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Gli ordini del suo Alfa

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Blurb

Jo-anne si sveglia legata a West, il futuro Alfa del suo branco. Né lei né lui ricordano come sia successo, ma le leggi del branco la obbligano a restare al suo fianco. Nessuno dei due vuole quel legame. Jo-anne lo implora di respingerla, vuole liberarsi di quel vincolo tanto quanto lui. Ma West, con la sua autorità di Alfa, non smette di ordinare che gli dica perché gli ha fatto questo. Lei non può rispondere, perché non lo sa.

Desidera solo essere libera. Disperata, tenta di togliersi la vita, ma sopravvive e viene riportata da lui. Ormai senza il suo lupo. Lo respinge poche ore prima di essere annunciata come futura Luna del branco.

Nel giorno del suo diciottesimo compleanno, esattamente all’ora della sua nascita, strane e misteriose marche appaiono lungo la sua schiena. Con esse arriva qualcosa di inspiegabile: una scossa di brividi che le attraversa il corpo, un'ondata di piacere incontrollabile. Non sa quando accadrà, né dove, né per quanto tempo. Non ne conosce il motivo, non può spiegarlo. Deve solo imparare a conviverci.

Dopo anni di terapia per superare il passato, riesce finalmente a ricostruirsi una vita. Per dieci anni è libera, fino a quando, a ventotto anni, è costretta a tornare al branco per giurare fedeltà al nuovo Alfa: West. Lei è serena, ha trovato la pace con se stessa ed è felice anche per lui, che ha una compagna al suo fianco. Ma West… lui non è felice.

Jo-anne crede di poter lasciare il branco per due anni dopo il giuramento, come stabilito con il precedente Alfa, Damien. Ma West non è d’accordo. Con un ordine da Alfa, le proibisce di mettere piede in Corea.

Riuscirà Jo-anne a sopravvivere ai suoi ordini? Scopriranno mai la verità sul passato? Lei capirà il segreto delle sue marche la sua vera identità? Potranno lasciarsi il dolore alle spalle e costruire un futuro di pace? Oppure il branco diventerà la sua prigione prima che trovi tutte le risposte che cerca?

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Prologo
Punto di vista di Jo-anne Da un anno ormai, Jo-anne era la compagna designata del futuro Alfa del branco della Luna Eclissata. Per un anno intero aveva cercato di conoscerlo, di fare le cose che a lui piacevano, di imparare, sotto la guida della madre di lui, come diventare la Luna del branco quando fosse giunto il momento. Ma a Westley non importava nulla dei suoi sforzi. Non le chiedeva mai niente, non mostrava alcun interesse. Odiava essere legato a lei. Per quante volte le avesse chiesto perché gli avesse fatto una cosa del genere, Jo-anne non poteva rispondere. Non lo sapeva, così come non lo sapeva lui. Non avevano alcun ricordo del loro Marchio e del loro Accoppiamento. Si era svegliata in un letto accanto a lui, marchiata e legata a lui. Era stata la prima a svegliarsi, il suo corpo era dolorante ovunque. Un dolore lancinante tra le cosce l'aveva fatta vacillare mentre cercava di alzarsi, scostando via un braccio pesante. Aveva lividi ai polsi e all'interno delle cosce, e il suo corpo era coperto di segni di morsi. Era tutto ciò che sapeva. Quando aveva posato lo sguardo sull'uomo nel letto, il suo cuore aveva quasi smesso di battere. Westley Carlton, il futuro Alfa del branco, era proprio lì, addormentato accanto a lei. L'orrore l'aveva travolta: non aveva alcun ricordo di cosa fosse successo, di come fosse arrivata in quella stanza. Suo padre, Heath, era piombato nella stanza d'albergo, il volto stravolto dall'ansia e dalla preoccupazione. Doveva averla cercata per tutta la notte. Attraverso la finestra si scorgeva la luce del giorno. Era scomparsa da ore. Bastò un solo sguardo alle sue condizioni perché Heath esplodesse di rabbia. Iniziò a urlare contro Westley, che si svegliò di colpo al rumore della porta sbattuta. Pretese spiegazioni, voleva sapere perché avesse marchiato e preso sua figlia come compagna. Westley si voltò verso l’uomo, confuso, poi scrutò la stanza con i suoi occhi verdi. Quando il suo sguardo incontrò Jo-anne, in piedi, che tentava disperatamente di rivestirsi, i suoi occhi si sgranano dallo shock. Si portò una mano al collo, la sua espressione cambiò, e poi urlò: "Che cosa mi hai fatto?" Jo-anne scoppiò in lacrime. Non sapeva cosa fosse successo. Non poteva essere colpa sua. Non aveva mai nemmeno avuto un fidanzato, eppure si era svegliata lì, proprio come lui. Suo padre continuava a inveire, ma West lo zittì con un ringhio furioso mentre si infilava i pantaloni. Ma Heath non si lasciò intimorire. Puntò il dito contro di lui e gli disse con tono severo: "Sei tu quello in torto.E ti assicuro che sarai costretto a prenderti la responsabilità di ciò che hai fatto a mia figlia." West rispose con un pugno dritto in faccia a suo padre. Jo-anne gridò, scioccata, mentre West lasciava la stanza, lasciandosi dietro Heath riverso a terra con il sangue che gli colava dal naso. Lei corse subito da lui. "Papà, stai bene?" Lui si pulì il viso con il dorso della mano e le rispose con fermezza: "Non preoccuparti, Jo-anne. L’Alfa Damien sistemerà tutto. Te lo prometto." Alfa Damien guardò Jo-anne; il suo stato. Il Marchio sul suo collo; poteva sentire l’odore di suo figlio Westley su di lei e le chiese di sedersi e spiegare cosa fosse successo. Quando si sedette, il dolore la trafisse in modo insopportabile. Trattenne a stento un gemito. L’Alfa se ne accorse e chiamò immediatamente il medico del branco. Aveva già sentito la versione di Westley, il quale era presente nella stanza, e la fissava con odio. Non sembrava minimamente preoccupato per il suo dolore. Jo-anne raccontò quello che sapeva: nulla. Si era svegliata in quel letto, con Westley accanto, senza alcun ricordo di cosa fosse successo o di come fosse finita lì. Fu allora che venne a sapere di essere scomparsa da giorni. "Tesoro, ti abbiamo cercata ovunque. Sei stata via per quattro giorni." Jo-anne sentì il respiro farsi corto. Quattro giorni. Era impossibile. Suo padre serrò la mascella. "Ora sappiamo perché non l’ha mai trovata." "Io non l’ho presa!" ringhiò Westley. Alfa Damien li zittì con un gesto e sospirò di nuovo. Suo padre rimase lì e disse ad Alfa Damien che West ora era responsabile di lei. Doveva prenderla come sua Compagna, che gli piacesse o meno. Altrimenti, avrebbe denunciato le azioni del ragazzo direttamente al Consiglio degli Alfa, affinché fosse punito con il massimo rigore delle leggi dei lupi. Suo padre non era molto importante in quel branco, un semplice uomo di pattuglia al confine, ma si era fatto valere per conto di sua figlia; la legge era dalla sua parte. West aveva urlato che era ridicolo costringerlo a rimanere accoppiato con la ragazza, visto che nessuno dei due sapeva come fosse successo. A quel punto, sua matrigna, Karen, era corsa dentro l’ufficio con il medico del branco che la seguiva. Guardò il suo stato, si sgranò gli occhi e le lacrime iniziarono a scivolarle sul viso. Jo-anne ne rimase molto sorpresa. Non si erano mai veramente trovate d’accordo da quando lei aveva circa 12 anni, non era odio, ma semplicemente non andavano d'accordo. "Chi ha fatto cosa alla mia bambina?" Le aveva chiesto, abbracciandola dolcemente, poi l'aveva guardata e le aveva detto che tutto sarebbe andato bene. C'erano stati molti urli in quell'ufficio. Mentre il medico del branco la visitava nel bagno privato dell'Alfa, sospirò e si scusò per il suo stato. Non era nemmeno colpa sua, e lei stava per piangere sentendo le sue parole; nemmeno West si era scusato. Le aveva dato degli antidolorifici, dicendole che, sebbene il suo lupo fosse giovane, sarebbe stata in grado di guarire rapidamente, in pochi giorni, come nuova. Alfa Damien aveva deciso che Westley doveva onorare ciò che aveva fatto. Nonostante nessuno dei due potesse spiegare cosa fosse successo, lei era stata trasferita nella sua stanza quel pomeriggio, come sua compagna; anche se lui non era per niente felice di questo. Ora si trovava seduta sulla ringhiera del balcone, mangiando la sua colazione, un pezzo di frutta; da sola, come sempre. Oggi non sarebbe andata alla lezione da Luna; non vedeva più alcun senso in essa. Gli aveva chiesto di rifiutarla proprio ieri. Era la terza volta che glielo chiedeva quest’anno. Lui si era rivolto a suo padre riguardo la questione, visto che lei lo aveva richiesto. Non poteva rifiutarla e apparentemente nemmeno lei poteva rifiutarlo. Suo padre aveva detto "no" perché, se il consiglio fosse stato informato, Alfa Damien credeva che suo padre sarebbe andato da loro per raccontare cosa fosse successo. West non solo avrebbe potuto perdere il suo titolo, ma avrebbe potuto essere punito severamente o, se l’avessero ritenuto opportuno, visto che era di sangue Alfa, avrebbero potuto anche giustiziarlo. West non l’aveva rifiutata per salvare la sua pelle. Una settimana prima, West le aveva ordinato di raccontargli cosa fosse successo quel giorno fatidico; perché le avesse fatto questo. Ancora una volta, e lei non era riuscita a dirgli nulla. Da quel momento, Jo-anne si era concentrata sui suoi studi; ogni volta che lui le dava un ordine da Alfa, le faceva male, e quella non era stata la prima volta. Una volta che avesse ottenuto il permesso, sarebbe andata a stare nel campus. A West non sarebbe importato per niente, sarebbe stato felice che se ne andasse per qualche anno. Probabilmente avrebbe trovato qualche lupa con cui divertirsi mentre lei era via, e nel momento in cui lo avesse fatto, lei lo avrebbe rifiutato, quella sarebbe stata la sua via di fuga e lo desiderava. Sperando in fondo, in qualche angolo del suo cuore, che fosse proprio quello che sarebbe successo, anche se avrebbe sentito il dolore del tradimento. Questo l'avrebbe liberata da quel legame di compagni. Non gli importava che avesse smesso di frequentare le sue lezioni da Luna, non le aveva nemmeno chiesto il motivo. Non ne aveva mai parlato. 6 MESI DOPO West irruppe nella loro stanza, chiaramente arrabbiato per qualcosa, e la fissò con uno sguardo furioso. La sua aura da Alfa si stava riversando su di lei con una forza tale, che subito lei abbassò il collo in segno di sottomissione; non aveva scelta. Ma non fu sufficiente per lui. "Perché mi hai fatto questo?" Le urlò contro, intensificando la sua aura da Alfa su di lei. Jo-anne fu costretta a inginocchiarsi, una luce accecante di dolore le squarciò il corpo. Non stava nemmeno cercando di combattere, avrebbe solo provocato più dolore, e ormai lo sapeva. Ma non importava che lo accettasse, faceva comunque male. Anche il suo lupo, Clova, stava piagnucolando per il dolore nella sua mente. "Io... io non l'ho fatto." Sussurrò, con il dolore evidente nella sua voce. "Lo hai fatto." Ringhiò. "Ti ordino di dirmi, perché mi hai fatto questo." La sua aura da Alfa la sopraffaceva, onda dopo onda. Jo-anne si ritrovò a piegarsi completamente sul pavimento, la testa toccava il suolo; la sottomissione assoluta. Lacrime le scendevano dagli occhi, un dolore accecante le lacerava la testa. Clova ululava di dolore, rannicchiata in una palla stretta. Il dolore le strappava l'intero corpo. "West, io non ti ho fatto questo." Rispose. Lui stava usando ogni cosa per costringerla a dirgli la verità, e lei non poteva mentirgli. Non gli aveva mai mentito su questo. Purtroppo, questa non era la prima volta che lui le dava un ordine da Alfa per dirgli cosa fosse successo quel giorno. Ma questa era la prima volta che sentiva che sarebbe stata davvero la sua fine. Poteva sentire il suo sangue, vederlo sul pavimento, sentirlo sgorgare dal suo naso mentre giaceva lì piegata a lui, sotto la forza della sua volontà. T.J entrò nella stanza in fretta, urlando a West di guardare cosa stava facendo. Gli ricordò che lei era la sua compagna e che non poteva sopportare tutto questo fisicamente. West sembrava non importarsene affatto, e fu solo quando T.J gli disse che l'avrebbe uccisa se non si fosse fermato, che lui la lasciò andare e uscì dalla stanza sbattendo la porta. Lei rimase lì, stesa a terra, piegata, e pianse, così tanto dolore le stava dilaniando il corpo che non riusciva nemmeno a muoversi. Questa volta era stato troppo. T.J era sempre venuto in suo soccorso. Era il Beta di West, ma era stato suo amico per tutta la vita. Non riusciva a ricordare un momento in cui non fosse stato lì ad aiutarla. Sembrava sempre sapere quando era nei guai, e correva subito a salvarla. La sollevò da terra e la tenne tra le sue braccia, in grembo. "Non lo fa apposta, Jo-Jo. È solo molto confuso," cercò di dirle. Ma West non era affatto confuso. Quante volte doveva fare questo a lei affinché le credesse? Anche sotto il peso del suo ordine alfa, non riusciva a rispondere alla sua domanda. Quella era stata la giornata; l'ultima volta che aveva parlato con West. Non si era scusato con lei, non l'aveva mai fatto; nemmeno una volta. Voleva delle risposte, ma lei non riusciva a dargliele. Jo-anne si era completamente immersa nei suoi studi, aveva già fatto domanda per l'università che voleva; stava solo aspettando la lettera di accettazione o rifiuto. Si era tenuta lontana da lui ogni volta che poteva. Non riusciva davvero ad odiarlo, non l'aveva mai toccata fisicamente. La loro situazione; nessuno dei due la voleva, ma erano costretti a viverla, a causa delle leggi dei lupi che avrebbero visto lui privato del suo titolo. Si era svegliata una mattina, un mese dopo che lui l'aveva ordinata così bassa che pensava stesse per morire; per trovarlo vicino a lei. Era un po' strano, non dormiva mai accanto a lei, e da quel giorno si era sempre tenuta lontana, all'altro lato del letto; all'angolo. Il più lontano possibile da lui. TRE MESI AL SUO DICIOTTESIMO COMPLEANNO Jo-anne non si era coinvolta nella pianificazione della festa per il suo diciottesimo compleanno. Non aveva nemmeno parlato con nessuno da 4 settimane, e sapeva che le persone cominciavano a guardarla; ma basta. Quando sarebbe finita tutto questo? Stava sdraiata nel loro letto, lui si era alzato, e lei era lì a guardare fuori dalla finestra. “Che c’è, Jo-anne?” le aveva chiesto, sembrava irritato con lei. Non aveva risposto, probabilmente sapeva che non lo avrebbe fatto, non aveva mai detto una parola da quando lui l'aveva ordinata alfa l'ultima volta; perché oggi sarebbe stato diverso? Vide la sua carta del branco cadere sul letto accanto al suo viso, i suoi occhi si spostarono brevemente su di essa, prima di tornare alla finestra. Poteva vedere gli uccelli volare liberamente nel cielo; sembravano così felici. "Alzati e vai a comprarti un vestito per l'annuncio," le disse, "Mamma continua a rompermi le scatole." Perché pensava che lei avrebbe preso la sua carta e speso i suoi soldi, era oltre lei. Aveva una sua carta del branco, datale da lui, la settimana dopo che era stata spostata nella sua stanza. Non l'aveva mai usata. Non aveva mai indossato nemmeno i vestiti che sua madre aveva comprato per lei. Erano tutti lì, nell'armadio, con i cartellini ancora attaccati. Non voleva i suoi soldi; non aveva mai voluto questo, né i suoi soldi. “Così liberi,” pensò mentre guardava gli uccelli volare. Si alzò dal letto e uscì sul balcone per guardarli. “Cosa stai facendo?” West le urlò, e dall'eco della sua voce, era nel bagno. Non gli piaceva quando lei era fuori, nuda, per tutti da vedere. Jo-anne non se ne curò, voleva essere libera, proprio come quegli uccelli. Mise una mano sulla ringhiera, si arrampicò e scivolò giù senza pensarci. Lo sentì gridare il suo nome; sembrava horrorizzato, pensò distrattamente, mentre volava verso la sua libertà. Chiuse gli occhi. “Libera,” sussurrò. Sentì la sua lupo entrare nel panico dentro la sua mente, e poi forzarla a cambiare forma, per cercare di attutire l'impatto con il suolo. Era più forte e più resistente, più probabile che sopravvivesse a una caduta da quattro piani. Jo-anne sentì il lamento di Clova nel dolore, e poi ci fu un oblio benedetto. Jo-anne si svegliò nell'ospedale del branco, fratturata e sembrava senza lupo. West era seduto accanto al suo letto. Non lo guardò, non ne aveva bisogno per sapere che era lui, lo sentiva. Perché fosse lì? Non lo sapeva! Si limitò a fissare il soffitto. Trascorse un mese in quel letto d'ospedale, era pacifico, poteva dormire da sola ogni notte. West la visitava ogni giorno; mattina, pomeriggio e sera. Non una volta la guardò, non una volta le parlò. Non cercò mai di toccarla, si limitò a sedersi, e da quello che poteva capire, a fissarla. Mantenne gli occhi chiusi quando lui la visitava, o semplicemente fissava il soffitto in bianco. T.J veniva a trovarla ogni giorno anche lui. Le teneva la mano e parlava con lei. Le diceva ripetutamente che tutto sarebbe stato molto diverso da ora in poi. Le diceva che le cose sarebbero migliorate. A volte la supplicava di parlargli. Lei non lo fece, nemmeno quando lo implorava con tristezza, incisa in ogni sua parola. Non parlò con nessuno. Jo-anne tornò nella stanza di West per il continuo riposo a letto quando le fu permesso di lasciare l'ospedale; non voleva essere lì. Ma sembrava non avesse scelta; era ancora la sua Mate. Le porte del suo balcone erano inchiodate, da quello che poteva vedere. Anche tutte le finestre, non ci sarebbe stata una ripetizione della sua caduta di quattro piani. Sembrava che ora fosse rinchiusa. Si ritrovò non solo nel letto con lui, ma con il suo corpo premuto contro il suo, e le sue braccia attorno a lei ogni notte. Poteva essere solo il suo lupo, Volt. West non l'avrebbe mai abbracciata così. Il suo lupo, però, amava Clova, e probabilmente le mancava la sua Mate. West avrebbe dovuto solo rifiutarla e finirla lì. Almeno non ha mai cercato di fare sesso con lei. Si svegliò nel mezzo della mattina, il giorno prima dell'annuncio ufficiale come futura Luna, per trovare quello che, in circostanze normali, sarebbe stato il più bello degli abiti, uno stile sirena nero. Cristalli su tutto il corpetto; belli come diamanti, pensò distrattamente, mentre li guardava. Aveva tanti volant e piume, uno strato su uno strato dal ginocchio in giù. Un abito carino senza spalline. Ma guardandolo, tutto ciò che riusciva a pensare era: lì c'è; il mio sudario da funerale, da indossare per il resto della mia vita, una vita che non voleva. Una vita che sapeva che nemmeno West voleva. Era lì, e il colore di quell'abito diceva tutto; nero, il colore di quell'abito rappresentava l'oscurità che circondava entrambi. Aveva trovato una via di fuga; o pensava di averla trovata, solo per sopravvivere in qualche modo. No! Non avrebbe indossato quell'abito, si alzò dal letto dove era rimasta per gli ultimi due mesi. Prese la lettera di accettazione per l'università che aveva scelto, dove sarebbe andata a vivere nel campus. West gliela aveva portata, gliel'aveva portata direttamente. Le aveva detto che era stata accettata nell'università che aveva scelto. Quando non l'aveva aperta, lo aveva fatto lui e le aveva detto qualcosa di gentile, per la prima volta durante il loro legame di Mate. Quella era stata l'unica volta che aveva detto qualcosa di remotamente gentile. Le aveva detto che era fiera di lei, che aveva lavorato duramente, e che aveva dato i suoi frutti. Era seduto sul letto accanto a lei, e i suoi occhi erano rimasti fissati dall'altra parte della stanza, lontano da lui. Jo-anne non lo aveva guardato per gli ultimi tre mesi, non provava nulla; non rabbia, non tristezza, solo nulla. Ora, mentre fissava quell'abito tutto scuro e nero, lo odiava. Non lo avrebbe indossato. Andò nell'armadio e si vestì, per la prima volta dopo aver lasciato l'ospedale, con qualcosa di diverso dai pigiami. Fece la valigia; la stessa con cui era arrivata. Sarebbe andata via con solo quello che aveva portato con sé, non aveva mai voluto nulla da lui; tranne forse il suo cuore. Forse. Ma non l'aveva mai ottenuto, non era riuscita nemmeno a fargli piacere. Mai sarebbe successo. Stava lì fissando l'abito, non sapeva per quanto, poi improvvisamente lo strappò dall'appendiabiti, e lo portò al camino, lo infilò dentro e lo diede fuoco, guardandolo bruciare. Poi prese la sua valigia, la mise in macchina e partì dalla casa del branco. I cancelli del branco erano chiusi. Si fermò e guardò il guardiano. Lui la guardò un po' più sorpreso. Nessuno l'aveva vista per mesi. "Apri il cancello," gli disse. Non poteva realmente dire di no, era la Mate del futuro Alfa, e da domani sarebbe stata la futura Luna di quel branco. Jo-anne osservò il cancello aprirsi, vide la guardia aggrottare la fronte mentre guardava sul sedile posteriore e notava la sua valigia. Non disse nulla. Premette l'acceleratore nel momento in cui i cancelli furono abbastanza aperti per farla passare e uscì. Riuscì a percorrere solo sei metri prima che due guardie le corressero improvvisamente davanti alla macchina. Eccolo, pensò distrattamente. Sapeva che sarebbe successo. Non aveva lasciato quella stanza per due mesi, non aveva parlato con nessuno per tutto il tempo. Ora stava guidando la sua macchina con una valigia nel retro. Avevano già comunicato con West tramite il legame mentale per avvisarlo che stava lasciando il territorio del branco, e lui aveva ordinato loro di fermarla. Beh, ormai era abbastanza grande per diventare la futura Luna e finalmente poteva fare come voleva, incluso rifiutarlo. "Fermati!" gridò uno di loro. Ora erano entrambi con le mani sul cofano della macchina, e lei si fermò. Non voleva ferirli. Mise la macchina in folle, tirò il freno a mano e scese, ma la lasciò accesa. Si appoggiò alla sua auto e aspettò. Non ci volle molto per sentire l’auto di lui avvicinarsi, né per vederlo scendere e sbattere la portiera. Arrabbiato. E cos’altro c’era di nuovo? Era sempre così con lei. Non riusciva a ricordare una sola volta in cui lui le avesse sorriso, nemmeno per sbaglio. Probabilmente era bello, ma lei non avrebbe saputo dirlo. Non l’aveva mai guardata con nulla che non fosse irritazione o rabbia. “Dove stai andando?” le chiese con tono autoritario. Jo-anne si girò a guardarlo. Era la prima volta che posava gli occhi su di lui dopo tre mesi, da quando era saltata giù dal suo balcone. Lo guardò e non provò nulla mentre incrociava i suoi occhi verde scuro. Nessun rimorso, nessun amore, nessuna tristezza, nemmeno rabbia. Solo il vuoto. “Me ne vado, West.” gli disse con calma. Erano le prime parole che gli rivolgeva dopo sei mesi, dall’ultima volta in cui l’aveva Alfa-ordinata così brutalmente che T.J. aveva dovuto fermarlo prima che la uccidesse. “Te ne vai… sei ore prima di diventare ufficialmente la futura Luna?” “Sì.” annuì. “Ho finito, West.” Era sorprendentemente calma, si rese conto. Non c’era ostilità nelle sue parole, non stava cercando di ferirlo. Stava solo liberando entrambi. “Tu non mi ami. Per quanto io abbia cercato di compiacerti, non sei mai riuscito nemmeno a piacermi. E mai ci riuscirai.” “Jo-anne…” sospirò lui, sembrava un po’ meno arrabbiato. Era una novità. “No, West.” Scosse lentamente la testa. “È ora, e lo sai. Me lo hai ripetuto per tutto il nostro legame da compagni. È tutta colpa mia. Sono io la responsabile. Lo hai detto molte volte.” gli ricordò con calma tutto ciò che le aveva sempre rinfacciato. Non stava cercando una discussione, solo fargli capire che l’aveva ascoltato. “Jo-anne, per favore, è…” sembrava quasi supplicarla. Improbabile. Lo liquidò con un gesto della mano, interrompendolo. Una cosa che non aveva mai fatto prima. “Non serve, West. È solo una bugia.” “La tua festa è pronta. Domani verrai annunciata ufficialmente come futura Luna di questo branco... e scegli proprio ora per andartene?” era tornato a essere furioso. Furioso che avesse avuto l’ardire di interromperlo, probabilmente. “Sì.” annuì di nuovo. “Non te lo permetterò.” Inclinò appena la testa di lato. Non glielo permetterà? Jo-anne si morse leggermente il labbro, poi un sorriso triste le sfiorò il viso. Non riusciva a capirlo. Non l’aveva mai voluta, nemmeno per un secondo. Per due anni interi era stata solo un peso per lui, la persona che gli aveva rovinato la vita. Sospirò profondamente e lo guardò dritto negli occhi. “Io, Jo-anne Morris, rifiuto formalmente te, Westley Carlton, come mio compagno.” dichiarò con calma. Non provò nulla. Strano, avrebbe dovuto essere doloroso, eppure niente. Vide gli occhi verdi di lui riempirsi di rabbia, la sentì irradiarsi da lui come onde roventi. “Non lo accetterò.” ringhiò. “Questo è un tuo problema, West. Io ho finito. Accettalo o meno,” alzò le spalle, “me ne sto andando a prendere la mia laurea e a vivere una vita normale. Se scegli di rimanere bloccato nel dolore, è una tua decisione.” Poteva già sentire il Marchio di lui bruciare via dal suo collo. Aveva preso la sua decisione e, anche se lui non l’aveva ancora accettata, sembrava che la Dea fosse dalla sua parte, liberandola comunque. Il suo rifiuto era ciò che entrambi volevano, in fondo. West non aveva mai detto le parole solo perché suo padre non glielo aveva permesso. Jo-anne si voltò per salire in macchina. “Aspetta! Non puoi farlo.” Di nuovo, sembrava quasi supplicarla. Perché stava lottando contro questo? Era sempre stato ciò che voleva. “L’ho già fatto. Accettalo e vai avanti, West. Il mio regalo di compleanno per te: la tua libertà. Trova qualcuno che possa renderti felice. Qualcuno…” sospirò piano, “che tu voglia davvero. Nessuno di noi è felice e lo sai. Usa la mia festa per festeggiare la tua libertà da me.” “Jo-anne, per favore, non farlo.” “Accettalo, West, o rimani legato a me nel dolore per sempre. A me non importa più.” “Va bene.” urlò alla fine, furioso. “Io, Westley Carlton, accetto il tuo rifiuto, Jo-anne Morris. Non sei più la mia compagna.” Alla fine, stava praticamente gridando. Jo-anne sospirò, salì in macchina e se ne andò. Li aveva liberati entrambi. Ora potevano finalmente andare avanti. Entrambi potevano vivere la loro vita come volevano, trovare la felicità.

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