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480 Words
5Antonia scese dalla corriera per Voltaggio che era pomeriggio inoltrato. Il sole era ancora alto nel cielo e i boschi della Castagnola formavano una stramba geometria dai colori sfumati. Antonia si guardò intorno come stranita prima di abbordare il sentiero che l’avrebbe portata ai Tegli. Di quel sentiero conosceva ogni anfratto, ogni curva, ogni albero. Quando era bambina lo percorreva tutti i giorni con Margherita o talvolta con Emma, se sua sorella era dell’umore giusto. Camminava davanti a loro facendo domande alle quali raramente riceveva risposta, oppure cantava quelle buffe canzoni di guerra che le insegnava Margherita. Questa bambina è impossibile, diceva sempre Margherita. Domande, sempre domande. Mica so tutto io! Poi prendeva Antonia tra le braccia e lei tuffava il viso nel suo vestito che aveva un odore asprigno ma buono. Antonia camminava di buon passo cercando di allontanare i ricordi che la rendevano patetica ai suoi stessi occhi. Avrebbe voluto non avere né passato né legami, e invece si scopriva tenacemente legata a una vita che lei aveva rinnegato e che, comunque, non le apparteneva più. Stronzate, pensò. Si fermò per alcuni istanti. Il cuore le scoppiava in petto, i capelli erano umidi di sudore. Li raccolse con l’elastico in una coda di cavallo, si asciugò le mani nei pantaloni. La voglia di piangere le stringeva la gola. Cazzo!, pensò riprendendo la salita. Come sempre il paese spuntò all’improvviso appollaiato tra terra e cielo e Antonia si sentì inerme ed esposta a tutti gli sguardi. Ma naturalmente in giro non c’era nessuno e lei riuscì ad arrivare sino al cancello di casa senza incontrare un’anima. Sentì la voce di Margherita prima ancora di vederla. – Questo bambino è impossibile, Emma, guarda cosa è riuscito a combinare. Ha rovesciato tutta l’acqua sulle peonie. Brutto bambino cattivo! Paolino, tutto nudo salvo delle minuscole mutandine sporche di terra, arrancava sotto il peso di un enorme innaffiatoio di plastica verde, ridendo come un matto per il disastro che aveva appena combinato. Era un bel bambino paffuto con un ciuffo di capelli neri neri e spalle robuste da lottatore. Antonia sorrise e fece per aprire il cancello. Quando ripercorse il sentiero era già buio e fioche stelle baluginavano in un cielo di pece. Sulla Castagnola c’era Piero ad aspettarla davanti alla fermata delle corriere. Era appoggiato a una macchina targata Novara, una seicento multipla del sessantatré. – Brutta ma adatta allo scopo – disse Piero mettendo in moto. – Domani incomincio a trattarla. – Usava sempre questo termine quando parlava di macchine. – Hai visto il bambino? Come sta? – chiese poi. Antonia scosse la testa. – Non me la sono sentita. Ho avuto paura di esporli... Cioè, al limite avrei anche potuto... – Io te l’avevo detto che era una cazzata. – Ma tu, no dico, tu non hai nostalgia di Paolino? Piero le fece una carezza distratta senza prendersi la briga di risponderle. Antonia si mise a piangere con il viso girato verso il finestrino per non farsi vedere.
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