Ieri notte come dall'ultima settimana a oggi non sono riuscito a chiudere occhio, ogni volta che ci provavo le sue labbra sulle mie ritornavano nella mia mente. Sto seriamente impazzendo.
Cammino come uno zombie e salgo sulla mia moto cercando di accenderla, se non mi sveglio rischio di schiantarmi da qualche parte.
Come se non bastasse New York la mattina è strapiena di traffico e ci metti mezz'ora solo per fare due metri.
Mentre sto fermo al semaforo osservo le ragazzine che passano sulle strisce pedonali e mi do un pugno sulla faccia quando mi pare persino di vederla.
Distolgo lo sguardo ma più forte di me mi volto nuovamente, mi accorgo che la mia mente non si sta immaginando quando incontro il suo sguardo per qualche secondo.
Alzo la mano e non appena attiro la sua attenzione affianco al marciapiede.
"Sali?" le domando alzando la visiera del casco, mi guarda con le guance leggermente arrossate senza emettere alcun suono.
"Su dai, non arriveremo mai in tempo" le dico incoraggiandola a salire.
Annuisce avvicinandosi timidamente alla moto, probabilmente ha questo comportamento per ciò che è successo ieri.
Prima che la baciassi sembrava si stesse aprendo un pó di più a me rispetto agli altri giorni.
Le do una mano e l'aiuto a salire dietro di me, è così piccola che non ci arriverebbe mai da sola.
"Tieniti forte altrimenti rischi di volare via e non voglio avere certo un peso sulla coscienza" le dico ridacchiando.
Annuisce ancora e imbarazzata circonda la mia vita con le sue braccia, appoggiando la sua testa sulla mia schiena.
Metto in moto e sfreccio verso scuola, ogni tanto l'ho guardata dallo specchio e non si è staccata un secondo.
Arrivati controllo l'orario sul mio telefono e sbuffo notando il ritardo in cui siamo.
"P..posso farti una domanda?" mi chiede guardandomi di sfuggita, giocando nervosamente con le sue mani.
"Umh certo" le rispondo con un piccolo sorriso incitandola a continuare.
"Ecco.. P..perché ieri mi hai baciata?" mi domanda con lo sguardo puntato sulle sue scarpe.
"Perché mi stai simpatica, l'ho fatto senza pensarci e credo sia meglio far finta che non sia successo nulla!" le rispondo sperando creda alla mia falsa.
In realtà non so neanche io il motivo per cui l'ho baciata, è che era troppo vicina e mi è venuto d'istinto.
"Oh okay" mi risponde sospirando.
"Io ora devo andare a lezione, ciao!" la saluto scappando il più lontano possibile da lei.
Mi siedo sul mio banco ignorando chiunque provi a parlarmi, appoggio la testa fra le mie braccia e finalmente riesco a dormire un pó.
"Joe" sento qualcuno scuotere il mio braccio, è una voce maschile che non assomiglia neanche un pó a quella di mia mamma.
"Joe è suonata la campanella" ripete muovendo con insistenza il mio braccio.
Apro con fatica gli occhi trovando Ethan davanti a me che mi osserva.
Prendo il mio zaino da sopra al banco e mi dirigo a passi lunghi e veloci fuori dalla classe.
"Joe possiamo parlare come due amici normali?" mi dice correndo dietro di me.
"Non siamo più amici da quando tu hai scelto di stare con quel branco di idioti anziché con me!" gli dico guardandolo con lo sguardo più cattivo che ho.
"Beh perché tu hai difeso la sfigata" ribatte alzando le braccia in aria.
"Non chiamarla sfigata" gli dico stringendo i denti.
"Ma cosa ti succede? Da quando ti interessa quella ragazzina? Capivo se fosse bella, avesse un bel culo o delle belle tette ma non ha nulla!"
"Ridicolo" ridacchio tornando a camminare.
"Cosa?" mi chiede con tono prepotente bloccandomi per una spalla.
"Hai capito, sei ridicolo. E io non sto amico di gente ridicola che frequenta persone in base l'aspetto fisico"
"Va beh, pazienza. Tanto sei tu quello che rimane solo, mi dispiace solo per la tua sorellina perché avrei voluto provarci" mi dice con tono falso.
"Meglio solo che con gente di merda, e stai lontano da mia sorella se non vuoi morire sotto alle mie mani" gli dico, "ah un'ultima cosa, un solo passo falso e riferisco tutte le cose che hai fatto a mio padre che ancora non sa, verresti espulso senza dubbi" aggiungo prima di andare via definitivamente.