bc

Re di Cuori

book_age4+
detail_authorizedAUTHORIZED
3
FOLLOW
1K
READ
gay
gay
like
intro-logo
Blurb

L’ex sergente sanitario delle Forze Speciali Russell “Red” McKinley ne sa qualcosa di ferite, come il fatto che possono impiegare una vita a guarire, se mai lo fanno. Le cicatrici che si porta dietro sono profonde, e convivere con il disturbo da stress post-traumatico significa lottare spesso contro i ricordi del proprio passato. Le ferite riportate mentre lavorava a un caso di executive protection con i suoi colleghi e comproprietari della Four Kings Security hanno di nuovo spinto con forza in superficie vecchi patemi, ma Red ha tutte le intenzioni di impedire che ciò faccia deragliare la storia che sta sbocciando con il dolce e sexy fotografo di moda Lazarus Galanos.Laz non può negare che stia nascendo qualcosa di speciale con Red, ma anche lui ha delle ferite. Esita a buttarsi in una nuova relazione dopo la fine esplosiva della sua ultima relazione. L’esperienza gli ha insegnato a dubitare del proprio giudizio quando si tratta di uomini. I ragazzi che sembrano troppo belli per essere veri di solito lo sono, e nessuno sembra più perfetto di Red.Quando qualcuno tenta di ucciderlo, Red è determinato a tenerlo al sicuro. Il fotografo può non essere un cliente, e l’ex soldato è ancora fuori servizio, ma Laz è uno dei loro, e per i Kings nulla conta più della famiglia. Mentre l’indagine è in corso, i due diventano sempre più intimi, ma riusciranno a trovare un modo per guarirsi l’un l’altro e correre il rischio di amare, o le loro insicurezze e paure gli costeranno un futuro insieme?

chap-preview
Free preview
Capitolo 1-1
1 «Stai cercando di uccidermi?» gridò Red a Ace mentre il suo amico, un sorriso da Stregatto sulla faccia, prendeva la curva sbandando a tutta velocità. Chiunque avesse deciso che fosse stata una buona idea dare la patente ad Anston Sharpe avrebbe dovuto ripensare alle proprie scelte di vita. Quell’uomo era una minaccia dietro al volante, e anni di guida difensiva di certo non mitigavano la sua inclinazione a sfidare le leggi della fisica in un veicolo in movimento. «Dov’è il tuo senso dell’avventura?» lo rimbeccò Ace ridendo, mentre la sua auto schizzava su una rampa e si librava nell’aria. «L’ho lasciato su quel ponte dal quale hai cercato di buttarmi giù!» Red strattonò il volante e quasi saltò via dal suo posto quando la macchina di Ace piombò a pochi centimetri di distanza. «Mi sei quasi caduto addosso, idiota!» La risata sonora di Ace era maligna, e Red scosse la testa. Premette sull’acceleratore, cercando di superare in astuzia l’amico, che non era l’unico pratico nella guida difensiva. Almeno non c’era Lucky, o avrebbe condiviso la strada con due scavezzacollo troppo competitivi che si reputavano invincibili. I cugini avevano un talento per attirare i guai e affrontavano le situazioni ad alto rischio come se fossero delle sfide personali. Quella cosa faceva impazzire il loro capo e miglior amico. A Red dispiaceva per King. Potevano essere proprietari alla pari della Four Kings Security, ma era King a dare gli ordini, come era sempre stato. Durante gli anni passati nelle Forze Speciali, quando avevano fatto parte dello stesso ODA – Operational Detachment Alpha – lo avrebbero seguito fino all’inferno. Lo avrebbero fatto anche adesso. «Hai visto?» Ace gridò forte, perché la sua auto aveva fatto fuori altri due veicoli. «Esibizionista,» borbottò Red, sbandando lungo l’asfalto mentre prendeva una curva particolarmente impegnativa, digrignando i denti e tenendo entrambe le mani sul volante. Ci era così vicino. Erano testa a testa. Red si sporse in avanti, la presa forte mentre guadagnava i metri che gli servivano a tagliar fuori Ace, con la linea del traguardo che si avvicinava rapidamente. Andiamo. Poteva farcela. Il paesaggio gli sfrecciava accanto come una macchia indistinta, il rumore che lo circondava non era altro che un insieme di suoni smorzati. Un oggetto venne scagliato verso di lui dal nulla, colpendo la sua auto, e Red imprecò mentre perdeva il controllo del veicolo; il mezzo sbandò verso lo strapiombo e lui sentì la risata di Ace nelle orecchie. «Bastardo! Non riesco a credere che tu mi abbia lanciato contro tre gusci rossi!» Ace fece una risata fragorosa mentre lo sorpassava a tutta velocità. «Scusa, fratello. Ognuno per sé.» «Pensavo che fossimo nella stessa squadra!» Ormai era impossibile recuperare. Mentre Ace stava per tagliare la linea del traguardo, lo schermo si fece nero, ed entrambi sussultarono. «Ma che… dannazione!» Ace si alzò con un balzo e girò su se stesso per mollare un’occhiataccia a King, che era in piedi dietro al divano con le braccia conserte sul petto. «Stavo per polverizzare il mio record personale!» «E io stavo per polverizzare te. Punto.» King assottigliò lo sguardo su di lui. «Hai una stanza per i giochi molto ampia e fornita di tutto punto a casa. Perché non stai giocando lì a Mario Kart?» Red si morse il labbro inferiore per evitare di ridere mentre Ace rispecchiava la postura di King. Alzò il mento e tirò su con il naso. «Colton si sta preparando per un viaggio d’affari a New York di due settimane. Parte domani, quindi oggi lavora da casa. Visto che sono un fidanzato premuroso e affettuoso, non volevo disturbarlo.» King inarcò un sopracciglio biondo, girandosi verso Red, che fece un gran sorriso. «Qualcuno ha pensato che sarebbe stata una grande idea caricare la propria libreria musicale nell’interfaccia del sistema di sicurezza della casa senza sistemare la regolazione del volume. Immigrant Song dei Led Zeppelin è stata sparata per tutte le stanze a un volume talmente alto da far tremare la libreria di Colton e far cadere tutto. Jack è dovuto intervenire per sistemarla, e Colton gli ha chiesto di portarsi via Ace quando se ne andava.» L’angolo delle labbra di King si contrasse. «Quindi mi stai dicendo che è stato buttato fuori dal suo stesso fidanzato perché è un rompipalle.» Red fece spallucce. Ce la stava mettendo davvero tutta per non ridere davanti all’espressione indifferente di Ace, ma sul serio, l’amico se l’era cercata. Povero Colton. Il suono improvviso della batteria, della chitarra e del grido di Robert Plant lo aveva spaventato e fatto saltar su dalla sedia del suo ufficio. King tornò a girarsi verso Ace. «Sai, quando abbiamo impedito che Colton fosse portato in un Paese straniero, pensavo che la sua vita non fosse più minacciata. Ovviamente mi sbagliavo. Cerchi sempre di far venire un infarto al tuo fidanzato come prima cosa la mattina?» «Sei uno spasso. E per tua informazione, non mi ha buttato fuori. Posso andare a casa quando voglio.» «Purché siano passate le cinque,» intervenne Red allegramente. Ace lo guardò a bocca aperta. «Da che parte stai?» Senza esitazione, Red indicò King. «Dalla sua.» «Wow, veloce, eh? Non ci hai neanche pensato. È come se non ti conoscessi più.» Red ridacchiò per il finto disgusto di Ace prima che entrambi riportassero l’attenzione su King, che poggiò le braccia sullo schienale del divano, l’espressione impassibile come sempre. «Voglio bene a entrambi, lo sapete, vero?» Loro annuirono. «Bene. Fuori da casa mia, cazzo.» «Che parole dure, amico. Red è ferito.» Red aprì la bocca per dire che stava bene – lo avevano dimesso dall’ospedale da mesi – ma Ace sollevò un dito, interrompendolo. «Butterai fuori il povero, dolce, vulnerabile Red?» Ace lo afferrò per il mento e gli strinse le guance. Red non si stava divertendo. «Guarda la sua faccia. Come puoi buttarlo fuori?» «Non butto fuori lui, butto fuori te, e Red ti tiene compagnia. A differenza di certi individui, il cui scopo nella vita sembra essere quello di portare alle stelle la mia pressione sanguigna, Red ascolta sul serio.» «Dai, non essere così duro con Lucky. Ci prova. A volte. Non proprio. È di lui che stai parlando, giusto?» Red ridacchiò e King emise un sospiro esasperato. Loro quattro erano una famiglia. Fratelli. Ace e King erano migliori amici, e poche persone al di fuori della loro cerchia capivano perché. Tutti quelli che non li conoscevano e li vedevano interagire davano per scontato che King non sopportasse Ace, ma la scontrosità del loro capo verso l’altro era la prova di quanto gli volesse bene. King non perdeva mai le staffe con qualcuno che non gli stava a cuore. L’uomo era una montagna inamovibile, una fortezza, con impenetrabili mura di pietra. Aveva tenuto insieme il resto di loro quando erano stati sul punto di cadere a pezzi. Aveva l’abitudine di caricarsi il mondo sulle spalle, insieme a tutti quelli che vi erano dentro. Ace si assicurava che King non si perdesse nelle ombre che lui stesso creava. Erano opposti da tutti i punti di vista, e quindi si bilanciavano l’un l’altro alla perfezione. «Andiamo,» annunciò Red a Ace, alzandosi. Gli diede un colpetto sul braccio. «Ho fame. Andiamo a fare colazione da Bibi.» Alla menzione del cibo, Ace uscì dalla porta prima ancora che lui riuscisse a girare attorno al divano. «Tienilo fuori dei guai, va bene?» Red si congratulò con se stesso per non essersi messo a ridere in faccia a King. Lo guardò, invece, sbattendo le palpebre. «Ma io sono ferito. Il dottore mi ha raccomandato di andarci piano per un po’, ricordi?» «Sul serio?» King inarcò un sopracciglio. «Ti giochi la carta di quello ferito?» Oh, cavolo, sì. Red annuì, poi sfoderò perfino le armi pesanti. Sporse un po’ il labbro inferiore. «Bene. Conosci la procedura. Chiamami se sembra sia sul punto di essere arrestato o di causare danni alle proprietà per un valore maggiore di diecimila dollari.» Red gli fece il saluto militare. «Certo.» Tecnicamente i dottori gli avevano dato il via libera settimane prima, ma King aveva insistito affinché si prendesse un po’ di tempo in più. Un clacson suonò, e lui scosse la testa divertito mentre recuperava il berretto da baseball dal divano prima di dirigersi verso la porta d’ingresso. Si fermò accanto al tavolino di servizio di legno lucidato per prendere il portafoglio e le chiavi. Dopo essersi chiuso alle spalle la porta di vetro riccamente ornata, seguì il viottolo immacolato di mattoni rossi fino al vialetto impeccabile. Al di fuori di un numero di Better Homes & Gardens magazine, Red non aveva mai visto una casa tanto perfetta, ma del resto King non faceva mai le cose a metà. Organizzava e impostava più che poteva la propria vita e tutto ciò che ne faceva parte. Per Ward Kingston la prontezza era necessaria quanto l’ossigeno. Ace era seduto al volante della sua Chevy Camaro L1 decappottabile, con indosso i suoi occhiali da sole specchiati da aviatore preferiti, un gran sorriso che gli divideva in due la faccia. Il tetto dell’auto era abbassato, e del rock alternativo martellava attraverso l’impianto audio all’avanguardia della macchina. Red poteva dire una cosa senza tema di essere smentito: non ci si annoiava mai con i suoi fratelli d’armi. Nonostante fosse presto, il sole era luminoso in modo accecante. La temperatura si aggirava sui trentadue gradi, ma sembravano quaranta a causa dell’umidità. Ad agosto, il caldo sarebbe stato insopportabile. La Florida era una minaccia tripla u: ultracaldo, umidità e uragani. Non poteva lamentarsi, però. Il resto dell’anno il tempo era spettacolare e lui non era mai troppo distante da una spiaggia, cibo fantastico o attrazioni. Visto che era preparato al fatto che King li buttasse fuori – il loro capo riusciva a sopportare solo una certa quantità di casino prima di pranzo – Red si era messo una t-shirt grigia leggera Henley, dei pantaloncini cargo color cachi e le sue comode Vans. Si accomodò sul sedile del passeggero e si allacciò la cintura di sicurezza; Ace partì e imboccò la Cypress Lake Court dirigendosi verso la Colonial Drive, dove girò a sinistra. Visto che la maggior parte delle strade attorno alla proprietà di King erano dei vicoli ciechi – a causa del fatto che la zona in cui abitava era praticamente in mezzo a una foresta – furono costretti a fare il giro per arrivare alla Strada Statale 206. Red amava la posizione della casa di King, per la sua quiete e pace. Quando i Kings, Jack e Joker erano tornati a casa per restare, era stato proprio il loro capo ad accoglierli nella sua enorme casa di famiglia. Anche lui, il loro fratello, stava soffrendo, senza contare che si stava ancora riprendendo dalle sue ferite, ma li aveva tenuti uniti come faceva sempre, proteggendoli e guidandoli. Senza quell’uomo, Red dubitava sarebbe sopravvissuto. Non passava giorno senza che pensasse ai loro fratelli caduti, o a come per poco tutti loro non avevano perso King. A come per poco lui non aveva perso King e se stesso. Quando passava abbastanza tempo da fargli sembrare che forse avrebbe potuto lasciarsi tutto alle spalle, la sua testa non mancava mai di ricordargli cosa gli fosse stato tolto. «Ehi, amico. Siamo arrivati.» Red sbatté le palpebre guardando Ace, che era in piedi sull’altro lato, davanti alla portiera chiusa del conducente, con le sopracciglia aggrottate. Merda, per quanto non era stato in sé? «Scusa.» Red scese e si chiuse lo sportello alle spalle. «Stai bene?» «Sì.» Ace mise l’allarme, ma non si mosse. «Ti va di parlarne?» «Non è nulla,» gli assicurò lui. Anni prima, Red si era ritrovato in un luogo molto oscuro, ma lui e i suoi fratelli avevano imparato quanto fosse importante comunicare tra di loro. Si fidavano completamente l’uno dell’altro. Tenersi tutto dentro non gli avrebbe fatto alcun bene. Grazie a King capivano l’importanza di discutere le cose, il fatto che chiedere aiuto non li rendesse deboli… che non rendesse debole lui. «Hai problemi a dormire?» Red si diresse verso la porta d’ingresso del Bibi’s Café e ne aprì un lato per Ace; la piccola campanella annunciò il loro arrivo. «Non più del solito.»

editor-pick
Dreame-Editor's pick

bc

Mai più

read
9.9K
bc

Luna Della Seconda Opportunità

read
9.2K
bc

La mia ex moglie miliardaria

read
26.6K
bc

Una seconda possibilità

read
1.0K
bc

Rifiutata, ma non distrutta

read
3.9K
bc

Il rimpianto del miliardario

read
17.0K
bc

Vendermi all'alfa

read
7.6K

Scan code to download app

download_iosApp Store
google icon
Google Play
Facebook