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La Devi - Matefinder 2

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Blurb

Dopo aver scoperto che, grazie al suo sangue, i vampiri sarebbero stati in grado di procreare, Aurora pensava di conoscere la sua missione: eliminarli tutti per poter vivere serenamente con Kai e il suo branco.

Ma un altro segreto che la riguarda sta per venire alla luce e la porterà a incontrare la Devi, potentissima alleata, ma anche temibile arma a doppio taglio.

Il prezzo richiesto dalla Devi per il suo intervento potrebbe essere davvero troppo alto per Aurora, che dovrà scendere a patti col non avere alcun controllo sul proprio futuro, mentre si prepara ad affrontare vecchi e nuovi nemici, che aveva creduto suoi alleati.

Intanto, Kai sta portando avanti un suo piano, che potrebbe sconvolgere per sempre gli equilibri tra le razze. L’Alfa è disposto a tutto pur di proteggere la vita di Aurora e assicurarsi il loro lieto fine.

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1 Affinità Agitai la piuma d’aquila con un leggero movimento a zig zag sul fascio di salvia fumante. «Depura questo spazio, così che resti solo la luce bianca» dissi al fumo mentre Sylvia e le altre streghe osservavano. Sylvia mi aveva iniziato nella sua congrega qualche mese prima, e ora stavo facendo pratica con la magia. Kai non impazziva all’idea, ma io la adoravo. Mi piaceva conoscere tutti i diversi incantesimi e i modi di leggere e manipolare l’energia. Avrei potuto studiarla per cento anni e non conoscerne mai tutti i segreti. Mi diressi verso la ciotola di rame che conteneva il sale bianco, ne presi una manciata e lo cosparsi in un cerchio intorno a noi. «Questo incantesimo è benedetto» conclusi con sicurezza. Sylvia mi guardò con orgoglio. Si avvicinò al grande tavolo di legno e cominciò a sistemare degli oggetti in cerchio. «Signore, siamo fortunate ad avere Aurora nella congrega. Questi tempi sono incerti: l’equilibrio si è spostato dalla parte dei vampiri e di conseguenza noi streghe, che amiamo restare neutrali, abbiamo dovuto prendere una posizione. Ci siamo schierate con gli umani, e quindi con i licantropi che li proteggono. Aurora è speciale. Ha vissuto tutta la sua vita credendo di essere umana, e adesso è una strega e un licantropo. Questo le dà una prospettiva meravigliosa. Ci siamo riunite qui stasera per chiedere ai nostri antenati e guide spirituali di rivelare la sua affinità, così da poterla aiutare a sviluppare i suoi doni magici.» Sylvia agiva con tanta sicurezza e autorità che riuscivo a vederla come un’Alfa nel mondo delle streghe. Mi fissai le scarpe, nervosa. «Aurora, Aurora, Aurora.» Le streghe iniziarono a cantare e ad intrecciare le mani per formare un cerchio intorno a me e Sylvia, posizionate invece di fronte al tavolo. Sylvia fece un gesto verso gli oggetti sul tavolo. C’erano appoggiate, anch’esse in cerchio, cinque pietre preziose colorate. «Queste sono le pietre di affinità. La pietra bianca è quella della divinazione. Le streghe con questa naturale attitudine hanno il dono della vista sul futuro. Sono veggenti. Presumo che sarà questo il tuo dono, grazie alle tue abilità da Matefinder» mi spiegò. «La pietra nera è per gli incantatori. Quella è la mia abilità. Ogni incantesimo che faccio è dieci volte amplificato rispetto a quello di un incantatore medio.» Wow. Doveva essere quello il motivo per cui Sylvia era la grande sacerdotessa della nostra congrega. «La pietra blu appartiene ai guaritori. Hanno un’intesa naturale con gli incantesimi di cura. Gretchen è una guaritrice.» Sylvia fece un cenno a una strega più anziana che mi sorrise. «La pietra verde è la pietra alchemica. Qualsiasi metallo o minerale può essere mutato in base ai desideri degli alchimisti. Di solito sono molto ricchi perché amano trasformare l’acciaio in oro.» Fece scorrere gli occhi su una strega di mezza età con lunghi capelli neri. Il suo collo era adornato da catene d’oro. Grandi anelli di diamanti le brillavano sulle dita. Mi sorrise e io colsi il bagliore di un dente dorato in fondo alla bocca. Interessante. Sylvia continuò. «L’ultima pietra, la pietra rossa, è quella del potere. Solitamente si lega solo alle streghe oscure, le rende affamate e in grado di assorbire il potere delle altre streghe.» Spalancai la bocca. Mi tornò in mente Prudence, la strega che lavorava con Layla. Doveva essere quella la sua affinità. Sylvia mi fece un lieve cenno di assenso come se sapesse cosa stavo pensando. «Ora, Aurora, mentre reciterò l’incantesimo, tieni la mano sulle pietre e vedi quale ti chiama. Dopo sarai guidata da una strega che padroneggia questa affinità. Pronta?» Feci un respiro profondo. «Certo» dissi cercando di non lasciare che la mia voce gracchiasse. Avevo avuto un incidente d’auto qualche mese prima. Ero stata trasformata in un licantropo, e in seguito avevo scoperto di essere il Matefinder: possedevo il dono di trovare i compagni per i lupi e grazie a questo, potevo salvare la mia razza dall’estinzione, e ora la magia. Non è troppo da gestire. No. Posso farcela. Respira. Sylvia gettò della polvere gialla sulle pietre. «Curcuma» mi spiegò, «per purificare.» Stavo ancora imparando, dopotutto. Sylvia alzò le mani con enfasi. «Guide e maestri, ascoltate la mia chiamata! Aurora ha scelto di seguire la sua magia, spianiamole la via. Aiutatela a scegliere con saggezza e verità; fate sì che la parte migliore di sé si possa rivelar!» Mi chiesi se fosse richiesta una rima per lanciare quell’incantesimo. La nebbia scivolò dalle mani di Sylvia e avvolse le pietre. I miei palmi iniziarono a prudere. Sylvia mi aveva già spiegato che era raro vedere la nebbia, e che voleva dire che io potevo vedere fisicamente la magia. Quindi forse avrei ottenuto la pietra della divinazione. Ero già in grado di prevedere il futuro dei compagni che avevo accoppiato grazie alle mie visioni. Non mi sarei lamentata se avessi ottenuto la pietra alchemica, ma non volevo la pietra rossa del potere. I miei palmi, già caldi, stavano diventando bollenti. Guardai Sylvia, che annuì. Lasciai che le mie mani si librassero sulle pietre con un movimento circolare. La pietra bianca cominciò a tremare. Wow! Si stava muovendo! Poi rotolò per qualche centimetro verso il centro del cerchio. «Brava ragazza! Una veggente!» disse Sylvia alla congrega e tutte applaudirono. Io sorrisi. Proprio mentre stavo per allontanare la mano, sentii di nuovo il prurito seguito da una scarica di calore. Una seconda pietra si mosse, quella blu del guaritore. Riuscii a sentire trattenere il respiro tutt’intorno a me, mentre rotolava nel centro e sbatteva con delicatezza contro quella bianca. Il palmo si raffreddò e abbassai la mano. Avevo dimenticato di aver guarito la gamba di Kai nei boschi… Era anche quella un’affinità? «Due affinità» mormorò Sylvia sconvolta. «È una Devi. Uno spirito vagabondo della carne!» esclamò un’altra strega. «Non lo sappiamo!» rispose Sylvia con severità. Oh Dio. Non di nuovo. Non un’altra stranezza. Che diavolo era una Devi? «Due affinità. Licantropo e strega. Ci sono molti segni che indicano che potrebbe essere una Devi» commentò un’altra strega, osservandomi con curiosità. «Una Devi?» Mi sfregai i palmi sudati sui jeans. La parola mi era estranea. Le streghe la pronunciavano come Day-vee. «Tesoro, credi nella reincarnazione?» mi chiese Gretchen. «Basta! Ne ha avuto abbastanza!» urlò Sylvia all’improvviso e le altre streghe si acquietarono. «Questo incantesimo è concluso. Così sia! Sarà addestrata per due affinità.» Sylvia era come una dolce mamma il novanta per cento delle volte, ma per il restante dieci era una forza da non sottovalutare. Questa era una di quelle volte, quindi nessuno la sfidò. Sentii le streghe raccogliere le loro cose e andarsene. Gretchen mi si avvicinò. Riuscii a captarne l’odore: incenso. Mi mise una mano sulla spalla e mi sentii subito confortata e in pace. Mi stava guarendo? «Andrà tutto bene, cara» sussurrò prima di allontanarsi. Rimasi in piedi davanti a Sylvia. C’era qualcosa che non andava, perché si stava torcendo l’orlo della camicia tra le mani. Sospirò. «Dimmelo e basta.» La mia voce echeggiò oltre le pareti. Onestamente, non ero sicura di poter sopportare dell’altro. Non pensavo potesse esserci di più. Sylvia si voltò verso di me. I suoi occhi verdi e i capelli castano ramati mi ricordavano un gatto. Le sue iridi si trasformarono e brillarono d’argento. «Quando l’equilibrio sulla Terra è minacciato, una Devi si incarna con una grande missione, quella di risistemare le cose» spiegò con voce minacciosa. «Okay… Non sembra così male.» dissi, pizzicandomi nervosamente le cuticole. «Be’, non lo è. Solo che… La leggenda dice che quando la Devi raggiunge il suo scopo, se ne va.» «Intendi dire che muore?» Questa conversazione stava diventando strana. Il mio lupo stava emergendo, perché percepiva una minaccia. Sylvia si schiarì la voce nervosamente. «Lascia immediatamente quel corpo: muoiono sempre giovani.» Risi. Non potei evitarlo. Solo ieri pensavo che la mia vita non potesse essere più strana di così, ma eccoci qui. Quindi presi una classica decisione alla Aurora. La negazione. Tutto questo non stava accadendo. Ciao ciao. «Non sono una Devi, e non andrò da nessuna parte. Buonanotte, Sylvia.» conclusi, voltandomi e allontanandomi. Aveva ragione, ne avevo avuto abbastanza. Sbattei la porta mentre uscivo e questo mi fece sentire un po’ meglio. Probabilmente, più tardi, mi sarei scusata con lei per essermene andata, ma non potevo sopportare questa assurdità. * * * Sylvia viveva nel profondo dei boschi di Sany, in Oregon. La sua casa distava poco dalla montagna, in macchina. Mentre risalivo verso casa, cercai di non pensare alla reincarnazione e alla Devi. Il mio cervello era un traditore però, perché non voleva pensare ad altro! Quando superai il punto in cui avevo perso il controllo della mia auto, rallentai. Mi sudarono le mani. Se non fossi stata coinvolta in quell’incidente, Kai non mi avrebbe mai trasformata e avrei continuato a vivere la semplice vita di un essere umano. Destino, mi suggerì il mio lupo. In quel caso, però, non avrei incontrato Kai. Il mio stomaco si scaldò al pensiero di lui. Non mi fidavo degli uomini. Tutti quelli con cui avevo avuto a che fare nella mia vita mi avevano trattata male, o tradita, o calpestata, ma non Kai. Accostai sul viale privato che portava alla nostra ampia casa sul Monte Hood. Gli alberi erano così fitti sopra la nostra proprietà che il sole riusciva a malapena a filtrare. Una nebbia sottile ricopriva il terreno. Era il periodo più fresco dell’anno. Amai la morsa pungente del vento contro il mio viso mentre abbassavo il finestrino per respirare l’aria del mattino, questa montagna mi sistemava l’anima. Parcheggiai l’auto e rimasi seduta al suo interno ancora qualche minuto, per schiarirmi le idee. Non volevo che Kai percepisse la mia ansia. Feci un altro respiro profondo e alzai il finestrino. Dopo aver ripulito i miei pensieri, entrai nella casa che condividevamo. Riuscii a sentire chiacchierare nel retro della casa, nell’ufficio di Kai, e bussai con leggerezza alla porta. Aveva passato molto tempo lì nelle ultime settimane, sempre al telefono, sempre a discutere con voce sommessa. Aveva dei continui “incontri” che occupavano la maggior parte del suo tempo. «Entra, Aurora» mi invitò la sua voce profonda e rauca attraverso la porta. Sorrisi: ovvio che sapesse chi ero. Potevo sentire il suo odore anche attraverso la porta. Il mio olfatto da licantropo era molto buono. Il mio lupo e io eravamo diventati una sola cosa ormai; lavoravamo insieme come una macchina ben oliata. Entrai nella stanza e lasciai che i miei occhi vagassero sul mio compagno. Col suo metro e ottantacinque di altezza e la pelle color caramello dell’India, potevo affermare con certezza che Kai era alto, scuro e bellissimo. Non essendo il tipo che gira intorno alle cose, chiesi con decisione: «Cosa sono queste riunioni segrete che stai tenendo qui?» Kai sorrise e le punte dei suoi canini si premettero sul labbro carnoso. «Non posso nasconderti niente, vero?» Mi tirò in grembo. Mi misi a cavalcioni sulla sua sedia da ufficio e lasciai che i miei lunghi capelli biondi cadessero come una tenda intorno a noi. Gli morsi con delicatezza il labbro inferiore. «Allora?» chiesi di nuovo. Sospirò ma non disse nulla. Lo presi come un segnale che le cose stavano per farsi serie, così scesi da lui e mi allontanai. Kai ringhiò. «Aurora, io voglio sposarti» affermò. Non di nuovo questo discorso. «I vampiri vogliono prendere il mio sangue fertile dopo la nostra cerimonia di accoppiamento e creare una nuova generazione della loro specie. Non possiamo permettere che accada, e non posso ucciderli tutti, quindi…» Mi raccolsi i capelli in una grande crocchia, fissandoli con una matita presa dalla scrivania di Kai. Suo padre, Raj, all’inizio ci aveva consigliato di non sposarci. Qualche mese prima aveva condiviso con me un’informazione che mi riguardava: ero sterile, ma sarei diventata fertile dopo la cerimonia di accoppiamento con Kai. Era vero. Avevo controllato io stessa. Sterile. Kai aveva un grosso piano per eliminare Layla, la regina del clan dei vampiri del Nord America. Io pensavo che fosse troppo pericoloso. Volevo sposare Kai, davvero. Ma a quale prezzo? I licantropi non erano così numerosi da poter competere con i vampiri. «Allora… Qual è il piano, grande capo?» Scherzai, sperando di alleggerire l’atmosfera. Kai si alzò in piedi e attraversò la stanza in fretta. Il suo dono della velocità non smetteva mai di stupirmi, anche se lo possedevo anche io. Mi circondò il viso con le mani a coppa. I suoi occhi divennero gialli, il suo lupo era uscito. «Aurora, ho bisogno che tu ti fidi di me. Non posso rivelarti l’intero piano per il momento, ma sappi che ho accettato l’offerta di unirmi al consiglio dei licantropi.» Mi ritrassi leggermente. «Davvero? Tu odi la politica! Hai rifiutato la loro richiesta per tre volte. Perché ora?» Ricordai il terribile giorno in cui Kai mi aveva portato alla riunione del consiglio Alfa ed ero crollata davanti a tutti mentre avevo la mia grande visione. I membri del consiglio non sembravano proprio un gruppo di amici. Non riuscivo a immaginare Kai in mezzo a loro. I suoi occhi tornarono marroni. «Fidati di me, Meri Pyaari.» Mi baciò il naso e mi annusò il collo. Ringhiai piano. Perché diavolo mi stava tenendo all’oscuro? Pensava che fossi fragile, che non sarei stata in grado di gestire le cose? Non mi piacevano i segreti. Kai mi rivolse un’occhiata che mi chiedeva di non arrabbiarmi. «Ho una lezione di autodifesa al Safe Haven» gli ricordai con un tono abbastanza deciso da comunicargli la mia agitazione. Kai chiuse il suo portatile. «Verrò anch’io.» «Adesso non posso neanche restare da sola? Ho bisogno di una guardia del corpo?» sbottai prendendo le chiavi della nuova auto che Kai mi aveva comprato. Perché tutti cercavano di proteggermi continuamente? Sapevo prendermi cura di me stessa. Kai mi afferrò il polso e mi fece girare per affrontarmi. «Aurora, tu sei il Matefinder, il lupo più raro e il più braccato. Scusami se ti sembro troppo protettivo, è solo perché ti amo.» Okay. Cavolo. Sapeva proprio cosa dire. Lo baciai a lungo e a fondo, e gli lasciai un ringhio in gola quando mi voltai. Lui mi seguì.

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