UN ACCORDO RECIPROCO

1250 Words
Appena Lorenzo varcò la soglia del locale, Tommaso fu il primo ad accoglierlo: fece esplodere un piccolo cannone di coriandoli. Tutti gridarono in coro: — “Buon compleanno!” L’atmosfera si fece subito elettrica. Anna avanzò lentamente, spingendo il carrello con la torta. Lo raggiunse al centro della sala e, guardandolo negli occhi, disse chiaro e forte: — “Buon compleanno, Lorenzo.” Sembrava timida, insicura, ma dentro di sé aveva deciso che non avrebbe più rimandato. Lo guardò dritto negli occhi. La sua voce era limpida, senza esitazioni: — “Lorenzo, mi piaci. Vuoi stare con me?” In quella stanza calò un attimo di silenzio, poi tutti esplosero. — “Accetta! Accetta! Accetta!” Ma il ragazzo non si lasciò influenzare, né dalle grida, né dalla dolcezza delle parole. — “Mi dispiace. Non provo nulla per te.” Solo cinque parole. Ma ognuna di loro colpì Anna come una lama. Lorenzo non entrò nemmeno nella sala. Si voltò e se ne andò. Anna rimase lì, impietrita, incapace di muoversi. Fu Tommaso a riaccompagnarla a casa. Da quel momento, non si parlarono più. Pochi mesi dopo, Lorenzo partì per l’estero. E non si incontrarono per quattro lunghi anni. ⸻ — “Da oggi ti trasferisci a casa mia.” Il tono di Lorenzo era secco, deciso. Non sembrava ammettere discussioni. Anna aggrottò leggermente le sopracciglia. — “E i miei genitori…?” — “Quando dico una cosa, è ordine.” E lei lo sapeva. Lorenzo Conti non diceva cose a vuoto. Viveva nel complesso residenziale di lusso “Villa dei Cervi”, a nord della città. Una zona esclusiva, con scuole d’élite e ville che sembravano uscite da un catalogo. Quella proprietà gli era stata regalata dai suoi genitori per il diciottesimo compleanno. Ora possedeva molte case, ma quella era rimasta la sua residenza principale. E il suo valore era salito alle stelle. Quando l’auto si fermò davanti alla villa, Anna rimase a osservarla un momento. Non era la prima volta che la vedeva. Ai tempi del liceo, ci aveva passato qualche notte. Era un posto familiare. Ci andavano spesso con Tommaso e altri amici. Ricordava Lorenzo sdraiato sul divano, con le cuffie, il controller della console in mano, completamente immerso nei suoi mondi. Quel ragazzo ribelle, brillante e distante. — “Hai intenzione di restare lì fuori per sempre?” chiese lui, con tono infastidito. — “Arrivo.” Lo seguì all’interno. La villa era esattamente come la ricordava: elegante, moderna, curata nei minimi dettagli. Grigio, beige, marmo, legno caldo. Tutto era rimasto al suo posto. Anche i vasi decorativi erano esattamente dove li aveva visti anni prima. — “Ho fatto spostare le tue cose nella camera principale. Da oggi ti occuperai della mia routine: pasti, gestione quotidiana, presenze pubbliche. Tieniti sempre reperibile. E se ti trovo a flirtare con altri uomini, soprattutto attori o colleghi, le conseguenze saranno tue.” Il tono era glaciale, come se stesse leggendo un contratto. Anna si sentì come se avesse appena firmato un accordo di compravendita. Ma in fondo… era proprio quello. Un matrimonio di convenienza. Un patto. Niente di più. Lorenzo si avviò verso le scale, poi si voltò di colpo: — “Ah, un’altra cosa. Non mi piace rendere pubblica la mia vita privata.” — “Ricevuto,” rispose lei. Un matrimonio segreto. In fondo, meglio così. Meno occhi addosso. Meno problemi. ⸻ Nei giorni successivi, Anna non vide più Lorenzo. Non c’erano messaggi, né telefonate. La sua agente Laura, intanto, le aveva annullato tutti gli impegni per permetterle di studiare a fondo il copione di Nebbia. Quindi, Anna restava chiusa in quella villa, completamente sola. Lorenzo non amava avere estranei in casa. Nonostante fosse ricco, non aveva una governante fissa: solo una donna delle pulizie che veniva saltuariamente. E così, la casa enorme sembrava ancora più vuota. Proprio mentre pensava di scrivergli, il telefono squillò. — “Anna, sono papà.” — “C’è qualcosa che non va?” — “Nulla in particolare. Volevo solo sapere come va con Lorenzo. Si comporta bene?” Anna esitò per un secondo: — “Sì, papà. Va tutto bene.” — “Allora sono tranquillo.” Stava per chiudere la chiamata, ma esitò. — “Papà… la Tinny… com’è messa?” — “Da quando la famiglia Conti ci appoggia, la situazione si è stabilizzata. Non siamo più in pericolo. Presto tutto tornerà sotto controllo.” La voce di suo padre tradiva un sollievo profondo. Anni di fatica, finalmente non più inutili. — “Capisco.” Lorenzo aveva mantenuto la promessa. — “Appena puoi, ringrazialo da parte mia.” — “Lo farò.” Ma… come si ringrazia un uomo che ha tutto? Anna ci pensò per un po’. Poi decise. Che avrebbe cucinato per lui. ⸻ Quel giorno Lorenzo stava affrontando la terza riunione di fila. Una discussione interminabile sul nuovo porto commerciale. I dirigenti discutevano da due ore. Stanco, controllò il telefono. Un messaggio di Anna. “Torni a casa stasera?” Rimase a fissarlo un momento. Poi rispose con una sola emoji. “Ho preparato costine, uova con vongole, pollo piccante… Torni?” Lorenzo sorrise appena. Inviò: “Finisco alle otto.” I colleghi lo guardarono con occhi sgranati. Nessuno lo aveva mai visto sorridere così. Il gelido Lorenzo Conti… che risponde ai messaggi con quell’espressione? ⸻ Anna guardava la tavola con soddisfazione. Tutto era pronto. I piatti erano caldi. Aveva perfino scelto una bottiglia di vino che le avevano consigliato. Non era esperta, ma ci aveva provato. Poi sentì la serratura girare. Era in anticipo. Lorenzo entrò, si tolse il cappotto e le scarpe, e andò verso la sala da pranzo. Quando vide i piatti sul tavolo, sollevò un sopracciglio: — “Hai fatto tutto tu?” Anna annuì. — “Sì.” — “Vai a lavarti le mani. Che ceniamo.” Mentre Lorenzo prendeva la forchetta e assaggiava il primo boccone, Anna non riuscì a trattenersi: — “Com’è?” Lui alzò appena lo sguardo. I suoi occhi incrociarono i suoi, pieni di attesa. — “Niente male.” Per Lorenzo Conti, era praticamente un elogio. Anna sorrise, visibilmente sollevata. Gli versò una ciotola di brodo caldo. A metà cena, sussurrò piano: — “Grazie.” Lorenzo si fermò. — “Non serve. Questo è solo un accordo reciproco. Io non faccio nulla senza tornaconto.” Il gelo tornò in un attimo. — “Capito,” mormorò lei. Finita la cena, Lorenzo appoggiò la forchetta e disse: — “Puoi lavare i piatti.” — “Nemmeno un grazie?” borbottò Anna. “Dopo tutto quello che ho cucinato…” — “Hai detto qualcosa?” Il suo tono si fece improvvisamente freddo. — “No. Ho detto che vado a lavare i piatti.” Lui annuì e salì al piano di sopra. ⸻ Quando Anna finì di sistemare la cucina, salì in camera. Lorenzo dormiva già. Era la prima notte che condividevano il letto da sposati. Lo osservò per qualche istante, disteso, tranquillo. Poi andò in bagno a farsi una doccia. Quando tornò a letto, si infilò sotto le coperte con cautela, per non svegliarlo. Stava quasi per addormentarsi quando due braccia forti la strinsero da dietro, avvolgendola con fermezza. Lorenzo si girò, portandola sotto di sé. I suoi occhi brillavano. Il suo tocco, questa volta, non era più rabbioso. Era più caldo, più umano. E stavolta, fu Anna a cercarlo, cingendogli il collo con le braccia.
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