Introduzione
Scrivendo I delitti dei caruggi mi sono trovato di fronte a un finale che non mi aspettavo. Non prendetemi per matto! A molti scrittori capita di non conoscere nei dettagli la trama, spesso solo scrivendo “i nodi vengono al pettine” e talvolta sono il primo a stupirmi di quanto accade. Ma, in fondo, penso che se io sapessi già nel dettaglio quello che succede mi divertirei molto meno nello scrivere.
Per farla breve: quando Bob, morendo, dice a Matteo “Wehrmacht” nemmeno io sapevo che cosa volesse raccontargli. Anzi: quella parola mi è frullata in testa per venti giorni buoni e quando ho capito quale fosse il significato mi sono accorto che c’era tutto un romanzo da scrivere, proprio quando stavo per terminare i “Delitti”. In più non avevo per davvero idea di come sarebbero finite le peripezie sentimentali di Matteo.
Da tutto questo è nata la quarta avventura di Matteo De Foresta. Di fatto è un seguito del precedente, ma credo possa essere letto anche da solo.
La storia non si svolge solo a Genova: una piccola parte delle peripezie di Matteo lo vedranno protagonista in un’altra città che io amo molto. E che, forse, potrebbe essere l’unico posto al mondo in cui vivrei al di fuori della Liguria e di New York.
Un’altra nota importante: sono stato tentato di parlare del ponte Morandi, non fosse altro per rispetto alle vittime e alla mia meravigliosa città. Se non l’ho fatto, è proprio per rispetto. Le avventure narrate in questo romanzo si svolgono subito dopo I delittti dei caruggi e quindi il Morandi era ancora in piedi. Parlarne, l’avrei trovato una forzatura.
Concludo con i ringraziamenti: alla mia famiglia, tutta, nessuno escluso. A mia madre Anna e mia sorella Sharon. A mio padre Mario. Ai miei cognati ed ai miei nipoti. A Romano e Carla. A Paola, la mia compagna; a Miky e Lollo che rendono titanica l’impresa di scrivere in casa trovando un po’ di tranquillità. Ma che, se non ci fossero, la mia vita sarebbe molto più piatta.
Grazie a Ethel Vicard, l’editor ufficiale di Matteo De Foresta. Senza la sua costante presenza e i suoi consigli mi troverei inerme di fronte alla mia pigrizia e questo romanzo sarebbe molto meno bello.
Ringrazio come sempre gli amici della Fratelli Frilli Editori: Carlo Frilli, Michela Volpe, Monica Ghiorzo. Lavorare con loro è semplice e ci si riesce sempre con il sorriso.
Ringrazio anche quella banda di balordi dei miei amici. Senza di loro, troverei difficile dare un nome ai vari protagonisti dei miei romanzi. Un pensiero speciale, per finire, ad Andrea “Quod”. Te ne sei andato troppo presto, anche tu come Angelo, Betty, Mauro e Juri. Spero che assieme a loro tu possa trovare una copia di questo romanzo in qualche libreria celeste. E che tu possa ridere delle nostre umane disavventure, tenendo nell’altra mano una pinta di birra fresca.
Ho finito il pistolotto: godetevi la storia che, spero, vi possa piacere quanto il precedente. Anzi, di più. Il mio ego di scrittore lo richiede.