In questi giorni mio padre ha preso delle ferie perciò non sarà a scuola infatti sta mattina sono rimasti a dormire entrambi e nessuno mi ha svegliato.
Ed è così che mi ritrovo ad entrare a scuola con quaranta minuti di ritardo.
La bidella non mi farà mai entrare a quest'ora avendo superato l'ora concessa per cui devo aspettare la seconda ora.
Sento dei strani rumori ma attorno a me continuo a non vedere nessuno, in questo posto non viene molta gente.
Riprendo a camminare pensando fosse la mia immaginazione, ma quando lo sento nuovamente mi avvicino a passi silenziosi incuriosito.
"Ally?" dico sorpreso quando la vedo rannicchiata a terra in un angolo del cortile.
Alza il viso verso di me e si asciuga in fretta il viso alzandosi da terra, ieri sembrava stesse bene e non capisco davvero cosa possa esserle successo.
"Ma che hai fatto?" le domando.
"Niente" mi risponde raccogliendo il suo zaino e mettendolo sulle spalle.
"Non si piange per niente, cosa è successo?" le chiedo nuovamente cercando di guardare i suoi occhi.
"Ho solo litigato con i miei genitori" mi dice tirando su col naso.
"Perché?"
"Loro lavorano sempre fino a tardi e tornano stanchi, ieri gli ho chiesto una cosa e mi hanno urlato. Non c'è una volta che mi chiedano come sto o qualcosa di gentile. E poi mi manca la mia migliore amica, questo posto non mi piace. Mi trattano tutti male" dice passando le mani sotto alle sue guance come se non volesse farsi vedere.
"Ashley? Non siete amiche?"
"Si, Ashley è l'unica."
"Così però mi offendi! Quando è che ti ho trattata male?" le chiedo mettendo il broncio e incrociando le braccia.
"E tu" dice alzando le spalle mettendo una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
"Anche mio padre torna stanco molte volte infatti ci gridiamo contro spesso, prova a parlare con loro quando sono più tranquilli e glielo fai notare" le dico camminando con lei al mio seguito.
Ogni volta che mi annoio vengo nella palestra della scuola a giocare per passare il tempo.
"Ma cosa ci facciamo qui?" mi domanda guardandosi attorno.
"Giochiamo" le dico prendendo un pallone da basket dal contenitore.
"Ma io non so giocare" mi dice prendendolo al volo, le sue mani sono piccolissime.
"É facile, ti insegno e giochiamo" le dico avvicinandomi al canestro.
Mi lancia il pallone e le mostro qualche passaggio.
"Prova tu" le dico lasciando lo spazio, si posiziona sotto al canestro e lancia la palla sbagliando completamente mira.
"Vedi?" mi dice arrabbiata sbuffando.
"Allontanati un pó, se avresti centrato il canestro ti sarebbe caduto in testa" ridacchio recuperandolo.
"Ora riprovaci però ruota leggermente il polso"
"Ma da qui non ce la farò mai, è troppo lontano!" si lamenta tenendo la palla fra le braccia come una bambina.
"Questo non è colpa mia, non posso farci niente se sei così bassa" le dico facendola arrabbiare ancora di più.
"Sei tu troppo alto e poi sono ancora piccola, ho tempo di crescere" mi dice presuntuosa provando a lanciare.
Ci prova si e no una decina di volte, e quando finalmente riesce a fare centro saltella felice.
"Miracolo, ora possiamo giocare" dico prendendo con un gesto veloce la palla dalle sue mani.
"Ecco Joe che gliela prende e si avvia verso il canestro, tira e.. Centro! Un punto per il campione" urlo correndo per tutta la palestra.
"Ma se non mi sono mossa è ovvio che fai punto" mi dice guardandomi stranita.
"Appunto, tu non ti muovi perciò io mi merito il punto. Sai, dovrei chiamarti Pisolo non Cucciolo per quanto sei pigra"
"Tu invece sei noioso oltre che un orso brontolone, non sai dire altro. Anzi, sai che c'è? Vado a lezione visto che è appena suonata la campanella" mi dice offesa uscendo dalla palestra.
Metto la palla al suo posto ed esco anche io dalla palestra.
"Che lezione hai adesso?" le chiedo raggiungendola.
"Vai a parlare con le persone alte" mi dice ancora offesa guardando davanti a lei.
"Dai, lo sai che scherzo!" le dico picchiettando il dito sulla sua spalla.
"Matematica!" sbuffa allontanando la sua spalla per far cessare il mio movimento, "quel professore parla talmente piano e a bassa voce che mi addormento" dice annoiata.
"Ammettilo che preferisci me come insegnante di matematica" le dico ridacchiando.
"Non darti troppe arie, ti preferisco solo perché riesci a spiegare bene" mi dice facendomi la linguaccia prima di entrare in classe.