L’uomo che aveva due famiglie
La cosa veramente scocciante del mio lavoro, l’unica che mi piace poco, è assistere alle controversie “tra vivi” a cui, a volte, mi tocca persino fare da arbitro. Soprattutto quando si tratta di questioni di famiglia, situazioni scabrose che i parenti farebbero meglio a risolvere nelle proprie case anziché venire a litigare qui al cimitero, turbando la quiete dei morti e la salute mentale del sottoscritto.
Oggi è in corso una faida tra i figli di primo e di secondo letto di un arzillo e insospettabile pensionato ottantenne, ex pilota civile. Aveva due famiglie in due diverse città e tanti anni prima aveva scaricato la moglie ufficiale sua coetanea, a Bergamo, per venire a vivere qui con l’amante, ovviamente più giovane di lui, e ai figli che gli aveva dato.
Tre giorni fa l’ex pilota dongiovanni è passato serenamente dal sonno alla morte. Il suo feretro è arrivato in questo cimitero, pronto per essere seppellito, quando si sono inaspettatamente presentati i figli di Bergamo per intimarmi di interrompere tutto: la salma del padre deve tornare nella sua città natale per, ripeto le loro parole esatte, “riposare accanto alla loro povera mamma morta di crepacuore in seguito all’abbandono dell’adorato consorte, irretito da una baldracca di vent’anni più giovane”.
Il sottoscritto è anche riuscito a farsi guardar male da tutti, lasciandosi sfuggire di bocca che tutte quelle storie sembravano degne di Beautiful.
Sono ormai due ore che la faccenda va avanti e ad essere sinceri ne ho le scatole piene di sentire urla e insulti. Soprattutto, sono stufo delle scene lacrimevoli della seconda moglie del tipo. Se non prendo subito un’aspirina rischio di diventare scemo per il mal di testa, perciò mi scuso e corro in ufficio, mollando tutti lì.
I due necrofori a cui ho assegnato l’incarico di inumare il morto oggetto di disputa chiacchierano a bassa voce, ridendo e fumando sigarette da pochi soldi, in filosofica attesa. Abbandonata sul carrello, una bara di tipo economico dal design essenziale, con un semplice crocifisso di rame come unico ornamento, aspetta di essere calata nella sua fossa.
Ma che è questa porcheria?, mi chiedo passando lì vicino. Personalmente sconsiglierei a chiunque l’utilizzo delle bare economiche, perché il legno è di pessima qualità e marcisce nel giro di due anni... poi ci vuole la mia pazienza per cercare tutte le duecentosei ossa nella terra al momento dell’esumazione. La gente non si rende conto che scegliendo un feretro di tipo economico non risparmia come invece crede. Meglio comprarne uno veramente buono e risparmiare su altre cose inutili. Sui fiori, per esempio... appassiscono subito, soprattutto quando fa caldo, e io sono anche allergico, appena mi avvicino comincio a star male. Già, ma ai visitatori cosa interessa? Mica ci devono stare loro qui tutto il giorno.
Comunque, detto tra noi... un uomo con due famiglie potrà ben sperare, alla sua morte, che i suoi sette figli comprino per lui una bara come si deve, invece di scannarsi?! Tra l’altro, se i figli di primo letto la spunteranno e la salma andrà a Bergamo, quella bara non va neanche bene. Il Ministero della Sanità parla chiaro riguardo alle caratteristiche che un feretro deve avere per i trasporti oltre una certa distanza:
“I materiali da impiegare per la costruzione dei contenitori atti al trasporto dei cadaveri devono assicurare la resistenza meccanica per il necessario supporto del corpo e l’impermeabilità del feretro.”
Per trasporti da un Comune all’altro si utilizzano criteri diversi per il suo confezionamento, a seconda del tragitto da compiere e indipendentemente dal tipo di sepoltura scelta. Si è quindi inteso stabilire in cento chilometri il discrimine tra l’uso di una sola cassa in legno, o della doppia cassa in legno e metallo. Quest’ultima dovrà essere munita di coperchio da sigillare mediante saldatura a fuoco o con altri metodi equivalenti che ne assicurino l’ermeticità. Nell’intercapedine tra i due contenitori è utile collocare uno strato di torba, segatura o altro composto atto ad assorbire eventuali percolazioni.
Se il decesso avviene nelle stagioni calde è consigliabile scegliere una bara più robusta e impermeabilizzata anche se la distanza tra i Comuni è inferiore ai cento chilometri. La sola cassa di legno, infatti, non è adatta a trattenere la percolazione dei liquami e il cadavere da trasportare può essere in putrefazione già poche ore dopo la morte e l’incassamento... dove pensano di andare, quindi, con quella?
Mentre aspetto che la compressa effervescente si sciolga, mi massaggio le tempie e la radice del naso. Fuori, fratelli e fratellastri continuano a litigare. Li sento da qui. Ma questa gente non ha proprio pietà? Per fortuna, anche se ho avuto tre figli da due donne diverse, non credo si metteranno a litigare per stabilire dove sistemarmi una volta che sarò morto... ma subito mi rimprovero, che diavolo mi viene in mente? Sono ancora giovane per mettermi a pensare a certe cose!
Mando giù l’aspirina e do una rapida occhiata alla fotografia del morto. È un anziano che dalla faccia sembra avere cento anni, con gli occhiali spessi e un sorriso sdentato. Non potevano farmene avere una migliore, da mettere sulla lapide? Come è possibile che nessuno, tra una “moglie di fatto”, sette figli e venti nipoti, ne avesse una più decente?
Pensiamo alle cose più serie, cioè come me la sbrigo con quelli là fuori? È ora di porre fine alla discussione, e soltanto io posso farlo. Che stress, però! Ho scelto di fare questo lavoro perché amo il silenzio e la tranquillità e credevo che in un cimitero ne avrei goduto in abbondanza.
Torno da entrambe le famiglie e do loro il suggerimento più ovvio: «Perché non fate cremare la salma? Potreste dividere le ceneri e portarne una certa quantità a Bergamo. In questo modo sarete tutti soddisfatti e risparmiereste sulle spese del trasporto funebre e della nuova bara!» Spiego velocemente la faccenda dei cento chilometri, e al termine fratelli e fratellastri meditano sulle mie parole.
Perché nessuno pensa mai alla cremazione...? È davvero così orribile per tutti l’idea di bruciare un cadavere? Io personalmente trovo sia una soluzione ecologica, soprattutto visto il modo in cui vanno le cose negli ultimi tempi, quando alla scadenza della concessione delle tombe tiriamo fuori salme indecomposte.
Nel silenzio che segue mi prende il timore che ricomincino a discutere e a lanciarsi reciprocamente maledizioni e insulti. Invece accettano all’unanimità il consiglio di cremare la salma e di suddividere le ceneri in due urne. Quella diretta a Bergamo sarà, come da programma, tumulata nel loculo della prima moglie, mentre la compagna del morto si porterà a casa l’altra e la metterà in salotto, per guardarsela ogni tanto mentre lavora la maglia.
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