampa.
Nella fattispecie, le dichiarazioni lesive, rilasciate al termine di una partita in cui il Bologna si era sentito danneggiato da alcune decisioni dell’arbitro ritenute palesemente favorevoli all’avversario, si concludevano con la seguente affermazione: “Finché questa società dominerà politicamente la Lega, la Federazione e il sistema arbitrale, il nostro calcio non sarà mai un calcio pulito”. L’avversario in questione, la società tesserata vilipesa, era ovviamente quella più amata e più odiata dagli italiani. La stessa in cui gioca Rambaldi.
Nella foto scattata sui monti, dunque, Maicol distingue chiaramente Sarti. L’allenatore di cui tutti parlano, nel bene e nel male. Su quella seggiovia, accanto a lui, è seduta una donna. Per riuscire a sorprenderli, l’intrepido fotografo deve essersi sistemato sul sedile precedente.
La donna che gli sta a fianco è irriconoscibile, infagottata com’è in piumino, sciarpa e berretto. I due passeggeri stanno seduti rigidi, senza sfiorarsi. Non c’è alcuna intimità. Probabilmente quella signora non è la moglie, ma neppure un’amante, pensa Maicol. È possibile che si tratti solo di una turista accodata a Sarti nella fila per salire a bordo, e che poi si siano trovati casualmente a condividere la traversata, da perfetti sconosciuti.
Ma dietro alla coppia che in realtà non è una coppia, sulla seggiola successiva, Maicol intravede un’altra persona che calamita la sua curiosità: un tizio stempiato e grasso dal volto arrossato dal sole. Un volto che ha già visto da qualche parte, ma non ricorda dove.
Maicol ingrandisce l’immagine per studiare meglio l’individuo dietro a Sarti. Visto il fisico e l’età, di sicuro non è un atleta. Forse è un allenatore anche lui. Oppure un dirigente. Comunque qualcuno nel mondo del calcio.
Di certo è un tarlo che gli buca il cervello.
Chi è? Chi è? Chi è?
L’uomo stempiato e grasso dal volto ustionato.
Chi è? Chi è? Chi è?
Forse un allenatore. Oppure un dirigente.
Chi è? Chi è? Chi è?
Ma soprattutto, cosa ci fa alle spalle di Sarti?