CAPITOLO DUE-1

2081 Words
CAPITOLO DUE Cominciò a nevicare di nuovo mentre Kathy raggiungeva l’edificio di mattoni del Dipartimento di Polizia di Colby dove si trovava l’ufficio di Jack Glazier. Mostrò le credenziali alla seria e corpulenta donna poliziotto alla reception e annuì agli agenti che incrociava mentre passava attraverso i cubicoli fino ad arrivare agli uffici dei detective superiori. Le risposero con cenni che erano un misto di disagio ed educazione, esattamente ciò che era arrivata ad aspettarsi da loro. Era come se pensassero che i resti della sua attività – vibrazioni negative ultraterrene, maledizioni, possessioni e malvagità – le rimanessero attaccati ai vestiti e ai capelli come gli odori o il fumo, e che quelle cose intangibili potessero in qualche modo avvelenare il loro spazio o infettarli se si fossero avvicinati troppo. Poiché c’era la remota possibilità che le loro paure non fossero superstizione, non prendeva le loro reazioni sul personale. La porta di Jack era aperta e Kathy lo trovò seduto dietro la scrivania. Teagan era appoggiato all’angolo del tavolo, lanciando e acchiappando al volo un fermacarte di vetro, con sommo dispiacere malcelato da parte di Jack. Teagan le sorrise mentre lei faceva il suo ingresso e Kathy si trovò a sorridergli di rimando. Oliver Morris era su una sedia dall’altra parte rispetto a Glazier; le fece un gesto di saluto con la mano e lei gli rispose con un cenno del capo. «Ciao, Kathy», disse Jack. «Hai fatto buon viaggio?» «Sicuro», replicò Kathy, accomodandosi sull’unica sedia vuota residua, vicino a Morris. «I lunghi viaggi di mattina presto sono la mia ragione di vita. Allora, cosa abbiamo qui?» «Be’, non perdiamo altro tempo con le smancerie», disse Jack con un sorrisetto. Le passò una cartellina sulla scrivania. Kathy sfogliò gli appunti di Jack e di Teagan, e lesse il rapporto di Cordwell, quindi si appoggiò allo schienale e studiò le foto della scena del crimine. C’era un’immagine di un pezzo di legno con delle rune incise. Ne riconobbe la maggior parte: era un linguaggio arcaico che aveva incontrato di rado, persino nei circoli dell’occulto. «Riesci a leggerle?» domandò Jack. «Sì», rispose Kathy dopo un momento. «Sì, la maggior parte. Hmm… questi sono tutti… nomi. Luoghi. Invocazioni agli dei per proteggere l’anima mentre viaggia nei regni al di là del nostro. C’era questo nella tasca del nostro uomo? Di solito è una faccenda volontaria, non qualcosa da lasciarsi alle spalle insieme a un corpo sacrificale. Naturalmente questi nomi specifici sono entità significative e luoghi principalmente venerati dal culto della Mano delle Stelle Nere, perciò probabilmente è una qualche perversione dei soliti rituali occulti.» «Chi?» «Brutta gente. Guai grossi. Sono il tipo di “chiesa” che fa sembrare i satanisti di La Vey come mamme al rinfresco di un consiglio genitori-insegnanti. È una derivazione distorta dei rituali della magia del caos, con una rilevanza data a forme e frattali come base dei sigilli che possono…» Era arrivata alla foto che mostrava in dettaglio il simbolo marchiato sulla schiena del John Doe. «Che c’è, amore?» «È… questo. Questo sigillo», disse Kathy a Teagan. «L’ho già visto prima.» «Che significa?» Jack si inclinò in avanti per dare un’altra occhiata. «So che dovrebbe essere molto potente, ma dovremo tornare sui particolari del come. Per ora, quello che ci offre è una conferma che non abbiamo a che fare con qualche ragazzino gotico con lo smalto nero che si diletta di occultismo. Questo sigillo potrebbe essere riconosciuto, figuriamoci utilizzato, soltanto da qualcuno con molta esperienza. E, sono pronta a ipotizzare, qualcuno con il tipo di agenda seguita dalla Mano delle Stelle Nere. Una indicazione», aggiunse, sollevando lo sguardo dalla cartellina, «che il vostro John Doe probabilmente non sarà l’unico cadavere.» Jack espirò lentamente. «Okay. Penso che il sindaco temesse proprio questo. Di conseguenza tu e io saremo a capo di questa task force, Kat. Ordine del sindaco. Da ciò che ho capito il capitano vuole che ci affidiamo a te per quanto riguarda gli aspetti legati all’occulto. E che tu lasci a noi il lavoro pesante.» Kathy annuì. «Morris», disse Jack al giovane vicino a lei. «Trova tutto ciò che puoi su morti dovute ad assideramento o attacchi animali, o tutte e due le cose. Comincia soltanto da questa contea. Oh, e aggiungi alla ricerca qualunque persona scomparsa nelle ultime due settimane. Teagan, abbiamo bisogno di identificare il John Doe.» «Mettimi alla prova», rispose Teagan con un ghigno. «Kathy…» cominciò Jack. Lei era già in piedi e a metà strada per l’uscita, portando con sé la foto del sigillo. Si voltò. «Ho un contatto con cui parlare.» «Un informatore?» Kathy si fermò e incrociò lo sguardo di Jack. «Puoi chiamarlo così. Se qualcuno sa cosa stia facendo la Mano delle Stelle Nere o dove trovare i membri del culto, sarà lui.» Si interruppe per un momento, l’espressione pensierosa, poi aggiunse: «E mi deve un favore.» «Okay, bene. Se Teagan non arriva a niente, seguiremo altri casi di persone scomparse e indagini irrisolte alla ricerca di possibili piste. Ci aggiorniamo di nuovo qui alle sette di stasera. E, gente», concluse Jack, «state attenti.» * * * Il viaggio di Kathy fino a Newlyn fu lento; la neve stava peggiorando, scendendo in densi fiocchi bianchi che offuscavano la strada davanti e intorno a lei. Superò una berlina blu con il cofano accartocciato e una monovolume ammaccata che apparentemente l’aveva urtata e poi era scivolata dalla strada nel fossato dell’ampio spartitraffico innevato. Entrambi i veicoli erano stati affiancati dalle auto della polizia e un’ambulanza si stava lentamente facendo strada sulla corsia d’emergenza. L’auto blu le ricordava il vecchio rottame di suo fratello, quello che utilizzava per rimorchiare le studentesse e… Kathy si costrinse a espirare. Era abbastanza difficile distinguere le linee divisorie della carreggiata senza che la sua mente andasse a stuzzicare vecchie ferite (portò la mano alla cicatrice senza neanche accorgersene) e a risvegliare vecchi fantasmi. Naturalmente si conosceva bene abbastanza da sapere che costringere quei ricordi a uscire dalla testa non avrebbe funzionato. Non era mai stato così, non quando la sua mente aveva deciso di elaborare qualcosa. E lei immaginava che ci fossero ancora molte cose su suo fratello che aveva bisogno di elaborare. Aveva scoperto che era comune per i familiari dei serial killer e degli omicidi di massa provare le stesse cose che provava lei: sbigottimento per la capacità del proprio caro di una simile crudeltà predatoria, colpa per non essere stati capaci di capirlo prima. O peggio per aver visto tutti i segnali, tutti i pezzi del puzzle, senza averli mai messi insieme così da non essersi accorti dell’emergenza di una visione d’insieme infernale. Per Kathy, ci era voluta la scoperta della scatola di trofei di Toby per comprendere finalmente cosa fosse suo fratello. * * * Era un’afosa notte d’estate della Pennsylvania quella in cui Kathy aveva scoperto il piccolo portagioie, una notte piena dei versi di grilli e di rane e di piccoli animali inquieti che frusciavano tra l’erba alta. L’aria era pesante per il calore implacabile del giorno, troppo pesante perché soffiasse qualcosa di più di una fiacca brezza. Kathy ricordava di aver pensato tempo dopo che il calore doveva in qualche modo essere penetrato nel cervello di Toby, cuocendolo, consumando il buonsenso e la sensibilità. Aveva pensato che doveva esserci qualcosa di bollente e di ostile che gli fosse strisciato dentro dall’esterno, che avesse piantato i suoi artigli e avesse divorato dall’interno il Toby che lei conosceva e amava. Quel Toby non avrebbe potuto compiere quegli atti; doveva essergli successo qualcosa. Doveva aver ronzato dentro di lui e il calore lo aveva portato nei suoi pensieri, facendo affiorare qualche tipo di follia in superficie. Lei e Toby erano stati molto vicini da ragazzini, specialmente dopo la morte della mamma. Il suo trapasso era stato duro per Kathy, ma era stato devastante per Toby. Lui e papà non erano mai andati d’accordo – erano anche arrivati alle mani, o a volte ci erano andati vicini – e Toby, che non era mai stato particolarmente bravo con le persone, aveva bisogno di qualcuno. Aveva scelto Kathy con una devozione fieramente esclusiva, e lei aveva fatto del suo meglio per fargli da madre nelle cose che pensava fossero necessarie per il fratello. Ma il loro rapporto era diventato sempre più strano mentre crescevano. Era ampiamente impari, tanto per dirne una. Il bisogno di Toby per lei sembrava a volte irrefrenabile. Sapeva essere possessivo e iper protettivo. A volte le sue espressioni e il modo in cui si comportava con lei le davano la sgradevole e imbarazzante sensazione che ci fosse un amore filiale e persino sessuale più che fraterno. Altre volte era crudele e arrabbiato, oppure assolutamente distratto e quasi indifferente a lei, una condizione che era parsa peggiorare con l’arrivo della pubertà. Kathy non aveva mai avuto paura dei suoi modi prima, ma quando Toby aveva sedici o diciassette anni, era come se un interruttore fosse stato premuto dentro di lui e tutto l’affetto verso la sorella fosse stato tagliato fuori. Questa cosa l’aveva fatta sentire molto a disagio. Da quel punto in poi, ira intensa o indifferenza rocciosa sembravano saturare a fasi alterne ogni sua mossa, espressione, e parola. E non soltanto con Kathy. In effetti, pareva che Toby avesse abbandonato del tutto ogni tipo di connessione e interazione umane. Almeno era ciò che pensava lei. Quando il fratello aveva compiuto diciannove anni, Kathy aveva preso a evitare la sua forma mastodontica in giro per la casa. Toby aveva perso il lavoro, sgretolando così le sue possibilità di trasferirsi, un contrattempo che pareva aver instillato in lui una rabbia controllata a malapena. Lei evitava di parlare di lui persino con gli amici o magari con i semplici ficcanaso che trovavano anche loro la presenza del fratello scomoda. Era solito dire a lei e a loro padre che andava al bar. Lei ricordava di aver pensato che trascorreva parecchio tempo al bar per qualcuno che in città non aveva amici, e che forse tutto quel bere era alla base del cambiamento nei modi e nella personalità. Toby sapeva essere crudele e aggressivo e sapeva persino essere inquietante… ma Kathy non aveva ragioni per pensare che fosse un bugiardo. All’epoca non sapeva del culto della Mano delle Stelle Nere o dei viaggi a tarda notte del fratello intorno alla loro cittadina rurale. Non sapeva delle sue cacce, degli accoltellamenti e della pratica di una serie di parafilie. Molti di quegli aspetti erano saltati fuori al processo. Ironia della sorte, aveva trovato le storie al notiziario riguardanti le ragazze morte in tutto il Paese morbosamente interessanti, date le circostanze inusuali. C’erano dei marchi realizzati sui corpi e a ciascun cadavere mancava almeno un dito. Persino allora Kathy sapeva del modus operandi e delle firme dalla TV, anche se all’epoca le scene del crimine e le persone che le causavano per lei erano perlopiù un interesse passeggero. Aveva solo diciassette anni e i ragazzi carini, i libri, le pistole e la musica catturavano di più la sua attenzione. Non aveva avuto molte ragioni per studiare più a fondo le sparizioni e gli omicidi di quelle ragazze. Era un problema di persone esterne e anonime che avrebbe dovuto essere risolto da altre persone esterne e anonime. Il problema non era un portagioie su uno scaffale in fondo all’armadio del fratello, non all’epoca. Il problema era che non aveva fatto il bucato. Odiava farlo, soprattutto trascinare i cesti con i panni su e giù per le scale, e il pesante e spiacevole peso freddo dei vestiti bagnati mentre provava ad appenderli. Aveva fatto un sacco di pulizie quel giorno ed era accaldata e stanca e non dell’umore adatto per lavare della biancheria soltanto per avere qualcosa in cui dormire. Toby aveva delle t-shirt lunghe abbastanza perché Kathy potesse usarle come camicie da notte. Non aveva mai avvertito la mancanza di una maglietta mentre era fuori. Non se n’era neanche mai accorto. Così quella notte afosa, insopportabilmente appiccicosa, Kathy aveva camminato fino alla camera di Toby in intimo e aveva aperto la porta dell’armadio per frugare tra i vestiti del fratello. Aveva tolto di mezzo le camicie, così come alcuni giacchetti e le felpe. Nessuna delle magliette del fratello era appesa, il che, date le abitudini di Toby sull’uso della lavatrice, in un certo qual modo aveva senso. Aveva spostato altre cose e di colpo se le era trovate davanti: una pila di divise da football e t-shirt da concerto piegate in fretta e furia, sul ripiano superiore. Perfetto. Si era alzata sulle punte e aveva allungato le braccia, alla ricerca di una maglietta morbida, e le sue dita si erano chiuse su una dei Metallica abbastanza utilizzata da essere leggera e comoda. Mentre la prendeva, però, qualcosa di duro e dai bordi affilati era venuto giù con essa, cadendole dolorosamente sul piede prima di aprirsi e spargere il suo contenuto a terra. Kathy aveva imprecato sottovoce, sapendo che Toby si sarebbe arrabbiato. Non sembrava accorgersi mai di quando lei prendeva le sue magliette ma, se avesse avuto il sospetto che lei stesse anche solo respirando in direzione dei suoi averi, specialmente quelli nell’armadio della camera da letto, si sarebbe infuriato.
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