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La morte torna a settembre

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Maria Viani, biologa in pensione, trascorre felicemente le sue giornate in un tranquillo paesino dell’Appennino ligure dividendo il suo tempo tra l’orto e la raccolta di funghi nel bosco. Il ritrovamento del cadavere di un abitante del piccolo paese le offre l’occasione di trasformarsi da tranquilla signora di campagna in detective. Possibile che in quel borgo da cartolina si nasconda un feroce assassino? Le indagini che svolge in coppia con il Brigadiere Croce la porteranno a scoprire molte cose oscure sugli abitanti del paese: rancori, bugie, violenze, episodi del passato che, ricostruiti pazientemente, la condurranno sulle tracce del colpevole.

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Venerdì 17 settembre 2004
Venerdì 17 settembre 2004Seduta su una sedia della cucina Maria sorseggiava il suo caffè. I suoi occhi fissavano un punto indefinito davanti a sé, la sua mano aveva a lungo girato il cucchiaino mescolando lo zucchero nella tazzina. Maria pensava. Suo marito la guardava leggermente preoccupato. Intuiva, conoscendola bene, che stava escogitando qualcosa. Imprevedibile, come sempre. Riusciva ancora a stupirlo, dopo tanti anni di matrimonio. Alla fine Maria esordì: – Devo assolutamente comperarmi un portatile. – Un portatile? Rispose il marito. – Tu vuoi comperare un computer? Non ci posso credere! Francesco, il marito, su questo argomento aveva il dente avvelenato. Non solo Maria mostrava uno scarso interesse per i computer in genere, ma proprio l’ultimo acquisto di Francesco, un portatile, per l’appunto, aveva causato un litigio furibondo tra loro. Maria sosteneva, (figurarsi!), che la famiglia aveva un numero di computer triplo rispetto alla media italiana, e, in particolare, aveva accusato lui di dilapidare il patrimonio famigliare in “aggeggi elettronici” (aveva detto proprio così) di ogni tipo. La richiesta della moglie, dunque, lo lasciava interdetto. – Non vedo cosa ci sia di strano… Sì, lo so, ne abbiamo già un paio, ma li occupi sempre tu. – Sei ingiusta, non posso occuparne che uno alla volta, e ti ho sempre lasciato controllare la tua posta e fare le tue ricerche, ogni volta che me lo hai chiesto. – Il fatto è che mi serve averlo a disposizione per più tempo. Per un’altra cosa. – Per un’altra cosa? – In questa casa c’è l’eco! Sì per un’altra cosa! – Ora sei tu che fai l’eco. E per cosa di grazia? – Se te lo dico mi prometti di non ridere? – No – Allora non te lo dico. – Peccato. Mi sarebbe piaciuto regalarti un bel notebook ultimo modello con... – Va bene te lo dico, anche se sei un vile ricattatore: voglio scrivere un romanzo giallo. ...Francesco ride. – Ecco, lo sapevo che avresti riso, anche se non capisco proprio perché. Non avrei dovuto dirtelo. – Scusami, ma come ti è venuta in testa questa idea? – Leggendo molti romanzi, mi sono convinta che c’è bisogno di un personaggio nuovo. Vedi, i protagonisti delle storie, gli investigatori, sono sempre dei figuri un po’ loschi, male in arnese, in genere hanno il fegato spappolato dal troppo alcool e il cuore spezzato da una donna che hanno amato alla follia e li ha traditi. Da allora vivono soli, in appartamenti squallidi, dormono poco, mangiano porcherie, sciupano femmine piene di curve, fanno fessi i poliziotti e, suscettibili come sono, fanno a cazzotti tre volte al giorno. Quando leggo le loro avventure patisco per tutte quelle notti insonni, mi viene mal di stomaco per quello che mangiano, mi viene mal di testa per la quantità spropositata di alcool che bevono e per le botte che prendono, mi viene l’orticaria quando sudano, piango quando la pupa di turno li abbandona. Se invece il protagonista è un poliziotto, allora gli hanno ammazzato la moglie, la figlia e il cane. È orfano di entrambi i genitori che sono morti in un incidente, il suo compagno di pattuglia si è fatto sparare per colpa sua e il suo capo lo vuole incastrare perché lui ha scoperto che si prende la mazzetta dal boss. Ma alla fine vendica la moglie e il compagno, smaschera il boss e, senza cedere alle lusinghe della bella fanciulla bisognosa di aiuto e di affetto, si allontana solo nella notte. Qui la mia sofferenza aumenta a causa delle sopraccitate disgrazie che il rude poliziotto annega anche lui nell’alcool non riuscendo tuttavia a dimenticare. Nemmeno io. Insomma sono stereotipi, non c’è fantasia, non ci sono elementi nuovi. E non ci sono più i Poirot e le Miss Marple! Allora ho pensato di creare un personaggio nuovo – Io non sono un intenditore come te, ma credo che ci sia qualche cosa di un po’ più moderno nella letteratura gialla di oggi, magari tra gli scrittori italiani. – È vero, c’è l’impareggiabile ed inarrivabile Montalbano, e i personaggi creati dai nostri concittadini, Bacci Pagano e Antonio Maffina, ma sono tutti uomini e stranamente fallimentari quanto a rapporti con le donne. Per trovare qualche donna investigatrice poi, bisogna andare nella letteratura americana e, anche lì, le originali si sprecano. Kay Scarpetta e Temperance Brennan, ad esempio, sono personaggi indovinati, ma tutte due divorziate e sopra le righe. Lo stereotipo continua, è quello di una vita privata fallimentare e di un’immagine di donna superdotata, poco credibile. E poi sono così lontane dal nostro quotidiano. – Immagino che tu abbia già in mente qualcosa – Come hai fatto ad indovinare? Sì, voglio creare il personaggio di un investigatore a modo, educato, magari una donna, molto “normale” che non beva, mangi cose sane, possibilmente biologiche e “O.G.M. free”, che dorma otto ore al giorno, rispetti gli orari e la legge, curi l’orto, cucini, coltivi i fiori, ami le passeggiate nei boschi, vada in cerca di funghi, allevi gattini, adori il marito, i figli e i nipotini e... – Mi sembra di conoscerlo questo personaggio! – Lo sapevo che ti avrebbe ricordato qualcuno! – Senti, mi piace moltissimo quest’idea perché io ti voglio bene, ma sei sicura che interessi anche altri? Io penso che il lettore, e soprattutto il lettore di gialli, cerchi proprio dei personaggi diversi da se stesso, personaggi avventurosi, un po’ loschi, che sappiano dargli un brivido di avventura, quell’avventura che gli impiegati della posta, i droghieri, gli insegnanti, le parrucchiere, i comuni mortali insomma, non si possono permettere. – Forse hai ragione. – E allora? – E allora niente, vorrà dire che il mio libro lo leggerai solo tu! – Potrò almeno criticarlo? – Solo critiche costruttive. – E chi decide se sono costruttive? – Io naturalmente. – Ho come un presentimento che le mie osservazioni non verranno accolte con grande entusiasmo. – Al contrario, temo piuttosto che la mia idea ti spaventi un po’. – Solo un pochino. Non vorrei che mi trascurassi. Perché non ti godi buona buona la tua pensione, limitandoti a fare la nonna, la mamma e, soprattutto, la moglie, come fanno tutte le persone normali? – Forse perché non sono una persona normale e tu, dopo trentatré anni di matrimonio, dovresti essertene accorto.

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