IL BOSCO DI ELGED-2

2001 Words
Lanas sorridendole le chiese se poteva ripetere la frase che gli era stata rivolta. A rispondere fu il capo dell’arte della scienza Treves. Il suo aspetto era un altro esempio della bellezza del popolo doresian. Era alto, con lunghi capelli rossi e lisci, il suo viso dai tratti dolci e gli occhi color miele, lasciavano confuso anche un grande amante delle donne come Ristan. Lanas si sedette con un po’ di imbarazzo e Larael le si mise accanto guardandolo risentita. - Larael ci ha informato che partirai per Kirine per liberare la tua amata sorella, non è vero? Alle parole del capo della scienza il principe annuì. Treves continuò. - Conosciamo il motivo del rapimento di Eillean, sono le miniere di Esterion che si trovano nel nostro bosco. Sappiamo quanto i kiriniani le bramino. Lanas annuì, conosceva quante sofferenze i doresian avevano provato nel passato. Treves proseguì. - I kiriniani sono stati i primi a tentare di conquistare il nostro piccolo territorio, distruggendo interi gruppi di alberi per riuscire a trovare il villaggio. Questo è successo molti secoli fa. Fortunatamente non ci sono mai riusciti. All’epoca solo un doresian conosceva il tortuoso ed intrigato sentiero che conduceva al villaggio. Noi non osavamo combattere, non ne avevamo il coraggio, eravamo completamente inesperti. Come sai amiamo la pace, la poesia, la musica, non siamo soldati, perciò a quel tempo pensavamo soltanto a tenere nascosto il sentiero che portava al villaggio e alle miniere, per questo abbiamo segnato tutti quei sentieri. Con il passare degli anni, i kiriniani cominciarono a diminuire, e ad un tratto smisero di cercare sia il villaggio sia le miniere. E noi cominciammo a pensare di essere riusciti a tenere nascosto il villaggio. Larael continuò il racconto. - La pace però, non durò molto. Anni più tardi fu la volta del regno di Aisia. In massa invasero le vicinanze del villaggio. Non potevamo però andare avanti sperando che non trovassero il sentiero giusto. Dovevamo affrontare il nemico. Queste idee certo non le avremmo mai avute senza l’aiuto di un achaariano di nome Orodian. Era un bellissimo vagabondo a quanto dicono le leggende. - Come era riuscito a convincervi? - chiese il principe che non conosceva questa storia. - Questa è una bella domanda! - disse sorridendo Allen. - Come ha detto Larael era un bellissimo achaariano. Non è facile trovare tra di voi persone tanto belle da far perdere la testa ad un doresian! A quest’ultima frase il capo villaggio guardò maliziosamente Larael e Lanas. Entrambi cercarono di nascondere il loro imbarazzo, ma non ci riuscirono poiché si mossero nervosamente sui loro posti. - Orodian aveva fatto innamorare la figlia del capo villaggio, un uomo fiero del fatto che erano riusciti a liberarsi dei kiriniani senza combattere. - continuò Allen. - Orodian e la ragazza si erano conosciuti alle rive del fiume Mosoi, e una notte lui la convinse di accompagnarlo al villaggio, poiché voleva aiutare il suo popolo. Lui era un abile arciere, sapeva costruire archi resistenti e frecce che volavano velocissime, così un giorno, il capo villaggio si trovò nella sua casa il bel achaariano. Naturalmente si infuriò con la figlia, chiedendole come avesse osato portare un estraneo al villaggio. Lei spiegò i propri sentimenti per Orodian, che naturalmente contraccambiava. Il capo villaggio non riusciva ad accettare l’idea che sua figlia amasse un achaariano, ma con il passare del tempo cominciò a fidarsi di lui e ad essere concorde con la figlia. Presto noi doresian imparammo l’arte di costruire archi e frecce, un’arma che non richiedeva un duro corpo a corpo con il nemico. Si combatteva senza… combattere! - Così ci rifugiammo sugli alberi e scagliammo frecce agli ignari soldati di Aisia che non si aspettavano attacchi dall’alto. - continuò Treves. - Dopo la vittoria, pensammo che Orodian fosse stato mandato dal nostro Dio Elged. Era stato un miracolo per noi l’arrivo di un uomo così coraggioso e di buon cuore. Egli aveva salvato il nostro bosco. Lui e la figlia del capo villaggio poi si unirono in matrimonio e lui non uscì più dal villaggio. Aveva viaggiato a sufficienza, era arrivato il momento di fermarsi, e a suo dire questo luogo non aveva eguali fra tutti quelli che aveva visto! Tutti annuirono per il lieto fine, ma Larael riprese a parlare. - Erano passati pochi decenni di pace e serenità quando vedemmo arrivare nel nostro bosco i soldati del tuo regno. Il principe abbassò lo sguardo imbarazzato, non amava questa storia, ma l’ascoltò ugualmente. - E’ stata la battaglia più dura di tutte. A quell’epoca nel regno di Achaar il sovrano si chiamava Asaprac. Non era un cattivo re, infatti non ci saremmo mai aspettati un attacco dal vicino regno di Achaar. Ma per noi, un re che voleva il nostro bosco, non era nemmeno un buon re. Correva l’anno 4370 del Calendario della Memoria di Siger. Gli scritti della nostra biblioteca descrivono il giorno dell’invasione da parte del regno di Achaar, come il più violento della nostra storia. Era un bellissimo mattino di primavera, quando alcuni di noi arrivarono di corsa dalle colture per avvertirci che un esercito si stava dirigendo a gran velocità verso il villaggio, erano tantissimi e attaccarono violentemente. Il re non ebbe pietà nei nostri confronti. Tutti quelli che cercarono di fermarli furono uccisi, nemmeno i nostri arcieri riuscirono a fermare il poderoso esercito che avanzava con decisione, come se sapessero esattamente dove andare. Fu una strage. Dopo solo dieci giorni, il nostro villaggio fu circondato, e non avemmo scelta, dovemmo arrenderci. Non ci furono patti, il bosco e le miniere, da quel momento, appartenevano ad Achaar. Asaprac ci promise solo che saremmo stati sotto la protezione del suo regno, che da quel momento divenne il più potente di tutto il continente di Siger. Non riuscimmo mai a capire come l’esercito di Asaprac, fosse stato a conoscenza del sentiero che portava al nostro villaggio, e a quello delle miniere. Sappiamo solo che da allora, fu fondato il più antico ed importante ordine di Siger, quello dei Forgiatori. - Il tempo cancella tutte le ferite, e quella fu una delle più sanguinose e non si rimarginò tanto in fretta. - disse ad un tratto Treves. - I libri di storia, dicono che ci vollero molti anni perché il nostro popolo ritornasse come prima. I capi temevano, che sotto la vostra protezione la nostra cultura si sfaldasse, che le nostre tradizioni scomparissero. E poi le perdite erano stati molto gravi. Tutti caddero nella disperazione, pensando che il popolo doresian non sarebbe più tornato alla serenità di un tempo. Fortunatamente non fu così. Ci sono stati secoli di pace, di vera serenità. Ma ora anche questo tempo è terminato. Conosci la terribile battaglia con i kiriniani che ci ha colpito anni fa. Anche allora le perdite furono ingenti. Molti bambini furono nascosti tra gli alberi, mentre i genitori venivano uccisi. Larael a quella frase, fece un sospiro. Nella sua mente la voce di Treves si attenuò, lasciando che i ricordi di quel giorno riaffiorassero ancora una volta. Erano passati circa venti anni e lei era ancora una bambina. Era mattina. Lei era vicina alla sua casa, stava giocando con alcune bambine. Ricordava d’avere in mano una grossa pigna, la più grossa che lei avesse mai visto. All’improvviso si udirono delle urla, delle frasi a voce alta, si sentì l’odore della polvere e gli occhi per un attimo le lacrimarono. Braccia forti la alzarono di peso. Non riuscì più a vedere nulla. Sentì la mano del padre premerle con fermezza la nuca alla sua spalla per proteggerla, e i suoi piedini sbattere contro le sue ginocchia. Sentì passi veloci di molte persone, il respiro affannoso del padre e, a poca distanza, quello della madre. Sentiva il proprio cuore battere all’impazzata e l’incapacità di parlare, di chiedere. Non seppe mai quanto tempo era passato da quando avevano lasciato il bosco. Sembrava essere trascorsa l’intera mattinata, fino a che altre grida le fecero intuire che qualcosa di terribile stava accadendo. Sentì zoccoli di cavallo scalpitare sul terreno, rumore di ferro e grida di dolore e rabbia. Ma lei e i suoi genitori continuavano a correre. Le loro gambe erano veloci e insieme si muovevano rapidi tra i tronchi. Un paio di volte il padre le aveva sussurrato di stare tranquilla e la sua mano le aveva accarezzato i capelli, infondendole affetto. Lei aveva annuito appena, trattenendo il respiro. Da quando era cominciata la corsa non aveva aperto bocca. Teneva gli occhi chiusi con forza e le sue manine si erano aggrappate alla veste del padre rimanendo immobile, come se un suo movimento avesse potuto intralciare la fuga. Poi il padre si fermò. Si guardò attorno. Fu messa a terra, e quando i piedi toccarono il terreno, venne spinta dolcemente in un tronco cavo. I visi dei genitori poi la guardarono. Gli occhi azzurri della madre e quelli verdi del padre la fissarono a lungo. I loro dolci visi le sorrisero e il padre le parlò. - Larael… Ora devi rimanere qui. Qualsiasi cosa succeda non muoverti. Devi ubbidire. - gli occhi della madre divennero lucidi, e quelli del padre si chiusero per un po’. - Devi aspettarci qui. Noi tra poco arriveremo e ti riporteremo a casa. Larael… hai capito! Lei rimase immobile. No, non capiva. Perché la lasciavano in quel posto? Perché non potevano portarla con loro? Nonostante quelle domande, sapeva che doveva fare come le dicevano. Talvolta disubbidiva, faceva i capricci. Ma stavolta era diverso. Non aveva mai visto i suoi genitori guardarla in quel modo. I loro occhi erano fermi, severi, ma intrisi di un dolore che non riusciva a comprendere. Lei aveva annuito ancora una volta, ed era rimasta immobile. L’interno dell’albero era umido e sporco, e talmente grande che ad un tratto, stanca di aspettare, era riuscita a sdraiarsi e si era addormentata. In quel giorno, una terribile paura si era impadronita di molti doresian, creando il panico. Quando le loro spie avvisarono dell’arrivo dei kiriniani, nei doresian scaturirono antiche paure, portando lontano dal bosco parecchie famiglie. In realtà i nemici era molto più lontani di quello che le spie avevano dichiarato, ma quelli che ormai si erano allontanati, furono uccisi. Alcuni avevano lasciato i figli tra gli alberi perché sentivano la fine farsi vicina. I kiriniani infatti non ebbero pietà per nessun doresian. Larael si era risvegliata nella Casa Maggiore. Molti bambini erano insieme a lei e subito si chiese dove fossero i suoi genitori. Allen, allora già capo villaggio, aveva spiegato loro quello che era accaduto. Quelli più grandi avevano capito, altri come lei, no. C’erano volute rabbia, incomprensione e tormenti che ancora ora non riuscivano ad abbandonarla, ma alla fine aveva capito. Con l’aiuto di tutti, lei e gli altri bambini erano cresciuti, ed era diventata la più giovane capo d’arte del villaggio. Le parole di Treves ritornarono limpide alla sua mente, riportandola alla realtà. - Fortunatamente l’arrivo del vostro esercito ci ha aiutati… - Sì. La scelta politica di Asaprac nei secoli è sempre stata apprezzata. Nessuno l’ha mai messa in discussione, e questo ha fatto si che voi siate stati davvero protetti. Ma per quella battaglia ancora oggi mio padre si rammarica di non essere riuscito ad intervenire con maggior rapidità… - aggiunse Lanas, anche se era appena un ragazzo, ricordava chiaramente quello scontro. - Ma non è di questo che dobbiamo parlare ora. - continuò Treves. - Noi doresian siamo sempre stati un popolo fiero, orgoglioso delle nostre tradizioni, del nostro modo di vivere. Abbiamo sempre evitato di farci coinvolgere in quello che accadeva al di fuori del nostro amato bosco. Adesso però, i tempi sono cambiati. Il continente di Siger è scosso da gravi mutamenti, siamo al corrente di quello che sta accadendo. Interi popoli stanno scappando dalle loro terre, molti sono impegnati in aspre battaglie ogni giorno. Quello che sta accadendo è davvero terribile ed anche se qui sembra tutto lontano, possiamo percepirlo. Quello che sto cercando di dirti è che, a nome di tutto il nostro popolo, i capi d’arte chiedono di poterti accompagnare. - Lanas subito capì le motivazioni dei doresian e scosse la testa in segno di disapprovazione. - Lanas, devi ascoltare attentamente le nostre parole. - disse con voce dura Larael. - Tu andrai a combattere contro chi, per l’ennesima volta, vuole il nostro bosco. Le nostre paure non ci abbandoneranno mai, ma siamo stanchi di aspettare… Per questo abbiamo deciso di accompagnarti.
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