XIII

741 Words
XIII «Zio Tito, ciao». «Ciao Elia come stai oggi?». «Alla grande. Sono riuscito a saltare quel-l’ostacolo senza fiatone». «Bravo Elia stai recuperando bene. Continua così». Tito gli fece l’occhiolino ed Elia riprese ad allenarsi con più vigore. «Il piccolino sta reagendo bene». «Per fortuna è un bambino forte e vivace. Spero continui così». Anna rispose con uno sguardo pieno d’affetto alla stretta di mano del suo amico. «Ciao Tito, resti a cena con noi?». «Grazie Livio, non vorrei disturbarvi. In realtà non ho impegni quindi mi farebbe piacere». «Perfetto, tu non disturbi mai». La sincerità di Livio traspariva genuina e fugace. «Chiara, Elia, andate a cambiarvi tra poco si cena. Tito ci farà compagnia». «Ok mamma, andiamo». Nessuno si accorse del rossore che improvvisamente fiorì sulle guance di Chiara. Fu brava a voltarsi prima che il suo secondo segreto fosse scoperto. «Andiamo Elia, facciamo presto», ribatté cercando di coprirsi il volto. Chiara non sapeva cosa indossare. Non aveva pensato a comprarsi degli abiti nuovi. Sua sorella le aveva prestato i suoi ma in quell’occasione avrebbe voluto poter scegliere. Si stupì lei stessa della sua impazienza e un rigurgito di pudore affiorò tra i pensieri. Alla fine decise di mettersi un abito semplice, verde a fiori rossi, che le donava un’aria fresca e innocente. Non voleva sembrare troppo spudorata, del resto neanche sapeva come fare. «Chiara sei bellissima. Sta meglio a te quel vestito che a me». «Effettivamente vederti indossare abiti colorati è un po’ strano, mi ci devo abituare», replicò Livio con un po’ di imbarazzo. Tito rimase in silenzio ma non restò indifferente alla nuova Chiara. L’aveva sempre considerata la sorella di Anna e l’aveva sempre guardata con gli occhi di un fratello. Ma ora era diverso. Anna non era più sua e Chiara era una donna. Si sedette di fronte a lei per osservarla meglio e non si lasciò sfuggire alcun dettaglio. Notò che arrossiva quando era in difficoltà, che si torturava i capelli quando era nervosa, che sorrideva delicatamente ad una battuta senza scomporsi, che aveva due occhi a mandorla profondi e inebrianti. Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo, ma Chiara lo aveva ipnotizzato. «Allora Chiara come ti senti in questi nuovi panni?». Tito cercò di sondare il terreno in maniera educata. Voleva capire se c’era una minima speranza per lui. Chiara tergiversò poi prese coraggio: «Mi sento più libera ma confusa. Devo riabituarmi a vivere nel mondo dopo tanti anni chiusa in convento dove, a farmi compagnia, c’erano solo preghiere, canti e la presenza fuggente delle sorelle. Ho bisogno di capire chi voglio diventare. La strada da percorrere sarà tutta in salita ma non voglio pensarci ora. Un passo alla volta e con l’affetto e la presenza di mia sorella riuscirò a comprendere chi sono e chi vorrò al mio fianco». Chiara si era sbilanciata quel tanto da far rabbrividire Tito. Quella era la risposta che cercava. «Bene, allora se vuoi puoi contare anche su di me», la buttò lì. «Grazie Tito, ci conto». Anna scambiò uno sguardo d’intesa con suo marito. Conosceva così bene sua sorella da capire che le sue parole non erano carta straccia ma avevano un significato più profondo. E conosceva bene Tito da capire che c’era un forte interesse nei confronti di sua sorella e questo la rassicurava. Sapeva che Tito era un brav’uomo, che poteva dedicare tutto se stesso ad una persona a cui voleva bene e ormai aveva del tutto superato i dissidi e le incomprensioni sulla fine della loro storia, ognuno aveva trovato una sua dimensione. Sarebbe stata davvero felice se, tra loro due, fosse sbocciato un sentimento. «Mamma ma zio Tito può venire anche lui a vivere con noi?». La richiesta ingenua di Elia si librò sulle loro teste come un’aquila in attesa di colpire. Per fortuna Livio intervenne con la sua prontezza. «Elia, Tito ha tanto lavoro da fare, deve seguire i suoi pazienti e poi questa casa diventerebbe troppo piccola per tutti». «Questo non è un problema papà, io potrei dormire con voi e Zio Tito con Zia Chiara». Chiara si accese di rosso fuoco. Tito lo notò e provò un sano ed egoistico piacere. «Ti ringrazio Elia, magari più in là se cambieranno le cose. Per adesso verrò più spesso a trovarvi. Ti va bene come compromesso?». «D’accordo zio, allora ti aspetto». Chiara riacquistò il suo colorito pallido e innocente e alzò lo sguardo verso il suo salvatore. Tito ammiccò con fare fanciullesco.
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