IL BOSCO DI ELGED-4

1393 Words
A Lanas invece quello in cui credevano i kiriniani non importava. Lui li odiava per come combattevano, per la loro superbia, la ferocia, la cieca ambizione. Per la codardia di nascondersi dietro il grande potere di un unico Signore. La guardò comprendendo i suoi pensieri. Delicatamente le mise una mano sulla spalla. - Non pensarci troppo, è sempre stato così fin dalla notte dei tempi. Nessuno sa il perché, niente è mai stato scritto sul dio della Grande Stella di Nasarid. - disse Lanas cercando di farle dimenticare i suoi pensieri. Larael lo guardò avvilita ed annuì con la testa. - Perché non andiamo alle miniere, vorrei vederle prima di partire? - chiese lui. - Sì. - disse solamente Larael alzandosi. Lanas andava raramente alle miniere. Anche se era il principe di Achaar, non aveva bisogno di recarvisi. Tutto quello che riguardava la lavorazione delle armi era di competenza dei Forgiatori. Le miniere avevano sempre fatto parte del territorio doresian, ma non si erano mai interessati ad esse. Per loro erano solamente un bellissimo luogo dove estraniarsi dal villaggio, per pensare o… per amoreggiare. In passato, infatti, si erano sempre chiesti il motivo (da parte degli altri regni) di tanto interesse verso quel luogo a loro familiare. Non riuscivano proprio a spiegarsi a quale uso potessero venire impiegate. Solo con la venuta di Asaprac conobbero il loro valore. Camminarono per un po’, costeggiando la spiaggia del fiume in direzione est. Non trascorse molto tempo, quando il torrente improvvisamente svanì, lasciando il posto ad una vasta distesa di enormi massi. Il fiume in quel punto diventava sotterraneo, e solo dopo aver superato la vasta area rocciosa, ritornava magicamente in superficie, sottoforma di cascata. Tra le grandi rocce si snodavano miriadi di passaggi, ma solo uno di loro portava all’ingresso delle miniere. Gli altri si fermavano dinnanzi a massi giganteschi, portavano al punto di partenza, oppure erano allagati e pieni di fango per la copiosa quantità d’acqua che circondava la zona. Come nel bosco, anche in quel luogo ci si smarriva facilmente. Chi non lo conosceva, poteva trascorrere giornate intere all’interno del dedalo di sentieri e viuzze. In passato, un numero infinito di soldati e avventurieri avevano perso la vita all’interno del labirinto, cercando di trovare l’entrata. Fortunatamente la luce della Grande Stella rischiarava le imponenti pietre, facilitando il cammino dei due ragazzi, poiché nulla illuminava il sentiero. Passeggiarono per un po’, quando finalmente si trovarono di fronte all’entrata. Essa era nascosta da una serie di teli del colore della roccia. Entrambi la guardarono per qualche istante, poi entrarono. Le miniere, come ormai erano chiamate da secoli, erano maestose grotte da cui veniva estratto l’Esterion, un minerale unico che si trovava cospicuo nelle pareti delle grotte. Un alto e largo corridoio portava alle grandi sale delle miniere, ed era illuminato fiocamente da piccole torce appese alle pareti diritte e lucide. Qualche goccia cadeva qua e là, rendendo scivoloso e traslucido il pavimento che procedeva verso il basso. In quel momento non c’era nessuno, e si sentivano solamente i passi dei due ragazzi che lentamente avanzavano lungo il corridoio, timorosi di non scivolare. - Non ricordo l’ultima volta che sono venuta qua. E’ tutto così silenzioso. - disse Larael. La sua voce echeggiò tra le spesse mura. - I Forgiatori non lavorano di notte. - rispose il principe. Il corridoio era lungo e ampio, sulle pareti si potevano vedere fini venature traslucide, che diventavano quasi trasparenti al passaggio di qualche rivolo d’acqua. I due proseguirono, guardandosi attorno stupiti dalla bellezza delle venature. Quando arrivarono alla prima grande sala, rimasero senza parole. Non la ricordavano così immensa. La Prima Sala, come veniva chiamata, era illuminata a giorno da grandi torce, ed aveva pareti altissime. I Forgiatori, in tanti secoli, avevano scavato una decina di cunicoli che conducevano ad altre sale. Sulle pareti della Prima Sala c’erano ancora larghe e lunghe vene trasparenti. - Questo posto è magnifico. Tutte le volte rimango sorpreso dalla maestosità di queste sale. - affermò ammirato il principe. - Sì, anch’io. Da piccola venivo spesso con le altre bambine del villaggio. Raccoglievamo i sassi del fiume, così chiamavamo l’Esterion data la sua trasparenza, e poi ci guardavamo attraverso, come in una finestra magica. Tutto ci appariva strano, distorto, e un po’ ci faceva paura, per questo ci sfidavamo a chi resisteva di più a guardare attraverso le pietre. - Scommetto che vincevi sempre tu! - disse sorridendo Lanas. Lei rise dandogli un colpetto di gomito al fianco. - Beh… direi per la maggior parte delle volte. Talvolta, però, le immagini che si vedevano erano davvero terrificanti, così distoglievo immediatamente dagli occhi il sasso. Tante volte proprio non capivo come queste pietre fossero capaci di trasformare un bellissimo fiore in un viso mostruoso! Rimasero ancora in silenzio a guardare la grotta. L’interno era permeato da un dolce odore, un miscuglio di varie essenze di muschi che crescevano sulle pareti in prossimità dei rivoli d’acqua e della poca luce che entrava. Larael le conosceva ad una ad una, e alcune di esse venivano usate per fare profumi. Lanas ispirò profondamente il dolce profumo, non l’avrebbe sentito per molto tempo. Le luci delle torce tremolavano alla leggera corrente che entrava dal corridoio, facendo risaltare ancora di più la lucentezza delle venature, che proiettavano ovunque la loro luminescenza. Era come se l’arcobaleno avesse avuto in quel luogo la propria dimora. Larael guardò tristemente il principe. - Ti prego, porta almeno me! Lanas scosse la testa. - Sai che non posso. Vorrei tanto che tu fossi al mio fianco. Ma avrò un vascello da comandare, ti sentiresti sola. Larael lo guardò con occhi severi. - Sai che non sarebbe un problema per me… - disse con voce colma di tristezza e Lanas si pentì di aver usato quella scusa. La verità era che non voleva vederla combattere. Non avrebbe più permesso che un doresian vedesse un’altra battaglia. Il principe nutriva verso quel popolo un profondo affetto e un forte senso di protezione. Questi sentimenti, uniti ad grande senso del dovere, lo costringeva a mantenere ad ogni costo la promessa fatta dai suoi avi. Erano stati traditi, uccisi, depredati di una parte del loro territorio, costretti ad unirsi al suo regno contro la loro volontà. Anche se nei secoli Asaprac era stato un re stimato, lui in realtà lo disprezzava. E vedendo il dolce viso supplicante di Larael il disprezzo per l’antico sovrano aumentò. - Mi sentirò più sola senza di te! - ribadì la ragazza. - Non ti accorgeresti della mia presenza. Ti chiedo solo di non lasciarmi qui da sola… Lui delicatamente le prese il mento costringendola a guardarlo negli occhi. - Sai che nel tuo villaggio non ti sentirai mai sola, e poi sei il capo dell’arte della Medicina e avranno bisogno di te. Questo la doresian lo sapeva, ma in quel momento l’idea di non rivedere per molto tempo Lanas la faceva stare male. - Mi mancherai... – mormorò senza nascondere gli occhi che stavano diventando lucidi. - Anche tu. - sussurrò il principe facendo scivolare una mano sul collo dorato e morbido della doresian. Lentamente poi l’accarezzò in mezzo ai seni, ed infine il ventre. Era un gesto che faceva spesso e che Larael adorava. Infine portò la sua mano in una delle tasche della propria camicia ed estrasse una lunga catenella. Appesa vi era un piccolo monile di metallo traslucido che brillò appena alla luce delle torce. - Cos’è! - chiese la doresian osservando curiosa l’oggetto. - E’ una rosa di Esterion. - rispose Lanas facendogliela vedere meglio. Larael la osservò con attenzione. Era un piccolo bocciolo a sette petali, inciso minuziosamente in ogni particolare. Ai lati aveva due piccole foglioline decorate da cui partivano due sottili fili metallici. Larael rimase senza parole. Era un oggetto di straordinaria bellezza, fatto con grande maestria. Lanas glielo mise al collo. - E’ fatto completamente di Esterion. Da tempo chiedevo ai Forgiatori un pezzo integro del metallo, e quando l’hanno trovato me lo hanno fatto avere. L’ho portato dal gioielliere più abile di Achaar che l’ha inciso su un mio disegno. Ti piace? - chiese ammirandola, la pelle ambrata della donna parve risaltare ancora di più la bellezza dell’oggetto. - Lanas… è bellissima! La portarò sempre con me, ovunque vada. Te lo prometto. - disse prendendola in mano per guardarla ancora una volta. - Sì. Questo sarà il pegno del nostro legame… - annuì Lanas contemplandola. In quel momento e in quel luogo improvvisamente tutto parve svanire ai loro occhi. I splendidi colori, il dolce profumo, il futuro oscuro e misterioso, tutto scomparve, tranne loro stessi. Si abbracciarono forte e si baciarono come mai avevano fatto prima. Lentamente si svestirono e le torce illuminarono i due corpi nudi, uniti in quella che sarebbe stata per loro una notte allo stesso tempo triste e dolce.
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