IL CERTIFICATO

1192 Words
Lorenzo mantenne sul volto un’espressione impassibile, come se tutto ciò che accadeva intorno a lui non lo riguardasse affatto. All’improvviso si alzò. Il tono della voce era distante: — “Divertitevi pure voi. Io vado.” La ragazza seduta accanto a lui non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo. Cercò di seguirlo, ma Tommaso la fermò con un gesto. Lei rimase lì, immobile, fissando la schiena dell’uomo che si allontanava con passo deciso. Un senso di frustrazione le strinse lo stomaco. Non era facile trovarsi così vicina a Lorenzo Conti: l’unico erede della famiglia, l’uomo che metà città cercava di avvicinare in tutti i modi. E lei, pur avendo avuto l’occasione, non era riuscita a sfruttarla. Nè una carezza. Nè una parola in più. ⸻ Lorenzo uscì dal locale, tirò fuori le chiavi e si infilò subito alla guida della sua auto. La Rolls-Royce sfrecciava per le strade di Roma, i finestrini abbassati, il vento freddo che gli sferzava il viso. Guidò senza meta per un tempo indefinito, finché non si accorse di essere arrivato davanti alla villa di Anna. Parcheggiò e rimase in macchina per un po’, accendendo una sigaretta. Ogni tiro era lento, pensieroso. Driiin. Driiin. Il campanello suonava insistente. Anna aveva appena finito di fare la doccia, i capelli ancora umidi. Chi poteva essere, a quell’ora? Aprì la porta… e si trovò di fronte Lorenzo. Non ebbe neanche il tempo di parlare: lui varcò la soglia con decisione e, con un gesto secco, chiuse la porta alle sue spalle. — “Che…” Non finì nemmeno la frase. Lorenzo la baciò. All’improvviso. Con forza. Con rabbia. Con desiderio. Il bacio era travolgente, quasi brutale. Anna cercò di divincolarsi, ma lui le prese i polsi e, senza lasciarle scampo, la trascinò nel suo mondo. Il sapore del whisky e del fumo, il respiro caldo, la pressione del corpo contro il suo… Era ubriaco? Anna si sentì stordita, come se il suo corpo non le appartenesse più. Quando sentì le dita di lui sfiorarle la pelle, trasalì. Cercò di fermarlo. Lorenzo si staccò appena da lei. I suoi occhi erano scuri, intensi, pieni di qualcosa che sembrava rabbia e dolore insieme. — “Passa la notte con me. Ti sposerò.” Anna lo fissò, incredula. — “Cosa… cosa hai detto?” — “Non è quello che vuoi?” disse lui con voce roca. “Non volevi che ti sposassi? Bene. Dormi con me, e domani potrai salvare la tua famiglia. La Tinny tornerà in piedi. Lo prometto.” Non era un bluff. Lorenzo ne aveva il potere. Le parole di sua madre e di suo padre riecheggiarono nella mente di Anna. Respirò profondamente. — “Va bene,” sussurrò. Chiuse gli occhi. Lo lasciò avvicinarsi ancora, lo sentì coprirla con il suo corpo. Ma un attimo prima che lui la baciasse di nuovo, si scostò: — “In… in camera,” disse piano, con voce velata. Lorenzo la sollevò tra le braccia e la portò in camera da letto. ⸻ Il mattino dopo, fu svegliata dal suono insistente del telefono. Accanto a lei, il letto era vuoto. Lorenzo se n’era già andato. Da un po’, a giudicare da quanto freddi fossero i cuscini. Anna allungò una mano e prese il telefono. — “Cos’è successo ieri sera? Ti ho chiamata mille volte!” Era Laura, la sua agente. Anna si schiarì la voce: — “Scusa, dormivo profondamente. Non ho sentito niente. È successo qualcosa?” — “Solo un aggiornamento. Lo shooting con la rivista è stato spostato a lunedì prossimo.” — “Va bene.” — “E il copione di Nebbia? Lo hai letto?” — “Sì.” Lo aveva letto tutto appena ricevuto. La storia, a metà tra thriller e dramma sentimentale, era coinvolgente. Un detective e una misteriosa assassina: un amore impossibile, con la tensione che cresce pagina dopo pagina. Una vera occasione da premio. — “Ti è piaciuto?” — “Molto,” ammise Anna. — “Lo sapevo. Il provino è venerdì. Preparati bene, mi raccomando.” — “D’accordo.” Dopo aver chiuso la chiamata, Anna rimase qualche secondo immobile. Si sentiva distrutta. Il corpo le faceva male ovunque. Si alzò a fatica, con la mente ancora piena di immagini confuse della notte appena trascorsa. Si guardò intorno, poi abbassò lo sguardo sul letto. Una macchia rossa. Chiuse gli occhi. Avrebbe voluto dimenticare tutto. Ma il corpo non mente. Si alzò e andò a farsi una lunga doccia. ⸻ La mattina seguente, qualcuno suonò il campanello. Alla porta c’era un uomo distinto, intorno ai trent’anni, in abito elegante. Sorridente, educato. — “Buongiorno, sono Emanuele, l’assistente del signor Conti. Mi ha mandato a prenderla.” — “A prendermi? Per cosa?” — “Per andare a firmare l’atto di matrimonio.” Anna sgranò gli occhi. — “Scusi?” — “Sì. Per sposarvi.” Emanuele si fece da parte e le fece un cenno: — “Prego, signorina Rinaldi.” — “Ma… i miei documenti sono ancora dai miei genitori…” — “Non si preoccupi. Abbiamo già tutto.” Fu accompagnata alla solita Rolls-Royce. Dentro, sul sedile posteriore, c’era Lorenzo. Stava controllando qualcosa al telefono. Appena lei salì, il suo corpo si irrigidì. Cercò istintivamente di mantenere le distanze. Lorenzo alzò lo sguardo. — “Ho qualcosa che punge addosso?” — “Eh?” — “Vieni più vicino,” ordinò. — “Ah. Ok…” disse lei, avvicinandosi di pochi centimetri. ⸻ Quando uscirono dal Comune, Anna era ancora sotto shock. Nelle sue mani c’era il certificato di matrimonio . Era successo davvero. Era diventata la signora Conti. Guardò il documento, senza sapere se sentirsi felice, vuota o semplicemente incredula. Un segreto che nessuno conosceva le attraversò la mente: amava Lorenzo da dieci anni. Dai sedici ai ventisei anni. Dieci lunghi anni in cui nel suo cuore c’era solo lui. A scuola, quando lui era quel ragazzo brillante, popolare, irraggiungibile… Anna lo seguiva da lontano. Non gli aveva mai scritto lettere d’amore, né portato dolci. Ma c’era sempre. Una bottiglia d’acqua dopo una partita. Un tifo entusiasta durante una gara. Ma Lorenzo non l’aveva mai notata. Lei sperava che almeno potessero rimanere amici. Invece, tutto si ruppe all’università. ⸻ All’ultimo anno, Anna organizzò una festa a sorpresa per il compleanno di Lorenzo. Un modo per festeggiarlo, ma anche per dichiararsi. Ci mise settimane a preparare tutto. Scelse un regalo con cura, provò mille volte cosa dire. Il compleanno di Lorenzo cadeva proprio a San Valentino. Una festa romantica. Sapeva, grazie a Tommaso, che il suo colore preferito era il blu. Così indossò un vestito a fiori blu, si arricciò i capelli e si preparò. — “Tommaso, Lorenzo è arrivato?” chiese, cercando di nascondere l’agitazione. — “Tranquilla, appena arriva ti chiamo io.” Tommaso l’aveva vista crescere. La trattava come una sorella minore. — “È arrivato.” Spense la luce. Il salottino cadde nel buio. Tutti trattennero il fiato. Anna sentiva il cuore batterle così forte da rimbombare nelle orecchie. Uno. Due. Tre. Bum. Bum. Bum.
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