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Genova una pallottola per il Becchino

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Genova 1952. Si prepara per Genova un importante avvenimento. Dal 26 al 28 aprile si svolgerà in città la Venticinquesima Adunata Nazionale dell'Associazione Nazionale Alpini. Il commissario capo Damiano Flexi Gerardi, dal curioso soprannome, il Becchino, per il suo aspetto elegante, dagli abiti sempre neri, e per il suo carattere schivo, è incaricato dal questore di occuparsi dell'organizzazione e della realizzazione del servizio d'ordine dell'intero evento, dovendo sostituire all'ultimo momento un collega ammalatosi gravemente. Per niente contento del compito che gli è stato assegnato vorrebbe al contrario occuparsi delle indagini di un omicidio che lo riguarda molto da vicino. Il legame di parentela con la vittima costituisce però un ostacolo che lo esclude dalle indagini ufficiali. Del caso è chiamato a occuparsi il collega Alfredo Dominici, di cui il Becchino non ha nessuna stima. Insofferente ai vincoli posti dalla legge procede a modo suo, mentre altre morti vengono scoperte nel frattempo. Sono tutte collegate, da un unico movente e un unico assassino, come sembra pensare il Becchino, o sono dovute a mani diverse, come crede il commissario Dominici? Ce la farà Flexi Gerardi a trovare l'assassino e, nello stesso tempo, a controllare il raduno degli alpini, come chiesto, anzi ordinato, dal questore? Gli daranno una grossa mano il fidato ispettore, Silvio Marceddu e il nuovo bonario vice, Demetrio Russo e, mentre l'epilogo vedrà come sfondo il festoso e rumoroso corteo degli alpini, le vicende personali del Becchino si ingarbuglieranno...Maria Teresa Valle nata a Varazze (SV), risiede attualmente a Genova. Sposata, ha due figli e tre splendidi nipoti. Laureata in Scienze Biologiche ha lavorato per molti anni in qualità di Dirigente Biologa all’Ospedale San Martino di Genova. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato: La morte torna a settembre (2008, anche in edizione economica per la collana “Liguria in Giallo”), Le tracce del lupo (2009 anche in edizione economica per la collana “Liguria in Giallo”), Le trame della seta. Delitti al tempo di Andrea Doria (2010, anche nella collana Super pocket in giallo e distribuiti con il quotidiano “Il Secolo XIX”), L’eredità di zia Evelina. Delitti nelle Langhe (2012, ha fatto parte della collana “Noir Italia” pubblicata dal “Sole 24 ore”), Il conto da pagare (2013 tradotto in Spagna col titolo Adjuste de cuentas per “Terapias Verde”), La guaritrice. Piccoli sospetti (2014), Burrasca. Delitto al liceo Chiabrera (2015), Maria Viani e le ombre del ’68 (2016), I ragazzi di Ponte Carrega (2017), Delitto a Capo Santa Chiara (2018), Il mandante (2019) e Colpevole di innocenza (2021). Su soggetto del gruppo Neverdream (Progressive Rock) ha scritto The Circle la storia noir del loro ultimo concept album. CD e libro sono scaricabili gratuitamente dal sito www. neverdream.info. Ha pubblicato inoltre svariati racconti in molte antologie, tra cui Apro gli occhi premiato al 36° Premio Gran Giallo della Città di Cattolica.

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Il nostro indirizzo internet è: http://www.frillieditori.com info@frillieditori.com copyright © 2022 Fratelli Frilli Editori Via Priaruggia 33R, Genova – Tel. 010.3071280 ISBN 978-88-6943-613-0 ISBN ePub 978-88-6943-618-5 L’epoca e i luoghi descritti sono autentici, mentre i personaggi e le situazioni sono unicamente frutto della fantasia dell’autrice Personaggi principaliDamiano Flexi Gerardi il “Becchino” commissario capo Vincenzo Flexi Gerardi fratello di Damiano Silvio Marceddu ispettore Gerardo De Bernardis commissario capo di “San Fruttuoso” Alfredo Dominici commissario capo di “Matteotti“ Angela cognata di Damiano Isabella e Pietro figli di Angela Demetrio Russo vicecommissario di “Prè” Marino De Luca vicecommissario di “San Fruttuoso” Giovanni Morelli macellaio Fausto Morelli garzone e nipote di Giovanni Luce Castelli la “Rossa” Giulio Castelli marito della “Rossa” Claudio Olivieri commerciante di caffè Tiziana amante di Vincenzo Marcello Bianchi impiegato Gianluigi Poggi operaio John marinaio e partigiano Non la porto mai con me. Solo quando è strettamente necessario. Oggi l’ho messa nella fondina e posata sul sedile del “musone”, accanto a me. Sto viaggiando con questa “passeggera”, che mi mette in uno stato di ansia. La voglia di scendere e correre a lavarmi le mani è sempre più forte, ma so che devo resistere. Sono obbligato a usarla. Seicentocinquanta grammi di lucido acciaio dalla sagoma compatta. Un modello che ha fatto la seconda guerra mondiale, ammirata dagli alleati come dai tedeschi che ne apprezzavano l’efficienza e se ne appropriavano appena se ne presentava l’occasione. So che la chiamavano affettuosamente “Red Point”. Finita la guerra è rimasta in dotazione all’esercito italiano, all’Arma dei carabinieri, alla guardia di finanza e alla polizia di stato. Così è arrivata fino a me. Ho messo i guanti perché il contatto della pelle con il metallo freddo è per me insopportabile. Come insopportabili sono tutte le operazioni prima di sparare. Inserire il caricatore da sette cartucce .380 ACP, meglio conosciuto come nove corto. Sbloccare la sicura. Verificare che il puntino rosso e la lettera F siano visibili. Puntare e tirare il grilletto. A dispetto della mia avversione per le armi in generale e per questa pistola, così apprezzata da tutti, in particolare, sono un ottimo tiratore. Non che la cosa mi interessi. Faccio solo quello che devo. E anche oggi è andata bene. Non ho mancato il bersaglio. Ora posso togliermi i guanti e andare a lavarmi le mani.

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