Capitolo 7

3847 Words
ll punto di vista di Piper. Piper e Brandon stavano facendo colazione nel ristorante dell'hotel, così come molti altri lupi, con suo grande disappunto. Lei, però, non ha prestato loro la minima attenzione e loro non hanno sentito il suo odore di lupo, quindi l'hanno lasciata in pace. Almeno la maggior parte di loro. Brandon era seduto e guardava incuriosito quegli uomini molto grandi e imponenti che lo circondavano, seduti a vari tavoli, alcuni dei quali erano occupati da lupi, probabilmente la prossima generazione di Alfa del loro branco. Sembrava essere un luogo di incontro di Alfa, c'erano alcuni Beta che riusciva a distinguere, ma la maggior parte erano Alfa e i loro eredi, da quello che riusciva a capire. Piper gli aveva ricordato di non dire nulla e di non fare domande in pubblico, di parlarne solo all'interno della loro suite o quando sarebbero tornati a casa, di non dire mai nulla ai suoi amici a scuola. Lui aveva accettato e annuito, ma sembrava un po' deluso. Ora, seduto in questa stanza, era decisamente curioso di conoscere chi lo circondava. “Mi scusi”, lo sguardo di Piper si spostò sulla donna che le si avvicinava e sospirò internamente: era la stessa ragazza dell'altro giorno che l'aveva avvicinata all'ascensore. “Lei è Piper Harper, vero?”, chiese. Perché lo chiedesse Piper non lo sapeva, aveva già parlato con lei e conosceva la risposta, o forse era solo che, non avendo sentito l'odore di quella donna, non riusciva a trattenere il ricordo di chi fosse. Chi lo sapeva? “Sì”, rispose chiaramente. “Mamma”, piagnucolò subito Brandon, "hai detto niente lavoro’" “Non lavorerò, Brandon”, gli disse. In questo modo avrebbe informato anche la lupa che si trovava accanto al suo tavolo che non era qui per lavoro. “Mi dispiace interrompere la vostra colazione. Ma speravo di rubarle qualche minuto del suo tempo”, intervenne la lupa. “Mi dispiace, signorina. Sono in vacanza con mio figlio. Per favore, chiami uno dei miei negozi e prenda un appuntamento”. Le disse Piper con calma. “Ma lei è proprio qui”. La donna ora la guardava accigliata, evidentemente abituata a ottenere ciò che voleva, essendo di sangue Alfa. “Mamma!” Brandon si lamentò di nuovo con lei. Lei lo guardò, lui cominciava ad agitarsi: “Mi dispiace”, disse alla lupa, e si alzò in piedi: “Forza, Brandon, andiamo" lo vide alzarsi anche lui, gli prese la mano e aggirò la lupa, solo che questa le afferrò il braccio e la fermò. Voltò gli occhi sulla mano della donna. I maledetti Alfa pensavano sempre di poter avere tutto ciò che volevano, quando lo volevano, senza curarsi della vita, dei desideri o dei bisogni degli altri. Tutti egoisti. Guardò la donna in modo molto acuto, mostrando il suo disprezzo per essere trattenuta, ma comunque non la lasciò andare. “Presto compirò 18 anni e volevo...”. Piper la interruppe bruscamente, non aveva ancora compiuto 18 anni e questo era dannatamente ridicolo. “Non mi interessa”, sbottò e staccò il braccio dalla mano della donna ”È molto maleducato toccare le persone, e ancora più maleducato interrompere una vacanza in famiglia. Sei così egocentrica, così altezzosa che ti preoccupi solo di te stessa? È molto egoista”. Vide gli occhi della lupa spalancarsi, probabilmente non le era mai stato rivolto un discorso del genere, un'ammonizione per il suo comportamento. “Te l'ho detto anche l'altro giorno, no? Trovati un marito prima di un vestito. Hai così tanta voglia di un uomo che ti tocchi? Vai a sceglierne uno”. Piper agitò la mano in giro per la stanza, indicando a tutti i maschi Alfa e Beta presenti, che, si accorse, ora erano seduti ad ascoltarla. La stanza era diventata silenziosa. “Sono sicura che uno di loro ti toccherà se lo chiedi”. “Sei così cattiva”, sbottò la lupa, che poi si voltò e si allontanò in fretta. “Sì, è una vera stronza”. Piper sentì un altro commento, non si curò nemmeno di guardare per vedere chi fosse. Non aveva bisogno né voleva lupi nella sua vita. Si girò e uscì dal ristorante con Brandon. “Mi dispiace, mamma”, mormorò un minuto dopo. “Non c'è problema, Brandon, non ho bisogno di persone come loro nelle nostre vite, o nei miei affari, se è per questo” e lei non ne aveva bisogno. Era molto conosciuta, lei e Brandon non avrebbero mai avuto bisogno di nulla, lei poteva fornirgli tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno per il resto della sua vita. Avevano più soldi di quanti lei ne avrebbe mai potuti spendere. “Sono abituata alle ricche primadonne arroganti e alle loro famiglie aristocratiche. Bisogna solo tenergli testa e fargli capire che là fuori ci sono persone in grado di tenergli testa e di dirgli di no”. Lei lo accompagnò nell'albergo. Erano già vestiti per la giornata, si diressero verso la parte dell'hotel dedicata allo sci interno e allo sci esterno e presero la loro attrezzatura per uscire per la giornata. Brandon, tuttavia, rimase in silenzio per più di un'ora, poi, su una risalita che risaliva la montagna, la guardò dritto negli occhi: “Ti trattano sempre così?”, chiese a bassa voce. “Sì, purtroppo”, rispose lei con semplicità, "è il motivo per cui me ne sono andata". “Allora non piacciono neanche a me”, lo sentì mormorare, con una voce triste e infastidita allo stesso tempo. Probabilmente voleva capire e stare con i suoi simili. I mannari erano creature molto socievoli, per questo aveva così tanti amici. Lei stessa conosceva molte persone, ma si fidava veramente solo di Izzy. Quella ragazza e lei avevano delle cose in comune. Entrambe avevano lasciato la propria famiglia per un uomo, e stavano solo cercando di vivere la propria vita in modo pacifico e come volevano. Senza essere controllate dal capo della loro famiglia. Per Izzy quello era suo padre, per Piper il suo vecchio Alfa. Dire a Brandon che se n'era andata per essere trattata in questo modo era un motivo sufficiente per farglielo credere, era il motivo per cui se n'era andata, un giorno avrebbe dovuto dirgli la verità. Soprattutto se avesse incontrato il suo compagno. Diavolo, glielo avrebbe detto prima di allora, non voleva che trovasse il suo compagno e che non riconoscesse chi fosse e soffrisse per quello che aveva subito lei. Meglio per lui trovare un'umana simpatica con cui sistemarsi. Ma solo quando lui avrebbe compiuto 18 anni avrebbe dovuto preoccuparsene, quindi aveva ancora 11 anni per capirlo, supponeva. Poteva semplicemente trasferirli in un paese senza lupi. Ce n'erano alcuni. Sapeva che l'Australia, la Nuova Zelanda, l'Africa e la maggior parte dei paesi dell'emisfero meridionale non avevano popolazioni naturali di lupi, per quanto ne sapeva, quindi sarebbe stato improbabile che i lupi mannari si trovassero in quei paesi. È probabile che gli umani lo caccino e lo uccidano o lo separino dal branco, lo mettano in uno zoo o lo spediscano in un paese con una popolazione naturale di lupi. Piper lo abbracciò a sé e gli disse di non preoccuparsi. Tanto la maggior parte di loro non sapeva nemmeno cosa fosse. Lui aveva aggrottato le sopracciglia e stava per farle altre domande. Quando l'ascensore raggiunse la zona di discesa, lei gli sorrise: “Gareggiamo fino in fondo”, cercando di sdrammatizzare o di distrarlo. Sapeva che non sarebbe stato in grado di resistere alla sfida vera e propria, era nella sua natura voler essere il più veloce e il più forte. Lo tenne alle calcagna e gli permise di superarla solo sul pendio, verso la fine della corsa, e lo sentì esultare mentre la superava, così eccitato di averla battuta, di averla superata sul filo di lana. La rese felice e quando arrivarono in fondo le domande di lui erano sparite, lui rideva e le diceva che non l'avrebbe mai battuto, che era il migliore. Lei stessa aveva riso e poi erano corsi alle seggiovie per ripartire. Cercò di mantenere il resto della giornata leggero e divertente per lui, continuò a sfidarlo e a gareggiare in ogni occasione, spingendolo a batterla e lasciandolo fare solo alla fine, si permise persino di cadere sul sedere come se avesse esagerato con l'equilibrio per permettergli di passarle davanti, lo sentì fischiare di felicità e finse persino di borbottare in modo fastidioso per questo, mentre in realtà si stava divertendo molto con lui. Lasciò che lui la prendesse in giro e la chiamasse con nomi buffi, lo vide sorridere ed essere orgoglioso di sé, di essere il migliore dei due nello snowboard. Più tardi nel pomeriggio andarono all'half pipe e lei sorrideva e lo filmava. Lui si stava davvero divertendo durante la loro vacanza e anche lei era molto felice. Tutte le preoccupazioni della settimana precedente sembravano svanire. Il suo ragazzo, la sola e unica cosa di cui aveva bisogno nella sua vita. Poteva vivere senza tutto il resto, purché avesse lui e fosse felice. Si ritrovò strattonata bruscamente e allontanata dal filmarlo, un Alfa si era aggrappato al suo braccio e la stava fissando, furioso. Era il padre della ragazza e lei sapeva che era qui per conto suo. Per difendere la sua bambina, ovviamente nessun Alfa può sbagliare, cercò di liberarsi dalla sua presa, ma era troppo forte e lui non aveva intenzione di mollare la presa. “Come osi insultare mia figlia?”, le disse lui grattugiando gli occhi azzurri che la fissavano. Harper si irrigidì all'istante nella sua mente, Piper ribatté: “Ho cercato di essere educata, ma lei è stata scortese, non le importava affatto di interrompere la mia vacanza in famiglia”, tirò di nuovo la presa senza successo. “Toglimi le mani di dosso”. “Ti scuserai con lei, o ti costringerò a farlo”. Stava cercando di spaventarla, come avrebbe fatto qualsiasi umano con la sua aura. Harper ringhiò tutta l'aggressività che aveva dentro di sé: anche come canaglia, un Alfa poteva influenzarli, anche se non per farli inchinare, ma solo per incutere loro paura e farli scappare. È così che la maggior parte di loro protegge il proprio branco. Lei e Harper, tuttavia, non avevano intenzione di farlo. “Dovrebbe scusarsi prima con me. Con mio figlio, che ha fatto arrabbiare”, gli rispose "O sei anche tu arrogante ed egoista?". Sentì il suo lupo ringhiare basso e minaccioso alle sue parole. Non gli piaceva che gli si parlasse in questo modo, non erano abituati a persone che sfidavano la loro autorità, e sentì Harper ringhiare altrettanto minacciosamente. Lui sembrò più che sorpreso da questo, non aveva idea di chi o cosa avesse di fronte, pensava, come tutti, che fosse umana. “Allontanati da mia madre”. Sentì la voce di Brandon, si girò e lo guardò, rimanendo quasi inorridita alla vista di lui che correva verso di lei, a pochi metri di distanza e con lo snowboard in mano, come se stesse per picchiare quell'Alfa. “Brandon, fermati”, si liberò con uno strattone del braccio o l'Alfa stesso si lasciò andare alla vista del figlio che gli veniva incontro. Gli scattò davanti, si inginocchiò e gli mise le mani sulle braccia. “Calmati”. Sussultò quando si staccò dalle sue mani e scagliò lo snowboard proprio contro l'Alfa, che si voltò per vedere cosa fosse successo. L'uomo si limitò a scagliarlo via, ma il ragazzo aveva ormai la sua attenzione totale. “Mi dispiace”, si affrettò a dire, "lui non lo sa", cercò di spiegare all'Alfa. “Allontanati da lei”. Brandon gli urlò improvvisamente contro. Con orrore, la sua voce aveva un suono roco e quando si voltò per guardarlo, i suoi occhi erano bianchi come quelli di Harper. Il suo Lupo Alfa era emerso e stava spingendo in avanti, cercando di affermarsi contro un Alfa pienamente realizzato e cresciuto. Gli afferrò il viso e lo avvicinò al suo: “Shh, Brandon, guardami. Concentrati su di me”, cercò di calmarlo. Il suo lupo stava lì a ringhiare contro di lei, contro la situazione, infelice, che lei cercava di far rientrare. Sentì l'Alfa dietro di lei sbuffare, sembrava divertito dalla situazione. Ma per lei non era divertente, per niente. Se si fosse tramutato qui e ora davanti a tutti gli umani, sarebbe successo il finimondo. Non sapevano nulla dei lupi. “Calmati”, provò di nuovo, non sapendo come si chiamava il suo lupo per aiutare la situazione. Sentì Harper spingersi in avanti per guardare suo figlio, ottenendo finalmente la sua attenzione. I suoi occhi si spostarono verso i suoi, da lupo a lupo. Lei stessa gli toccò il viso e gli chiese di calmarsi. Si ritirò e lasciò che Brandon tornasse indietro. Il lupo alfa di Brandon rimase a fissarla per un minuto intero, poi sbuffò infastidito prima di lasciare il controllo e permettere a Brandon di tornare avanti. Brandon la fissava. Piper riprese il controllo, lo vide un po' confuso per quello che era appena successo e poi guardò oltre lei, verso l'Alfa. Sapeva che era ancora lì, ne sentiva ancora l'odore. Lo abbracciò e gli disse che sarebbe andato tutto bene, lo prese in braccio e si voltò verso l'Alfa. Sapeva che non l'avrebbe presa bene, ma non poteva fare altro che scusarsi con lui. I suoi occhi incontrarono quelli di lui. L'uomo scosse la testa e sospirò: “È molto giovane”. Piper lo sapeva, sapeva che si riferiva alla comparsa del suo Lupo Alfa, probabilmente capendo dalla reazione di lei che anche lui aveva capito che era la prima volta che accadeva. “Chi è il padre del ragazzo?”, chiese. “Che importanza ha per te?”, chiese a bassa voce. “Oh, credo che avrà importanza. Da quello che so di lei, Piper Harper. Una stilista umana di abiti da sposa”. Poi abbassò la voce. “Non sei così umana”, scosse la testa. Lei rimase a fissarlo, non c'era nulla da dire. “I suoi occhi, insoliti, non si vedono spesso.” si abbassò e raccolse lo snowboard che Brandon gli aveva scagliato contro "Forse io e te dovremmo fare una chiacchierata". “Credo che preferirei di no”. “Oh, sono sicuro che non lo faresti. Ma se dici di no... potrei agire secondo la sfida che il tuo ragazzo ha appena lanciato”. Piper si sentì spaventata dalle sue parole: “È solo un ragazzino”, sussultò. “Non puoi dire sul serio”. “Vieni a chiacchierare con me. Lascerò correre”, affermò lui e le fece cenno con la mano di precederlo. Lei non aveva scelta e sapeva che il lupo di Brandon aveva appena lanciato una sfida alfa all'uomo. Probabilmente non aveva idea delle conseguenze. “Devo ancora ritirare la mia tavola”. “Dov'è la tua attrezzatura? La prenderò io”, commentò con disinvoltura. Lei gliela indicò e lo guardò mentre si avvicinava e la afferrava, portando le tavole sue e quelle di Brandon come se nulla fosse, anche se per lui non lo sarebbe stato. La seguì da vicino mentre lei si allontanava dalla pista, controllò anche la loro attrezzatura e permise loro di cambiarsi le scarpe. Prima di stringerle una mano intorno al braccio. “Andiamo a prendere una bella tazza di caffè, e al ragazzo una cioccolata calda”, disse con calma mentre la conduceva via. La cosa non piacque né a Piper né ad Harper. Brandon era ancora molto silenzioso e non aveva ancora detto una parola da quando lei lo aveva preso in braccio, era rimasto abbracciato a lei per tutto il tempo, probabilmente spaventato da quello che il suo lupo aveva appena fatto. Costringendo Brandon a non pensarci, di punto in bianco, il suo lupo aveva probabilmente spaventato la sua controparte umana. Doveva riportarlo nella loro stanza e chiedergli se stava bene, cercando di spiegargli un po' come funzionava, anche se era così giovane che non se lo aspettava affatto. Era troppo presto. Probabilmente è successo solo a causa della minaccia che un altro Alfa le stava facendo in quel momento. Costrinse il suo lupo a emergere. L'Alfa scelse un tavolo ben distante dagli altri e ordinò alla cameriera due cappuccini e una cioccolata calda, poi si sedette e guardò prima lei, poi Brandon che era ancora sulle sue ginocchia. La guardò profondamente per un lungo momento, come se stesse cercando di capirla. “È la prima volta che appare, vero?”. Piper si guardò intorno nel bar. Non era il luogo adatto per fare questa conversazione, in pubblico, anche se, guardandosi intorno, notò che il locale era quasi vuoto. “Ho sgomberato il bar”, commentò lui, "è mio, rispondi alla domanda". “Sì”, disse lei con semplicità. “Quanti anni ha il ragazzo?”. ” Perché lo vuole sapere? Mi scuserò e ce ne andremo”, gli disse. Se lui era il proprietario di questo bar, era probabile che fosse il proprietario del resort e che lei si trovasse nel suo territorio, non che questo posto si sentisse come un branco. “Quanti anni ha il ragazzo?”, le chiese ancora. “Ne ho 7”. Era Brandon. “Lascia stare mia madre”, urlò improvvisamente all'Alfa. Vide gli occhi dell'Alfa spostarsi su di lui. “Sei già esuberante e molto protettivo. Questo sarà un problema”. “Chi sei?” Chiese Piper. Aveva bisogno di sapere con chi aveva a che fare o a che cosa andava incontro, supponeva. “L'Alfa Timothy Avery del Branco della Luna di Ghiaccio, e tu sei?”. “Piper Harper”, affermò categoricamente, non aveva mai sentito parlare del Branco della Luna di Ghiaccio, doveva essere canadese, lui aveva l'accento canadese. “Quale branco?”, chiese lui, "o sei senza branco?". Se lei avesse ammesso di essere una canaglia, lui avrebbe potuto ucciderla e farla franca. “Non sono affari tuoi”, gli disse e lo guardò mentre si appoggiava allo schienale della sedia e la fissava, guardando Brandon. L'uomo sapeva che lui era di sangue alfa. Per questo aveva insistito per questa chiacchierata che stavano facendo. Arrivarono il caffè e la cioccolata calda, i suoi occhi tornarono a posarsi su quelli di lei, poi tirò fuori il telefono e iniziò a usarlo. Chi poteva sapere per fare cosa o perché? Per quanto ne sapeva lei, avrebbe potuto mandare un messaggio di supporto. Passarono alcuni minuti, poi lui posò il telefono sul tavolo e lo fece scivolare verso di lei. “È la tua azienda, vero?”. Lei lo guardò. Era il suo sito web Goddess Gowns. “Sì, e allora?”. “Non riporta alcun logo o marchio di identificazione del branco dei lupi. È contro le regole, le leggi dei lupi”, la informò. Lei lo sapeva, ma senza odore nessun consiglio l'avrebbe vista come un lupo. “Nel vostro paese forse”, affermò lei, sperando che lui non sapesse del suo. L'uomo sorrise: “Stai scherzando, vero? Siamo tutti governati da un unico Regno, le leggi sono tutte uguali. Credo che tu sia senza branco, quindi una canaglia, oppure che il tuo branco stia infrangendo la legge. Quale delle due?”. “Perché ti interessa?”, chiese lei, infastidita da lui. “Cosa vuoi?” Doveva avere un obiettivo. Vide il suo sorriso trasformarsi in un ghigno. Sapeva che non era così stupida. “Che cosa voglio?... voglio... che mia figlia abbia il mondo. Che credo includa un vestito di Piper Harper, cosa che tu hai rifiutato scortesemente di fare in ogni occasione”. La sua mascella si è irrigidita: “Le ho detto di chiamare il mio negozio e di prendere un appuntamento. L'avrei vista allora”. “Ma ora sei qui, e anche noi”, scrollò le spalle. Brandon scese dalle sue ginocchia e si sedette sulla sedia accanto a lei, ma i suoi occhi erano puntati su di lei, che aveva promesso di non lavorare questo fine settimana. “Ho promesso a mio figlio di non lavorare questo fine settimana”, disse onestamente ad Alpha Timothy. “Capisco che la vita può essere... difficile. Ma non si può sempre avere ciò che si vuole. Se ti siedi con mia figlia, la ascolti, le disegni il vestito che vuole, ti lascerò andare”, indicò Brandon, ”Anche se sono abbastanza sicuro. Da qualche parte là fuori, in questo momento o molto presto, ci sarà un lupo Alfa molto agitato, in cerca di ciò che è suo”. Piper non disse nulla, se avesse detto che non ci sarebbe stato, lui avrebbe potuto prenderla in due modi: 1. il padre del ragazzo era morto o 2. lei era l'Alfa, non il padre del ragazzo. Lasciava perdere. Non sapeva cosa fosse, non poteva sentire il suo odore e lei lo sapeva. Anche se avesse visto gli occhi di Harper, non l'avrebbe fatto, non avrebbe potuto senza essere in grado di annusare il suo sangue, e questo non sarebbe successo. “Allora ti do due opzioni”, le disse quando lei si rifiutò di dire qualcosa, ”1. disegnare a mia figlia un vestito, oggi, questa sera o 2. Ti denuncio al consiglio del tuo paese e loro si occuperanno di te”. Piper lo fissò, non aveva idea di cosa avrebbe fatto il Consiglio dei Lupi con lei. Ne dubitava molto, essendo una canaglia solitaria. Probabilmente le avrebbero confiscato tutti i soldi e le avrebbero fatto registrare la sua attività, consegnando loro parte dei suoi profitti. Non credeva che si sarebbero preoccupati di una canaglia che si era fatta una bella vita. “La punizione anche per una canaglia è probabilmente la prigione, separata dal figlio. Nel caso te lo stessi chiedendo, ti chiederanno anche chi è suo padre e probabilmente lo consegneranno a quell'uomo”. I suoi occhi si spalancarono, e Harper sentì subito un gemito. Non volevano essere separati dal figlio. Girò gli occhi e guardò Brandon, vedendo che lui la stava guardando. Spaventato, capì cosa significava, non avevano nessuno, erano solo loro due. “Va tutto bene, mamma”, lo sentì dirle, "vai a lavorare per lui". “È un ragazzo intelligente”. le sorrise l'Alfa Timothy. “Non ho qui le mie provviste”, disse a mezza voce. “Organizzerò qualcosa. Vieni nella mia suite tra un'ora, se sei in ritardo. Ti seguirò... Oh, e porta il ragazzo. Mi incuriosisce”. Poi scrisse su un pezzo di carta il numero della sua stanza e glielo porse: “Un'ora Piper. Dico sul serio”, commentò allontanandosi da lei. Che scelta aveva? Nessuna.
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