IX
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IX
«Tira quella palla Elia».
«Eccola».
«Gooooooolllllllllll».
Il buio.
«Eliaaaa, Eliaaaa»….
Era successo tutto all’improvviso. Elia si era accasciato a terra. Anna non capiva cosa stesse succedendo.
«Chiamate un’ambulanza», urlò.
Con tutte le sue forze provò a rianimarlo. Per un periodo era stata volontaria nella croce rossa per non pensare al suo dolore di non essere riuscita a diventare madre. Aiutare gli altri la faceva sentire meglio.
«Si sposti signora, ora provvediamo noi».
«Sono la madre».
«In questo caso salga con noi in ambulanza».
Vederlo attaccato ad una flebo salvavita e ad un respiratore fu troppo per lei.
«Amore stai tranquilla nostro figlio è forte, si riprenderà».
«Ma come fai ad essere sempre così sicuro? Io sono sempre così dubbiosa».
Anna piangeva. Sputava lacrime di paura e rabbia. Forse era colpa sua, non avrebbe dovuto mentire. Dio la stava punendo.
«Anna che succede?».
«Tito, è colpa mia, è solo colpa mia».
«Ma che dici? Ora me ne occupo io, stai tranquilla».
Livio la stringeva a sé. Non era geloso di Tito, sapeva che Anna amava lui, ma avrebbe voluto avere la sua posizione per poter fare di più per lei. Tito era un medico. Lui solo un architetto. E loro figlio in quel momento aveva bisogno di un medico.
«Anna».
«Chiara».
Il suo odore di lavanda le anestetizzò la mente. «Chiara grazie di essere qui».
«Non avrei potuto restare in convento sapendo che mio nipote sta lottando tra la vita e la morte. Ma cosa è successo?».
«Stava giocando a calcio con un suo amichetto e all’improvviso è svenuto. Ho provato a rianimarlo. Ho fatto quello che potevo. Ora è attaccato ad una macchina e gli stanno facendo una flebo per riportare il battito del cuore alla normalità. Pensano abbia qualche problema cardiaco, dovranno fare tutti gli accertamenti».
«Pregherò per lui, non preoccuparti, vedrai che andrà tutto bene».
«Ci voglio credere sorella, non potrei vivere senza di lui».
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