Mentre uscivo dall'ufficio, Liam afferrò bruscamente la mia mano e cominciò a trascinarmi rapidamente fuori. Probabilmente aveva fretta di sbarazzarsi di me. Per qualche ragione, la mia mano si sentiva calda e, nonostante la stringesse un po' troppo forte, il calore era piacevole.
Uscimmo dalla casa del branco, il SUV di Liam era parcheggiato proprio davanti. Mi accostò al lato passeggero, aprì la portiera, mi sollevò e mi fece sedere sul sedile, sbattendo la portiera un po' forte. Fece il giro dell'auto e si mise al posto del conducente, lanciando la borsa dietro. Continuai a tenere gli occhi bassi per non irritarlo.
Guidò per un po' prima che osassi guardarlo. Il territorio umano distava circa un'ora e mezza dalla casa del branco. Liam sembrava molto teso. Le sue nocche erano bianche sul volante. Non sapevo se avrei dovuto dirgli qualcosa.
L'auto mi stava provocando il mal di stomaco, così girai la testa per guardare fuori dal finestrino. Mentre guardavo fuori dal finestrino, mi resi conto che stavo per diventare una senzatetto, ero senza lavoro, senza soldi, senza nemmeno un diploma delle scuole superiori e ancora non avevo compiuto 17 anni. Il terrore mi sopraffece. Non sapevo davvero cosa avrei fatto.
"Ehm, Alfa Liam, potresti... ehm... fermarti?" provai a chiedere. Non mi sentì, perché l'auto continuò a correre lungo l'autostrada.
"Ehm, scusa, Alfa Liam?" dissi un po' più forte. Questa volta mi guardò.
"Non hai un bell'aspetto" disse, con gli occhi improvvisamente spalancati. Si fermò di botto, accostando al lato della strada. Appena si fermò, aprii la portiera e riuscii a malapena a uscire dall'auto prima di vomitare il leggero pranzo che avevo mangiato a scuola oggi.
"Stai bene?" sentii Liam chiedere mentre sentivo la sua grande mano sulla mia schiena. Mi scostai cercando di raddrizzarmi rapidamente. Annuii anche se ero abbastanza sicura che sarebbe successo di nuovo se fossi rientrata in macchina.
"Guarda, Azalea, è per il tuo bene. Spero solo che tu non sia arrabbiata" cominciò.
La confusione mi colpì per un attimo prima che mi rendessi conto di cosa intendesse. "No. Causavo troppi problemi. Alfa Robert e Luna Lyssa avevano tutto il diritto di mandarmi via" dissi scuotendo la testa. Forse mi avrebbe lasciata stare per un minuto prima che tornassimo in macchina.
Liam mi lanciò uno sguardo che non riuscii a decifrare. Era come se non riuscisse a decidere se fosse arrabbiato con me o triste per me. Si voltò. "Prenditi il tuo tempo. Ripartiremo quando ti sentirai meglio. Io aspetterò in macchina" disse mentre si avviava a tornare in macchina.
Io mi voltai e feci qualche passo nella direzione dell'erba accanto alla strada. Mi accovacciai a terra tenendo le ginocchia strette al petto. Fortunatamente la nausea passava, ma non riuscivo a trattenere le lacrime che sgorgavano ora dai miei occhi. Avevo solo 2 mesi e 2 giorni per sopravvivere. E ora mi avrebbero lasciata senza nulla.
Liam
Tutto ciò mi stava uccidendo. Per di più ero così preso dai miei pensieri che non mi ero accorto che il viaggio la stava facendo sentire male. Sono veramente il peggiore idiota.
Rientrò in macchina dopo circa 15 minuti. Le guance erano rigate dalle lacrime. Mi si strinse il cuore. Avevo detto a mio padre che l'avrei accompagnata alla tavola calda dell'albergo nel territorio umano. Mancavano ancora 20 minuti.
Presi una bottiglia d'acqua dal retro e gliela offrii, ma lei scosse la testa.
"Bevila!" tuonai. Mi pentii immediatamente quando si ritrasse. "Per favore" dissi delicatamente. Posizionai l'acqua nel vano portabicchieri accanto a lei.
Lei mi guardò e annuì. Prese un piccolissimo sorso e richiuse la bottiglia.
Questa tortura sarebbe finita presto. Era una conferma che lei doveva stare lontano da me. Trasferirla nella città umana, lontano dalla maggior parte dei lupi, sembrava l'opzione più sicura. Naturalmente, non dissi ai miei genitori quale fosse la mia vera motivazione nel sbarazzarmi di lei.
Entrammo nella piccola città che si trovava ai confini con il territorio umano. C'era un piccolo albergo che conoscevo e avevo intenzione di pagare una stanza per lei per un paio di settimane in modo che potesse trovare un lavoro. Posso rifiutarla, ma non sono un mostro. Parcheggiai.
Uscii dalla macchina. Mi avvicinai alla sua portiera, l'aprii e le offrii la mia mano. Lei la afferrò con esitazione e la aiutai a uscire dalla macchina. Dal sedile posteriore presi la borsa che avevo preparato per lei.
Le presi la mano e la condussi all'interno, verso il banco della reception. Parlai con il proprietario dell'albergo e affittai una stanza per due settimane. Le diedi un biglietto con il mio numero di telefono dicendole di chiamarmi se avesse avuto bisogno di più tempo. Avrei coperto io le spese. Lei annuì e mi diede la chiave della camera. Mi girai verso di lei mentre stava dietro di me, con lo sguardo fisso a terra.
"Dai" dissi mentre le prendevo di nuovo la mano. La condussi al terzo piano. Trovai la sua stanza. Aprii la porta facendola entrare. Posai la sua borsa sul letto. Ora o mai più. Mi girai per affrontarla. Stava lì, con le braccia conserte, tremando leggermente.
"Guarda, ti ho pagato questa stanza abbastanza a lungo affinché tu possa trovare un lavoro e guadagnare un po' di soldi. Non volevo lasciarti qui. Ho anche questo" le dissi, tirando fuori una piccola busta di contanti dalla tasca. Gliela porsi.
Lei la prese con esitazione e guardò all'interno. I suoi occhi si spalancarono.
"Io, io non posso..." esordì.
"Sai che Gwen ti ha preso i soldi. Consideralo un rimborso. Non è stato giusto quello che abbiamo fatto. Sarai al sicuro qui" mi interruppi. Sospirai. Tentai.
"C'è un'altra cosa. Per favore, non spaventarti. Ti prometto che lo faccio per la tua sicurezza." Feci una pausa e lei mi guardò con curiosità. Non lo sapeva ancora. "Io, Liam Blackfur, futuro Alfa del Branco Eclissi di Sangue, ti rifiuto come mia compagna e futura Luna."
Non credevo fosse possibile, ma i suoi occhi si fecero ancora più grandi. Si strinse al petto e iniziò a respirare pesantemente. Per favore dillo. Accetta il rifiuto ora. Non lo merito, ma rendimelo facile.
Cadde in ginocchio di fronte a me. Vedevo le lacrime sgorgare dal suo viso. Sentivo il dolore nel mio petto. Dovevo andarmene. Non potevo aspettare che accettasse il rifiuto.
"Mi dispiace, Azalea" sussurrai e uscii dalla stanza il più velocemente possibile. Scesi le scale. Sta bene, deve star bene adesso.
"Un giovane molto coraggioso. Ma non essere così sicuro di sapere cosa sia meglio per lei. Sembra che tu non le abbia mai chiesto cosa ne pensasse di avere un compagno" disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai e vidi il vecchio proprietario dell'albergo che mi stava guardando. Come ho fatto a non accorgermene; è un lupo.
"Mi prenderò cura di lei. Ma non pensare che Dea Luna te la lasci passare così facilmente. Rifiutare la propria compagna va contro il suo piano, dopotutto. Sembra che lei non sappia nemmeno che tu sei il suo compagno" continuò. Annuii e me ne andai.
Per tutto il viaggio di ritorno sentii un terribile dolore al petto. Appena lo accetterà, il dolore andrà via. Almeno, spero.
-
Azalea
Da quando Liam se n'era andato, il mio cuore non aveva fatto altro che bruciarmi. Il mio corpo sembrava pesante. Non sapevo nemmeno di avere un compagno, figuriamoci il futuro Alfa. E mi aveva rifiutata. Non mi meravigliava che fosse così arrabbiato, visto che suo padre lo aveva obbligato a portarmi qui.
Tutto mi faceva stare male, la scorsa notte non mi ero nemmeno preoccupata di disfare il mio piccolo bagaglio né di fare la doccia. Dopo aver dormito in modo agitato per un paio d'ore, decisi di tirarmi su dal letto. Andai nel bagno della camera e trovai una saponetta e una piccola bottiglia di shampoo sul lavandino. Li usai per fare la doccia. Uscii avvolgendomi in un asciugamano. Mentre passavo davanti allo specchio sopra il lavandino, mi guardai. Dire che ero un disastro era poco.
Il mio viso era rosso e gonfio per il pianto. Si potevano vedere le occhiaie sotto i miei grandi occhi leggermente infossati.
Non potevo credere di avergli permesso di vedermi piangere. Mi aveva tolto tutto. La mia casa, la mia educazione, la mia dignità, e apparentemente il mio compagno. Non riuscivo però a odiarlo. Mi faceva solo troppo male. Aprii la busta dei soldi che mi aveva dato. Li contai e con una penna che era sulla scrivania annotai quanto c'era. Gli avrei restituiti fino all'ultimo centesimo anche se ci fossero voluti 10 anni.
Aprii la valigia e iniziai a togliere i pochi vestiti che avevo. In fondo alla borsa trovai 5 magliette che decisamente non erano mie. Erano enormi. Chiaramente per un grande lupo maschio. Sotto le magliette c'era una nota e un maglione.
Azalea,
mi dispiace dover fare questo per la tua sicurezza. Dea Luna ha commesso un errore. Non potresti mai essere una Luna, ma non sarai nemmeno al sicuro in questo branco. Resta nelle città umane. Non hai molto, quindi ecco qualche mia maglietta e un maglione. Presto farà freddo e non hai un lupo che ti tenga al caldo. La stanza è pagata per il tempo necessario per trovare un lavoro e una nuova casa. Mi scuso anche sinceramente per i momenti in cui ti ho ferita in tutti questi anni. Passerò il resto della mia vita a pentirmi del mio comportamento verso di te. Per favore non odiarmi.
Buona fortuna.
Liam
Guardai il maglione che avevo tra le mani. Era il suo preferito. Lo indossava così spesso che dovevo aspettare che andasse ad allenarsi per entrare nella sua stanza e prenderlo per il bucato. Lo portai vicino al naso e annusai il profumo di foresta. Oh Dea. Per tutto questo tempo, dormivo sui suoi vecchi cuscini trovando conforto nel suo odore. Mancava ancora una settimana al mio diciassettesimo compleanno, e avrei scoperto che lui era il mio compagno.
Meglio così. Mi ha rifiutata e io posso essere libera. Posso rimanere sola e non preoccuparmi di un compagno che entra nella mia vita. Lui può trovare la felicità con una lupa forte e bella. Io non sono né forte né bella; non sono nemmeno sicura di possedere un lupo in me.
Posai il maglione sulla scrivania accanto alla borsa. Mi vestii con uno dei miei bei vestiti da scuola. Un paio di jeans neri che ero riuscita a mantenere senza strappi o fori. Avevo anche una maglietta grigia con scollo a V con una piccola tasca sul petto. Mi diressi verso il bagno dove trovai un pettine in un cassetto e un asciugacapelli. Mi asciugai i capelli e li pettinai. Lasciai ricadere i miei capelli color rame opaco sulle mie spalle.
Dopo essermi infilata le scarpe e aver preso un po' di soldi dalla busta, scesi e chiusi a chiave la porta della mia stanza. Mi serviva un giornale per cercare lavoro. Speravo di trovare qualcosa che non richiedesse un diploma.
Appena arrivai al pianterreno, notai un uomo anziano dall'aspetto piacevole seduto al bancone.
"Ehm, scusi" chiesi, sperando di non interromperlo.
"Parla più forte, ragazza. Cosa posso fare per te?" disse con voce roca.
"Ehm, dove posso trovare un giornale? Devo trovare un lavoro il prima possibile" dissi un po' più forte.
"Ragazza, parla più forte. Sono vecchio e non riesco a sentire i tuoi teneri sussurri" disse guardandomi. "Sai pulire?" Annuii con la testa. L'avevo fatto per tutta la mia vita. "E cucinare? Lo sai fare?" chiese. Di nuovo annuii.
"Bene. Lavoro trovato. Da quando mia moglie è morta l'anno scorso, mi serve una governante. Non riesco più a salire e scendere queste scale come una volta. La mia cuoca sarà assente per un paio di mesi. Ha avuto un bambino o una qualche sciocchezza del genere. Quindi, pensi di potercela fare? Puoi cominciare oggi?"
Gli sorrisi annuendo energicamente con la testa. Non avrei mai immaginato di avere questa fortuna. Meglio così.
-
Dopo aver accettato il lavoro, il signor Greyback mi portò nel suo ufficio per riempire qualche modulo. Mi spiegò come funzionava l'albergo e cosa si aspettava da me. Dovevo aiutarlo solo per 5 giorni e mezzo alla settimana. Avrei avuto 1 giorno intero e mezza giornata ogni settimana per me stessa. Si accordò per pagarmi uno stipendio che avrei potuto usare per trovare un posto in cui vivere.
La cosa migliore era che i pasti mi sarebbero stati forniti dalla cucina ogni giorno. Gli avevo assicurato di non necessitare di molto cibo e lui sbuffò con disappunto.
Mi informò che avrei avuto bisogno di mettere su qualche chilo per tenere il passo sul lavoro. Essendo umano, non poteva capire che questa locanda con 15 stanze, di cui una occupata da me, era molto più piccola della casa del branco in cui avevo già lavorato per tutta la mia vita.
Dopo avermi fatto fare un giro, mostrato la pensione e dato una lista dei miei compiti, il signor Greyback mi esortò ad andare in città e comprare dei vestiti per lavorare e una giacca adeguata. Lo ringraziai e andai ad esplorare la città. Trovai un piccolo negozio di abbigliamento usato dove potei comprarmi un paio di completi per lavorare, un paio di pigiami, una giacca, un paio di scarpe decenti e un bel vestito, il tutto per una piccola somma del denaro di Liam.
Dopo aver comprato i vestiti, passai davanti alla biblioteca. Entrai e mi iscrissi alla biblioteca e presi un paio di libri per studiare. Sarei riuscita a finire la scuola. Portai i libri e i vestiti alla pensione.
Era stata una buona giornata, ma quando chiusi la porta della mia stanza, dovetti affrontare di nuovo la mia realtà. Liam mi aveva rifiutata. Sembrava che ci fosse un vuoto al posto del mio cuore. Mi sedetti sul letto circondandomi con le braccia. Sentivo quasi freddo. Come se mi mancasse una parte di me.
Qualcuno bussò alla porta. Mi alzai aprendo la porta e trovando il signor Greyback con un vassoio in mano.
"Ecco, ragazza. Mangia qualcosa. La colazione viene servita alle otto, quindi assicurati di essere pronta" disse consegnandomi il vassoio. C'erano un panino al burro di arachidi, una mela e un bicchiere di latte.
Gli sorrisi: "Grazie."
Mi sedetti e mangiai il cibo con gratitudine. Mi misi il pigiama nuovo e andai a letto. Mi sdraiai stringendomi. Il letto era molto più grande e comodo di quello a cui ero abituata. Ma sentivo ancora freddo e dolore. Dopo trenta minuti passati a fissare il soffitto, mi alzai e andai alla scrivania. Passai la mano sulla felpa. Era logora, ma ancora morbida.
Sospirai e me la infilai. Mi sentii subito meglio. Era calda e morbida. Il profumo di Liam mi avvolse mentre facevo un respiro profondo. Il dolore non era scomparso del tutto, era solo un po' migliorato. Mi sdraiai sul letto e mi abbandonai a un sonno senza sogni. Forse, e dico forse, non era così grave come temevo...