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Senza pace

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Chiara lavora per una multinazionale energetica. Viene mandata in Libia a occuparsi degli impianti di estrazione in loco, tra i pericoli di una nazione sempre sull’orlo di una guerra civile e quelli della spietata competizione aziendale interna. È durante il suo periodo in Nord Africa che conosce Yidir, il berbero che gestisce la sicurezza degli italiani per conto dell’autorità petrolifera libica, e tra loro scatta qualcosa. Un’attrazione complicata, che si scontra con due modi diversi di vedere il mondo. Yidir è un uomo inquieto, in fondo legato a un’idea di femminile che per Chiara è inconcepibile, Chiara ha sempre messo la carriera davanti a qualsiasi affetto. Ma tra il calore del deserto e il freddo di Milano, tutto possono fare Chiara e Yidir, tranne provare indifferenza l’uno per l’altra. Tra loro cresce un sentimento che ha il potere di annullare ogni distanza, di far superare ogni difficoltà, ogni incomprensione... ma sarà sufficiente?

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CONTIENE SCENE ESPLICITE - CONSIGLIATO A UN PUBBLICO ADULTO

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«Che cosa c’è?» chiese Yidir.

Chiara scosse la testa ed emise una risatina incredula. «Mi stanno tornando in mente così tanti ricordi... ricordi a cui non pensavo da anni. È strano accorgersi di essersi lasciati alle spalle così tante cose».

Lui piegò leggermente la testa verso di lei. «Sono brutti ricordi?».

«No, sono solo... ricordi che non ricordavo da anni e anni. Sembro matta, giusto?».

«Sembri emozionata».

Era vero e quell’osservazione la confuse. Alzò lo sguardo su quello di lui e sentì qualcosa stringerle lo stomaco. Un sentimento stupido, un senso di mancanza preventivo. Non voglio perderlo, pensò. E poi: che razza di idiozie ti vengono in mente?

Il cuore le batteva a un ritmo forsennato e Yidir non distoglieva lo sguardo. Prima di rendersene conto, Chiara si era alzata sulla punta dei piedi e l’aveva baciato.

Percepì il sospiro di Yidir, più che sentirlo.

Le cinse la vita e se la strinse contro, mentre il bacio diventava più affamato, più carnale. Chiara fece scivolare le mani sulle sue spalle, su quelle braccia ferme e dure, poi sopra il corpetto antiproiettile, giù fino ai fianchi, dove esitarono un attimo.

Si perse nel bacio che si stavano scambiando, le lingue che si accarezzavano in modo sempre più intimo...

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Due parole sulla Libia
Due parole sulla Libia Quando ho iniziato a scrivere questo libro, in Libia era tutto tranquillo. Nah, non è vero. Quando ho cominciato a scrivere questo libro, la Libia non finiva nei TG europei cinque volte al giorno. Era divisa in fazioni e tutti pensavano che ci sarebbe stata un’altra conferenza di pace patrocinata dall’ONU, che forse l’avrebbe avvicinata di qualche passo a una soluzione dello stallo alla messicana in cui il paese vive da anni. Poi, quando ero già piuttosto avanti nella scrittura, hanno iniziato ad arrivare notizie di un attacco in grande stile del Generale Haftar su Tripoli. Mentre scrivo, la battaglia è ancora in corso. Ci sono già state centinaia di morti e si parla di migliaia di rifugiati. Ho pensato di cambiare nome al paese in cui è in parte ambientata la storia, come ho fatto altre volte in passato, ma non mi è sembrato giusto. Sta succedendo sotto i nostri occhi. Non intendevo parlarne, ma è cominciato mentre scrivevo. Come tutti sapete, la Libia è stata creata nel 1934 a tavolino dall’Italia, che colonizzava le aree che la compongono fin dal 1911. La Libia, quindi, è stata una colonia italiana dal 1911 al 1947. Durante questo periodo sono state costruite infrastrutture, certo, ma sono anche stati uccisi circa 100.000 cittadini libici. Per queste morti l’Italia, nel 2008, ha compensato la Libia con 5 miliardi di dollari, costruendo infrastrutture, case e pagando pensioni di guerra ai libici che combatterono per il Regio Esercito Italiano. Nel ’69 Mu'ammar Muhammad Abu Minyar 'Abd al-Salam al-Qadhdhafi, semplificato come Mu'ammar Gheddafi, prese il potere con un colpo di stato e, nel ’70, cacciò tutti i cittadini italiani che ancora vivevano in Libia. Si riprese anche il petrolio e le altre fonti di energia, con le quali costruì a sua volta infrastrutture, migliorò la qualità di vita per la popolazione e sterminò ogni oppositore politico (dai sindacalisti, agli intellettuali, furono un bel po’). Le prime elezioni libere in Libia ci furono solo dopo la sua uccisione, nel 2011. Durante le Primavere Arabe, infatti, il popolo libico si rivoltò contro la sua dittatura. Diversi paesi “benintenzionati” aiutarono i gruppi ribelli a combattere per la democrazia, tra cui Stati Uniti, Francia, Italia, Regno Unito e Canada, e alcuni paesi arabi, tra cui Qatar e Emirati Arabi Uniti. Quella che doveva essere un’operazione della NATO per tutelare la popolazione civile libica tramite l'applicazione di una zona d’interdizione al volo, si trasformò in una serie di bombardamenti sulle forze governative, su infrastrutture civili e militari e nell’appoggio delle truppe antigovernative. Da quel momento in poi la Libia è un paese diviso, ogni zona sotto il controllo di una milizia regionale. Questo solo per darvi un quadro della situazione, prima che iniziate a leggere. I conflitti a Tripoli di cui si parla nel libro non sono quelli attuali, ma quelli di agosto 2018, che durarono solo un paio di giorni. Tutti i riferimenti sono documentati, ma ovviamente restano sullo sfondo di una storia che non è direttamente connessa a quella della guerra in Libia, o che comunque non voleva esserlo nelle mie intenzioni iniziali. Ci sono argomenti che si sono infilati nella narrazione che io lo volessi o meno. Ogni volta in cui leggerete una considerazione e penserete “questo non c’entra”, sappiate che l’ho pensato anch’io. Ma non sono riuscita a eliminarla. Ho provato a rappresentare più opinioni, anche opinioni diverse dalle mie, ma l’ho fatto sempre in modo recalcitrante, cercando di intralciare la trama il meno possibile. La compagnia petrolifera italiana che non viene mai citata per nome sappiamo tutti qual è. In questo come in altri casi ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti, vive o morte, è del tutto casuale e opera di fantasia. Miss Black 23 aprile 2019

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