7. Al mattino salgo a piazza Principe sul primo Intercity per Milano. Fuori c’è un sole pallido e malato, che è appena sbucato tra i palazzi di Via Balbi ma non scalda né l’aria né le mie mani. Quando scendo in Stazione Centrale la nebbia avviluppa i marciapiedi tra i binari e il cielo è grigio. Una luce bigia e malinconica permea ogni cosa, mi sembra di essere in un vecchio film in bianco e nero. Clara mi aspetta all’uscita, me la trovo di fronte all’improvviso. Mi fissa con un’espressione vacua, come se mi stesse studiando. Io le sorrido, i suoi occhi si spalancano. Il verde delle sue iridi che esplode in quel grigiore è l’unico colore che vedo e mi sento una falena che cozza a ripetizione contro un lampione, attirata dalla luce. Sono ormai di fronte a lei, vorrei parlare ma resto in

