28. Lavinia Ghiglione apre la porta e mi invita a entrare, mi fissa con lo stesso sguardo granitico di qualche ora prima. Si è cambiata; indossa una larga tuta grigia al posto dei jeans e sopra la canottiera scollata fatica a contenere il seno prospero. “Sono molto stanca, ti concedo pochi minuti. Vuoi il caffè?”. “Perché no”. Nel piccolo ingresso c’è solo un mobile laccato di rosso con sopra un vaso, rigoglioso di fresie profumate. Sul piano ci sono un paio di buste aperte e uno svuotatasche in argento dentro al quale riposano aggrovigliati due mazzi di chiavi così grossi da far concorrenza a San Pietro, e un vistoso quanto pacchiano portachiavi della Harley Davidson. Il logo della fabbrica, smaltato di bianco, campeggia sopra a un chopper argentato. Lo indico. “Amante delle Harley?”

