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3035 Words
«Grazie.» Ero nuda sotto la maglietta. Oh Dio. Chi mi ha vestita? Sentii le mie guance arrossire. «Kai mi ha mandato a vedere come stai, per aiutarti ad ambientarti. Non posso credere che tu sia sopravvissuta» affermò sedendosi sul bordo del letto e rivolgendomi un caldo sorriso. «Kai?» Deglutii nervosa. In qualche modo quel nome risuonò dentro di me, nel profondo; una sensazione di calore si diffuse in tutto il corpo, rilassando i miei nervi. «Il ragazzo che ti ha salvato la vita. Il nostro alfa» disse, mentre mi sbirciava con quei grandi occhi verdi, sembrando incerta su come continuare. La mia voce tremò. «Alfa?» Non dirlo, non osare dirlo. «Licantropo alfa» proseguì dolcemente, valutando la mia reazione. Quello fu il momento in cui il secondo attacco di panico mi colpì. La stanza girava mentre mi sdraiavo sul letto e fissavo il soffitto iperventilando. Santo cielo, non stava succedendo… No, no, no. Un alfa? Uno stronzo dominante che mi avrebbe detto cosa fare? Impossibile. Tirai su di nuovo la maglietta per constatare se il segno del morso fosse ancora li. Oh Dio, è successo davvero, è successo. La ragazza aspettava paziente mentre io davo di matto. Il ragazzo figo della stazione di benzina, la tartaruga con gli addominali scolpiti, era il mio nuovo alfa? Il mio stomaco fece una capriola. Tutto quello che avevo sentito e letto sugli alfa nei libri non prometteva niente di buono. «Lui ci possiede?» Rabbrividii al pensiero. Avevo lavorato duramente per laurearmi, avviare la mia attività e diventare una donna indipendente. L’ultima cosa che volevo, senza considerare il fatto di essere diventata un mostro carnivoro, era avere come padrone un ammasso di steroidi ambulante. La ragazza esplose in una risata. «Be’, è divertente. Non l’avevo mai vista in questo modo. Lui ci protegge e ci tiene al sicuro dai branchi rivali, si assicura che siamo nutriti, felici e si fa carico dei nostri bisogni. Mantiene la pace nel branco, all’interno del quale è il più forte. Siamo fortunati ad averlo, è un bravo alfa.» Noto che non ha risposto alla mia domanda in modo diretto. Tipo, lui ci possiede? Sì o no. Quando non aggiunsi nulla, lei riprese a parlare. «Io sono Emma.» Mi tese la mano e io la strinsi. «Sono Aurora. Devi scusarmi ma… Ventiquattro ore fa, per me, i licantropi non esistevano.» Mi guardò con compassione. «Sono sicura che sia difficile da credere. Vuoi che mi trasformi e te lo dimostri?» Spalancai gli occhi. «No, va bene così.» Averlo visto una volta era sufficiente per il momento, e odiavo dover ammettere di sentire qualcosa in agguato appena sotto la superficie della pelle. Era il mio lupo, immaginai. E questa consapevolezza non aveva bisogno di prove. Ero cambiata e non potevo tornare indietro. Lei alzò una mano. «Che ne dici di una trasformazione parziale?» Il rumore di un ramoscello spezzato mi fece irrigidire la schiena prima di realizzare che non era un ramo: era il suo osso. Davanti ai miei occhi, le sue dita si trasformarono in artigli, fino a diventare una piccola zampa di lupo, coperta interamente da una pelliccia rossastra. Rimasi a bocca aperta per un minuto intero e non trovai niente di intelligente da dire. «I licantropi esistono davvero» dissi stupidamente. Lei sogghignò e la sua zampa schioccò di nuovo, restringendosi e perdendo la pelliccia fino a tornare ad essere una pallida ed esile mano umana. «Hai bisogno ancora di quello?» Inclinò la testa verso il punto in cui si trovava il vaso e io sorrisi. «Può darsi.» Restammo sedute in un piacevole silenzio per un paio di lunghi attimi poi mi chiese: «Quanti anni hai?» «Ventidue. E tu?» Mi piaceva la normalità della domanda. «Diciannove.» Rimase seduta in silenzio per qualche altro istante, mordendosi il labbro. «Senti, mi dispiace per il tuo incidente. Dev’essere stato sconvolgente. Vorrei accompagnarti a incontrare gli altri, ma prima dobbiamo affrontare alcune questioni. Un po’ come un corso base di Licantropia.» «Fondamenti di Licantropia?» Purtroppo, quella lezione non era prevista al mio college. «Sì, iniziamo dalle regole. Quando sei vicino a Kai, non guardarlo negli occhi per più di qualche secondo. A dire il vero, non saresti in grado di reggere una gara di sguardi con lui perché è fisicamente impossibile per i lupi meno dominanti; non vuoi che pensi che stai sfidando la sua forza per prendere il comando.» Bene, questo confermava le mie paure. Ero nelle mani di un maschio alfa dominante e maniaco del controllo. Tutto quello che riguardava uomini del genere mi dava sui nervi. «Come va? Stai bene?» chiese Emma. Scelsi quello strano momento per pensare a mia madre e alla mia coinquilina. Chissà quanto saranno state preoccupate di non aver avuto mie notizie. «Quando posso tornare a casa?» domandai tremante. L’espressione di Emma vacillò. «Aurora, ora sei parte del branco.» Appoggiò la mano sul mio ginocchio e quel gesto mi sembrò stranamente confortante. Branco, ripeté una piccola voce dentro di me, e cercai di non balzare per aria. Era di nuovo la mia voce. «Non puoi andartene, Kai non te lo lascerebbe fare. Se rompesse il legame con te, un altro branco ti troverebbe in meno di una settimana. I licantropi femmina sono rari. La maggior parte di noi non sopravvive alla mutazione e solo poche nascono da coppie di licantropi. Se un altro branco dovesse reclamarti, potrebbe non trattarti bene. Il branco di Kai rispetta le femmine. Ci amano, ci proteggono. Non tutti sono così.» Qualcosa di oscuro le passò in viso, ma prima che potessi coglierlo, non c’era più. Benissimo! Sono bloccata qui, per adesso. «Non posso andare a casa e non posso fissare l’alfa negli occhi. Tutto chiaro, continua.» Feci un respiro profondo. I licantropi esistevano ed ero una di loro. Sarei morta se Kai non mi avesse trasformata, eppure non potevo andare a casa. Respira, mi dissi. Emma annuì. «Quella lieve voce che sicuramente senti e che ti sta dicendo che io sono il tuo branco o che sei al sicuro, è il tuo lupo, il tuo istinto. Adesso ti parlerà molto poco, ma quando lo conoscerai meglio e ti fiderai, diventerete una cosa sola.» Potei soltanto annuire e cercare di non provare repulsione al pensiero. C’è un mostro dentro di me. Emma sorrise. «Stai andando alla grande. Ora, la voce invece che ti rimbomba in testa, è Kai. Percepisce i tuoi pensieri e le tue emozioni, e può parlarti telepaticamente. Ti ci abituerai.» No, non è così. Non mi abituerò mai, pensai, ma annuii solo, perché Emma si stava rivelando davvero dolce, e sembrava fare solo il suo lavoro. Era come una rappresentante delle risorse umane del gruppo che mi accoglieva nel mio nuovo ambiente di lavoro. Lei ricambiò il sorriso e continuò. «Vorrei che indossassi i vestiti che ti ho portato. Poi ti accompagnerò a incontrare tutti gli altri, e potremo stabilire la tua posizione nel branco. Prima lo faremo, meglio staremo tutti.» «La mia posizione?» Riuscivo a sentire qualcosa pulsare per l’eccitazione, dentro di me. Il mio lupo interiore, riconobbi. Emma annuì decisa, mandando dei ciuffi rossi a svolazzargli sul viso. «Ogni branco va avanti senza problemi perché ognuno ha una posizione chiara. Non c’è bisogno che io mi scontri con Sadie per il dominio, perché so che lei è al nono posto nel gruppo. Io sono ventiseiesima, l’ultima e la più sottomessa. Tutti gli altri mi proteggono e so che è il mio posto, perché è lì che mi sento più a mio agio. Ecco perché Kai ha mandato me qui, perché il tuo lupo interiore non si sentisse in alcun modo minacciato.» Annuii. Qualcosa in quello che aveva detto sembrava giusto. Sarei andata là fuori, avrei stabilito la mia posizione e avrei parlato a questo alfa della mia vecchia vita. Dovevo almeno chiamare mia madre e Lexi, la mia coinquilina. «Come stabilisco il mio posto?» Fissai gli occhi verdi di Emma. Immaginavo chissà quale lotta o un qualche strano colloquio con l’alfa. Lei abbassò rapidamente lo sguardo e deglutì a fatica. «Una gara di sguardi» mormorò. «Inizierai con me. Se abbasso gli occhi per prima, allora sarai più dominante di me e ti sposterai alla persona successiva nella scala del branco, e così via. Avanzerai finché non sarai tu ad abbassare gli occhi, e allora accetteremo tutti il tuo ruolo. Kai gestisce un branco corretto.» Sembrava piuttosto semplice quindi annuii. Lei mi diede una leggera gomitata. «Posso già dire che sei più dominante di me. Essendo un’umana sopravvissuta alla trasformazione, devi essere almeno nel mezzo. Potresti anche stare più in alto di Sadie.» Sorrise come se quello le procurasse una gioia immensa. La nausea mi agitò lo stomaco. «Be’, anche tu sei sopravvissuta, quindi sarai abbastanza forte.» Lo shock colorò i suoi lineamenti. «Oh, Aurora, io non sono stata trasformata. Sono nata così. Entrambi i miei genitori sono lupi.» «Oh. Be’, quante femmine ci sono qui sopravvissute alla trasformazione?» Il mio cuore accelerò in anticipo. Lei giocherellò con le mani. «Solo tu.» Prima che potessi elaborare la cosa, Emma inclinò la testa di lato. «Kai dice che ci stanno aspettando, quindi preparati, okay?» Sorrise dolcemente e mi lasciò da sola nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Fissai sconvolta la borsa con i vestiti nuovi. Questo mi ricordava come, dopo un soggiorno in albergo, non si veda l’ora di tornare al proprio letto. Mi sentivo come se fossi in una specie di strana vacanza, e avevo voglia del mio letto e dei miei vestiti, ma avevo il presentimento che non sarebbe successo. Cos’altro potevo fare se non partecipare ad una gara di sguardi e poi cercare di riprendermi la mia vita? Quando uscii dalla stanza, cambiata e pronta, Emma mi stava aspettando. La sua faccia era tesa per l’ansia. Era nervosa per me? Il mio stomaco si irrigidì improvvisamente. Mentre mi guidava attraverso quella casa meravigliosa, mi resi conto che eravamo in un’immensa abitazione con soffitti a volta, travi di legno a vista e una delle pareti del soggiorno, interamente in vetro, che si affacciava sul Monte Hood. Sbirciando dalla vetrata, intravidi un nutrito gruppo di persone allineate e intente a chiacchierare. Quando Emma mi guidò attraverso la porta principale, rimasero in silenzio. Branco. Branco. Branco, ripeté il mio lupo interiore, ed io cercai di non lasciarmi spaventare da quella nuova sensazione. Mentre analizzavo i volti del gruppo, alcuni mi sorrisero mentre altri si accigliavano. Poi i miei occhi si posarono su di lui. Kai. Diedi un’occhiata ai suoi occhi castani e poi guardai rapidamente le sue labbra carnose, rammentando il consiglio di Emma di non incontrare il suo sguardo. Se non mi fossi sentita come se gli alieni mi avessero rapita per portarmi su un nuovo pianeta abitato dai licantropi, avrei potuto ammettere che il mio nuovo alfa era estremamente sexy. I suoi occhi si strinsero mentre le sue labbra si incurvarono in un sorriso, e ricordai l’altra cosa che mi aveva detto Emma: lui poteva captare le mie emozioni, i miei pensieri. Oh Dio, uccidimi adesso. Il suo sorrisetto scomparve mentre avanzava, per appoggiare una mano calda e possessiva sulla mia spalla, cosa che mandò i battiti del mio cuore fuori controllo. Non sapevo se volevo rompergli la mano o eccitarmi per quel gesto da dominatore. Emma sorrise prima di prendere il suo posto in fondo alla fila. «Licantropi di questo branco, un nuovo cucciolo si è unito a noi!» La voce di Kai richiamò l’attenzione e trasudò così tanta energia, che mi si rizzarono i peli sulla nuca. «È una donna forte, sopravvissuta a un terribile incidente e alla trasformazione. Percepisco la vostra preoccupazione per lei. È sottomessa e dovremo proteggerla? È più dominante di me? Potrebbe essere la mia compagna? Penso che sia necessario stabilire il suo posto, prima di festeggiare degnamente il suo arrivo. Questo placherà le vostre menti e i vostri lupi.» Sobbalzai internamente quando disse “compagna” ma dissimulai, mostrandomi calma. I licantropi potevano sentire l’odore della paura, giusto? Bene, non avrei dato loro quella soddisfazione. Kai mi accompagnò verso il fondo della fila, dove Emma stava in piedi, e lei mi sorrise con dolcezza. «Emma, le hai già spiegato tutto?» Kai le parlò come se fosse una sorella minore, qualcuno da proteggere. Lei annuì. «Può iniziare con Sammy. So già che è più dominante di me.» Kai tolse la mano dalla mia spalla e Sammy si fece avanti. Aveva circa quattordici anni, i capelli biondi e gli occhi castani. Lo fissai negli occhi, il cuore che pompava non per paura, ma per l’ansia. Dove mi sarei piazzata nel branco? Se fossi stata in basso, mi avrebbero considerata debole? Se fossi finita in alto, questo mi avrebbe resa più mostruosa di quello che pensavo? Dopo circa cinque secondi, Sammy abbassò lo sguardo. Il sudore gli imperlò la fronte e mi chiesi se fosse colpa mia. Lanciai un’occhiata nervosa a Kai e lui annuì mentre mi avvicinavo alla persona successiva, un uomo alto e allampanato con uno sguardo preoccupato. Pochi secondi e anche lui guardò in basso, sudato. Perciò, continuai a risalire la fila. Quando arrivai al centro, il branco cominciò a mormorare. «Silenzio» ordinò Kai. Era così strano sentire qualcuno parlarmi nella testa che per poco non sobbalzai, sorpresa. Tornai a guardarlo, non sapendo se dovevo procedere. «Continua, Aurora. Stai facendo esattamente quello che io ed Emma ti abbiamo detto. Non preoccuparti.» Non preoccuparti! Ero piuttosto certa di essere un mostro e di essere stata creata per scatenare altri mostri guardandoli negli occhi. Ma sì, non ti preoccupare! Di nuovo, Kai sorrise. Esci dalla mia testa! Volevo solo finirla. Mi voltai, per affrontare la persona successiva e quella dopo ancora; tutte le volte qualcosa dentro di me fremeva come imprigionato in gabbia. Raggiunsi la nona persona dalla cima del branco, e immaginai fosse Sadie. Aveva lunghi capelli neri come l’inchiostro e la pelle dei nativi americani. Era bellissima, esotica e intimidatoria da morire. Mentre ci fissavamo, il suo sguardo mi attraversò e sentii il mio battito accelerare mano a mano che ci guardavamo. Un po’ di sudore imperlò il mio labbro superiore e il calore mi riscaldò il corpo, ma prima che quella sensazione potesse turbarmi troppo, Sadie abbassò lo sguardo. Ansimava, imprecando sottovoce mentre mi lanciava occhiate letali. Immaginai che non fosse felice del fatto che il mio posto nel branco fosse più in alto del suo. Deglutendo forte, avanzai. Reggere i loro sguardi iniziò a farsi più difficile, ma ero ancora in grado di farlo. Quando raggiunsi il terzo posto dall’inizio della fila, i sussurri ricominciarono. Kai dovette tranquillizzare tutti più volte, e continuò a rassicurarmi sul fatto che stavo andando bene e che dovevo continuare. Così feci, finché non fui di fronte all’ultimo della fila. Riconobbi il ragazzo che era con Kai alla stazione di servizio. Alto, spalle larghe, braccia cosparse di cicatrici. Cosa aveva potuto ferire un licantropo? I suoi occhi azzurro ghiaccio incontrarono i miei e lui si fece avanti, gonfiando il petto in segno di superiorità. «Mi chiamo Max e sono il secondo in comando dopo Kai da quarantasei anni.» La sua voce poteva tagliare l’acciaio, tanto era colma di rabbia e gelosia. Deglutii incerta. Quarantasei anni? Non ne dimostrava più di venticinque, così come Kai. Lui mise una mano sulla spalla di Max per confortarlo. «Sì, è vero, e sei un gran secondo. Capisco che questo è uno shock per tutti noi: una femmina appena trasformata così in alto nel branco. Ma come sai bene, il tuo lupo non avrà pace finché non sapremo quanto Aurora sia dominante. Continuerà a chiederselo, arrivando a sfidarla in combattimento e io non posso permetterlo. Non nel mio branco. Quindi, proseguiamo.» Merda. Stavo già sudando perché le ultime due sfide erano state estremamente difficili. Avevo pensato di dover guardare in basso più volte, ma non lo avevo fatto, non prima di loro. Ma da Max ero intimorita ed ero anche sinceramente spaventata da cosa potesse significare risultare più dominante di lui. Sarei diventata il nuovo secondo in comando di un branco di cui non sapevo niente? In una vita che non avevo chiesto? Forse avrei dovuto abbassare lo sguardo a un certo punto, così da non dovermi preoccupare di tutto questo… «Se lo fai, il suo lupo si chiederà sempre quale sarebbe il tuo posto, e alla fine si scatenerà una lotta.» Kai, nella mia testa… fantastico. Avanzai di un passo, ed ero così vicina a Max che riuscii a sentire il calore del suo corpo contro la mia pelle esposta. Incrociammo gli sguardi e non battei ciglio. Respirai a malapena. Dopo circa trenta secondi iniziai ad ansimare e sentii le ginocchia deboli. Avevo il forte impulso di chinare la testa in segno di sottomissione, di resa, ma lo respinsi. Ero forte. Avevo superato molte cose nei miei ventidue anni in questo mondo, abbastanza da avere la pelle dura a causa di eventi che mi davano ancora gli incubi, e che nessuno dovrebbe mai subire. Non sapevo cosa questo significasse per il mio futuro, non sapevo cosa volesse dire essere un licantropo rispetto a quello che avevo programmato per la mia vita, ma era meglio che essere morta e, se Kai non mi avesse salvata, sarebbe finita così. Se essere così in alto nel branco era il mio destino, fanculo questo tizio. Non volevo arrendermi a nessun uomo, non avrei mai chinato la testa, sarebbe stato come tradire me stessa. Lo fissai. Lui mi fissò. Un ringhio gli rimbombò in gola; il sudore esplose sulla mia fronte e sulla sua. Poi… Si morse un labbro e abbassò gli occhi con un grugnito, chinando la testa. Sorpresa, feci un passo indietro e mi asciugai la fronte provando a riprendere fiato. Max guardò Kai e qualcosa di non detto sembrò fluire tra loro. Max trasudava rabbia da tutti i pori. Kai annuì leggermente, e l’altro mi guardò accigliato con gli occhi gialli che ardevano, prima di allontanarsi di corsa nel bosco. Si tolse la camicia e corse via, mentre il suo corpo si contorceva e scricchiolava trasformandosi in lupo. Feci un respiro profondo a quella vista. Avevo visto Kai trasformarsi la notte precedente, ed Emma aveva trasformato la sua mano in una zampa, ma non pensavo che mi sarei mai abituata. Kai si voltò e spalancò le braccia. «Accolgo Aurora nel mio branco come secondo in comando.» Santo cielo. Rimasi dritta, contraendo i muscoli per non tremare come una foglia. I lupi mormoravano. Branco, mi dissero, guardandomi. Il corpo caldo di Kai si appoggiò al mio mentre sussurrava nel mio orecchio. «Hai il rispetto dei loro lupi interiori. Ognuno di loro morirebbe per te in combattimento, ma ora devi ottenere il rispetto del loro lato umano. E questo è un altro paio di maniche.» Il suo fiato contro il mio collo fece vacillare il mio stomaco, ma le sue parole mi inondarono le vene come acqua gelata. «Mangiamo! Le bistecche sono sulla griglia» annunciò Kai facendo cenno a tutti di spostarsi sul retro della casa. Il mio lupo interiore era soddisfatto del nostro nuovo posto nel branco, ma io ero terrorizzata.
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