Capitolo 8

1161 Words
Raffaello Vorrei morire più felice e più innamorato, solo per poter stare con lei ovunque vada, qui sulla terra o in cielo. - Porca miseria, che donna fastidiosa! – La sento borbottare e lei mi guarda e noto che diventa rossa e imbarazzata: - Mi dispiace... - Perché? – Chiedo confuso e la mia voce esce roca e noto che lei si passa la lingua tra le labbra ed è molto veloce e il mio cazzo si solleva di più in segno di saluto al suo proprietario. - Beh... per aver parlato in quel modo di Amanda. – Lei risponde goffamente e diventa sempre più rossa e io penso di piegarla su un tavolo vicino e di darle una pacca sul bel sedere per vedere se diventa della stessa tonalità del suo bel viso. - Non preoccuparti... la signorina Franco a volte è... - Penso a una parola per definirla e mi perdo quando noto la sua lingua apparire e il mio cazzo piange desiderando sentirla sopra e gemo dolcemente. - Una puttana? – dichiarò con tono geloso e sentire quel tono mi rese molto felice nel sapere che non ero l'unica. - Sì... mi scuso, non mi sono presentato correttamente. – Rispondo e ti tendo la mano, voglio sentire il tuo tocco su di me. Anche se fosse stato fatto a mano. La vedo alzare la mano, allungarla e toccarmi e in quel momento tutto si ferma. Non sento più la gente parlare, non sento più la musica che suona. Non mi accorgo che la gente ci passa accanto e ci guarda con curiosità. Lì vedevo solo lei. Il modo in cui brillavano i suoi bellissimi occhi. Il modo in cui la sua bocca si aprì leggermente, lasciando intravedere quella piccola lingua. Non vedevo l'ora di sentire la tua lingua contro la mia. E allo stesso tempo voglio sentire quella lingua contro il mio cazzo e leccarlo senza sosta come se fossi un tossicodipendente bisognoso di droga e l'unica cosa che mi farebbe sentire bene fosse leccare il mio bastoncino di zucchero. Il suo respiro era affannoso, era come se avesse corso una maratona per stare al mio fianco. "Sì, lo so, lo so, sono pazzo." - Per concludere la serata, suoneremo un po' di bella musica e voi chiamerete i vostri partner, ok? - Sento la voce della signorina Franco e non so chi ha organizzato quest'ultima parte, ma fanculo, otterrei anche un aumento solo immaginando di sentire il suo corpo contro il mio. -Usciamo da qui, cosa ne pensi? – chiedo, indicando il DJ che ci stava guardando uscire dal palco. Ma il suo sguardo esprimeva apprezzamento. E noto che lui le sorride e lei, grazie a Dio, non lo guarda. Perché noto il tuo sguardo caldo su di me senza che io lo veda. E io distolgo lo sguardo per un momento e la guardo e lei mi guarda come se fossi una coppa di gelato. E noto che lo fa senza rendersene conto, inumidendosi la bocca con la punta della lingua e io devo divorare subito quella bocca altrimenti impazzirei. Ma prima dovevo farglielo vedere a quel figlio di puttana che era il suo proprietario e gli lanciai un'occhiata fulminante. Devo mostrargli chi è l'Alfa qui? Nessuno guarda mia moglie e la fa franca. Lui distoglie lo sguardo e il mio corpo si rilassa. Non avevo notato quanto fosse teso. E le prendo la mano e la conduco fuori dal palco. - Rafael... Signor Mathias... – chiama senza fiato e io la fulmino con lo sguardo. Non voglio che mi chiami per nome. E me ne vado da lei. Noto che la signorina Franco sta ancora cercando di attirare la mia attenzione e faccio finta di non vederla e porto mia moglie dall'altra parte della pista. - È piuttosto insistente, non è vero? - Noto un pizzico di gelosia in lei e devo dimostrarle di non preoccuparsi. - Non preoccuparti, non mi interessa. – La rassicuro mentre ci allontaniamo sempre di più dalla signorina Franco. - Penso di sì! ... – dichiara soddisfatta e io noto un tono di possesso e mi indurisco ancora di più. Non credo, sono sicuro che al mio cazzo è piaciuto sentirselo dire. E mi accorgo che ora è più calma. E lo voglio. Voglio che lei sia calma e rilassata e solo io voglio farlo. - Signorina Vasconcelos, vorrebbe ballare con me? – le chiedo. - Puoi chiamarmi Emma, davvero. – chiede velocemente. Ciò che ancora non sapeva è che molto presto non sarebbe più stata la signorina, ma la signora Emma Vasconcelos Mathias, mia moglie. - Emma... – Dico il tuo nome e il tuo nome danza perfettamente nella mia bocca per essere pronunciato. E sento un piccolo gemito e mi chiedo se è stata lei o se sono stato io a emettere quel piccolo gemito. Spero sia colpa mia, perché non so se sarò in grado di gestirlo se sarà lei. So che diventerò ancora più dipendente di quanto non lo fossi già. Lei era la mia droga, quella che mi vendeva lo spacciatore e dalla quale diventai completamente dipendente. Emma era il tipo di droga a cui si diventa dipendenti molto rapidamente. E mi torna in mente quel pensiero. - Signore?... - Dichiara in un sussurro e santo cielo quasi mi inginocchio in adorazione perché questa donna è perfetta. Ma allo stesso tempo voglio che lei si inginocchi mentre io resto in piedi. Il desiderio che ho di sbarazzarmi di tutti e di far inginocchiare Emma davanti al suo signore. Non mi è mai piaciuta questa cosa del dominante e del sottomesso, ma sentire quella semplice parola mi ha fatto indurire molto e ho fatto gocciolare ancora più sperma. In questo modo dovrò portare un cambio di biancheria intima e lasciarlo in ufficio, perché avevo la sensazione che molto presto avremmo giocato a dominare e sottomettere e tra le altre fantasie che presto avremmo realizzato. E una cosa di cui ero certo era che ci sarebbe piaciuto far diventare realtà queste fantasie. - Signor Rafael? Tutto bene? - chiede guardandomi con curiosità - Sì... – la mia voce esce roca. Mi è piaciuto sentire il mio nome pronunciato tra le tue bellissime labbra. E ora guardando quei bellissimi occhi verdi, i miei occhi cadono di nuovo sulla sua bellissima bocca e prendo un respiro profondo, controllandomi e dico: - Accetteresti di ballare con me? – Le chiedo ancora una volta di accettare e di non negarmi. Ho bisogno di sentirla contro il mio corpo. Perché non mi bastava sentire le nostre mani insieme: avevo bisogno di sentire la morbidezza della tua pelle contro la mia. Non sarebbe sufficiente, ma sarebbe perfetto, per ora. - Sì, accetto! - risponde e mi regala un sorriso che mi fa fermare il cuore e desiderare di uscirmi dal petto. E questo mi fa quasi gettare ai suoi piedi in preghiera, in segno di gratitudine per aver accettato di ballare con me.
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