20 Ero tornato a casa. Ero sereno e libero di dare valore al tempo e ai miei sentimenti, che parevano aver ritrovato la forma e l’espressione di sempre. I miei genitori non c’erano. Erano andati a Bologna, perché mio padre doveva sottoporsi a degli esami da effettuare in una clinica specialistica, che si avvaleva della collaborazione di un noto medico francese. “È una cosa da niente” mi disse mia madre, quando mi chiamò al telefono, camuffando il tono della voce, volendo alleggerire il peso della preoccupazione che covava in seno. Stranamente, sembrava dispiaciuta più per la lontananza da casa che per la gravità della malattia di mio padre. “Non è mai uscito di casa poveretto, e adesso si sente spaesato in mezzo a tutti questi meridionali” evitò l’altra definizione che avrebbe saputo meg

