4 - ADELAIDE

790 Parole
Tornai alla realtà, ogni volta che osservavo mamma da sola a scrivere alla scrivania che era stata dei nonni, era così. Mamma era bella e dicevano che le assomigliavo, soprattutto adesso che ero dimagrita, l'unica differenza erano gli occhi di un verde ceruleo che faceva invidia a chiunque mi guardasse. Anche a Brooklyn! Mia sorella maggiore aveva bellissimo occhi azzurri, come London, mentre Alaska, la piccola di casa li aveva nocciola. Io ero l’unica ad avere gli occhi verdi e cerulei, questo voleva dire qualcosa forse, che eravamo indomabili e restii a seguire le regole! Ripensai a London facendo una smorfia. Mio fratello era il mio opposto, ligio al dovere! Lui, il primo figlio ed erede all'impresa navale di nostro padre, del nonno e degli altri predecessori ancora. Sbuffai, sicuramente ero unica per questo sapevo che avrei dovuto lottare con le unghie e con i denti per emergere in quella famiglia. "Mamma!" Sussurrai avvicinandomi alla donna e abbracciandola. Lei come sempre non si faceva pregare, ricambiò il mio abbraccio e mi diede un bacio sulla fronte. "Presto anche tu non mi abbraccerai più." "Lo farò sempre má! London e Chester sono due cretini." Dissi con un sorriso guardandola. "I tuoi fratelli non sono cretini, anzi! London ha detto che riesce a presentare la tesi quest'anno." Disse lei dandomi un buffetto sulla mano. Feci ancora una smorfia, ecco lo sapevo. London l'impeccabile! "Anche io raggiungerò subito i miei traguardi all'università." Dissi noncurante. Mia madre mi guardò sorpresa. "Università? Con i tuoi studi potrai subito entrare a lavorare alla Thompson & sons." Mi ricordò. "Ma io non voglio entrarci, o almeno non ora. Ho ancora tante cose da fare e non sono in ufficio a seguire la contabilità o le pubbliche relazioni della società di papà. Mamma... voglio studiare legge e sono stata ammessa!" Dissi saltando sul posto e battendo le mani orgogliosa. Mia madre mi guardò sorpresa, boccheggiò più volte per poi tirare su un sospiro. "Legge! Andiamo Adelaide, un avvocato non serve alla Thompson." Mi disse. "Gli avvocati servono ovunque mamma e io sarò un grande avvocato. Voglio difendere i più deboli." Dissi. Manila ancora scosse la testa. "Parlane con tuo padre adesso che rientra, non credo che approverà. Sai che ha dei progetti per voi." Sbuffai. "Certo, come quelli fatti su Brooklyn. Lavoro di segretaria alla Thompson e matrimonio perfetto col figlio del senatore Jenkins. Mamma ti prego, io non voglio sposarmi e fare la segreteria è misero!" Dissi secca, portai le mani avanti e le scossi. "Non che il lavoro di segretaria non sia bello. Semplicemente la mia mente lavora, elabora e va avanti e la mia lingua è sciolta. Mamma io sono fatta per fare l'avvocato." Dissi sicura di me. Mia madre tacque ferma sul posto, mi guardava anche se in realtà sembrava voler essere altrove o non guardare me o peggio ciò che c'era dietro di me. Tremai, lentamente mi voltai verso la porta, lì dove erano arrivati da non so quando papà, Jonatan Jenkins e mia sorella Brooklyn. Gelai e voltandomi di scatto camminai all'indietro verso mamma. Papà mi fissava freddo e distante. "Non studierai legge, non è un lavoro da donne quello dell'avvocato. Lavorai come tua sorella alla Thompson. Così comprenderai cosa vuol dire vivere e sudarsi un pezzo di pane." Disse senza lasciarmi neanche parlare. "Ci sono tanti avvocati donna, papà!" Intervenni subito. "Ti prego, non puoi proibirmi di andare all'università e studiare ciò che mi piace." "Ho detto di no! Discorso chiuso." Disse papà lasciando passare Jonatan per farlo entrare in stanza, gli occhi scuri di lui fissavano il pavimento. "Manila, Jonatan è venuto a chiederci se ceniamo dai suoi domani sera." Disse papà alla mamma, per lui l'argomento era chiuso. Mi avvicinai a Jonatan e gli sorriso. "Jonny tu hai studiato legge e subito hai trovato lavoro. Scommetto che è bello fare l'avvocato." Lui alzò la testa di scatto imbarazzato, eppure fu mia sorella a rispondere con aria offesa. "Scusami se ti parlo da misera segretaria, ma Jonatan non è tenuto a risponderti." Mi disse prendendo il ragazzo per il braccio e portandolo verso mamma. Feci una smorfia. Maledizione! Brook non avrebbe dovuto sentire la conversazione con la mamma. "Domani sera ci saremo Jonatan caro." Disse mamma. Inutile parlare ancora, la conversazione si era spostata su Jonatan e Brooklyn, il loro matrimonio e la famiglia Jenkins. Senza dire altro lasciai il salone e salii su per le scale, se papà non voleva che andassi all'università, se voleva che seguissi lo stesso percorso di Brooklyn e che rimanessi rilegata a diventare una delle tante assistenti e segretarie o ancora addette alle pubbliche relazioni della Thompson & Sons. Io non avevo altra soluzione che lasciare casa, proprio come fece lui venticinque anni prima.
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