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653 Words
2 Gray Non sa chi sono. È una sensazione strana, anche se non del tutto sgradevole. Siamo seri, mi rendo conto che il golf non è uno degli sport più emozionanti al mondo. Le maggiori attrazioni qui, nello stato del Kentucky, sono le corse di cavalli e il basket al college; era quindi probabile che non venissi riconosciuto, ma la cosa mi ha sorpreso lo stesso. Dopotutto, è quasi periodo di tornei, e il golf ha monopolizzato i notiziari. Non che voglia vantarmi o niente del genere ma, cazzo, ho visto la mia faccia talmente spesso nei programmi sportivi che pensavo l’avessero vista tutti, ormai. Ma non c’è dubbio che questa donna non sappia chi sono. Non ricordo più da quanto tempo una donna non mi volesse per il mio nome o per il mio conto in banca... C’è solo un problema: Labbra di zucchero, qui, non sembra volermi affatto. Sfida lanciata e accettata. Non mi arrenderò finché non sarà sotto di me a urlare il mio nome. «Mi sono sempre piaciute le sfide», le dico con un sorriso ben collaudato. Non mi sto davvero vantando quando ammetto che questo sorriso mi ha letteralmente fatto entrare nelle mutande di centinaia di donne, alcune anche più carine della bellezza che mi sta fissando adesso. È una testolina rossa da urlo, con occhi verdi e gambe lunghe chilometri, curve che dovrebbero essere illegali, tette perfette e un culo che di sicuro fa implorare gli uomini. Cazzo, ho voglia io adesso di implorarla. A parte questo, c’è qualcosa in questa donna che mi attrae come non succedeva con nessun’altra da tanto tempo. Potrei dire che ha a che fare col fatto che non sa chi io sia. Forse è proprio così, e passerà… dopo che l’avrò scopata fino a farla impazzire. «Non era una sfida», mi dice sorseggiando il suo drink. «Non era un sì», le rispondo. «Strano, non mi pareva fosse una domanda a cui rispondere sì o no». «Tutto si riduce a un sì o un no. “Scommetto che le tue labbra sono dolci” significa di certo che intendo scoprirlo. Che tu me lo permetta si riduce a un sì o un no». «Perciò la mia risposta sarebbe… no?». Il modo in cui inclina la testa da un lato e inarca le sopracciglia come per sfidarmi mi accende un fuoco dentro. È davvero perché la sua reazione è così diversa dal modo in cui di solito le donne mi si gettano ai piedi? «Preferirei che la tua risposta fosse avvicinare la bocca alla mia e lasciare che le assaggi», rispondo abbassando la voce e inclinando la testa in modo che possa sentirmi solo lei. La osservo attentamente. Credo di riuscire a vedere un brivido che la attraversa. Non è del tutto disinteressata a me. È un gioco, per lei? Fa la difficile per cercare di risvegliare il mio interesse? Non è impossibile anche se, se fosse vero, ne resterei deluso. Non che me ne freghi un accidente. La fine del gioco è sempre la stessa: io tra le sue gambe. «Ti meriteresti almeno un dieci per l’impegno». «Preferirei mostrarti qualcos’altro in cui posso meritarmi un dieci». «C’è un momento in cui l’impegno inizia a essere eccessivo», sottolinea lei, alzandosi. Cazzo. La sto perdendo? È mai successo? Non credo proprio, neanche prima che sfondassi. «Almeno concedimi un ballo», dico facendo del mio meglio per non sembrare disperato. Cazzo, in realtà mi sento un po’ disperato, e ancora non capisco cos’abbia lei di speciale. Mi studia e io resto immobile, lasciando che si prenda il suo tempo. Mi riprometto che se rifiuta smetterò di andarle dietro. Potrà essere interessante, ma non ho bisogno di faticare tanto. Quando inclina il capo per indicare che è d’accordo, mi alzo, offrendole la mano. Mette la sua nella mia e, mentre la guido verso la pista da ballo, sento che un’ondata di calore passa tra noi e invade il mio corpo. Quasi mi domando se sia stato l’unico a percepirla, quando la sento inspirare di colpo e la sua mano si agita nella mia. Non appena cerca di sfilarla, rafforzo la presa. Non se ne andrà. Non ancora.
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