23.Sono quasi le tre del pomeriggio, mi sveglio perché avverto un sobbalzo. Vicino a me, in piedi, Francesca srotola con sensualità la calza sulla gamba sinistra, appoggiando il calcagno al bordo del letto. Mi osserva e sfodera uno sguardo sornione. Provo ad afferrarle un polso nella speranza di un bis. Lei si divincola con delicatezza e alza gli occhi al cielo. “Sarà un po’ il caso di pensare al lavoro, che dici?” Mi sento come un bambino a cui hanno negato pane e Nutella ma annuisco, sospirando. Lei si siede vicino a me e mi bacia. “Dobbiamo cercare di capire chi è quell’uomo che si è incontrato con Barberis. Perché è qui e perché gira con un’auto con targa bulgara”, mi dice smanettando sullo smartphone. Mi alzo e mi stiracchio come un gatto dopo una dormita. “Sì. Ed è fondamentale

