Lui la guardò con un espressione decisa, di chi non vuole sentire altro.
- Larael ha ragione. - commentò Allen. - Lo so che non vai solo per liberare la principessa, conosciamo il tuo grande amore per il nostro popolo. Il tuo regno ci ha sempre difeso con coraggio, e di questo ve ne siamo eternamente grati. Ma come abbiamo detto poco fa, è arrivato il tempo di andare al di fuori del nostro mondo per difenderlo, combattendo. Vogliamo custodire il nostro Bosco, essere noi gli artefici del suo destino. E’ terminato il tempo di rimanere qui ad attendere… - Nella voce del capo villaggio si percepì un tremolio. - Attendere che uomini armati e furiosi calpestino, brucino, distruggano, uccidano ancora e ancora!
Tutti i presenti rimasero in silenzio, ognuno con i propri pensieri. Diversi sentimenti pervasero i presenti: rabbia, orgoglio, approvazione. Larael cercò di non far vedere alcune lacrime che le scivolavano dalle guance. Il destino le aveva risparmiato le immagini della morte dei suoi genitori, ma quando pensava a quello che avevano dovuto subire, non riusciva a trattenersi dal pensare che tutto potesse ripetersi, che altri bambini potessero subire quello che aveva subito lei.
Lanas capiva profondamente i doresian, e li ammirò per questa dimostrazione di coraggio. La decisione del popolo del bosco di Elged doveva essere stata difficile, e le parole di Allen significavano che era stata presa con la consapevolezza di voler cambiare. Lanas per questo fu felice, ma non avrebbe mai accettato di farsi accompagnare. Il capo villaggio aveva ragione, lui amava molto quel popolo, conosceva la loro storia e le difficoltà che avevano dovuto affrontare in passato. Conosceva con quanta crudeltà il suo regno aveva conquistato il loro bosco, e per questo odiava i propri antenati. L’unica cosa che lo consolava era che da allora avevano vissuto in pace. Asaprac e i suoi discendenti, nonostante tutto, avevano mantenuto la promessa, e lo stesso voleva fare lui.
- Amici. - disse guardando ognuno dei presenti. - Apprezzo le vostre intenzioni, so che la vostra decisione è stata presa con difficoltà, ma non intendo esaudire questa richiesta.
Tutti, a quelle parole, si guardarono l’un l’altro confusi. Parole di stupore e disapprovazione si levarono dal cerchio. Dal principe si attendevano un soddisfatto accordo con le loro decisioni.
Lanas continuò. - Allen dice giustamente che è arrivato il momento di andare al di fuori del vostro mondo, ma che non sia per combattere. Avete dovuto affrontare eserciti avidi e feroci, e solo Elios-aere sa quanto provi vergogna per quello che il mio regno in passato abbia fatto a voi. Ora, però, dovete vivere in pace, e pensare solamente al bene di questo bellissimo luogo, prendendovi cura di esso. Voi avete il dono della bellezza. Essa circonda ovunque si diriga lo sguardo. E’ nelle piante, nei fiori, nelle poesie che scrivete, nelle lodi che cantate, è dentro di voi. In questo terribile momento, il Bosco di Elged è un’isola felice, l’unica isola in mezzo ad un mare di disperazione che il continente di Siger è diventato. Il mio regno vi ha promesso protezione e non permetterò a nessun kiriniano di entrare qui, come non permetterò che nessuno di voi esca dal villaggio per andare a combattere. Le miniere di Esterion fanno parte del vostro villaggio e so che sono importanti anche per voi. L’unica cosa che forse Asaprac ha fatto di buono per voi è stata una promessa di difesa, ed è quello che anch’io voglio fare ora.
Lanas osservò i visi dei suoi amici che erano rimasti in silenzio ad ascoltarlo.
Allen si alzò lentamente e fece cenno a Lanas di alzarsi anch’esso, quando il capo villaggio si trovò di fronte al principe lo abbracciò fortemente. - Tu sarai un re saggio e giusto, su questo il mio popolo non ha mai avuto nessun dubbio. Cerca solamente di fare ciò che il tuo cuore ritiene giusto, rimani sempre come sei e la pace tra noi non cesserà di esistere.
Le parole di Allen colmarono il cuore di Lanas di una serenità infinita. - Grazie grande Allen, le tue parole mi danno conforto. Spero capiate il motivo per cui voglio che rimaniate qui. - disse sorridendogli calorosamente.
Anche Treves e gli altri si alzarono.
- Forse hai ragione principe. - disse Nolian, il capo della musica, un doresian dai lunghi capelli bianchi che non aveva mai parlato fino a quel momento. - Forse il tempo di combattere per noi è passato, ora è arrivato veramente il tempo della pace. Grazie Lanas!
Treves mise una mano sulla spalla al principe. - Pregheremo Elged, il grande spirito del bosco, che possa guidare il tuo esercito verso l’obiettivo che ti sei prefissato. Pregheremo anche per la principessa, perché in questo momento sia forte. -
Anche gli altri si avvicinarono a Lanas e uno ad uno gli strinsero la mano, augurandogli buona fortuna. Dopo se ne andarono, lasciando il principe e Larael soli.
I due rimasero in silenzio, ognuno con i propri pensieri, riflettendo su quello che era stato detto. Lanas era sereno, era stato sincero. Non aveva dovuto dire frasi di circostanza, non aveva dovuto abbassare lo sguardo temendo il giudizio dei suoi interlocutori, come talvolta succedeva alle riunioni del Gran Consiglio. Aveva aperto il suo cuore, dicendo senza indugio quello che pensava.
- Si sono arresi troppo in fretta! - esclamò ad un tratto Larael con astio, le sue mani si strinsero sull’addome contorcendosi, non era affatto d’accordo con il capo villaggio e gli altri capi, lei avrebbe voluto unirsi al suo Lanas.
- E’ giusto così, siete stati in guerra troppo a lungo, siete sudditi di Achaar e tocca al mio regno proteggervi… Asaprac aveva fatto una promessa. - ripetè Lanas, capendo la reazione della ragazza.
Larael sospirò. - Non so più cosa dire. Forse hai ragione davvero… o forse no. - detto questo si alzò e raggiunse la cassettiera dove si versò un po’ di tisana. Era dolce e calda, ma non servì a farla sentire meglio. Anche Lanas si alzò e avvicinatosi a lei le cinse con un braccio la vita sottile.
- Perché non andiamo in un posto più tranquillo. - le disse con un lieve sorriso.
Lei annuì posando la coppa sulla cassettiera.
Uscirono mano nella mano e si incamminarono verso il fiume.
Nella luminosità diafana della Grande stella di Nasarid, la notte pulsava con i suoi rumori, con i suoi odori. Il candido abito di Larael frusciava appena sull’erba imperlata di rugiada. Il verso di un gufo si mescolò con il vicino gorgogliare del fiume, l’aria fresca aveva i sentori delle fragranze del muschio e dei ciclamini, le lucciole attorno apparivano e svanivano, accompagnandoli durante il lento cammino.
Quando arrivarono su una piccola spiaggia lungo il fiume, si fermarono e si sedettero sulla tiepida sabbia ad ammirare la natura selvaggia e lussureggiante.
Larael per un po’ non disse nulla. Immersa nei suoi pensieri, si ritrovò senza rendersene conto a fissare il principe. Lo trovava davvero un uomo attraente. Era alto, con una corporatura snella, ma muscolosa. Aveva capelli neri lunghi e lisci, che teneva legati sempre a coda di cavallo, e due bellissimi occhi neri. Era l’uomo di pelle bianca più bello che lei avesse mai visto.
Lanas si rese conto dello sguardo di Larael su di sé, ma non disse nulla, chiuse invece gli occhi per assaporare pienamente quel raro momento di silenzio e di pace.
La voce di Larael uscì nell’aria come un alito sinuoso e malinconico. - Come farò senza di te… - disse tristemente.
Lanas la guardò con la stessa malinconia, una malinconia data da una terribile certezza, quella del distacco inesorabile ma allo stesso tempo inevitabile.
Lanas e Larael erano molto legati, la distanza che li separava e le tristi vicende che il regno di Achaar stava attraversando, non avevano mai influito sul loro legame. Si vedevano spesso, e quando erano insieme, il tempo sembrava passare sempre troppo in fretta.
Per Larael, la decisione di Lanas di partire era stata un duro colpo. Non voleva staccarsi dal principe, e l’idea che lui partisse la colmava di una terribile tristezza.
- Non smetterei mai di guardarti, sei bellissima. - disse lui voltandosi. Poi le mise una mano tra i capelli e cominciò ad accarezzarli dolcemente. Li aveva color del miele, lunghissimi e ondulati. Per il principe Larael era di una bellezza quasi irreale, diafana e dolce allo stesso tempo. Tutto di lei era in equilibrio con il suo amato bosco, occhi limpidi ed azzurri come le acque del fiume che lo attraversavano, ed un corpo che esprimeva in ogni sua curva e movimento armonia e grazia.
Per un attimo si guardarono negli occhi, sorridendo e pensando che forse era meglio ignorare il futuro, e trascorrere serenamente gli ultimi momenti che restavano.
- I tuoi capelli, sono così belli. Come fanno ad essere sempre così splendidi? - chiese Lanas dolcemente senza staccare gli occhi dal viso della ragazza.
- E’ uno dei tanti segreti di noi doresian. Li portiamo tutti molto lunghi, sia maschi che femmine. Per noi è un simbolo di bellezza. - Rispose Larael cercando di scacciare una malinconia che le attanagliava il cuore.
Lanas annuì. Conosceva molti aspetti della vita del popolo del bosco di Elged, la bellezza per loro era fondamentale. Ogni doresian, nella propria abitazione, teneva diverse varietà di erbe che servivano a curare la loro avvenenza. Avevano erbe per il viso, per il corpo e per i capelli che curavano particolarmente, anche gli uomini.
Il popolo doresian si considerava da sempre come quello prediletto dal dio della luce che loro chiamavano Elged, un dio incarnato nello spirito di un lupo bianco. Il motivo che li induceva a pensare questo, era che tutti nascevano e crescevano sani, con un corpo ed un viso splendidi. Infatti, quelli che avevano avuto la fortuna di vedere il villaggio, non ricordavano d’aver mai visto un doresian dall’aspetto poco gradevole!
Inoltre possedevano un innato senso delle arti, sapevano comporre melodie dolcissime, scrivere poesie, dipingere, scolpire. Oltre a queste doti, tutti possedevano intelligenza ed intuito straordinari. Quando combattevano erano eccellenti guerrieri. Tante storie raccontano che nessuno era capace di colpire un bersaglio a lunga distanza come un Doresian.
- Ho visto che hai portato con te il flauto. Perché non mi fai sentire quella melodia che hai composto poco tempo fa? - disse il principe vedendo la piccola borsa che Larael portava sempre con se, era un piccolo fagottino di stoffa bianca chiuso da due lunghi lacci di cuoio.
- In una notte così bella non vorrei disturbare… - disse lei guardando verso il fiume.
Ma Lanas sorrise. - La tua musica non disturberà la quiete della notte, sono sicuro che anche lei ascolterà la tua musica.
Larael estrasse delicatamente lo strumento dalla borsa e lo portò alla bocca. Le dita esili subito si mossero sullo strumento e subito ne uscì un suono dolce, che echeggiò tra le rocce del fiume e gli alberi del bosco, tutti i suoni della notte sembrarono quietarsi, anche le acque del fiume parvero fermarsi, riflettendo perfettamente la luminosità della Grande Stella di Nasarid, che in quella notte era al massimo della sua rotondità.
Lanas guardò il cielo. Com’è possibile che una cosa tanto bella sia il simbolo del male? Pensò il principe guardando Nasarid intensamente. La sua fredda luce era di un candore unico, ma allo stesso tempo provocava un grande freddo all’anima di chi la guardava. Era la luce di Nasarid, il dio della notte, delle ombre, delle cose nascoste e misteriose. Lanas notò appena l’Occhio di Ekim, la stella più luccicante della costellazione della Fenice, che non si vedeva quando Nasarid era luminosa, quando invece essa era assente, si poteva vedere l’intera costellazione brillare a ovest. Era talmente attratto dalla Grande Stella non si accorse dell’improvvisa interruzione della sinfonia.
- Lanas, non guardare troppo la Grande Stella. - disse Larael notando lo sguardo del principe rivolto verso l’astro. - Niente che simboleggi il dio Nasarid può essere bello! - commentò lei bruscamente. Odiava quella stella. Per lei era un affronto alla bellezza. Il dio Nasarid non poteva essere rappresentato da una stella tanto bella! Più volte però, aveva dovuto ammettere che anche lei trovava attraente il candido astro.
Era noto che il dio della Grande Stella aveva molta influenza sui kiriniani, essi lo pregavano con riti notturni e scandivano le loro vite in base ai suoi cicli.
Per cosa lo pregavano? Pensò la doresian con sdegno. Perché portasse nuove vittorie? Nuove terre conquistate? Nuove ricchezze? Domande a cui sapeva di non poter rispondere ma che, nonostante questo, le affollavano spesso la mente, dando adito ad un odio verso Kirine sempre più forte.