bc

Re di Quadri

book_age4+
detail_authorizedAUTHORIZED
1
FOLLOW
1K
READ
gay
gay
like
intro-logo
Blurb

Ward “King” Kingston prende sul serio il ruolo di paladino, forgiato dal fuoco e dalla tragedia. Quando gli viene chiesto di proteggere il figlio del suo amico generale a quattro stelle, King viene trascinato di nuovo nel mondo delle operazioni segrete governative, con un incarico che riporta a galla ricordi dolorosi del suo passato. Non appena conosce Leo, in mezzo al caos dell’isolamento di un sito segreto, gli è chiaro di non aver mai affrontato una sfida come quella, una che metterà alla prova il suo granitico senso del controllo.Leopold de Loughrey è un genio incompreso. La sua ansia e le sue insicurezze vanno su di giri quando viene reclutato forzatamente per lavorare a un progetto top-secret. Terrorizzato da cosa significhi il suo ruolo di “risorsa inestimabile”, il suo stress lo porta a scappare, a discutere e a eccedere in scoppi d’ira che minacciano il progetto e il suo futuro. L’arrivo di King è come quiete in mezzo alla tempesta, per lui e i suoi frenetici pensieri.King e Leo non potrebbero essere più diversi, eppure, mentre si fanno strada tra i pericoli di un’operazione segreta gestita da più agenzie e affrontano minacce sconosciute, potrebbero essere proprio le loro differenze a salvarli. Nessuno dei due pensa che ci sia ad attenderli un lieto fine, ma potrebbero essere smentiti dai loro cuori… se riusciranno a sopravvivere a un tradimento letale.

chap-preview
Free preview
Capitolo 1-1
1 Il problema del fare favori era che quelli avevano l’abitudine di ritorcerglisi contro. La sua situazione attuale ne era un esempio perfetto. Anni prima, King aveva deciso di chiudere una volta per tutte con il governo. Aveva fatto dei sacrifici e servito un Paese a cui aveva permesso di trasformarlo in qualcuno che riconosceva a malapena. Mentre era in missione, aveva perso i suoi genitori e non era neanche riuscito a seppellirli o a essere presente ai loro funerali. Un’altra catena aggiunta a quelle che aveva già avvolte attorno al cuore, che lo appesantiva. Poi aveva perso i suoi compagni d’armi, e allora aveva chiuso. Amava il suo Paese. Ciò che non amava particolarmente erano gli uomini che gli chiedevano lealtà e sacrificio senza dare nulla in cambio, soltanto delle vuote promesse. Era stato King a prendersi cura dei suoi fratelli spezzati al loro ritorno, non gli uomini a Washington, i quali gli avevano invece voltato le spalle, offrendo false parole di partecipazione e condoglianze. Lui non voleva né aveva bisogno delle loro preghiere. Ciò che desiderava era che la smettessero di usare i soldati come loro gingilli, o che perlomeno avessero la decenza di prendersi cura dei loro giocattoli. Eppure eccolo lì, scortato attraverso un freddo corridoio di cemento senza finestre da una mezza dozzina di soldati armati, in una località imprecisata nel bel mezzo di Dio solo sapeva dove, Florida. Chiunque fosse stato convinto che sul suolo statunitense non esistevano dei siti segreti, viveva nel mondo delle fiabe. Perché erano ovunque, e appartenevano a diverse organizzazioni governative; alcuni erano mimetizzati a fondo, altri nascosti in bella vista, come quello in cui era lui al momento. Perlomeno erano in bella vista i piani superiori. King era stato in più località segrete di quante volesse ricordarne. Non c’era tempo per i rimpianti. King aveva dato la propria parola, e fino ad allora non se l’era mai rimangiata. Se la richiesta fosse giunta da qualcun altro, se ne sarebbe andato non appena quei soldati armati gli si erano avvicinati sulla pista dell’aeroporto. Invece aveva permesso loro di scortarlo fino a uno dei Suburban governativi allineati in sua attesa. Ma non era una persona qualunque quella che aveva bisogno del suo aiuto. Lui e il Generale ne avevano passate troppe insieme, avevano subito una grossa perdita ed erano legati da un segreto che conoscevano in pochi, oltre a loro due e ai membri rimasti dell’unità delle Forze Speciali di King. Gli si avvicinò un uomo che portava un completo nero, una camicia bianca e una cravatta nera. Aveva scritto “spia governativa” ovunque. Il tipo gli porse la mano. «Signor Kingston. Sono l’agente Ross Bowers. Grazie per il suo servizio.» King annuì, apprezzando le sue parole mentre gli stringeva la mano. «Per favore, mi chiami King. È della CIA?» «No.» Il sorrisetto di Bowers diceva tutto. NSA. Fece segno a King di camminare con lui. «Sarò il suo riferimento per questa operazione. Mi è stato chiesto di ragguagliarla e accompagnarla dalla risorsa.» La risorsa. Leopold de Loughrey aveva venticinque anni, era un ingegnere informatico freelance e un genio della codifica. Aveva la sventura di essere il figlio di Leon de Loughrey, Generale a quattro stelle dell’Esercito degli Stati Uniti. La sfortuna non stava in chi fosse suo padre, ma piuttosto in cosa fosse: un generale dell’esercito in una posizione di potere all’interno del governo degli Stati Uniti. Il fatto che a Washington fosse occorso tutto quel tempo per scoprire di aver avuto per anni una risorsa tanto potente proprio sotto al naso era una prova dell’amore che il Generale nutriva per il figlio, perché King non aveva alcun dubbio che fosse stato lui a tenere Leo fuori dai radar del governo. Fino a quel momento. «Mi hanno informato che lei è a conoscenza dell’identità della risorsa e della sua parentela con il Generale de Loughrey,» dichiarò Bowers. «Sì.» «Cos’altro sa?» Come in ogni altra operazione classificata, King sapeva soltanto ciò che aveva bisogno di sapere per compiere il suo dovere. Nulla di meno, nulla di più. «So chi è la risorsa, so che sta lavorando su qualcosa per il nostro governo e che sono stato chiamato perché ci sono state delle… complicazioni.» Bowers annuì. «Il Generale si fida di lei. Crede che riuscirà a fornire delle indicazioni.» Indicazioni. Interessante scelta di parole. D’altra parte, King immaginava che il Generale non avrebbe detto al proprio governo di aver chiesto un aiuto esterno perché non si fidava a riporre nelle loro mani la vita di suo figlio. «Il nome in codice di questa operazione è Avengers e, nelle comunicazioni non protette, la risorsa deve essere chiamata Spider-Man. Lei è Captain America.» King si fermò e si girò verso Bowers. «Scusi, che cosa?» L’angolo delle labbra di Bowers si curvò in alto. «Mi ha sentito.» «Captain America? Il tizio che combatte con uno scudo e porta una stella gigante sul petto?» Bowers sembrò fin troppo divertito per i suoi gusti. «È un fan, eh?» «Non particolarmente.» I Kings avevano organizzato il servizio di sicurezza per la festa di compleanno dei dieci anni del figlio di un cliente molto importante. Una festa a tema supereroi. Purtroppo, il tipo mandato dall’agenzia degli eventi per interpretare Captain America aveva avuto un’intossicazione alimentare, quindi aveva passato la maggior parte dello spettacolo a vomitare nei cespugli. King era risultato l’unico a vestire bene quel costume. Era piuttosto sicuro che a quella festa Ace si fosse divertito più dei ragazzini. C’erano foto e tutto. Era stato allegramente informato che non avrebbero mai smesso di prenderlo in giro per quello. Bowers fece spallucce. «Detto francamente, non ci interessa un fico secco di come la risorsa sceglie di chiamare l’operazione, se ciò significa avere la sua collaborazione. Sta lavorando a qualcosa di rivoluzionario che potrebbe portare un vantaggio significativo nelle misure di contrasto al terrorismo per il nostro governo. L’Operazione Avengers è un’azione congiunta tra il Pentagono e molteplici agenzie di intelligence.» King fischiò. «Wow, voi ragazzi giocate nello stesso recinto di sabbia?» «Già, e lo facciamo secondo le regole e tutto il resto. Questo dovrebbe dirle quanto sia importante. Abbiamo bisogno che la risorsa…» «Leo,» lo corresse King. «Siamo in un luogo sicuro. Possiamo chiamarlo Leo.» Definire Leo “una risorsa” consentiva a quelli coinvolti di distaccarsi dal giovane uomo, in modo che per loro fosse semplice scordarsi di avere a che fare con un essere umano un cittadino del loro Paese, e non con un oggetto senza volto o una minaccia. King era esperto di quel metodo. Non aveva intenzione di rendere loro le cose facili, però. Bowers si fermò, studiandolo prima di annuire. «Okay. Abbiamo bisogno che Leo collabori, e al momento non è così.» «Si rifiuta?» «Non proprio. La risorsa… voglio dire, Leo, è… beh, un caso unico. Ci vuole un certo tipo di persona per essere in grado di fare ciò di cui è capace. Il suo file non ci ha preparati a quello che era davvero. Abbiamo convocato vari esperti, nella speranza che i nostri potessero imparare a interagire con lui in modo efficace, ma quello ha solo peggiorato le cose. Poi ci sono le sparizioni.» King si accigliò. «Le sparizioni?» Quando il Generale lo aveva avvicinato la prima volta, aveva fatto cenno al figlio che spariva, ma lui aveva immaginato significasse che Leo continuava a lasciare la sua postazione, non che scomparisse sul serio. «Mi sta dicendo che Leo in qualche modo scompare da sotto i nasi dell’esercito e dell’NSA?» «Mi creda, sono confuso quanto lei. Non so come diavolo faccia, ma è così. Poi torna passeggiando come se non fosse successo nulla. Ogni volta che scompare, rischiamo di smascherarci perché deve essere attivato il protocollo di sicurezza e viene tutto messo in isolamento. È un vero casino.» «E la sorveglianza?» «È questo il punto,» continuò Bowers, mentre smetteva di camminare e guardava King. «Ogni volta che scompare, succede qualcosa alle telecamere.» «Vengono manomesse? Insomma, questo tipo è un genio del computer, dopotutto.» «No. Abbiamo fatto setacciare e analizzare i filmati dai nostri. Nessuno li ha manomessi, e neanche le telecamere. Durante un incidente, abbiamo trovato una delle lenti delle telecamere coperta di marmellata alle fragole.» King lo guardò di traverso. «Scusi, ha detto marmellata alle fragole?» «Esatto.» «Come diavolo è finita della marmellata alle fragole sulla telecamera?» «Non ne abbiamo idea. Un minuto prima il ragazzo è lì, e quello dopo è scomparso. Quando controlliamo i filmati della sicurezza, nel momento in cui Leo esce nessuno sembra essere dove dovrebbe. Abbiamo indagato, e ogni volta c’è un motivo legittimo per il quale le guardie non sono al loro posto, il che rende tutta la faccenda ancora più strana. Abbiamo notato che sembra succedere ogni volta che è nervoso il che, a essere sincero, avviene quasi sempre. Il ragazzo è teso da morire. Non aiuta il fatto che Leo e la squadra di analisti convocata per supportare lui e il progetto non vedano le cose allo stesso modo. Lui… ehm, continua a correggere il loro lavoro.» King trattenne un sorriso. «Capisco.» Doveva ammettere di essere curioso. Ma se l’NSA non riusciva a tenere traccia di Leo, cos’era che il Generale pensava avrebbe potuto fare lui, esattamente? King doveva conoscere Leo e valutare la situazione. Raggiunsero una solida porta in acciaio e Bowers si fermò. Tirò fuori dalla tasca un cellulare nero e lo porse a King. «Tutte le comunicazioni devono essere fatte attraverso quel telefono. Leo è qui da oltre due settimane, e ha a malapena iniziato il progetto. Passa la maggior parte del tempo a contestare e a correggere il lavoro degli analisti, invece che a codificare quel maledetto programma. Come può immaginare, ai piani alti stanno diventando nervosi. Hanno bisogno di vedere qualche progresso.» E se non fosse successo, sarebbe stata solo una questione di tempo prima che perdessero la pazienza; a quel punto, invece di trattare Leo come il figlio di un Generale, avrebbero iniziato a trattarlo come la risorsa che era. Il ragazzo sarebbe stato trasferito in qualche posto fuori dalla portata del padre, e il Generale sarebbe stato fortunato a rivederlo ancora. Leo non era un soldato o un agente del governo. Lo avrebbero spezzato, e c’era una probabilità minima che tornasse dall’inferno che gli avrebbero fatto passare. King serrò la mascella con forza per evitare di dire qualcosa di cui si sarebbe pentito. Aveva promesso al Generale che si sarebbe preso cura di suo figlio, ed era ciò che avrebbe fatto. «Le farò avere tutto ciò di cui ha bisogno, assieme alla documentazione che deve leggere attentamente. Se qualcuno della lista che abbiamo approvato la chiama al suo cellulare, la telefonata sarà inoltrata a quello che le ho appena dato.» King annuì. A seconda di quanto rapidamente Leo avrebbe portato a termine le cose, sarebbe potuto restare lì per un lasso di tempo che andava da qualche settimana a parecchi mesi. Non era proprio così che voleva passare le sue vacanze. Era nel miglior interesse di entrambi che Leo chiudesse quel progetto il più rapidamente possibile, così sarebbero potuti tornare tutti a casa. Almeno era quello l’accordo che aveva firmato lui, ed era stato informato che il giovane aveva sottoscritto la stessa cosa. Una volta completata l’Operazione Avengers, sarebbero stati entrambi liberi di fare ritorno alle loro vite. King non aveva dubbi che avrebbero fatto andare via lui, ma Leo? Solo perché il governo aveva promesso di farlo, non significava che avrebbe mantenuto la parola. Se Leo era una risorsa tanto preziosa come diceva Bowers, il governo avrebbe trovato un modo per trattenerlo, ma lui non poteva permettere che accadesse. «Il sistema riconosce soltanto le persone autorizzate dal Generale stesso, e affinché la porta si apra, servono tre forme di verifica dell’identità: scansione dell’impronta digitale, della retina e corrispondenza della voce. Se anche una sola di queste non corrisponde a ciò che c’è nel sistema, la persona verrà bloccata e arriverà del personale armato a indagare.» «Suppongo che sia attivo un qualche tipo di piano di evacuazione di emergenza, giusto?»

editor-pick
Dreame-Editor's pick

bc

Inodore

read
8.1K
bc

Passione a corte, Erotico fantasy - Raccolta 1

read
3.0K
bc

L'Alfa rifiutato

read
20.5K
bc

Una seconda possibilità

read
1.0K
bc

Il Mio Compagno a Sorpresa

read
5.2K
bc

Rifiutata, ma non distrutta

read
3.9K
bc

L'Alfa senza cuore

read
27.0K

Scan code to download app

download_iosApp Store
google icon
Google Play
Facebook